Economia
Confindustria, il punto su Trieste. Servono risposte di politica industriale
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- Pubblicato Venerdì, 04 Luglio 2014 17:29
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Trieste - Un punto sulla situazione industriale ed economica della provincia di Trieste e sullo stato dell'Associazione. Questi i temi al centro dell'intervento di Sergio Razeto, Presidente di Confindustria Trieste, all'Assemblea Interna svoltasi oggi nella sede di Palazzo Ralli.
Come già ribadito più volte da Confindustria Trieste, il territorio necessita urgentemente di un rafforzamento del settore manifatturiero, che attualmente incide solo per il 10% sul PIL locale. Servono risposte di politica industriale che rendano il territorio più competitivo, attraggano nuovi insediamenti, salvaguardino e facciano crescere le imprese attualmente presenti, tutelino le persone occupate e agevolino quelle in cerca di occupazione.
Ci sono comunque già dei segnali positivi. In primo luogo l'interesse di Arvedi per la Ferriera di Servola e il lavoro di squadra tra l'Amministrazione regionale, le Istituzioni locali e le parti sociali per arrivare al coinvolgimento dei Ministeri competenti e alla sottoscrizione di un Accordo di Programma in cui si riconosce che Trieste è afflitta da una crisi industriale complessa. Secondariamente l'intenzione della Regione FVG di semplificare e accorpare da 10 a 5 gli attuali Enti e Consorzi Industriali. Inoltre il documento regionale per lo sviluppo industriale Rilancimpresa, che recepisce numerose istanze espresse dalla nostra Associazione alla Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani nel corso delle sue due viste nella nostra sede, con interventi di sostegno alle PMI e alle specializzazioni manifatturiere, di assistenza alla nascita di start up innovative, di adozione di misure fiscali per attrarre nuovi investimenti, e di semplificazione normativa.
Nel corso degli incontri con la Presidente Serracchiani, l'Associazione ha inoltre proposto alla Regione l'avvio di due progetti di filiera: lo sviluppo di un distretto biomed/biotech per rafforzare una rete tra aziende afferenti alla Biomedicina Molecolare e la costituzione di un distretto dell'industria dell'off-shore. Due iniziative per la crescita dimensionale delle realtà già preseti sul territorio e l'attrazione di nuovi investimenti.
Il Presidente Razeto ha inoltre ricordato come per sostenere la crescita del territorio sia fondamentale definire strategie per un uso più efficiente dei fondi strutturali europei e favorire rapporti più stretti tra Imprese e Enti di Ricerca. Gli Enti sono una presenza preziosa per il territorio con cui sono già in atto molte interazioni positive. La collaborazione potrebbe essere ancora più proficua se, come recentemente dichiarato dal Vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Sergio Bolzonello, venisse individuato un unico soggetto coordinatore per mappare le eccellenze presenti, ascoltare le richieste provenienti dal sistema delle imprese e suggerire politiche di indirizzo.
Un'altra questione cruciale è quella del SIN, per cui Confindustria Trieste sta lavorando direttamente con il Ministero dell'Ambiente per superare un'interpretazione troppo restrittiva di una norma successiva all'Accordo di Programma del 2012, che produrrebbe un aggravio di costi e un allungamento dei tempi per l'effettuazione dei test sui terreni.
È stato poi ribadito che lo sviluppo dello scalo marittimo di Trieste è un asset imprescindibile per la crescita del territorio, soprattutto in un momento in cui crescono i traffici di oli minerali, ma anche di container e dei Ro-Ro. In quest'ottica è quindi fondamentale potenziare l'attuale rete ferroviaria, fare in modo che il corridoio Adriatico – Baltico abbia un collegamento ferroviario con il porto di Trieste, e proseguire nel lavoro tra Associazione, Autorità Portuale e Agenzia delle Dogane per affrontare la concorrenza dello scalo di Capodistria. Anche l'istituzione di un'unica Autorità Portuale Regionale sarebbe un passo opportuno, al contrario della creazione delle cosiddette “Autorità portuali logistiche” che invece complicherebbero ulteriormente il quadro. Nell'ipotesi di abbinare i porti di Venezia e Trieste, infatti, lo scalo giuliano ha tutte le caratteristiche per svolgere un ruolo primario data la migliore collocazione geografica, i fondali naturali più profondi, le infrastrutture già disponibili e quelle nuove previste dal PRG, i costi di ammodernamento nettamente inferiori, nonché i rapporti già consolidati con le aree più dinamiche del Centro Est Europa.
