Di jerbas e di Suns”: un grande concerto al Palamostre di Udine
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- Categoria: Cultura
- Pubblicato Venerdì, 21 Dicembre 2012 11:34
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Un’interminabile “standig ovation” ha concluso “Di jerbas e di Suns”, atteso concerto organizzato dall’ Associazione Culturale Giorgio Ferigo e da Forum editrice., martedì sera al Palamostre. Protagonista la “musica etica” dei “Povolar Ensemble”, il loro grande patrimonio culturale e le canzoni provenienti dall’album “Il cjamp dai pierduts amôrs”(1983). A presentare la serata Toni Zogno, musicista dello storico gruppo ( composto da Giorgio Ferigo, Francesco Vigato, Fiammetta Bogno). A lui il compito di aprire il “terzo tempo” di un progetto iniziato con la pubblicazione ( edita da Forum)della prestigiosa riedizione di canzoni, foto, documenti e testimonianze, curata dallo stesso Zogno, accompagnate da un testo di Marco Stolfo, provenienti da tre precedenti album, più un quarto cd con il “live” del concerto del 1988 a Tolmezzo. Di grande eleganza l’arrangiamento dei brani scelti per l’esecuzione a cura di Mauro Costantini, pianista e “direttore” di una formazione di musicisti di ottimo livello, come Federico Luciani (percussioni), Mirko Cisilino (tromba e flicorno), Emanuel Donadelli (batteria), Massimiliano D’Osualdo (fisarmonica), Simone Serafini (contrabbasso), accompagnati dalle voci di Maria Fernanda Pardini e Flaviano Miani. Un simbolico passaggio di consegne per la musica dei Povolar, una “germinazione” avvenuta grazie all’interpretazione di nuovi musicisti che si sono appropriati dell’album con grande rispetto restituendo al pubblico tutta la modernità dei testi.
Le canzoni introdotte da due narratori, i bravi Riccardo Maranzana e Francesca Casaccia, ai quali era affidato il compito di rievocare il clima culturale in cui si costituì il Povolâr Ensemble, anomalo gruppo di musicisti che alla fine degli anni ’70, tra la Carnia e il Veneto, provarono a introdurre in Friuli, nella lingua locale, la nuova canzone d’autore, ha contribuito a rivelare quelli che furono i motivi ispiratori dell’album originale, pieno di rimandi letterari, con i materiali e le fonti a cui Ferigo si era riferito per ideare una “Spoon River carnica”, rintracciata tra le vecchie lapidi del cimitero di San Giorgio di Comeglians. Storie emozionanti e musica che hanno regalato al pubblico stralci di vita quotidiana, ordinarie vicende di oppressione e lacerazione esistenziale, con i drammi, gli amori tormentati, i furti e i delitti di una piccola umanità, finalmente raccontata fuori dagli stereotipi di una logora tradizione musicale. Accurato sia il percorso narrativo tracciato da Annalisa Comuzzi e Francesca Valente, sia le immagini di scena di Riccardo Losito.