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Piccola impresa nocciolo duro del sistema Italia. Bortolussi: o meno tasse o più servizi. Video
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- Pubblicato Sabato, 23 Novembre 2013 12:28
- Scritto da Tiziana Melloni, Maurizio Pertegato
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Pordenone - “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro... se ci sono le imprese” era il titolo dell'incontro tenutosi nella tarda serata del 21 novembre presso la sede Ascom-Confcommercio di Pordenone, con la partecipazione del vice presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Sergio Bolzonello e del segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Folto il pubblico di soci Ascom e di cittadini, nonostante l'orario ed il maltempo.
I vertici Ascom hanno lanciato l'appuntamento all'indomani della partecipazione – fatto senza precedenti – alla manifestazione di solidarietà per gli operai dell'Electrolux e dell'Ideal Standard.
Aldo Biscontin, responsabile mandamentale Ascom, ha ringraziato i soci per la partecipazione ed ha auspicato analoga sensibilità dei cittadini per le proteste della categoria, che vede chiusure a ripetizione di piccoli e medi esercizi, vera ossatura del Paese, come ha successivamente rimarcato Giuseppe Bortolussi.
Di stampo tecnico la prima relazione, illustrata dal direttore dell’Ascom-Confcommercio Massimo Giordano che ha parlato dell’indagine "L’altra faccia della crisi: i consumatori rispondono - la domanda degli esercizi commerciali al dettaglio nel territorio di Pordenone".
L'indagine – scaricabile in versione integrale dal sito dell'Ascom – si compone di un centinaio di tavole, derivanti da un'indagine campionaria su 700 famiglie della Provincia di Pordenone.
Oltre a rilevare il calo dei consumi in tutti i settori, dato che si percepisce anche semplicemente facendo una passeggiata in centro, l'analisi fa emergere un dato interessante per le aziende locali: i consumatori preferiscono fare la spesa nel supermercato di quartiere o al mercato rionale, e per gli acquisti non alimentari sono orientati al negozio specializzato di fiducia piuttosto che al centro commerciale.
Nel fare gli acquisti prevale il criterio della qualità, oltre che alla vicinanza a casa, il rapporto qualità/prezzo e – elemento fondamentale – la cortesia del negoziante.
A conclusione del suo intervento, Giordano ha fornito alcuni dati che fanno capire tutta la forza delle piccole e piccolissime imprese settore commerciale in Italia: oltre 4 milioni di aziende, che costituiscono il 94,8% delle aziende del settore, impiegano più di 16 milioni di addetti e producono valore aggiunto per 708 miliardi di euro.
Inarrestabile la valanga di dati ed informazioni fornita dal segretario della Cgia di Mestre Bortolussi, che nella sua relazione "La pressione fiscale: un ostacolo alla crescita delle piccole imprese" ha dato un'idea dell'ambiente decisamente ostile in cui si muovono le imprese italiane di piccola e media dimensione, tra costi di fisco, burocrazia ed energia, che sono i più alti d'Europa.
Qui la videointervista a Giuseppe Bortolussi:
Cuore dell'intervento, la “nota stonata” dell'informazione sulle tasse. Secondo l'opinione corrente, in Italia i servizi non funzionano e la spesa pubblica fa fatica a causa dell'evasione fiscale. Però – nota Bortolussi – la quantità di soldi delle tasse che entra nelle casse dello Stato è superiore a quella raccolta, ad esempio, dalla Germania o dalla Francia.
È vero quindi – sottolinea il segretario – che esiste il fenomeno dell'evasione, ma questo accade, seppure in misura minore, anche negli altri Paesi. Il problema è che pur con maggiori risorse, lo Stato italiano non riesce ad essere efficiente nella gestione dei soldi.
Le cause, secondo Bortolussi, sono da ricercare sia nella vasta diffusione della corruzione, ma anche nella scarsa capacità di utilizzare al meglio le risorse disponibili, a partire da quelle umane; senza dimenticare la presenza di un sindacato che – a parere di Bortolussi – si preoccupa più che altro di tutelare la inamovibilità dei lavoratori.
Il presidente dell'Ascom Alberto Marchiori, con un intervento dall'eloquente titolo "Non siamo più disposti a…", ha ripreso le argomentazioni di Bortolussi per manifestare il profondo malessere delle piccole imprese rispetto alla crisi, che a suo avviso riguarda il sistema Paese nel suo complesso: “non c'è volontà di cambiare – ha detto Marchiori – non sappiamo più cosa inventarci per manifestare contro questa situazione. Ne va della coesione sociale: le persone rubano cose da mangiare nei negozi, i nostri associati lo sanno bene”.
Le soluzioni, per Marchiori, si possono trovare anzitutto nella capacità delle categorie di fare gruppo: “Ognuno degli associati ha un ruolo importante. Noi siamo l'ossatura di questo Paese, capaci di fare innovazione nonostante le condizioni avverse”.
Altri nodi da affrontare sono quelli politici: l'eccessivo rigore dell'Europa va contrastato in modo più efficace da parte del Governo; occorre essere più presenti a Bruxelles e dare un maggiore supporto ai nostri europarlamentari. Anche altri Paesi si stanno “ribellando” alla rigidità dell'Ue sui conti, serve più forza per convincere il Nord Europa ad avere maggiore flessibilità.
