Maternità surrogata: una coppia di Trieste rinviata a giudizio per violazione della legge 40
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- Pubblicato Sabato, 05 Gennaio 2013 15:57
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Adolescenti ed alcol, 8 ragazzi su 10 bevono. E si comincia già a 13 anni
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- Pubblicato Sabato, 15 Dicembre 2012 18:40
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Trieste - Il 78% dei ragazzi che frequentano le scuole superiori ha già assunto bevande alcoliche. L’età media dell’approccio è stimata attorno ai 13 anni e mezzo, mentre il 71% degli studenti dichiara di aver assaggiato l’alcol prima dei 16 anni di età, limite di legge per la vendita e la somministrazione di alcol. I bevitori costituiscono quasi il 60% della popolazione, di questi il 18% ha meno di 16 anni e il 70% è minorenne.
Sono solo alcuni dei dati che sono stati presentati giovedì 13 dicembre nel Convegno "Prevenzione, giovani e sport pulito. I rischi del vivere quotidiano", organizzato nell’ambito del progetto Sport Pulito 2012 dalla Provincia di Trieste, in collaborazione con la Federazione Italiana di Atletica Leggera – Comitato Regionale Friuli Venezia Giulia e il Gruppo di ricerca sull’Educazione alla Salute GRES dell’Università degli Studi di Trieste.
Lo scopo dell’iniziativa era quello di indagare i comportamenti, gli atteggiamenti e le conoscenze degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Trieste a proposito dei più importanti determinanti di salute definiti dal Piano Sanitario Nazionale e cioè il fumo di tabacco e le bevande alcoliche.
L’appuntamento si è tenuto presso l’aula magna del liceo Dante ed ha visto gli interventi di Luca Leon, specialista in educazione degli adulti e formazione continua, Francesca Bertoli, pedagogista clinica, Sunì Falasci, psicologo clinico e consellor cognitivo e Gian Battista Modonutti sul tema “Stili di vita e comportamenti a rischio degli adolescenti”.
Tornando ad analizzare i dati legati al consumo di alcol è emerso che i ragazzi che fanno uso di bevande alcoliche bevono mediamente al giorno 6,5 grammi di alcol (pari a poco più di mezzo bicchiere da 1/8 di l di vino, 0,33cl di birra o 40ml di super alcolico).
I maschi bevono più delle compagne di studio, 8,2g/die contro 4,5g/die delle ragazze, e preferiscono bere prevalentemente a pasto, mentre la dieta alcolica media delle ragazze vede il suo contributo maggiore fuori pasto.
Sempre riferendosi alla dieta alcolica media, i super alcolici (più di 21° di alcol) forniscono quasi la metà del contributo alla dieta alcolica, mentre vino e birra si spartiscono equamente l’altra metà della dieta alcolica media.
L’ubriacatura ha coinvolto nei dodici mesi precedenti alla ricerca il 40% della popolazione. Rileviamo inoltre che, a fronte del quasi 12% degli studenti del primo anno di corso a dichiarare questo comportamento, con il trascorrere degli anni c’è sempre una maggiore adesione a questa condotta fino a raggiungere il 64% della popolazione iscritta al quinto anno di scuola.
Le condotte a rischio si rilevano anche nelle quantità del consumo medio giornaliero in quanto il 22% della popolazione consuma abitualmente bevande alcoliche (per bere abituale si intende una quantità pari o superiore a 5g/die di alcol che corrispondono a circa mezzo bicchiere standard di vino, birra o super alcolici) e quasi il 5% degli studenti dichiara consumi medi giornalieri superiori alla soglia ritenuta di maggior rischio per un adulto sano (20g/die per un maschio – 2 bicchieri standard - , 10g/die per una femmina – 1 bicchiere standard -).
Quanto alle sigarette, l’iniziazione tabagica è avvenuta per più della metà della popolazione (53,6%) ad un’età media di 13 anni e mezzo; a 16 anni aveva sperimentato il fumo di tabacco la metà del campione.
