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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Musica, piroette ed ironia per festeggiare in leggerezza. A Trieste “Natale in Danza”

Musica, piroette ed ironia per festeggiare in leggerezza. A Trieste “Natale in Danza”

Trieste - “Aspettavamo che la profezia dei Maya si avverasse, e quindi non ci siamo preparati!”. La quarta edizione di “Natale in danza” andata in scena domenica 23 alla Sala Tripcovich di Trieste si apre all’insegna del gioco e dello scherzo e introduce un’ora e mezza di spettacolo fresco e divertente, messo in scena con la serietà e l’autoironia che sono gli ingredienti necessari ad ogni rassegna di discipline amatoriali.

Presenta la serata il direttore di ArteffettoDanza, Corrado Canulli, bravo e simpatico nel dichiarare, sdrammatizzando, il clima di attesa dell’evento natalizio e i piccoli inconvenienti che rendono imprevedibile ogni grande manifestazione.

Allieve e allievi di tutte le età delle migliori scuole di danza del territorio triestino (Muggia 80, scuola di danza Lucia Pecorari, il Salice Verde, Centro Studi Coselli, Toc Toc, Danza Di.e.Ci., Il Ventaglio) sono state riunite da ArteffettoDanza in un felice consorzio festivo per dare vita ad una serata di intrattenimento spiritoso, fatto di trascrizioni coreutiche del più classico immaginario natalizio (le luci della notte, i fiocchi e i pupazzi di neve, il pattinaggio) ma anche di smitizzazioni dei buoni sentimenti che di norma inflazionano il clima delle feste: dalla frenesia gioiosa dello shopping (interpretata con gusto e malizia dalle allieve anche giovanissime di Maria Luisa Turinetti e Silvia Califano) all’insorgere di qualche non troppo insano desiderio di trasgressione dopo un’overdose di bontà coatta, trasposto nel trascinante finale della classe di Modern Advanced di ArteffettoDanza sulle note di “Cell block tango”, liberamente ispirato al pluripremiato musical “Chicago”. Il tutto accompagnato da una colonna sonora che non dimentica di omaggiare la tradizione delle Christmas Carols, della musica sacra barocca e della pop music, ma che si apre con creatività anche nel contemporaneo e nel repertorio dei musicals.

Belle nella loro varietà di proposte le apparizioni delle scuole ospiti: dallo stile moderno di Muggia 80 alla rassegne più accademiche delle brave allieve di classico delle scuole di Lucia Pecorari, Danza Di.e.Ci e il Centro Studi Coselli, passando per le esplorazioni della danza di carattere nelle colorate coreografie di Salice Verde al brillante numero di tip-tap della scuola Toc Toc. Danno lezioni di piacere e divertimento le simpaticissime allieve “esperte” di Flamenco della scuola Il Ventaglio, che hanno fatto vedere come il gusto di muoversi e sognare in musica non passa proprio con l’età.

E se Natale è famiglia, non poteva mancare nella festa di Arteffetto la “reunion” degli allievi che hanno portato in giro per l’Italia il “marchio di fabbrica” della casa madre: nella seconda parte dello spettacolo ballano dei begli “assolo” Valentina Cantori, Jacopo Grabar, Aisha Narciso e Michaela Colino, brillante solista appena acquisita dal corpo di ballo dell’Arena di Verona.

Torna a Trieste per festeggiare il Natale con gli appassionati di danza anche Davide Calabrese, attore, ballerino e mimo della scuderia comica degli Oblivion, che negli intermezzi scherza ancora una volta su miti e riti del Natale: reinventando con giochi di parole una Natività che mette al mondo un Re Nato Zero visitato e adorato dai grandi nomi del giornalismo e della politica italiana o aggiornando l’arte dei mangiafuoco in un pasto pubblico di luminarie natalizie.

(Foto per gentile concessione di Visual Art –Trieste)

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A Trieste “La bella addormentata” con i ballerini di Kiev, un omaggio alla tradizione

A Trieste “La bella addormentata” con i ballerini di Kiev, un omaggio alla tradizione

Trieste - “La fede fa ostinazione” – diceva Francesco Guicciardini nei suoi Ricordi per spiegare i successi di coloro che hanno dato vita ai loro sogni in condizioni non favorevoli facendosi forti delle loro convinzioni: è una riflessione ancora convincente che spiega il sostanziale successo di un tipo di spettacolo che, sulla carta, trova ben poca rispondenza con lo spirito e il gusto dei nostri tempi, come il balletto “La Bella Addormentata” nella tradizionalissima versione di Marius Petipa ("sovietizzata" dagli inserti coreografici di Fedor Kopukhov e Yury Grigorovic) che ha debuttato alla “prima” regionale venerdì 14 dicembre al “Verdi” di Trieste.