Al vicepresidente Bolzonello il difficile compito delle conclusioni: “Sono reduce da una giornata al Ministero dello Sviluppo economico e da un viaggio Alitalia con ritardo – ha esordito – quindi ho vissuto in pieno la complessità di questo Stato. Il problema è che il nostro Paese non è competitivo, non solo nella parte pubblica”.
Bolzonello ha ricordato che “le associazioni hanno molto potere rispetto alla politica quando si siedono ad un tavolo di consultazione”. La classe politica, ha sottolineato, è solo una parte della classe dirigente del nostro Paese. Il nodo è nelle nostre modalità di lavoro”.
Ci sono ottime professionalità, sia nel settore pubblico che in quello privato; il punto è di farle lavorare nel modo giusto.
Sul Governo la valutazione di Bolzonello non è positiva: “è un continuo elidere le situazioni. Altri 18 mesi così e saremo all'asfissia. Servono riforme vere, altrimenti meglio che andiamo a votare”.
Al termine dell'incontro numerosi i capannelli di imprenditori che hanno commentato la serata. Tiziana Favero, operatrice turistica, dichiara: "noi piccole e medie imprese abbiamo bisogno di risposte concrete, immediate e coraggiose da parte del nostro governo. Finalizzate a ridurre la spesa pubblica anche liberalizzando i servizi che possono essere meglio offerti dal libero mercato, a ridurre le tasse con una riforma fiscale (madre di tutte le riforme), a ridurre le tasse sul lavoro (detassare da subito la tredicesima), a ridurre la burocrazia carica di adempimenti che strozzano le imprese. abbiamo bisogno di più libertà di fare impresa".
(Videointervista di Maurizio Pertegato; operatore video Renato Bianchini. Tutti i diritti riservati)
Approvata la legge elettorale dei Comuni. Due soli mandati per tutti i sindaci
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- Pubblicato Venerdì, 22 Novembre 2013 16:00
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Trieste - Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato il 22 novembre la nuova legge che che disciplina le elezioni comunali. Il testo è stato approvato con i voti della maggioranza di centrosinistra a sostegno della giunta guidata da Debora Serracchiani e con l'appoggio del Movimento 5 Stelle.
Il centrodestra (Pdl, Forza Italia, Misto) ha votato contro la legge, mentre la Lega Nord si è astenuta. Con la modifica legislativa non sarà più possibile che un sindaco si candidi al terzo mandato amministrativo.
La disposizione era già in vigore per i capoluoghi di provincia, e ora viene estesa a tutti i comuni. La legge limita anche a un solo giorno, la domenica, le operazioni di voto.
L'articolo 4 - limitazione a due del numero dei mandati dei sindaci - della legge che regola le elezioni comunali era stato approvato il 21 novembre con 24 voti a favore e 22 contrari.
In particolare, aveva votato a favore Enzo Marsili (Pd) che aveva espresso nei giorni scorsi parere contrario al limite di due mandati.
Prima delle operazioni di voto, Marsili aveva preso la parola annunciando che alla prima votazione avrebbe espresso un voto come da indicazione del suo partito, e cioè a favore.
Voto che di fatto ha salvato la maggioranza. Al contrario, Renzo Travanut (Pd) ha votato contro. All'interno del Pd, dunque, i voti a favore sui 24 sono stati 22 (Travanut ha votato contro e Bolzonello era assente).
Nel Partito Democratico "è prevalso il senso di responsabilità" ha affermato in un comunicato il capogruppo Cristiano Shaurli, il quale ha detto che le opinioni diverse sono state mediate all'interno del partito.
"Nella complessa analisi del testo del disegno di legge, ognuno di noi ha rinunciato a qualcosa nella convinzione che questo significhi far parte di un partito e di una maggioranza".
"Inoltre - conclude la nota - questa legge non riguarda solo il terzo mandato, ma è un testo unico che interviene in maniera organica".
Seconda rata IMU: eliminazione quasi sicura, si cercano risorse. Pagherà l'impresa?
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- Pubblicato Giovedì, 21 Novembre 2013 10:21
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Roma - Si dà quasi per certa l’eliminazione della seconda rata dell’Imu, ma non sono così sicure le risorse che andranno a coprire il mancato gettito. Il decreto che abolisce la seconda rata dell’Imu approda il 21 novembre in Consiglio dei Ministri.
Mancano poche ore all’approvazione ministeriale ma il Tesoro sta ancora definendo le coperture che dovrebbero arrivare, salvo sorprese, dall’aumento degli acconti Ires e Irap per banche e assicurazioni - oltre il 120%.
Il Governo potrebbe trovare risorse anche dall’aumento degli acconti Ires e Irap delle imprese, come previsto dalla clausola di salvaguardia inserita nel decreto legge di fine agosto che ha abolito la prima rata dell’Imu e che prevedeva anche l’aumento delle accise sui carburanti.
Resta in piedi, almeno per il momento, l’ipotesi di far pagare l’imposta su terreni agricoli e fabbricati rurali anche se continua il pressing del nuovo centrodestra e Forza Italia che chiedono di non far pagare anche il comparto agricolo, operazione che porterebbe il costo della misura da 2 a 2,4 miliardi. Il Tesoro sembra però orientato a escludere dal pagamento solo abitazioni principali e case popolari.
Altro nodo da sciogliere è quello del gettito da restituire ai Comuni. I sindaci chiedono di avere tutto il mancato gettito, comprese le maggiori aliquote già deliberate per l’anno in corso: la differenza sarebbe di circa 500 milioni.
(fonte: Associazione Artigiani e Piccola Impresa CGIA Mestre)
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