Il Consiglio regionale ha approvato la legge di riforma del Servizio sanitario. L'opposizione: troppi poteri ai direttori
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- Pubblicato Martedì, 04 Dicembre 2012 21:56
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Trieste - Il riordino istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale è legge. 28 sono stati i voti favorevoli, inclusi i due del presidente Tondo e del suo vice, Ciriani, assessore di riferimento, in 21 hanno votato no, nessuno si è astenuto. Favorevoli, dunque, i consiglieri di Pdl (incluso l'indipendente Baritussio), LN e UDC, oltre a Pensionati, Asquini e Ballaman (Misto); contrari i componenti di PD, Idv, Sinistra Arcobaleno, Cittadini e UAR.
L'Aula ha approvato gli 8 articoli che compongono il provvedimento, come dalla prima formulazione della Giunta; i molti emendamenti, anche aggiuntivi, presentati dall'opposizione, non sono riusciti a modificare la struttura, visto che sono stati in prevalenza bocciati.
È stata recepita all'articolo 2 (finalità) una modifica, proposta da Menosso (Pd) e introdotta oralmente, che pone l'accento sulla necessità di garantire anche appropriate politiche di prevenzione.
È stato anche accolto l'emendamento trasversale - sottoscritto da Sasco e Venier Romano (UDC), Baritussio (indipendente nel Gruppo del Pdl), Baiutti e Della Mea (PD) e subemendato dall'assessore Ciriani - all'articolo 4 (Assetto delle nuove aziende per i servizi sanitari e dei presidi ospedalieri): ne riscrive un comma precisando l'elenco degli ospedali di rete che vanno a costituire un unico polo ospedaliero costituente un'unica struttura operativa aziendale (Gorizia e Monfalcone; Cividale con Gemona, Latisana, Palmanova, San Daniele, Tolmezzo).
Non sono invece state accolte, su indicazione dell'assessore, le modifiche presentate da Venier Romano (UDC) e Lupieri (PD) che all'articolo 3 (Enti del Servizio sanitario regionale) proponevano il completamento dell'elenco delle strutture facenti parte del Sistema sanitario, con l'aggiunta delle strutture ospedaliere accreditate che partecipano alla rete ospedaliera regionale e dell'IRCSS E. Medea - La Nostra Famiglia.
Stefano Pustetto ha motivato il voto contrario di Sinistra Arcobaleno: la maggioranza non è mai entrata nel merito della riforma, l'assessore non ha dato risposte. Quando si fa una riforma si devono sempre valutare costi/benefici, invece è stato lasciato tutto indefinito. Praticamente sono stati bocciati tutti gli emendamenti sostanziali dell'opposizione. Pessima riforma della sanità, si dà ai direttori d'azienda un potere enorme, non si è tenuto conto del dibattito.
Giorgio Venier Romano per l'Udc si è detto favorevole, anche se sono stati respinti due emendamenti che avrebbero migliorato il testo, c'è il voto positivo dell'UDC perché questa non è la riforma del Sistema sanitario regionale, ma il suo inizio. Si cerca di ridurre i costi per liberare risorse e avere così la possibilità di fare investimenti. In seguito si dovranno fare altri interventi, come eliminare i doppioni e puntare alla prevenzione.
Piero Colussi ha dichiarato il voto contrario dei Cittadini perché, come evidenziato anche da un collega di maggioranza, questo provvedimento necessita di interventi successivi; non è una riforma, ma un semplice riordino. L'auspicio è che il SSR mantenga gli standard di oggi.
Enio Agnola: voto contrario di Idv perché c'erano tutte le condizioni, suggerite tanto dai dirigenti e dagli operatori di settore quanto dai cittadini, di migliorare un sistema che deve trovare in sé stesso la forza di proseguire, perché nel bilancio finanziario ci sono altri settori molto competitivi, come il lavoro, che avranno sostegno. È una norma insufficiente, lontanissima dalle aspettative del mondo della sanità.
Sergio Lupieri: voto contrario del PD, con la bocciatura totale della gestione Tondo della sanità, fatta di 5 anni di nessuna manutenzione e nessun Piano di edilizia ospedaliera, nessuna riqualificazione delle case di riposo, dei punti nascita, dell'emergenza, della domiciliarità. Mettere la sanità nelle mani dei direttori generali per il Pd è assolutamente inadeguato. Manca un'analisi completa dell'esigenza salute e il vantaggio che porterà questo provvedimento.
