Piccolipalchi fa tappa a Pontebba con “Storia di un bambino e di un pinguino”
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- Pubblicato Venerdì, 25 Novembre 2016 17:35
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Pontebba - Piccolipalchi fa tappa a Pontebba. Domenica 27 novembre la rassegna teatrale per le famiglie organizzata dall’ERT, in collaborazione con l’amministrazione comunale e con il sostegno della Fondazione CRUP, porterà al Teatro Italia alle ore 17 lo spettacolo per i bambini dai 3 anni in su “Storia di un bambino e di un pinguino” della compagnia Teatro Telaio di Brescia.
In un susseguirsi di momenti poetici e gag di tipo clownesco, lo spettacolo racconta l’incontro di due mondi e la nascita di un’amicizia che supera la difficoltà di comunicare e comprendere chi è altro da noi.
Un bambino trova un pinguino davanti alla porta di casa. Il pinguino sembra molto triste e così il bambino decide di trovare il modo di riportarlo a casa, costruisce una barca e affronta con lui il lungo viaggio verso il Polo Sud. Ma se non fosse quello di tornare a casa il suo primo desiderio?
L’appuntamento sarà arricchito dall’attività collaterale del Filobus n° 75: un pullman molto speciale, come il Filobus del celebre racconto di Rodari, accompagnerà i bambini e i loro genitori in un viaggio tra fantasia e realtà che li condurrà a teatro. Il Filobus partirà da Bordano alle 14.45 (Biblioteca comunale) per fare tappa a Moggio Udinese (ore 15.20 circa Biblioteca comunale) prima di raggiungere Pontebba.Nel corso del viaggio gli operatori coinvolgeranno i bambini con narrazioni e animazioni ispirate al silent book La gara delle coccinelle di Amy Nielander.
Il Filobus n° 75 accompagna il pubblico di adulti e bambini in un percorso guidato incentrato sulla relazione e l’ascolto, che dilata il tempo dell’esperienza teatrale oltre la durata dello spettacolo. L’attività è curata dall’Associazione culturale 0432 nell’ambito della collaborazione tra l’Ente Regionale Teatrale e Crescere Leggendo, il progetto integrato di promozione della lettura coordinato dalla cooperativa Damatrà.
Il prezzo del singolo biglietto è di 6 euro, sono previste agevolazioni per famiglie, insegnanti e abbonati alle stagioni di prosa del Circuito ERT. L’attività del Filobus n° 75 è gratuita ma è necessaria la prenotazione contattando l’ERT allo 0432.224214 o all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Giunta alla 11ima edizione, la rassegna Piccolipalchi si è consolidata come un importante intervento di politica culturale per l’infanzia e di radicato servizio al territorio, raccogliendo attorno a sé una rete di soggetti che condividono lo spirito del progetto. Il cartellone 2016/2017 conta complessivamente 22 appuntamenti in 10 Comuni della regione. Per ulteriori informazioni visitare la sezione dedicata del sito www.ertfvg.it o chiamare lo 0432.224211.
Con noi Marcela Serli per raccontarci “Variabili umane” vincitore del Premio Dante Cappelletti in scena al Teatro Miela
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Venerdì, 25 Novembre 2016 13:51
- Scritto da serenella dorigo
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Trieste – S/paesati, eventi sul tema delle migrazioni, fa touché di nuovo e porta in scena, domasabato 26 novembre alle ore 21.00 lo spettacolo “Variabili umane” con la Compagnia Teatrale Atopos, idea di Irene Serini, progetto e regia di Marcela Serli.
In scena Gabriele Dario Belli, Cesare Benedetti, Noemi Bresciani, Alessio Calciolari, Nicole de Leo, Arianna Forzani, Antonia Monopoli, Stefania Pecchini, Marta Pizzigallo, Gaia Saitta, Marcela Serli, Christian Zecca. Video art di Maddalena Fragnito, ricerca musicale di Francesca Dal Cero, consulenza ai costumi di Giada Masi, progetto grafico di Christian Tubito.
Vincitore del premio Dante Cappelletti “Variabili Umane” porta in scena uomini che non sono (sempre) uomini, donne che non sono (sempre) donne, un insieme di variabili umane che vagano in una terra di confine senza riconoscibilità. Spesso erroneamnete considerati gli esclusi.