Per quanto concerne il Porto Vecchio, o si hanno investitori interessati a sviluppare attività coerenti con il regime di Punto Franco, oppure vanno fatte scelte che svincolino la zona e ne permettano la fruizione alla città e ad altre attività, in concerto tra tutte le Istituzioni locali.
Per agevolare la crescita delle imprese va poi contrastata la carenza di credito – e per questo motivo Confindustria Trieste ha recente siglato due Accordi, uno con Cassa di Risparmio FVG per il finanziamento delle esigenze legate alle scadenze di fine semestre e delle altre esigenze di liquidità a breve, il secondo con Antonveneta per il sostegno a progetti di investimento attraverso finanziamenti a lungo termine – anche con strumenti alternativi al credito bancario, come i mini-bond, il rafforzamento degli strumenti di garanzia e lo sviluppo di strumenti finanziario-assicurativi per le imprese che esportano e realizzano investimenti all'estero. Per alleviare le tensioni finanziarie, vanno inoltre riformati i rapporti con le pubbliche amministrazioni, per assicurare il rispetto dei termini di pagamento previsti dalla direttiva Late Payment.
Infine, per quanto riguarda direttamente l'Associazione, sta proseguendo il percorso per l'unificazione tra le due territoriali di Trieste e Gorizia. Un progetto che anticipa la riforma nazionale di razionalizzazione promossa dal Presidente di Confindustria Squinzi e dal Gruppo di lavoro coordinato da Pesenti e che sosteniamo con convinzione, perché permetterà di accrescere, sia in ambito regionale sia nazionale, la rappresentanza delle imprese di Trieste e di Gorizia; di rafforzare la capacità di incidere sulle scelte di sviluppo che interessano il territorio; di offrire maggiore specializzazione ed efficienza dei servizi del sistema confindustriale, valorizzando le sinergie rese possibili dall'integrazione; e di avviare economie di scala volte a contribuire a una riduzione dei costi associativi per le imprese.
Confindustria è convinta che più uniti e più forti saremo in grado di essere sempre più la casa degli imprenditori - grandi, medi e piccoli – e potremo proporre e sostenere ancora meglio la nostra visione di sviluppo e i nostri valori di operosità e imprenditorialità.
Indagine congiunturale Unioncamere FVG: ottimisti i viticoltori, ma l'occupazione cala ancora
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- Pubblicato Venerdì, 04 Luglio 2014 15:12
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Gorizia - È stata presentata il 3 luglio nel capoluogo isontino la VII indagine congiunturale di Unioncamere del Friuli Venezia Giulia. I risultati indicano qualche segnale di ripresa per l’economia della regione. In particolare, è l’industria manifatturiera a guidare l'area positiva, con un aumento della produzione nell’industria (+2,6%), ed anche il settore vitivinicolo (+3,3%).
Restano invece negativi il commercio (pur se di poco, -0,5%), l’edilizia (-6,4%) e i servizi dell’ospitalità (-1,53%). La performance positiva dell’industria è confermata sia a Udine (+3,9% la produzione le 1° trimestre 2014) sia a Pordenone (+4%).
Sono questi, in sintesi, gli esiti dell’indagine congiunturale Unioncamere Fvg, presentata presso la Camera di Commercio di Gorizia dal presidente Giovanni Da Pozzo assieme ai presidenti delle Camere provinciali Gianluca Madriz (Go), Giovanni Pavan (Pn) e Antonio Paoletti (Ts).
Con loro, anche Nicola Ianuale, presidente di Questlab, la società incaricata di elaborare l’indagine, che ha riguardato come sempre un campione di circa 1.500 imprese di tutta la regione, nei settori indicati, analizzando i risultati dell’attività d’impresa nel primo trimestre 2014 e le aspettative per il secondo.
