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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Star bene

Settimana del Cervello: percorso informativo sull'ictus curato dall'ospedale di Pordenone

Settimana del Cervello: percorso informativo sull'ictus curato dall'ospedale di Pordenone

Pordenone - In occasione della “Settimana del Cervello” l'azienda ospedaliera pordenonese ha presentato mercoledì 16 marzo un percorso informativo sull'ictus cerebrale, al fine di migliorare il trattamento di questa grave patologia.

La "Settimana del Cervello" è una ricorrenza annuale dedicata a sollecitare la pubblica consapevolezza nei confronti della ricerca sul cervello.

Coordinata dalla European Dana Alliance for the Brain in Europa e dalla Dana Alliance for Brain Initiatives negli Stati Uniti, la Settimana del Cervello è il frutto di un enorme coordinamento internazionale cui partecipano le Società Neuroscientifiche di tutto il mondo, e a cui aderiscono anche la Società Italiana di Neurologia e la European Accademy of Neurology.

L’argomento selezionato per l’edizione 2016 è “Il tempo è cervello”.

È infatti ampiamente documentato come l’approccio urgente alle malattie del cervello ad esordio acuto limiti i danni; oltre a ciò, è evidente che la diagnosi precoce delle malattie neurologiche consente di risparmiare sofferenza e disabilità; infine, un trattamento appropriato e tempestivo dei danni evolutivi del cervello nelle varie fasi della malattia prolunga l’autonomia del paziente, limitando le conseguenze individuali e sociali di tali condizioni.

La diagnosi precoce risulta preziosa in particolare nell'ictus. L’ictus ischemico colpisce ogni anno in Italia da 150mila a 200mila persone. La prognosi dell’ictus ischemico è migliorata negli ultimi anni grazie ai progressi dell’assistenza, ma tuttora un terzo dei pazienti non sopravvive per più di 6 mesi ed un terzo rimane gravemente disabile.

Il trattamento dell'ictus entro 3-4 ore con farmaci a base di r-tPa, molecola che ha la capacità di sciogliere i coaguli di sangue presenti nelle arterie cerebrali al momento dell’ictus, diminuisce o evita il danno neurologico conseguente all’ischemia, determinando un significativo miglioramento clinico del paziente. Al trattamento precoce va poi affiancata un'opportuna terapia di riabilitazione.

Ne parla il dr. Paolo Passadore, direttore della Struttura Complessa di Neurologia dell'Ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone.



(Intervista a cura di Paola Dalle Molle)

Il CRO di Aviano in prima linea per le donne: uno studio sul tumore al seno e un convegno sulla fertilità

Il CRO di Aviano in prima linea per le donne: uno studio sul tumore al seno e un convegno sulla fert

Aviano (Pn) - Il CRO di Aviano è impegnato attivamente nel campo della salute femminile. In questo mese di marzo tradizionalmente legato alla donna, si segnalano due importanti eventi che vedono protagonista l'Istituto di cura e ricerca: la pubblicazione di uno studio sul tumore al seno e un convegno sulla fertilità.

Lo studio rivela i meccanismi di recidiva del tumore al seno dopo l'intervento chirurgico e l'effetto positivo della terapia radiologica post intervento nel prevenire nuove formazioni tumorali. L'articolo di riferimento è uscito sulla prestigiosa rivista internazionale Oncogene.

La ricerca è stata condotta dal team multidisciplinare del CRO guidato da Barbara Belletti e Gustavo Baldassarre, che dirige l’Unità di Oncologia Sperimentale 2 al CRO di Aviano, ed è stata finanziata da AIRC.

Il lavoro è frutto di anni di ricerche e sperimentazioni di giovani ricercatrici come Linda Fabris, Stefania Berton e della intensa e proficua collaborazione con importanti centri internazionali (MD Anderson Cancer Center di Houston, University College di Londra e il Princess Margaret Cancer Center di Toronto.

"C’è ancora parecchia strada da fare prima di poter trasferire questa scoperta al paziente - hanno affermato i i ricercatori - ma la strategia sembra essere quella giusta. Tanto più che poter utilizzare il trattamento di radioterapia radiologica post intervento rappresenterebbe un vantaggio per le pazienti, che non dovrebbero sottoporsi a settimane di cure aggiuntive, per l’organizzazione sanitaria (riduzione dei tempi di attesa) e per il sistema sanitario regionale (riduzione dei costi)".

Sempre al CRO di Aviano è in programma per i prossimi giorni un convegno dal titolo "Come conservare la fertilità e prevenirne il declino".

L'incontro analizzerà il fenomeno del declino della fertilità, dovuto a varie cause, che verranno esaminate con l'obiettivo di informarne le coppie e di identificarle e possibilmente prevenirle o trattarle precocemente.

Il principale fattore rimane l'età femminile troppo tardiva in cui si inizia a cercare di concepire. In base a a stime recenti, per la realizzazione di una famiglia le coppie che desiderano non dover ricorrere alla fecondazione in vitro dovrebbero iniziare entro e non oltre i 27 anni al fine di avere una possibilità del 90% di riuscire ad avere due bambini.

Mentre l'età limite è di 32 anni se vogliono un figlio unico, ma è di soli 23 anni se vogliono avere naturalmente tre figli.

La maggioranza delle coppie nel nostro territorio iniziano più tardi e soprattutto per questo in numero sempre crescente debbono ricorrere alla fecondazione in vitro (IVF).