Questa è la storia di un popolo offeso e della sua rivincita. Come una tragedia greca, canteranno la loro storia e la loro visione di felicità. Questa è anche la storia di una scoperta rivoluzionaria: siamo esseri intersessuali, siamo fatti di madre e padre.
Ci saranno in scena, quindici persone con diverse identità di genere e diversi orientamenti. Donne, uomini e persone transgender che hanno affrontato o stanno affrontando una transizione verso il maschile, il femminile o un genere non definite. Parlano, danzano, cantano la propria diversità, il proprio sguardo sulla società, sugli altri, su di sé. Insomma, solo storie vere.
Abbiamo dialogato con la regista Marcela Serli indagando la genesi e le motivazioni che l’hanno spinta a realizzare “Variabili Umane”.
Hai partorito uno spettacolo dalla carica emotiva potente, comè nasce ?
In questo spettacolo ho coinvolto gli attori che fanno parte della nostra Compagnia Teatrale Atopos coinvolgendo quelli che creavano più feeling con me e fra di loro. Inoltre ho coinvolto Francesca Dal Cero, regista radiofonica di Rai 2 , un’esperta di musica e la video art Maddalena Fragnito, che lavora soprattutto sulla ricerca dei termini lessicali, una sorta di spioncino dalla quale guardare il mondo. C’è anche Mario Mieli, un filosofo transgender al quale noi come compagnia ci ispiriamo. Ci tengo a dire che questo spettacolo “Variabili umane” si rivolge e parla a tutti.
Ogni volta che realizzi un progetto ti ci ficchi dentro anima, corpo e cervello. Il gioco di squadra però è molto pregnante in questo più di altri? Ci racconti.
Questo spettacolo è il primo di altri sei. Ognuno di questi spettacoli ironici e comici raccontano sfumature e sfacettature diverse dell’essere umano, che personalmente indago costantemente. Solo facendo squadra ci si può esprimere al meglio in un messaggio che abbia una ricaduta universale.
S’impara sempre da tutti da tutto. Qui cosa vuoi che ci resti addosso?
Più che lasciare qualcosa adosso vorrei svuotasse, svuotasse tutti di tutti quei pregiudizi che ci si porta dentro e dietro. Ha svuotato anche me, è uno spettacolo catartico. Manifesta la sua apoteosi liberatoria e redentiva nella scena finale, ma non diciamo altro, altrimenti sveliamo troppo.
Parole chiave che vorresti risuonassero come un imprimatur per chi lo vede?
Ci sono due domande che vorrei restassero impresse nella memoria epidermica: la prima “Cosa devo fare per farmi amare?” Tra l’altro domanda sotto testo che corre in tutto lo spettacolo, cioè esattamente Cosa devo fare per farmi amare? E l’altra: “A chi serve la propria identità realmente? Domande di senso ricorrenti in tutti noi.
Con questo spettacolo avete vinto un premio… cosa ci dici?
Abbiamo vinto il premio Dante Cappelletti ed è per noi motivo d’orgoglio perchè è stato un riconoscimento, un valore a queste persone che spesso vengono denigrade. Offrire uno spazio di bellezza e di comprensione per tutti e a tutti, anche a chi lo vede.
La regista ci racconta inoltre “Ho proposto uno spazio vuoto, tutti in piedi, con l’instabilità che da un non luogo. Di volta in volta ho creato situazioni dove le variabili potessero muoversi e ritrovarsi e perdersi. Una struttura che segnala una esposizione diretta senza orpelli, un lavoro su di sé e su un altro da sé. Perché non si può definire qualcosa se non si definisce anche il suo "contrario. Ho deciso di lavorare sui mostri, sugli zombie: questo desiderio ha maturato in me un'idea precisa di regia. Lavorando sulla deformazione in tante forme sono arrivata ad usare questo concetto nella messa in scena stessa. La deformazione della realtà. Senza aver paura di deformarsi per arrivare al caos.
Ognuna delle persone coinvolte in questo progetto ne è parte fondante, lavora con me a scoprirsi, a nascondersi, a rivedersi. Molti di loro non sono attori né danzatori professionisti, ma sono professionisti nel loro lavoro, consulenti aziendali, medici, ispettori di polizia, sposati, genitori, una ex prostituta oggi consulente per una onlus, e gli altri, artisti vari. Tutti insieme lavoriamo sulle nostre paure, chiedendoci da dove veniamo e dove vogliamo andare, sui nostri desideri. Tutti insieme facciamo un percorso costantemente in via di definizione, come le persone in transizione. Uno spettacolo professionale, con professionisti della vita, della lotta per la vita.”
