Cultura
A Casa Colussi di Casarsa la mostra "Pasolini alla casa della madre" aperta fino a fine marzo
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Giovedì, 12 Febbraio 2015 17:06
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Casarsa della Delizia - Si può visitare fino al 31 marzo presso la Casa Colussi di Casarsa della Delizia (Pn) la mostra fotografica "Pasolini alla casa della madre" della reporter Letizia Battaglia.
La rassegna raccoglie sia un reportage che la grande fotografa scattò a Pasolini nel 1972 a Casarsa, sia la serie degli “Invincibili”, omaggi-découpage ai grandi spiriti liberi del mondo, da Pasolini a Freud, al Gesù del Michelangelo diciassettenne, Marguerite Yourcenar o Joyce.
Nell’esposizione, con catalogo curato da Angela Felice in collaborazione con Giovanna Calvenzi, Maria Chiara Di Trapani e la stessa Battaglia, figurano 18 ritratti in bianco e nero dello scrittore casarsese.
Dopo la mostra e per volontà dell’autrice, le stampe saranno donate al già ricco fondo fotografico di Casa Colussi.
Letizia Battaglia scattò le foto nel novembre 1972, quando Pasolini fu invitato al Circolo Turati di Milano a discutere della “Libertà d’espressione tra repressione e pornografia”, insieme a Morando Morandini, Giovanni Raboni, l’avvocato Marco Janni e Giancarlo Ferretti, moderatore del dibattito.
Lo spunto veniva dall’ultimo film di Pasolini, "I racconti di Canterbury" continuamente bloccato e sbloccato dalla censura in ragione di una presunta offesa al comune senso del pudore, ai sensi dell’articolo 529 del Codice Rocco.
Di quella giornata resta una straordinaria documentazione nella galleria di primi piani realizzati da Letizia Battaglia.
Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il Premio Eugene Smith, a New York, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di “Life”.
Orari e informazioni: http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it
Un friulano di successo negli USA: il designer "Harry" Bertoia a 100 anni dalla nascita. Video
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Venerdì, 06 Febbraio 2015 17:04
- Scritto da Maurizio Pertegato
Pordenone - Con la manifestazione "Dalla natura al segno - Harry Bertoia 1915 – 2015. Una mostra in due sedi per un omaggio della sua terra in occasione del centenario della nascita" il Comune di Pordenone, il Comune di Valvasone Arzene e la Pro Loco di San Lorenzo celebrano il centenario della nascita dell'artista friulano Arieto Bertoia. La mostra si svolge presso la Galleria Harry Bertoia, a Pordenone e la Casa natale a San Lorenzo d’Arzene dal 7 febbraio al 29 marzo.
Lo scultore e designer Arieto ("Harry") Bertoia era nato a San Lorenzo d’Arzene il 10 marzo 1915. I suoi primi anni di vita trascorsero in paese, dove la scuola pubblica arrivava al massimo alla quarta elementare.
Il piccolo Arieto frequenta le lezioni con profitto ma la sua vera passione è creare oggetti con i semplici materiali disponibili in una casa rurale: fili di ferro, bastoncini di legno e poco altro.
All’età di tredici anni frequenta un corso serale di disegno a Casarsa. Le lezioni durano pochi mesi, disegna con il gesso sui muri, o sulla terra battuta. Il padre inizia a pensare alla possibilità di portarlo con sé negli Stati Uniti. Nel 1930 emigra e si unisce al fratello Oreste, operaio della Ford a Detroit. Grazie ad una borsa di studio viene ammesso alla Cass Technical High School di Detroit, dove si diploma nel 1936.
Bertoia, dopo gli studi, riuscì a conquistarsi il successo e a raggiungere notorietà internazionale con la linea di sedie Diamond (1952), un’icona del design mondiale. Ma più in generale con la sua multiforme produzione artistica (sculture, incisioni, disegni, gioielli, ecc.) egli seppe imporsi per la spiccata originalità unita ad un’attitudine sperimentale sia nel campo dei materiali che delle forme.
Harry Bertoia appartiene alla schiera non foltissima degli artisti friulani del Novecento che hanno saputo meritare davvero fama internazionale. Fino a pochi anni fa era però poco conosciuto nella sua terra d’origine: tale lacuna è stata poi colmata da due mostre in successione (la prima presso la sua casa natale a San Lorenzo, nel 2008, e la seconda, più vasta e particolareggiata, a Pordenone nel 2009) esposizioni che hanno fatto conoscere meglio la qualità del suo lavoro anche nella nostra regione.
