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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Illeggittima la legge regionale 28/2011 sull'accesso alle cure palliative

accesso alle cure palliative

La Corte Costituzionale ha dichiarato il 10 maggio l'illegittimità della legge regionale 28/2011 sull'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, impugnata dal Governo nel settembre scorso.

Il ricorso del Governo era stato deciso in quanto alcuni articoli della legge regionale eccedevano le competenze regionali, in particolare sulla previsione di specifici finanziamenti per campagne istituzionali di informazione, sull'istituzione del Coordinamento regionale per le cure palliative e la terapia del dolore, e su specifici programmi di sviluppo di tali cure.

La Giunta del Friuli Venezia Giulia aveva deciso di resistere all'impugnativa, in base alle prerogative dell'autonomia statutaria, che però la Consulta - nella sentenza depositata il 10 maggio - ha dichiarato "inammissibili" e "non fondate".

La legge regionale disponeva sull’organizzazione dei servizi prevedendo anzitutto la costituzione di una rete per le cure palliative, formata da servizi domiciliari, ambulatoriali, ospedalieri e residenziali.
Era individuata una specifica funzione distrettuale per le cure palliative formata dal medico di famiglia, incaricato di coordinare gli interventi a livello domiciliare, da medici specialisti, psicologi, infermieri, operatori sociosanitari, assistenti sociali e riabilitatori.    

Ad ogni malato in stato di inguaribilità avanzata o a fine vita la legge avrebbe garantito una tutela specifica, data dalla presenza di un operatore referente, da percorsi diagnostici e curativi agevolati, oltre che dal diritto a ricevere assistenza spirituale e religiosa con le modalità che il malato stesso e la sua famiglia avrebbero richiesto.  

Il provvedimento prevedeva il sostegno anche psicologico alla famiglia del malato nella fase di fine vita e nel momento immediatamente successivo al lutto.

La legge istituiva poi la Rete regionale per la terapia del dolore, con la presenza in ogni area vasta di centri di riferimento e presidi ambulatoriali territoriali dedicati.

Il disegno di legge sulla portualità regionale discusso in Commissione

Porto di Monfalcone

L'esame del disegno di legge della Giunta regionale sulla disciplina della portualità di competenza del Friuli Venezia Giulia (porti di Monfalcone e San Giorgio di Nogaro) è stata discussa il 2 maggio nella IV Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Alessandro Colautti (Pdl). Alla discussione ha partecipato l'assessore alle infrastrutture Riccardo Riccardi.

Il disegno di legge costituisce una norma organica che delinea il complessivo sistema di governo dei porti, definendo le attribuzioni della Regione e degli Enti locali, le procedure di formazione e approvazione degli atti di pianificazione e programmazione, le procedure di rilascio e i contenuti delle concessioni demaniali, in vista di sviluppare le potenzialità dei porti aprendoli alle logiche del mercato e della concorrenza nell'ambito di un sistema unitario di riferimento infrastrutturale.

Nella discussione, l'opposizione ha espresso la preoccupazione che possano sussistere rischi di impugnazione della legge da parte del Governo, ed è stata sottolineata da tutti l'importanza di far crescere un sistema portuale dell'Alto Adriatico, che dunque va oltre i confini regionali, esteso idealmente da Fiume a Ravenna, come condizione di competitività rispetto ai porti del Nord Europa, dando anche il giusto valore alla logistica complessiva del Friuli Venezia Giulia.

Secondo l'assessore Riccardi, la legge riguardante i porti deve partire da una visione generale del sistema e il quadro di riferimento dev'essere il piano regionale delle infrastrutture approvato dalla Giunta e che ha sostituito gli altri strumenti. Riccardi si è detto poi favorevole ad una Autorità portuale unica. Quanto ai rapporti con lo Stato, mai nessuno dei provvedimenti è stato impugnato e il dialogo continua - ha aggiunto l'assessore - sottolineando che questa materia non può essere utilizzata per dividere la regione. Infine, l'approccio con i Comuni e la definizione degli spazi della giusta distribuzione dei poteri: il piano regolatore, che a livello di pianificazione definisce lo sviluppo dell'area portuale, deve essere formulato d'intesa con i Comuni.

Il disegno di legge sarà discusso il 16 maggio.








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"Ponte" del 1° maggio, chiusi 56 uffici postali in Fvg

Lunedì 30 aprile saranno 56 gli uffici chiusi per l'intera giornata, di cui 44 in provincia di Udine e 12 in quella di Pordenone, 29 le chiusure pomeridiane (3 nella provincia di Trieste, 2 a Gorizia, 8 a Pordenone, 16 a Udine).
Così hanno deciso le Poste italiane, nonostante l'opposizione dei sindacati Slc-Cgil e Failp-Cisal, che per questo avevano aperto una vertenza.

"Crediamo che dietro a questa scelta - dice la segretaria Fvg di Slc, Emanuela Bizi - oltre che logica di tagli, ci sia anche volontà di testare con i cittadini e le istituzioni un consistente ridimensionamento della presenza postale. Non mettiamo in discussione il giorno di ferie, ma vogliamo chiedere all'azienda spiegazioni".

I sindacati denunciano una difficoltà di relazioni con i vertici all’interno della più grande azienda di servizi del nostro Paese.
Forte è il richiamo del sindacato alle Istituzioni, alle Associazioni dei consumatori e ai politici, affinchè venga salvaguardato il patrimonio di un’azienda ancora pubblica e della qualità dei servizi erogati ai cittadini.








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Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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