Una “prima” difficile per il diligente ma pertinace corpo di ballo dell’Opera di Kiev diretto da Denis Matvienko, che pure annovera la “Bella Addormentata” come uno dei cavalli di battaglia del suo repertorio: non poche poltrone lasciate vuote da abbonati forse poco convinti da una scelta di cartellone poco intraprendente hanno sicuramente intorpidito l’attenzione e gli entusiasmi di un pubblico che ha assistito al primo atto concedendosi in applausi parchi e freddi ai limiti dell’educazione per poi riscaldarsi solo nel prosieguo dello spettacolo.

Successo faticoso ma senz’altro meritato, conquistato passo dopo passo con l’ostinata dedizione con cui il corpo di ballo ha portato fino in fondo il suo omaggio alla tradizione filologica della danza classica, in un crescendo reale di contributi tecnici individuali e di una realizzazione di quadri d’insieme sempre più accurata nella fasi più impegnative della coreografia, soprattutto nella seconda parte dello spettacolo.

Sicuramente la vicenda di Aurora, principessa insidiata fin dalla nascita da un’oscura profezia di morte apparente - al cui compimento si abbandonerà nonostante le sollecitudini dei genitori e dalla quale potrà emanciparsi solo grazie all’amore del più appassionato dei suoi pretendenti - non ha più l’efficacia paradigmatica che poteva esercitare nel 1888, quando il principe Vševololožkij, colto sovraintendente dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, commissionò la scrittura del libretto sulle musiche che Pyotr Ilyich Tchaikovsky aveva già composto come trascrizione melodica della favola di Perrault per fare divertire i nipotini, primi interpreti della partitura nella casa di campagna della sorella Alexandra.

Ad un pubblico ormai iper sollecitato da un’offerta di danza che, attraverso teatri e soprattutto i media, continua a far conoscere le infinite risorse del movimento per trascrivere vicende e sentimenti, la gestualità accademica dei port de bras e degli arabesques, di minuetti e gavotte in quello che Rudolf Nureyev amava definire “il balletto dei balletti” può anche deludere le aspettative di veder trascritte in schemi corporei audaci - o per lo meno non scontati - le suggestioni sognanti e gli slanci magniloquenti della musica di Tchaikovsky, ancora seducente nella direzione di Mykola Diadura.

In effetti, nella versione russo-sovietica andata ieri in scena la scenografia e i costumi di Maria Levitzkaia e le interpretazioni rigorose ed elegantemente contenute dei cinquantacinque ballerini ucraini (non tutti dotati di una fisicità d’eccellenza, latitante soprattutto nella realizzazione delle parti d’ensemble femminili) non riescono sempre a trasferire in immagini il contenuto simbolico della vicenda della Bella Addormentata, vera icona della metamorfosi della femminilità e della natura che si declina nelle fasi della nascita, della quiete e della fecondità.

Costumi e quadri scenografici infatti traducono talora in un cromatismo troppo robusto (e assai poco “metamorfico”) lo sfarzo perennemente allusivo alla corte di Luigi XIV, il re che si fece primo mecenate della danza, la cui celebrazione “filologica” nella rievocazione delle sue origini nella Francia del ‘600 costituisce uno degli assi semantici dell’intero balletto – forse quello più difficilmente apprezzabile oggi da un pubblico di non intenditori.


Apprezzabilissima sul piano tecnico, ma non per questo sempre coinvolgente è l’interpretazione dei solisti ucraini che sulla scena danno lezioni anche severe di disciplina coreutica (in testa la bravissima Katerina Haniukova, Aurora nelle rappresentazioni dei giorni 14, 15 serale e 18 dicembre) ma che non sono sempre dotati di un’espressività corporea avvolgente – come ben mostra l’ algida interpretazione nel ruolo della fata dei Lillà della pur bellissima Katerina Kozacenko, danzatrice dalle leve lunghe e piacevolmente eleganti ma che nel suo etereo distacco rende a fatica il temperamento fiabesco della fata che con la sua bontà si propone come protettrice dell’incauta principessina e fautrice del sogno d’amore con il giovane Désiré.

Decisamente molto trattenuta sul piano delle emozioni è l’interpretazione dello statuario Andrej Gura, un longilineo Désiré dal corpo benedetto da linee interessantissime che mette in evidenza soprattutto negli schemi meno dinamici, ma troppo attento agli aspetti tecnici della sua interpretazione, privo della giovanile baldanza che richiede il suo ruolo di innamorato e protagonista di variations in cui evita di distinguersi per apporti originali, tanto nei salti che nelle pirouettes. 

Sempre brave invece le fate, tra le quali si distinguono le briose interpretazioni delle fate Canarino (Oksana Sira) e delle Briciole di Pane (Tetjana Sokolova) che con la loro bravura sono riuscire anche a strappare qualche applauso più caloroso al diffidente pubblico triestino, letteralmente gelido nella rappresentazione primo atto. Gradito l’omaggio alla tradizione pantomimica della danza en travesti nella rivisitazione caricaturale della maga Carabosse, sdrammatizzata dal simpatico e bravo Roman Zavgorodny.