Nel 2014 il Comune di Pordenone ha voluto rimarcare il riconoscimento dell’autorevolezza dell’artista intitolandogli il nuovo spazio espositivo di Palazzo Spelladi, divenuto dunque Galleria Harry Bertoia.
Sarà proprio questa prestigiosa sede ad accoglie l’esposizione che il Comune di Pordenone ha deciso di proporre per celebrare il centenario della nascita di Bertoia.
L'assessore alla Cultura del comune di Pordenone spiega in questa videointervista struttura e finalità della mostra ed annuncia le prossime iniziative:
Il percorso documentario già al centro delle due mostre precedenti è arricchito da materiali prima mai esposti, provenienti dalla collezione personale di Celia Bertoia, figlia del maestro. Si tratta di un importante nucleo di 30 monotipi, raffinate e rare stampe su carta, realizzate in unico esemplare tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’70.
Un laboratorio didattico, organizzato per l’occasione, permette inoltre di analizzare anche le tecniche insolite e particolari con cui sono stati realizzati questi originali e preziosi lavori.
Una significativa sezione della mostra, grazie alla collaborazione della Knoll, è dedicata alla progettazione della celebre poltrona Diamond (1952) e alla sua produzione in serie (nello stabilimento di Foligno, in Italia). Materiali pubblicitari d’epoca metteranno pure in evidenza la qualità della comunicazione per immagini messa in campo negli anni ’50 dall’azienda produttrice: e ne verrà ancora un utile suggerimento di metodo per l’oggi.
Alcuni filmati d’epoca riprodotti sulle pareti del primo piano dello spazio espositivo accolgono il visitatore e lo fanno entrare, virtualmente, nello studio-fienile di Barto, in Pennsylvania, dove si vede Harry Bertoia al lavoro con la saldatrice o mentre dimostra la naturale reattività delle sue sculture sonore. La musicalità cosmica originata da queste celebri opere caratterizza comunque, con discrezione, gran parte dello spazio espositivo quasi fosse l’essenza ultima dell’arte di Arieto Bertoia.
La mostra è visitabile a Pordenone presso la Galleria Harry Bertoia - Corso Vittorio Emanuele II, 60 dal martedì al sabato con orario 15.30-19.30 ; domenica 10.00-13.00 e 15.30-19.30; chiuso il lunedì. A San Lorenzo di Arzene, in via Blata, 12, con orario di apertura: sabato 15.30-19.30 ; domenica 10.00-13.00 e 15.30-19.30. Aperto in altri giorni, per gruppi, su prenotazione: cell. 339 2684389
(Videointervista a cura di Maurizio Pertegato)
“Cento Foto. Cento Storie” di Piero Pastorello al Circolo Allianz
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- Pubblicato Venerdì, 23 Gennaio 2015 23:14
Trieste - Verrà inaugurata martedì 28 gennaio alle ore 18.30, la mostra “Cento Foto. Cento Storie”, dove saranno esposte alcune delle foto della collezione di Piero Pastorello e sarà visitabile fino all’11 febbraio, al Circolo Allianz di Trieste- via Maestri del Lavoro 2.
Piero Pastorello, veronese d'origine, laureato in Scienze Politiche internazionali e specializzato in Marketing e Comunicazione d’Impresa ha vissuto in molte città e abita attualmente a Monfalcone, dove lavora come impiegato commerciale presso una industria dell’elettronica per la difesa.
E’ da sempre un appassionato cultore di storia e di temi militari. Nei primi anni ’90 come ufficiale al Centro Militare di Studi Strategici dello Stato Maggiore della Difesa a Roma, e poi come ricercatore freelance, ha contribuito con pubblicazioni alle attività di studio sulle Forze Armate. Accanito lettore – tra gli autori preferiti Hemingway, Jünger, Benjamin, T.E. Lawrence, Casanova, Calvino, Eco, Malaparte- da oltre venti anni scrive amatorialmente prose brevi e poesie. Nel 2014 è stato vincitore del Premio letterario Carlo Ulcigrai, nella sezione racconti brevi, con “Il Turno”. E’ collezionista praticamente da sempre, tra i suoi interessi principali vi sono militaria, foto d’epoca, grafica e Futurismo.