Tali attese si stanno spostando verso un atteggiamento di cauto ottimismo, pur con differenze sostanziali tra settore e settore: nel vitivinicolo, nei servizi all’ospitalità e nella manifattura prevalgono gli imprenditori con aspettative positive (di fatturato e vendite in aumento), viceversa nelle costruzioni e nel commercio le attese sono ancora pessimistiche.
I principali segnali positivi si legge in particolare dall’andamento congiunturale delle esportazioni. Nel primo trimestre 2014 il valore dell’export del Friuli Venezia Giulia è stato pari a 2.630 milioni di euro e sono in deciso aumento (+7,25%) rispetto allo stesso periodo del 2013. Le importazioni ammontano a 1.512 milioni di euro e sono calate del 7,15%%.
Il saldo commerciale è positivo per 1.118 milioni di euro. L’andamento congiunturale (cioè rispetto al trimestre precedente) delle esportazioni nel Fvg risulta dunque positivo da tre trimestri, e in particolare, nel primo trimestre 2014, sono sia per Udine e per Pordenone a registrare le variazioni migliori, rispettivamente con un +10% e un +6,7% in termini tendenziali (ossia rispetto allo stesso periodo del 2013).
Si registra dunque, finalmente, l’allineamento del Fvg alle economie del Nord Est: anzi, l’export della regione cresce in misura più forte rispetto al Veneto (+2,7% che però era partito prima) e al Trentino Alto Adige (+3,18%) .
Altre considerazioni importanti riguardano l’occupazione: nel primo trimestre 2014 in il Fvg le forze lavoro sono rimaste pressoché stabili (un lievissimo aumento del +0,6%), ma il tasso di disoccupazione regionale è salito all’8,7%. Il progetto Excelsior sulle previsioni occupazionali delle imprese del Fvg prevede, nel 2014, un saldo negativo di 3.450 unità: a fronte di circa 17mila assunzioni fanno riscontro 20mila e 500 uscite.
Infine, il rapporto imprese-credito: nel Friuli Venezia Giulia sono ancora in flessione i prestiti bancari alle imprese. Nei primi mesi del 2014 la contrazione dei finanziamenti è proseguita: -6,3% per le imprese e -0,71% per le famiglie.
Alle aziende che hanno partecipato all’indagine congiunturale, nei settori del manifatturiero e vitivinicolo, è stato somministrata una sezione tematica sul commercio estero e attività d'internazionalizzazione in genere. L’attività principale svolta nei rapporti con il mercato estero dell’imprese è l’esportazione dei propri prodotti, sia per il manifatturiero che per il vitivinicolo.
Le aree destinazione delle attività con l’estero comprendono, per il vitivinicolo, il Nord America, l’Ue e l’Asia. Per il manifatturiero Nord e Sud America, Paesi extra Ue e infine Ue; il Nord America è uno dei maggiori mercati di vendita dei vini del Fvg.
Le aree geografiche interessate dal manifatturiero sono sia mercati che piattaforme dei processi d’integrazione o delocalizzazione produttiva. Alla domanda se si adotta una strategia di internazionalizzazione, per entrambi settori, oltre l’85% dichiara di non avere una strategia e l’83% non utilizza i servizi predisposti da enti per accompagnare le imprese nelle loro attività d’internazionalizzazione.
Circa il 58% ritiene importante la costituzione di reti d’impresa per essere più efficaci all’estero. Perché l’offerta in rete permette di ottenere i seguenti vantaggi: economie, ampliamento della gamma di offerta e rende più competitive le aziende all’interno della rete.
Per il manifatturiero i servizi di cui si necessita maggiormente a supporto dell’attività d’internazionalizzazione sono: incontri con esperti, bilaterali e ricerche di mercato. Le imprese del vitivinicolo chiedono soprattutto maggior assistenza finanziaria ai processi d’internazionalizzazione.
Interporto Pordenone progetta nuove vie di traffico con Ungheria ed Ucraina
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- Pubblicato Venerdì, 27 Giugno 2014 15:29
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Pordenone - Pordenone - Le condizioni per iniziare il business ci sono, così come anche l'interesse degli operatori nel dare avvio al traffico ferroviario da e per l'Ucraina e l'Ungheria. Pertanto non si dovrà attendere molto per veder partire il primo treno da Pordenone con destinazione il polo logistico di Chop e il porto Fluviale di Cespel sul Danubio.
