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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Lirica: al Verdi di Trieste una “Tosca” in veste tradizionale entusiasma il pubblico

Lirica: al Verdi di Trieste una “Tosca” in veste tradizionale entusiasma il pubblico

Trieste – Venerdì 10 maggio, ore 20.30: sesto e penultimo appuntamento della Fondazione lirica triestina. Con l’opera che Giuseppe Verdi avrebbe voluto scrivere se - come disse - fosse stato più giovane e in forze.

Ma su “Tosca” aveva posato gli occhi Giacomo Puccini che, nel dramma di Sardou, aveva intuito il cavallo vincente per distaccare i rivali italiani sul terreno del verismo. Fu così che il nuovo secolo si inaugurò con un nuovo e moderno impulso narrativo impresso al melodramma.

In competizione con Mascagni, Leoncavallo e Giordano, ora il maestro avrebbe trattato di amore perseguitato – come di consueto – però combinato con gelosia, perversione erotica, sadismo, ricatto, dissacrazione, tortura fisica e psicologica, tentativo di stupro, omicidio, vendetta e suicidio finale. Il tutto ambientato nei luoghi del culto e del potere politico.

In termini attuali, un dramma “pulp”. Il genio teatrale di Puccini aveva anticipato, nei contenuti e nella misura, il ritmo cinematografico creando una miscela che spiacque alla critica ma entusiasmò il pubblico e lo stesso Sardou che considerò il libretto superiore al dramma. Un soggetto che potrebbe ispirare Quentin Tarantino, a volerne ricavare un allestimento postmoderno.

Giulio Ciabatti, invece, ha organizzato una regia ordinata e tradizionale (in senso positivo) sullo schema di Mario Bolognini.  Da alcuni dettagli si vede che ha lavorato con la partitura in mano, pur vincolato dalle scene eleganti, disegnate per la prima assoluta, da Adolf Hohenstein, uno dei padri del cartellonismo Liberty, maestro degli artisti triestini Metlicovitz e Dudovich.
 
Elegante e calibrata anche la direzione del M° Donato Renzetti. Dopo qualche incertezza iniziale, il discorso musicale si sviluppa con fluidità e con i giusti chiaroscuri degli incisi tematici, degli accenti drammatici e dei momenti melodici. Ben evidenziata l’acme drammatica del secondo atto.

Nel cast ha signoreggiato Roberto Frontali nella parte di Scarpia. Ruolo tradizionalmente ricco e complesso che il baritono romano ha risolto con intelligenza scenica, abilità attorale, declamatoria e vocale, senza mai perdere il controllo dell’emissione. Quando muore se ne avverte la mancanza poiché, per tutto il tempo in cui rimane in scena, l’interpretazione di tutti beneficia della sua autorità professionale.

Infatti la recitazione del tenore Alejandro Roy (Cavaradossi) e della soprano Alexia Voulgaridou (Tosca) è in genere legnosa e meccanica. Roy esibisce acuti potenti, sicuri e brillanti, un’emissione arretrata e non ricca di armonici. Ne deriva un timbro lucido e metallico, molto adatto ai rari momenti eroici ma improprio nelle aperture melodiche e fluenti dei duetti e delle romanze.

Una cosa simile accade per Alexia Voulgaridou. Buona l’intonazione, ottima e sorvegliata la pronuncia, eppure, quando il canto dovrebbe farsi soave e tenero, si appiattisce e difetta di duttilità. Nelle parti più spinte sembra molto rigida e affaticata e, per sostenere i fiati, deve reclinare il busto.

Molto ben caratterizzato è il Sacrestano del baritono Paolo Rumetz che si muove con disinvoltura consumata, correttezza vocale e la giusta misura di amenità. Buono anche l’Angelotti del basso Gabriele Sagona dalla voce rotonda e pastosa.

Completano il cast Nicola Paimio (Spoletta, tenore), Christian Starinieri (Sciarrone, basso), Giuliano Pelizon che dividerà con  Giovanni Palumbo  il  ruolo del carceriere (basso). La voce educata e delicata del pastorello è di Emma Orsini che si alterna con Erica Benedetti.