Gli abbiamo fatto alcune domande sulla sua passione e sulla sua mostra “Cento Foto. Cento Storie”.
Un tuo amico come sottolinei nella premessa della tua esposizione “Cento Foto. Cento Storie” dice “Tu raccogli le foto di morti!”. Io invece faccio da contraltare e ti dico che tu raccogli la memoria collettiva attraverso le immagini che collezioni, con la sensibilità che ti è consona, facendoti guidare dall’istinto e da un criterio estetico. E così le tue foto hanno un valore aggiunto perché non raccontano solo una storia singola, ma tante storie che diventano immortali attraverso uno scatto, e mettendole insieme ne componi una storia.
Dobbiamo risalire all’incipit di questa raccolta, una quindicina d’anni fa: la iniziai per una pulsione puramente estetica, scoprendo con sorpresa che esiste una testimonianza di bellezza minima, ma accessibile in modo tutto sommato semplice e relativamente a buon mercato.
E’ certo vero che quel pezzetto di carta raccoglie l’immagine di qualcuno che fu reale e ora non è più – una “irradiazione”, come dice Jünger - ma proprio per questo non bisogna “farsi impressionare”. Non bisogna in sostanza provare timore di fronte ad un oggetto così personale, reale e vissuto, anzi: il suo valore sta proprio nel fatto che esso non è una semplice riproduzione a stampa – in fondo anche le immagini dei libri di storia riproducono personaggi scomparsi da tempo. La foto è giunta fino a noi chissà come, passata di mano in mano attraverso le generazioni, e ineffabilmente impregnata di pensieri e vita, echi di vibrazioni. Ecco che ciò che osserviamo in essa uno sguardo, una situazione, un’atmosfera sprigiona la sua magia e ci racconta un frammento di storia. Non sono sicuro che le immagini elettroniche, che così facilmente scattiamo sui nostri smartphone, posto che siano accessibili a chi non ha le password, o non siano manipolate via software, viste su uno schermo o stampate, abbiano la medesima forza d’attrazione. Esse sono mediate dal software, come giustamente ha commentato il Maestro Mazzelli, e forse ora non sono più tecnicamente nemmeno delle fotografie. Quando le foto diventano decine di migliaia, ecco che da tante piccole storie emerge un quadro ancora più interessante. Scegliendo tra tutti questi scatti mi sento un po’ come Salvatores nel suo documentario “Italy in a Day”, ma in stile retrò.
Sei un collezionista, ma anche un fruitore di cultura che transita dai testi più disparati e che leggi in contemporanea, alle passioni per la scrittura e l’arte. Certa che hai visitato la mostra di Man Ray a Villa Manin, cosa ti ha più affascinato del personaggio?
Man Ray è stata una rivelazione. Come ti ho detto non ho studi specifici sulla fotografia e i suoi grandi artisti, vado ad intuito e seguo la passione. Ebbene avevo già letto il suo “Sulla fotografia”, e scoperto che fu autore di spessore molto profondo. Personalità poliedrica e artista d’avanguardia corrisponde nel Dadaismo a ciò che fu Boccioni per il Futurismo: il guru, lo scienziato pioniere. Sappiamo che il Futurismo non utilizzò in modo particolare la fotografia, a proposito, nella mia raccolta c’è pure un “Io+Noi” di Boccioni trovato non mi ricordo più dove, mentre Man Ray che ricordo partì come pittore contribuì a portarla ai più alti livelli artistici. La retrospettiva a Villa Manin è un’occasione unica per avvicinarsi a quel talento.
Perché hai voluto questa mostra che approda a Trieste dopo la tappa di Milano?
Il motivo di fondo è semplice, quasi banale: sedicimila foto che se ne stanno chiuse nei cassetti sono uno spreco. Mancava l’occasione, e grazie all’amico milanese Fabrizio Capsoni - fotografo e grande appassionato - l’anno scorso la luce è finalmente tornata su quei volti. Click. Trieste, città a me molto cara e in cui spero di vivere presto stabilmente, grazie al Circolo Allianz vede la sua seconda tappa. Click click. Il seguito è una storia ancora da scrivere.
Per info – Telefono +39 040 7781.509 – Fax +39 040 3175091 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
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