Infortuni sul lavoro, il FVG Regione virtuosa. In aumento le malattie professionali
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- Pubblicato Sabato, 24 Novembre 2012 18:05
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Trieste - Giovedì 21 novembre è stato presentato a Trieste, presso il Palazzo della Regione, il Rapporto regionale INAIL. Nel 2011 le denunce in calo dell'8,3%, a conferma del trend positivo iniziato nel 2007. Stabili i casi mortali, mentre crescono le malattie professionali (+12,3%)
Sono meno di 20mila gli infortuni sul lavoro denunciati in Friuli Venezia Giulia nel corso del 2011, in calo dell'8,3% rispetto al 2010 e di circa il 30% nel quinquennio 2007-2011, mentre l'aumento percentuale delle denunce di malattia professionale supera quello rilevato a livello nazionale. Questi alcuni dei dati contenuti nel Rapporto.
È la regione del Nord più virtuosa dopo la Liguria. I dati del nuovo Rapporto regionale INAIL indicano che se in Italia le denunce di infortuni sul lavoro nel 2011 hanno fatto registrare una flessione del 6,6% rispetto all'anno precedente, meglio ha fatto il Friuli Venezia Giulia con un decremento dell'8,3% che ne fa la regione del Nord più virtuosa dopo la Liguria. Nel complesso le denunce di infortunio sono state 19.757 ed è la prima volta nella storia delle statistiche INAIL che si collocano sotto quota 20mila.
"La crisi non ha inciso in misura determinante". "La costante diminuzione degli infortuni sul lavoro registrata negli ultimi anni e, soprattutto, il -8,3% del 2011 - sottolinea il direttore regionale dell'Istituto, Carmela Sidoti - è un dato indubbiamente positivo. La crisi economica ha certamente inciso sul risultato, ma non in misura determinante. Studi statistici condotti a livello nazionale, infatti, indicano che la difficile contingenza economica è uno dei fattori che hanno contribuito alla riduzione del fenomeno infortunistico, non la causa. Il nostro sforzo sul fronte della prevenzione, in collaborazione con le istituzioni e le parti sociali del territorio, credo stia dando i primi importanti frutti. Molta attenzione merita il trend delle malattie professionali che in Friuli come in Italia è in crescita, indice dell'emersione di un fenomeno importante su cui deve concentrarsi la nostra attenzione sul versante prevenzionale oltre che gestionale".
Gli infortuni mortali avvenuti nel 2011 sono 18, lo stesso numero registrato l'anno precedente e in calo esattamente di un terzo (-33,3%) rispetto al 2007. Dei 18 casi mortali del 2011, tutti concentrati nel settore dell'industria e dei servizi, solo sette si sono verificati in ambiente di lavoro ordinario, mentre 11 sono collegati al "rischio strada", e tra questi ne figurano cinque avvenuti "in itinere", cioè nel tragitto tra la casa e il posto di lavoro.
Per quanto riguarda la distribuzione degli infortuni per settore di attività, il 92,4%, pari a 18.251 casi, si è verificato nel settore industria e servizi, con una flessione dell'11,8% delle denunce rispetto al 2009 e dell'8,2% rispetto al 2010, superiore a quella registrata nel Nord Est e in Italia. Sono 846, invece, gli infortuni nel settore agricolo (-10,7% rispetto al 2009 e -8,1% rispetto al 2010).
In numeri assoluti, il settore in cui si concentra il maggior numero di infortuni è quello dei servizi (36,4% del totale), che occupa circa il 63% degli occupati della regione.
Nel settore industria si concentra il 32,2% degli infortuni, ma è il settore manifatturiero quello con il numero maggiori di eventi lesivi pari a circa il 23% del totale, con 4.553 casi denunciati.
Nel settore delle costruzioni si verifica l'8,5% degli infortuni, a fronte di un percentuale di occupati pari al 7,9%, a conferma della rischiosità del settore. Anche le costruzioni, però, hanno registrato una diminuzione degli infortuni rispetto all'anno precedente pari a 218 casi in meno (-11,5%).
