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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

All'uomo d' affari di fama mondiale George Soros il Premio Internazionale Tiziano Terzani 2013

All'uomo d' affari di fama mondiale George Soros il Premio Internazionale Tiziano Terzani 2013

L’opportunità preziosa di incrociare l’esperienza di un attore atipico dell’economia del nostro tempo e soprattutto un’eccezionale occasione di conoscenza, nello spirito di Tiziano Terzani.

Il Premio letterario internazionale Tiziano Terzani 2013 – IX edizione,  viene assegnato a  George Soros, ( l'annuncio ieri 16 marzo alla conferenza stampa di presentazione di Vicini/Lontano) per La crisi globale e l'instabilità finanziaria europea (Hoepli, 2012).

 

George Soros, "l'uomo che ha rotto la sterlina", chiamato così per aver guadagnato, speculando sulla sterlina appunto un miliardo di dollari in un sol giorno nel 1992, è uno degli investitori più noti al mondo, forse lo speculatore per eccellenza.
Nato a Budapest nel 1930, figlio secondogenito di genitori ebrei, il padre di Soros era un avvocato che durante la prima guerra mondiale aveva passato tre anni in Siberia per avere tentato la fuga come prigioniero di guerra austroungarico. Questa esperienza gli tornò utilissima durante l'occupazione tedesca dell'Ungheria nella seconda guerra mondiale riuscendo a salvare la sua famiglia dalla cattura e dallo sterminio nei campi di concentramento nazisti. Grazie a dei falsi documenti d'identità comperatigli dal padre,  Soros riuscì a farsi passare per il figlioccio di un funzionario non ebreo del governo ungherese, che aveva il compito di confiscare le proprietà degli ebrei rinchiusi nei campi di concentramento.
 
Nel 1947 partì per l'Inghilterra, con pochissimi soldi in tasca. A Londra fece i più disparati lavori: cameriere, bracciante agricolo, imbianchino, facchino. Sempre a Londra  inizia a frequentare la London School of Economics, laureandosi nel 1952. Questa scuola esercitò su Soros una forte influenza intellettuale attraverso la prestigiosa figura di Karl Popper, filosofo della scienza.
 
Dopo aver cercato, senza successo, di inserirsi nel mondo accademico entrò nel mondo della finanza come apprendista in una società d'investimento mobiliare. Soros lavorò per un periodo come operatore nell'arbitraggio dell'oro ma con scarsi risultati, a quel punto decise di tentare la fortuna a New York.
Anche in America, agli inizi le cose non erano semplici, gli ci vollero dieci anni prima di riuscire ad emergere. Prima trader di arbitraggio alla Em. Mayer, poi alla Wertheim & Company, infine alla Arnold & Bleichroeder dove divenne maestro nell'arbitraggio tra i mercati newyorkesi e londinesi.
Fu così che nel 1967 Soros riuscì a convincere i suoi capi a lasciargli creare e gestire due fondi offshore.

 
Nel 1969 il grande salto: Soros e il suo partner Jim Rogers creano il Quantum Fund con 4 milioni di dollari. In 32 anni questo fondo ha reso il 31 percento di media all'anno.Nel 1973 Soros raggiunse un numero sempre maggiore di investitori. All'inizio degli anni 80, creò una rete di fondazioni nell'Europa centrale, distribuendo a giovani intellettuali borse di studio nelle università occidentali e supporti infrastrutturali alle istituzioni accademiche.
Aprì la Open Society, seguita dalla Soros Foundation in Ungheria nel 1984 e dalla Soros Foundation dell'Unione Sovietica nel 1987. Ad oggi queste fondazioni sono una trentina in tutto il centro ed est Europa, oltre a sedi in sud Africa e negli Stati Uniti, naturalmente.
 
Dopo i drammatici cambiamenti politici del 1989, le attività filantropiche di Soros si sono moltiplicate in modo esponenziale (nel 1990 fondò la Central European University a Budapest, Praga e Varsavia, con l'obiettivo di fornire programmi post laurea in storia, economia, scienze politiche storia dell'arte e delle scienze sociali), distribuendo straordinarie quantità di denaro a favore delle cause più disparate: cento milioni di dollari per pagare lo stipendio agli scienziati sovietici, cinquanta milioni di dollari per pagare le spese di carburante della precaria repubblica ex jugoslava della Macedonia e altri 50 milioni per i profughi bosniaci...
 