Quando questa è un'opzione accettabile, per avere due figli, bisognerebbe al massimo provare a 31 anni al massimo, per avere un figlio unico 35 anni di età al massimo e per tre bambini prima dei 28 anni.

Anche per la IVF più tardi si prova minori sono i risultati, mentre maggiori sono i costi e i rischi, non solo delle procedura, ma anche gli aumentati rischi ostetrici di gravidanza ottenute con la IVF per donne in età fertile avanzata.

Avere tardi i figli è di per se un fattore di rischio per diversi tumori, come quello mammario, per cui nel corso verrà analizzato il complesso rapporto tra fertilità e cancro. Le donne infertili hanno ad esempio un rischio di cancro endometriale aumentato del 22%.

Il 21% circa dei cancri mammari è imputabile alla prima gravidanza troppo tardiva. Le mutazioni del gene BRCA causano tumori mammari e tubarici-ovarici , ma riducono anche la riserva follicolare. Tra le altre cause di infertilità che verranno analizzati nelle relazioni, e che sono spesso interagenti, vi sono fattori psicologici e sessuali, genetici, tossici ambientali, infezioni, effetti di terapie mediche o interventi, chemioterapia e radioterapia.

Diventa quindi sempre più importante oggi prevenire le cause di infertilità e vi sono molte cose che si debbono fare prima e che coinvolgono i Medici di Medicina Generale ed i Ginecologi, ma anche i Pediatri e gli Oncologi medici, Radioterapisti e Chirurghi.

Troppo spesso ancora le coppie che desiderano figli scoprono l'infertilità tardi, mentre avrebbero dovuto prendere dei provvedimenti prima.

 

Dal 1° marzo la ricetta elettronica per i farmaci. Medici di famiglia: troppe complicazioni

Dal 1° marzo la ricetta elettronica per i farmaci. Medici di famiglia: troppe complicazioni

FVG - Per i medici di famiglia ed i loro pazienti parte da domani 1° marzo un'importante novità. La ricetta medica di carta viene sostituita da quella elettronica. Le farmacie, a partire da questa data, dovrebbero essere in grado di calcolare ticket e regime di esenzione vigente nella Regione di provenienza del cittadino.

L'operazione vede il suo inizio a tre anni dalla legge sull'informatizzazione in campo medico.

Per prescrivere un farmaco il medico di famiglia si collegherà a un sistema informatico; lo stesso sistema sarà visibile al farmacista.

Per le prescrizioni elettroniche degli accertamenti diagnostici e delle visite specialistiche occorrerà invece attendere il 2017.

Ricetta elettronica al momento non vuol dire abolizione della carta: infatti, il paziente riceverà dal medico di famiglia un piccolo promemoria da consegnare al bancone della farmacia, che permetterà di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di linea internet. Quando il sistema andrà a regime anche questo foglietto sparirà, rendendo la procedura interamente immateriale.

"Dietro ai vantaggi della materializzazione si cela però un rovescio della medaglia", spiega il Segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo. "Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf, vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket, adesso anche quelli di erogabilità e appropriatezza e e quant'altro che dovremo verificare".

"E in più - spiega - il medico non potrà più contare sul supporto dell'assistente di studio nella velocizzazione delle procedure di ricettazione, e ci saranno complicazioni anche nelle procedure di coinvolgimento del sostituto medico che per il momento salvo eccezioni (Campania) dovrà continuare ad utilizzare la ricetta rossa. In conseguenza di ciò il rischio è che tutti gli oneri ricadranno sul titolare, con un aggravio di lavoro che significa tempo tolto alle visite e attese più lunghe per gli assistiti", rimarca Milillo, che chiede "una semplificazione delle procedure, ancora possibile".

Tra i vantaggi della ricetta elettronica vi sarebbero il risparmio sulla stampa e distribuzione delle vecchie ricette rosa e il controllo sulla falsificazione delle ricette stesse o sugli abusi conseguenti il furto dei ricettari.

Da questa fase di avvio della ricetta nazionale sono esclusi però alcuni farmaci, come gli stupefacenti, l’ossigeno, i medicinali che possono essere ritirati solo in base a un piano terapeutico stabilito da un centro specialistico.

Ma come funziona, nel concreto, il nuovo sistema?

I medici, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio computer a un apposito portale: compilando la ricetta sullo schermo, identica a quella cartacea, un Nre (numero ricetta elettronica) sarà associato al codice fiscale del paziente, aggiungendo in automatico anche eventuali esenzioni.

Il sistema stampa quindi il promemoria, con il quale il paziente si reca in farmacia: con i dati presenti, attraverso i codici a barre stampati sul piccolo foglio A5, il farmacista recupera la prescrizione direttamente on-line e consegna il farmaco al paziente.

Ci vorrà ancora tempo perché sparisca anche la vecchia "fustella" da attaccare nei riquadri rossi, poiché anche se i codici della confezione sono inseriti direttamente sul computer ancora non è stato possibile determinare un meccanismo che annulli il valore della fustella rispetto alla necessità di identificare e distinguere i farmaci erogati a carico del SSN da quelli che anche se erogabili vengono invece pagati direttamente dal cittadino. Il procedimento nei prossimi mesi si diffonderà anche per la prescrizioni di esami e visite specialistiche, visto che la ricetta elettronica sarà accettata anche da cliniche, ambulatori e ospedali.


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