Al momento fuma uno studente su quattro, mediamente 7 sigarette al giorno; sono il 7.0% gli studenti che fumano occasionalmente (meno di una sigaretta al giorno), mentre uno studente su cinque fuma almeno una sigaretta al dì. Gli studenti intervistati provengono per la metà dei casi da famiglie dove almeno un convivente fa uso del fumo di tabacco.
Il Progetto Sport pulito è iniziato nel 2011, con un banco di prova di circa 800 studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Alessandro Volta, dell’Istituto Tecnico di chimica, materiali e biotecnologie Maria Grazia Deledda, dell’Istituto Tecnico per Geometri Max Fabiani, dell’Istituto Nautico Tommaso di Savoia Duca di Genova, del Liceo Scientifico Galileo Galilei e del Liceo Ginnasio Dante Alighieri ed è proseguito nel 2012 coinvolgendo altri 600 studenti del Liceo Classico Francesco Petrarca, del Liceo Scientifico Guglielmo Oberdan, dell’I.S.I.S. Giosuè Carducci, Leonardo da Vinci, Gian Rinaldo Carli, Scipione de Sandrinelli e del Liceo Scientifico di lingua slovena France Preseren.
Esperimento di medicina genetica sui topi all'Icgeb di Trieste: il cuore si ripara dopo un infarto
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- Pubblicato Mercoledì, 05 Dicembre 2012 23:18
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Trieste - Un'importante ricerca nel campo della medicina rigenerativa è stata svolta presso il Centro internazionale di Ingegneria genetica e biotecnologia (ICGEB) del capoluogo ed è stata resa nota il 5 dicembre. Alcuni frammenti di materiale genetico, chiamati micro RNA, sono stati inoculati nel cuore di un topo che aveva subito un infarto. Questo ha rimesso in moto la replicazione delle cellule del cuore realizzando la riparazione del danno non attraverso la formazione di una cicatrice (come avviene normalmente) ma promuovendo la formazione di nuove cellule cardiache.
Si spera che tale tecnica di biomedicina possa presto essere applicata sull’uomo. Con uno screening robotizzato, un gruppo di ricercatori dell’ICGEB e dell'Università di Trieste ha analizzato la funzione di tutte le molecole di RNA con funzione regolatoria che vengono codificate dal genoma umano, scoprendo che 40 di questi micro Rna stimolano la proliferazione delle cellule adulte del cuore.
Alcuni sono proprio quelli normalmente attivi durante lo sviluppo embrionale, quando il cuore si forma e le sue cellule sono ancora in grado di replicarsi, ma la loro espressione si spegne immediatamente dopo la nascita.
Lo studio, svolto interamente a Trieste, è stato coordinato dal Direttore dell’ICGEB di Trieste Mauro Giacca con il contributo di Ana Eulalio, Miguel Mano, Lorena Zentilin e Serena Zacchigna, ricercatori dell’ICGEB e Matteo Dal Ferro e Gianfranco Sinagra, del Centro Cardiovascolare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Trieste.
Il processo biologico segue la stessa modalità con cui si ripara il cuore delle salamandre e dei pesci, funzionalità persa dai mammiferi durante l’evoluzione. Questi microRNA potrebbero essere sviluppati per produrre farmaci che, inoculati dal cardiologo nel cuore subito dopo l’infarto o nei pazienti con scompenso cardiaco, stimolerebbero la rigenerazione di porzioni del cuore riparando quindi le parti danneggiate.
Cercare di riparare i cuori danneggiati da patologie cardiache o dall’età, oggi rappresenta uno degli obiettivi più importanti della ricerca medica. Una persona su tre muore a causa di una patologia cardiovascolare; 15 milioni di nuovi casi di scompenso cardiaco vengono diagnosticati ogni anno, di cui l’80% causati dall’ischemia dopo infarto; ospedalizzazione e terapia costa il 2% del Pil dei Paesi industrializzati, ma i farmaci disponibili sono essenzialmente quelli sviluppati fino agli anni '90.
L’articolo che descrive la ricerca sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista inglese "Nature", che dedica alla scoperta dei laboratori triestini un "full article" con un editoriale di accompagnamento nel prossimo numero. L’ICGEB opera dal 1987 a Trieste, dove c’è la Direzione Generale; ulteriori sedi sono a New Delhi e Città del Capo.
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