Nel 1992 ci fu la famosissima speculazione di Soros contro la partecipazione dell'Inghilterra al meccanismo dei tassi di cambio europei e quella sfida portò Soros sulle copertine di tutti i maggiori gior nali e riviste del mondo, col risultato che nell'immaginario collettivo fu identificato come l'uomo che aveva fatto crollare la sterlina. Da quella speculazione sulla sterlina, Soros ricavò un guadagno da capogiro: due miliardi di dollari e la fama del giocatore più importante sui mercati globali dei capitali. Da quel momento, ogni sua mossa è stata osservata e analizzata.
Gorge Soros ha raggiunto questi risultati straordinari speculando sulle valute, un gioco rischioso che gli ha fatto perdere anche miliardi di dollari, ma che, alla fine dei conti, gli fatto accumulare una fortuna di 6.9 milioni di dollari. Nel libro che raccoglie il pensiero del finanziere intorno alle questioni cruciali legate alla crisi economica internazionale, alle sue cause e soprattutto alle sue conseguenze, che si riproducono a livello globale con un effetto domino, coinvolgendo individui, società, sistemi,  anticipa la globalizzazione della crisi, in particolare la sua pericolosa seconda fase in Europa; e auspica un'azione concertata su scala internazionale. Ripercorrendo il cammino che dal crac dei mutui statunitense ha condotto alle rivolte di piazza ad Atene, l'autore traccia spesso una strada alternativa a quella imboccata dai governi di Stati Uniti ed Europa.  Soros  tra i primi a rendersi conto delle proporzioni della crisi e ad affermare che "non viviamo in tempi normali" fa un' analisi  persuasiva e autorevole, forgiata in anni di esperienza come manager di fondi e sostenitore dell'integrazione europea. La sua preoccupazione per il futuro dell' Eurozona è palpabile, oggi che i mercati mettono alla prova le banche e i processi politici europei, portandoli sull'orlo del tracollo come mai prima era accaduto - né era stato previsto - fin dalla nascita della Comunità Europea.

 

 

Proprio per cercare di far luce su temi così complessi, la giuria del premio Terzani ha deciso di riconoscere valore all’esperienza di George Soros, avviando nel contesto della IX edizione di “Vicino/Lontano”, in programma da giovedì 9 a domenica 12 maggio, e in linea con le finalità del festival, un percorso di indagine sul divario fra il funzionamento dei sistemi economico-politici e gli effetti concreti che, sempre più drammaticamente, si producono nelle nostre vite. Una riflessione che ci obbliga a prendere atto delle molte contraddizioni del mondo contemporaneo, confrontandoci con le ragioni degli altri, per mettere in discussione le nostre stesse certezze.

 

 

«Sono sicura che Tiziano sarebbe stato curioso di ascoltare le ragioni di un protagonista, anche controverso, della finanza internazionale», dichiara Angela Staude Terzani, presidente della giuria. Composta da Giulio Anselmi, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Omar Monestier, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Paolo Rumiz e Marino Sinibaldi, la giuria 2013 del Premio Terzani ha indicato i presupposti della assegnazione del Premio in queste motivazioni: “Finanziere di successo, Soros ha realizzato grazie alla sua attività ingentissimi guadagni, ma non si è mai sottratto a una sistematica assunzione di  responsabilità in campo sociale, e anche indirettamente politico, con il fine di realizzare la “società aperta” teorizzata da Karl Popper, suo maestro alla London School of Economics.

 

La rete delle Open Society Foundations opera infatti in tutto il mondo per promuovere la democrazia e le cause progressiste, finanziando movimenti di riscatto sociale e di opposizione, intellettuali, scrittori, artisti e media indipendenti. Dopo la crisi del 2008, convinto della necessità di un pensiero economico nuovo, Soros ha creato l’Institute for New Economic Thinking, nel cui  direttivo siedono l’economista Jean-Paul Fitoussi e i premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen. Gli articoli raccolti nel suo ultimo libro, “La crisi globale”, - a cui va il Premio Terzani 2013 - scardinano il pensiero economico prevalente e sostengono la necessità di una diversa organizzazione della finanza internazionale. Soros invita a considerare il mercato non un fine ma piuttosto un mezzo per assicurare un equo benessere al maggior numero di persone possibile, in un quadro di garanzie democratiche. Fa appello infine alla classe dirigente  europea affinché si assuma la responsabilità di ricercare soluzioni condivise che affrontino non solo la riduzione dei debiti ma anche la crisi valutaria, quella bancaria e il rilancio dell’economia  nel rispetto di una più equa redistribuzione delle risorse”.

Il Premio letterario internazionale Tiziano Terzani 2013, promosso per iniziativa dell’associazione culturale vicino/lontano di Udine e della famiglia Terzani, sarà consegnato a George Soros sabato 11 maggio, in occasione della serata ufficiale di premiazione che si svolgerà al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, alle 20, quando Soros sarà al centro di un dibattito con autorevoli interlocutori.

 

 

"Incipit"percorsi di primavera del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa ospita Guido Santato

 

Per il secondo appuntamento di “Incipit”, percorsi di primavera del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, è in programma venerdì 15 marzo alle ore 18 a Casa Colussi  l’incontro con Guido Santato, ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Padova, direttore della rivista internazionale “Studi pasoliniani” da lui fondata e ora autore della monumentale monografia di quasi 600 pagine  Pier Paolo Pasolini. L’opera poetica, narrativa, cinematografica, teatrale e saggistica. Ricostruzione critica, fresca di stampa per i tipi di Carocci editore.

Si tratta di uno studio di assoluto rilievo scientifico per la conoscenza rigorosa dell’intera opera di Pasolini, indagata nella complessità vertiginosa delle sue multiformi articolazioni espressive e linguistiche e insieme nei motivi fondanti e trasversali che la rendono inconfondibile e ne marcano l’originalità novecentesca.