Oganizzazione: Associazione "Spaesati" in collaborazione con Bonawentura e Arcigay Arcobaleno Trieste e Gorizia
Ingresso € 10,00. Prevendita c/o biglietteria del teatro tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00. HYPERLINK "http://www.vivaticket.it" \t "_blank" www.vivaticket.it
Galiena e Decaro in ”Diamoci del tu” al Bobbio
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- Pubblicato Giovedì, 24 Novembre 2016 21:20
- Scritto da Serenella Dorigo
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Trieste - Appuntamento con “Diamoci del tu” alla Contrada, dal 25 al 28 novembre, insieme a Anna Galiena e Enzo Decaro, noti attori che si dividono tra cinema e tv, senza dimenticare il loro primo amore: il teatro.
In scena alle 20.30 la trama del canadese Foster: una convivenza inconsueta e due solitudini. Un uomo e una donna insieme da anni sotto lo stesso tetto, senza dividere affetti e intimità.
Diamoci del tu è una commedia del 2012 del pluripremiato drammaturgo canadese Norm Foster e racconta un'inusuale convivenza di un uomo e una donna che, pur vivendo sotto lo stesso tetto, non condividono né affetti né intimità. Anna Galiena è la domestica Lucy Hopperstaad mentre Enzo De Caro è lo scrittore David Kilbride.
I personaggi in questione non sono una coppia ma una domestica e il suo datore di lavoro, un romanziere famoso completamente preso da se stesso. Sorprendentemente all'improvviso l'uomo comincia ad interessarsi alla vita di lei, come se volesse recuperare il tempo perduto o avesse semplicemente tempo da perdere, di lei invece a sorprendere è il linguaggio ironico, colto e beffardo. Dopo decenni di sterili "buongiorno" e "buonasera", di incombenze e comandi quotidiani, a scatenarsi sarà un serratissimo dialogo che incuriosirà il pubblico in sala. La casa del protagonista, elegante, fredda e formale sarà la scena in cui il detto e il non detto tesseranno un'avvincente trama.
In Diamoci del tu Anna Galiena e Enzo Decaro si mettono in gioco con sensibilità e intelligenza, guidati da una regia che si concentra nel costruire un rapporto in cui progressivamente l'uno dei due protagonisti vivrà sempre più nel respiro dell'altro e viceversa. Lui, in crisi di identità e creatività, improvvisamente, dopo trent’anni anni di soli “buongiorno” e “buonasera”, si interessa a lei, una donna apparentemente estranea al suo mondo.
Una comunicazione verbale che appare in una situazione dove prima non c’era. Un serrato dialogo dal ritmo incalzante, in cui lei sta al gioco, tiene testa allo scrittore e si svela, attraverso un linguaggio ironico, colto e beffardo, una donna intelligente.
Ma nel testo c’è anche la scoperta dell’ascolto: tematica più che mai attuale. Tutto è giocato utilizzando la chiave della leggerezza e dei sentimenti in un copione che fa ridere, piangere, emozionare e arriva dritto al pubblico grazie allo humour, alla sua godibilità e uno sguardo penetrante sulle avversità della vita.
Il luogo è la casa di lui. Un mondo di ricchezza elegante, fredda, formale, da casa di prestigio ma senza anima. L’anima, il calore ce li regalano le sottili tessiture di sguardi e svelamenti, di bisogni non dichiarati. Una partitura preziosa per due attori che si mettono in gioco con sensibilità e intelligenza, dove la regia si concentra nel costruire un rapporto in cui progressivamente l’uno vive nel respiro dell’altro. Enzo Decaro ed Anna Galiena, brillanti e vivacissimi, sono diretti con essenzialità, leggerezza ed estrema ironia da Emanuela Giordano.
Spettacolo blu in scena fino al 28 novembre, parcheggio gratuito alla Coop Alleanza 3 in Via della Tesa. Biglietti al Teatro Orazio Bobbio dalle 8.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 19. TicketPoint in Corso Italia 6/c.
Informazioni: 040 948471 - 040.390613; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.contrada.it.
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