Con noi Marcela Serli per raccontarci “Variabili umane” vincitore del Premio Dante Cappelletti in scena al Teatro Miela
- Dettagli
- Categoria: Teatro
- Pubblicato Venerdì, 25 Novembre 2016 13:51
- Scritto da serenella dorigo
- Visite: 1011
Trieste – S/paesati, eventi sul tema delle migrazioni, fa touché di nuovo e porta in scena, domasabato 26 novembre alle ore 21.00 lo spettacolo “Variabili umane” con la Compagnia Teatrale Atopos, idea di Irene Serini, progetto e regia di Marcela Serli.
In scena Gabriele Dario Belli, Cesare Benedetti, Noemi Bresciani, Alessio Calciolari, Nicole de Leo, Arianna Forzani, Antonia Monopoli, Stefania Pecchini, Marta Pizzigallo, Gaia Saitta, Marcela Serli, Christian Zecca. Video art di Maddalena Fragnito, ricerca musicale di Francesca Dal Cero, consulenza ai costumi di Giada Masi, progetto grafico di Christian Tubito.
Vincitore del premio Dante Cappelletti “Variabili Umane” porta in scena uomini che non sono (sempre) uomini, donne che non sono (sempre) donne, un insieme di variabili umane che vagano in una terra di confine senza riconoscibilità. Spesso erroneamnete considerati gli esclusi.
Questa è la storia di un popolo offeso e della sua rivincita. Come una tragedia greca, canteranno la loro storia e la loro visione di felicità. Questa è anche la storia di una scoperta rivoluzionaria: siamo esseri intersessuali, siamo fatti di madre e padre.
Ci saranno in scena, quindici persone con diverse identità di genere e diversi orientamenti. Donne, uomini e persone transgender che hanno affrontato o stanno affrontando una transizione verso il maschile, il femminile o un genere non definite. Parlano, danzano, cantano la propria diversità, il proprio sguardo sulla società, sugli altri, su di sé. Insomma, solo storie vere.
Abbiamo dialogato con la regista Marcela Serli indagando la genesi e le motivazioni che l’hanno spinta a realizzare “Variabili Umane”.
Hai partorito uno spettacolo dalla carica emotiva potente, comè nasce ?
In questo spettacolo ho coinvolto gli attori che fanno parte della nostra Compagnia Teatrale Atopos coinvolgendo quelli che creavano più feeling con me e fra di loro. Inoltre ho coinvolto Francesca Dal Cero, regista radiofonica di Rai 2 , un’esperta di musica e la video art Maddalena Fragnito, che lavora soprattutto sulla ricerca dei termini lessicali, una sorta di spioncino dalla quale guardare il mondo. C’è anche Mario Mieli, un filosofo transgender al quale noi come compagnia ci ispiriamo. Ci tengo a dire che questo spettacolo “Variabili umane” si rivolge e parla a tutti.
Ogni volta che realizzi un progetto ti ci ficchi dentro anima, corpo e cervello. Il gioco di squadra però è molto pregnante in questo più di altri? Ci racconti.
Questo spettacolo è il primo di altri sei. Ognuno di questi spettacoli ironici e comici raccontano sfumature e sfacettature diverse dell’essere umano, che personalmente indago costantemente. Solo facendo squadra ci si può esprimere al meglio in un messaggio che abbia una ricaduta universale.
S’impara sempre da tutti da tutto. Qui cosa vuoi che ci resti addosso?
Più che lasciare qualcosa adosso vorrei svuotasse, svuotasse tutti di tutti quei pregiudizi che ci si porta dentro e dietro. Ha svuotato anche me, è uno spettacolo catartico. Manifesta la sua apoteosi liberatoria e redentiva nella scena finale, ma non diciamo altro, altrimenti sveliamo troppo.
Parole chiave che vorresti risuonassero come un imprimatur per chi lo vede?
Ci sono due domande che vorrei restassero impresse nella memoria epidermica: la prima “Cosa devo fare per farmi amare?” Tra l’altro domanda sotto testo che corre in tutto lo spettacolo, cioè esattamente Cosa devo fare per farmi amare? E l’altra: “A chi serve la propria identità realmente? Domande di senso ricorrenti in tutti noi.
Con questo spettacolo avete vinto un premio… cosa ci dici?
Abbiamo vinto il premio Dante Cappelletti ed è per noi motivo d’orgoglio perchè è stato un riconoscimento, un valore a queste persone che spesso vengono denigrade. Offrire uno spazio di bellezza e di comprensione per tutti e a tutti, anche a chi lo vede.
La regista ci racconta inoltre “Ho proposto uno spazio vuoto, tutti in piedi, con l’instabilità che da un non luogo. Di volta in volta ho creato situazioni dove le variabili potessero muoversi e ritrovarsi e perdersi. Una struttura che segnala una esposizione diretta senza orpelli, un lavoro su di sé e su un altro da sé. Perché non si può definire qualcosa se non si definisce anche il suo "contrario. Ho deciso di lavorare sui mostri, sugli zombie: questo desiderio ha maturato in me un'idea precisa di regia. Lavorando sulla deformazione in tante forme sono arrivata ad usare questo concetto nella messa in scena stessa. La deformazione della realtà. Senza aver paura di deformarsi per arrivare al caos.
Ognuna delle persone coinvolte in questo progetto ne è parte fondante, lavora con me a scoprirsi, a nascondersi, a rivedersi. Molti di loro non sono attori né danzatori professionisti, ma sono professionisti nel loro lavoro, consulenti aziendali, medici, ispettori di polizia, sposati, genitori, una ex prostituta oggi consulente per una onlus, e gli altri, artisti vari. Tutti insieme lavoriamo sulle nostre paure, chiedendoci da dove veniamo e dove vogliamo andare, sui nostri desideri. Tutti insieme facciamo un percorso costantemente in via di definizione, come le persone in transizione. Uno spettacolo professionale, con professionisti della vita, della lotta per la vita.”
Oganizzazione: Associazione "Spaesati" in collaborazione con Bonawentura e Arcigay Arcobaleno Trieste e Gorizia
Ingresso € 10,00. Prevendita c/o biglietteria del teatro tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00. HYPERLINK "http://www.vivaticket.it" \t "_blank" www.vivaticket.it