Calo a due cifre a Gorizia (-12,4%) e Pordenone (-11,9%). La diminuzione degli infortuni ha interessato tutte le province della regione, anche se con percentuali differenti. Un calo a due cifre, pari al 12,4%, è stato rilevato nella provincia di Gorizia (395 casi in meno). Di poco inferiore quello registrato a Pordenone, pari all'11,9% (624 casi in meno), mentre è meno marcata la riduzione riscontrata in provincia di Udine (-6,8% pari a 585 casi in meno) e nel territorio giuliano (-3,9% pari a 174 casi in meno).
Il Friuli Venezia Giulia si caratterizza anche per una quota elevata di infortuni occorsi a lavoratori stranieri, che nel 2011 hanno toccato quota 22,6% rispetto a una media nazionale del 21,5%. In termini assoluti gli infortuni occorsi a lavoratori stranieri sono stati 4.464, 373 in meno rispetto al 2010 (-7,7%).
La percentuale più elevata è quella della provincia di Pordenone, dove il 26,9% dei lavoratori infortunati è straniero, mentre il maggior numero in assoluto di infortuni a lavoratori stranieri si verifica in provincia di Udine: 1.804 denunce, pari al 40,4% del totale degli infortuni occorsi a lavoratori stranieri in regione, seguita da Pordenone con 1.238 casi ( 26,7%).
Sul totale di 18 infortuni con esiti mortali che si sono verificati nella regione nel 2011, sono quattro quelli occorsi a lavoratori stranieri, due in più rispetto al 2010. I Paesi di origine degli infortunati stranieri sono prevalentemente dell'Est Europa. Quelli provenienti da ex Jugoslavia, Croazia e Bosnia-Erzegovina rappresentano il 18% del totale.
Le malattie professionali denunciate nel 2011 sono 1.400 rispetto alle 1.247 del 2010, un incremento pari al 12,3%. Questo incremento è superiore a quello rilevato a livello nazionale (+9,6%) e nel Nord Est (+8%). Anche nel 2011 si è confermato l'aumento delle denunce di patologie dell'apparato muscolo-scheletrico e delle malattie osteo-articolari e muscolo tendinee: sul totale delle malattie professionali oltre la metà (827 casi, ovvero 215 casi in più del 2010) sono di questo tipo, dovute essenzialmente ai movimenti ripetuti e alle posture dell'attività lavorativa.
A Trieste 500 medici a confronto sulla gravidanza a rischio. Si parla anche della riduzione dei punti nascita
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- Pubblicato Venerdì, 23 Novembre 2012 09:56
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Trieste - Si apre venerdì 23 novembre a Trieste la 9° edizione del Congresso sul "Management della Gravidanza ad Alto Rischio", che dal 2004 si svolge nel capoluogo. In questi anni è stata approfondita la conoscenza nella gestione della patologia ostetrica con il supporto di alcuni dei migliori esperti italiani e stranieri. Sono attesi più di 400 medici provenienti da fuori Trieste; oltre un centinaio i partecipanti locali, tra medici, ostetrici, psicologi, infermieri e studenti.
Anche quest'anno il Congresso è stato organizzato dal dottor Alberico, responsabile della divisione di Patologia Ostetrica dell'Ospedale Burlo Garofolo. Tra i relatori, più di 50, ci sarà anche il prof. Arulkumaran, presidente della Federazione Mondiale degli Ostetrici e Ginecologi.
Il fine del congresso di quest’anno è quello di voler mettere in discussione alcuni dei protocolli di cura che ancora oggi pongono dei dubbi all’ostetrico per gli esiti non sempre scontati che la loro applicazione produce.
Tra gli argomenti trattati, l'uso dei farmaci in gravidanza, il problema dell'obesità in gravidanza, la violenza nei confronti delle mamme in attesa, l'uso delle cellule staminali embrionali. Molto importante inoltre il tema della mortalità materna per parto, che nonostante i progressi è ancora presente non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche in quelli industrializzati.
In particolare si parlerà del divario Nord-Sud Italia e della razionalizzazione dei punti nascita: quali sono i vantaggi ed i rischi di nascere in un piccolo ospedale? Un dibattito molto attuale oggi in FVG, dove si parla della chiusura di alcuni punti nascita per effetto della riduzione della spesa sanitaria.
Alcune patologie sono affrontate da scuole ostetriche di diverse nazionalità con vsioni differenti, per comprendere i vantaggi che approcci organizzativi e di gestione clinica diversi possono produrre nella gestione delle stesse patologie.
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