Ne è convinto il presidente di Interporto Centro Ingrosso Giuseppe Bortolussi, che il 27 giugno, al rientro dalla missione che lo ha visto impegnato inuna serie di appuntamenti istituzionali in Ungheria e Ucraina, ha rilasciato una nota sugli esiti degli incontri.
La trasferta è servita per verificare le condizioni di operatività con due grandi poli logistici dell'est Europa, zona del mondo sulla quale sta volgendo lo sguardo il centro intermodale della Destra Tagliamento.
Della delegazione facevano parte anche i tecnici di Interporto, Paolo Perin in rappresentanza di Finest, il presidente di Istiee Giacomo Borruso, esperto tra l'altro di economia dei trasporti nonché lo spedizioniere Alessandro Formaro.
Il primo incontro si è svolto presso il porto fluviale di Budapest, il più grande dell'Ungheria, che per attività si avvicina molto a quello di Trieste. Rilevante il traffico della struttura, che conta sulla movimentazione di 160 mila Teu l'anno, l'attracco di 1500 navi e l'arrivo di 20 mila treni grazie alle 2 rampe ro-ro e i 20 chilometri di binari presenti all'interno dell'area stessa.
Ed è stato proprio il collegamento ferroviario tra Budapest e Pordenone l'argomento al centro dell'incontro con il responsabile del settore, Marjan Miklos; il porto fluviale in questo momento incontrap roblemi per la navigabilità del Danubio verso il centro Europa e quindi la tratta su binario risulterebbe una valida alternativa per collegare la capitale ungherese e il Nordest.
“Perciò – spiega il presidente di Interporto Giuseppe Bortolussi – siamo pronti a fare, da subito, la nostra parte. La movimentazione di merci attraverso vagoni ci permette di arrivare nel cuore dell'Europa scavalcando gli attuali vincoli doganali di frontiera nei singoli Paesi e riducendo il percorso che devono compiere le merci”.
Discorso simile anche nella seconda tappa della missione a Chop in Ucraina. La cittadina, apochi chilometri dalla frontiera con l'Ungheria, ma anche a breve distanza da quella con la Slovacchia e la Romania, rappresenta la porta di accesso verso i Paesi dell'ex blocco sovietico e punto di scambio dello scartamento ridotto.
“Con la ditta Pacobo e i trazionisti Tibor e LevanteKardos, che erano venuti da noi qualche mese fa per vedere l'Interporto di Pordenone – spiega il presidente Bortolussi – abbiamo affrontato il tema delle autostrade viaggianti. Il Ro-La permetterebbe ad entrambi di superare gli enormi colli di bottiglia rappresentati dalle frontiere nel viaggio delle merci su camion da e verso l'Italia".
"L'utilizzo della ferrovia consentirebbe quindi una prima risposta immediata alle esigenze degli autotrasportatori, velocizzando le consegne. C'è già un pacchetto di nostri e loro imprenditori che si sono dichiarati disponibili ad avviare interscambi con queste zone del mondo. Con un consulente locale stiamo mettendo a punto gli aspetti doganali, quelli di trazione ferroviaria ed handling, dopodiché siamo pronti per partire. Credo – conclude Bortolussi – che entro la fine dell'anno apriremo un nuovo corridoioverso l'Est, con interessanti risvolti legati anche all'occupazione”.
Ma c'è anche un altro aspetto non prettamente economico che potrebbe facilitare gli interscambi tra Pordenone e Chop. “Il presidente Blàszlò Brenzovics della Regione Transcarpazia in cui ha sede l'Interporto – spiega Bortolussi – si è dichiarato molto interessato ad avviare dei corsi di lingua italiana nella sua giurisdizione, chiedendoci un supporto. Noi ci stiamo adoperando per soddisfare questa richiesta attraverso alcuni progetti europei; siamo certi che la cultura possa rappresentare un ottimo veicolo per aprire le porte agli interscambi economici”.
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