Ma è nel cuore dei festeggiamenti per le nozze di Aurora e Désiré che finalmente si scioglie l’attesa per l’incontro con l’eccellenza della scuola russa, con lo sfavillante pas de deux della principessa Florine e dell’uccellino azzurro, interpretati con classe superba e fisicità vibrante da Katerina Kuhar (Aurora nelle recite dei giorni 15 pomeridiana, 16 e 19 dicembre) e Ivan Bojko, esecutore ancora non virtuoso di salti bellissimi nella loro elevazione e straordinariamente morbidi e felpati nei loro appoggi.

Le rappresentazioni della “Bella Addormentata” proseguiranno fino a mercoledì 19 dicembre.

“La Bella addormentata” – Balletto in tre atti con prologo e apoteosi di I. Vsevoložkij e M. Petipa da un racconto di Charles Perrault, musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij.

Balletto dell’opra di Kiev. Coreografia di Marius Petipa con frammenti coreografici di Fëdor Lopukhov e Y. Grigorovich. Direttore d’Orchestra: Mykola Diadura. Direttore del Balletto dell’opera di Kiev: Mykola Diadura.

Monica Visintin


 

La danza contemporanea nel segno di Tiepolo con il "De Anima" di Virgilio Sieni

La danza contemporanea nel segno di Tiepolo con il

Udine - In occasione dell’importante manifestazione “Le giornate del Tiepolo”, progetto organizzato dal Comune di Udine – Civici Musei che costituisce ormai un tradizionale appuntamento annuale dedicato all’artista veneziano, il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura, presenta giovedì 20 dicembre 2012, alle ore 20.45, "De Anima" di Virgilio Sieni, coreografo e regista di statura internazionale, autore di una delle più significative ricerche nel campo della danza.

Dopo essere stata più volte ospite di Teatro Contatto e di Mittelfest, la Compagnia di Sieni debutta per la prima volta sul grande palco del Giovanni da Udine con uno spettacolo di danza contemporanea che lascia il segno proponendo allo spettatore una riflessione sull’origine del movimento, sul corpo e sul vivere, un intreccio con continui ed emozionanti rimandi figurativi: i clown e i saltimbanchi di Picasso, i colori del Tiepolo, l’uovo di Piero della Francesca.

Uno squarcio su un frangente di vita sospesa, che chiama in causa Aristotele e le sue teorizzazioni sull'anima come forma incorporata nella materia, immanente al corpo e ad esso legata da vincoli indissolubili e imprescindibili. De Anima è un affresco rarefatto e inquieto, che ha il tenue cromatismo degli affreschi del Tiepolo e la spigolosità delle figure di Balthus; qui, "il realismo si scioglie nella caduta continua nelle forme dell'anima".

Sul palcoscenico si muoveranno sei presenze di picassiana memoria, inquiete e disarticolate eppure dotate di una lievità struggente, perfetta: sei arlecchini senza maschera, che emergono e scompaiono da quel fondale "rosa Tiepolo" che è unico elemento aggiunto al palcoscenico nudo. Tra impeti giocosi, malinconiche attese e tocchi di tenue clownerie, questi manichini filiformi e leggeri disegnano quadri distinti eppure accomunati da un fil rouge fatto di slanci e sospensioni; accanto a loro, un'ironica ombra è contrasto e contrappunto di ogni movimento, accompagna e scombina le relazioni con gli stessi corpi da cui è stata generata.

La danza di Sieni e il suo forte segno stilistico sono presenti anche in un altro percorso dedicato al Tiepolo: Angelo che se ne va_Udine, un progetto nato, in collaborazione con il CSS Teatro stabile di innovazione, da un’idea e da un forte desiderio da tempo manifestato dal coreografo fiorentino di far tappa con la sua “Accademia sull’arte del gesto” nella città di Udine.

Al grande artista veneziano Virgilio Sieni dedicherà un intero capitolo del suo importante lavoro di ricerca intorno al gesto che sarà creato in diverse fasi di studio tra febbraio e marzo 2013 e coinvolgerà un gruppo di donne anziane, 5 giovani danzatrici e una coppia di persone di età matura.

Da questo intenso viaggio nascerà uno spettacolo proposto nella Chiesa di S. Francesco il 28 e 29 marzo 2013 con due repliche al giorno, alle 20.30 e alle 21.30, per un numero limitato di spettatori
 

I Biglietti per il “De Anima” sono in prevendita presso la Biglietteria del Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

La Biglietteria è aperta da martedì a sabato (dalle 16.00 alle 19.00), il servizio di prevendita è disponibile anche online.

Sempre da martedì a venerdì è operativo l’Ufficio Gruppi all’indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (numero di telefono 0432.248419 dalle ore 10 alle 12).

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