L’impressionante quantità dei testi pasoliniani, sia editi in vita dall’autore  che usciti postumi, ha alimentato nel tempo una bibliografia critica altrettanto debordante e tuttora inarrestabile, sbrigliata tra studi seri, monografie settoriali e pamphlet militanti e di piglio giornalistico, ma talora ambiguamente spostati solo sul piano della biografia, del mito e della morte tragica di Pasolini “personaggio scandaloso”. In questo magma interpretativo provvede ora a fare chiarezza, per molti versi definitiva, la monografia di Santato, che vi ha coagulato quaranta anni di ricerche e l’impegno di tutta una vita di interessi pasoliniani.

In questa direzione il nuovo lavoro è concepito come una “ricostruzione critica”, cioè come un totale ripensamento anche della precedente monografia del 1980 (Pier Paolo Pasolini. L’opera, Neri Pozza ed., Premio Viareggio per la Saggistica Opera Prima) con cui lo studioso si era precocemente misurato con l’opera del cantore di Casarsa, già allora con l’intento chiaro di prendere le distanze dalle ingerenze egemoniche del biografismo e di analizzare invece la sola dimensione testuale del corpus pasoliniano. Dagli anni Ottanta ad oggi, lo straordinario sviluppo delle letture interpretative, motivate da approcci disciplinari diversi e da punti di vista anche divergenti ma fertili di illuminazioni, l’uscita di testi postumi, come nel 1992 con il “caso” clamoroso di Petrolio, l’edizione per i volumi ”Meridiani” Mondadori di Tutte le opere di Pasolini, per la cura di Walter Siti, hanno poi dilatato il campo di indagine e riposizionato anche radicalmente la figura artistica di Pasolini e il panorama della sua versatile produzione.

Da lì dunque, per Santato, la necessità o perfino l’urgenza di uno studio concepito ex novo, che tenesse conto tanto delle nuove configurazioni dell’infaticabile officina pasoliniana quanto della varietà di tante aggiornate chiavi di lettura. Documenti, queste ultime,  di una ricca e costante fortuna critica di cui nel corso dell’incontro casarsese si cercherà di cogliere le ragioni, anche grazie alla competenza dell’illustre autore ospite, che dell’opera pasoliniana è uno degli esploratori italiani più profondi e filologicamente acuminati.

Un teatro per il pubblico:Giuseppe Bevilacqua nuovo direttore della prosa al Giovanni da Udine

Un teatro per il pubblico:Giuseppe Bevilacqua nuovo direttore della prosa al Giovanni da Udine

"Un teatro per il pubblico". Giuseppe Bevilacqua, nuovo direttore della prosa del teatro Nuovo Giovanni da Udine, mette al centro del suo mandato il contatto diretto con il pubblico della città di Udine e disegna per sé, una “direzione invisibile, di servizio e ascolto, che non prevede, ad esempio un suo ruolo da regista.” Un teatro municipale che compiutamente proponga attori conosciuti e testi noti e che chiede al pubblico, “il committente”, sottolinea Bevilacqua, anche un giudizio sulla qualità degli spettacoli visti e degli attori conosciuti e cui la platea possa attribuire un premio.”

L’attore e regista, Giuseppe Bevilacqua, nominato, all’unanimità, dal Consiglio di amministrazione della Fondazione teatro, nasce con il Palio teatrale studentesco di Udine dove si mette in luce per le grandi capacità attoriali. La carriera da professionista, poi la docenza quale insegnante di ruolo all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma, da cui sono usciti molti dei grandi protagonisti del teatro e del cinema italiano. Non molto il tempo a sua disposizione, marzo-dicembre, il periodo di mandato a cui si spera segua un incarico di più ampio respiro che consenta una importante inversione di tendenza e cioè il recupero del pubblico perduto. “Sono qui per tracciare un inizio, ha spiegato Bevilacqua. In Italia si è fatta molta ricerca sul teatro e altrettanta sulla drammaturgia, poco o nulla per scoprire i desideri delle persone che vengono a teatro. Udine ha una ricca cultura teatrale. Auspico che il Giovanni da Udine sia aperto ai cittadini, non solo per la prosa ma per il dibattito, gli approfondimenti, insomma che torni ad essere agorà cittadina.”

Soddisfatto il presidente della Fondazione, Tarcisio Mizzau: «E’ stato un lavoro lungo e impegnativo - ha dichiarato - che ha condotto a decisioni unanime di grande peso». Altrettanto soddisfatto il sindaco di Udine Furio Honsell, che ha dato il benvenuto al nuovo direttore della prosa, “un professore, con un linguaggio a cui mi sento molto vicino. Bevilacqua ha difronte a sé lunghi mesi di lavoro. Ha dalla sua una mitezza e una conoscenza e rispetto del teatro che auspicabilmente lo metteranno al riparo da attacchi. Spetterà al pubblico decidere se fidarsi di questo friulano che ha scelto la parola “servizio” per presentarsi alla città.

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