Il coro, come di consueto, è preparato ottimamente dal M° Paolo Vero. Partecipa con l’usuale garbata presenza il Coro di Voci Bianche “I Piccoli Cantori della Città di Trieste” diretti da Cristina Semeraro.

Le scene sono stare realizzate da Ettore Rondelli. Luci di Claudio Schmid. Costumi eleganti (in particolare il nero per Scarpia) di Anna Biagiotti.

Pubblico plaudente con punte da esaltazione sportiva.

Repliche: sabato 11 maggio, ore 15.30 turno S, martedì 14 maggio, ore 20.30 B, venerdì 17 maggio, ore 20.30 E, domenica 19 maggio, ore 15.30 D, martedì 21 maggio, ore 20.30 C.

Nella recita di sabato 11 maggio i ruoli di Tosca, Scarpia e Cavaradossi saranno interpretati da Alisa Zinovjeva, Alberto Mastromarino e Mario Malagnini.

Prossimo e ultimo appuntamento della stagione dedicato al balletto: Apollon su musica di Igor Stravinskij e La Tragédie de Salomé di Florent Schmitt, 28 giugno 2013.

[Roberto Calogiuri]

È morto Arnaldo Ninchi, attore di teatro, cinema e tv. Fu direttore del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia

È morto Arnaldo Ninchi, attore di teatro, cinema e tv. Fu direttore del Teatro stabile del Friuli Ve

Trieste - È morto all'età di 78 anni Arnaldo Ninchi, presidente del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia fra il 2001 e il 2004. Nato a Pesaro il 17 dicembre 1935, figlio di Annibale, nipote di Carlo e cugino di Ave, Arnaldo Ninchi era cresciuto fra una città e l’altra, come da tradizione delle compagnie teatrali. Si era diplomato all'Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”.

Attivo fin da giovanissimo sul palcoscenico, Ninchi è stato molto presente anche nel mondo del cinema e della televisione. Ha recitato testi di Pirandello, ma anche Sartre, D'Annunzio, Shakespeare e Moliere. Debuttò in teatro, diretto da Guido Salvini, nel 1959. Nel 1960 recitò la parte del sindaco nella storica rappresentazione di "Un marziano a Roma" di Ennio Flaiano, diretto da Vittorio Gassman.

Negli anni ’60 fu ancora in teatro con Gassman e poi con Enriquez, Ferrero, Squarzina. Al cinema lavorò, fra gli altri, con Chabrol (Les bonnes femmes, in italiano Donne facili o Parigi di notte), Montaldo (Il giocattolo), Lina Wertmuller (Notte d’estate con profilo greco...), Sergio Corbucci (Rimini Rimini), Pupi Avati (Magnificat).

La televisione gli diede popolarità tra il grande pubblico. "La famiglia Ricordi", "Incantesimo", "La vita che verrà", "Piccolo mondo antico", "Onora il padre", "L’ultimo papa re", "Boris" (dove interpretò il dr. Cane, mai inquadrato in volto) solo per citare alcuni telefilm più seguiti.

Attivo anche come doppiatore, ha dato prevalentemente voce a personaggi dei cartoni animati.

La scenografia oggi tra illusionismo e tecnologia. Incontro di studio in onore di Sergio D'Osmo

La scenografia oggi tra illusionismo e tecnologia. Incontro di studio in onore di Sergio D'Osmo

Trieste - A un anno dalla scomparsa di Sergio D'Osmo, si è tenuto sabato 4 maggio un incontro di studio in suo onore, intitolato "Dentro la scena", svoltosi presso il civico museo teatrale Carlo Schmidl di Trieste.

Alla presenza di un centinaio di persone di ogni età, tra cui molti bambini, la serata è cominciata raccontando chi era Dodo omaggiando così una carriera colma di enormi successi e anche piccoli aneddoti della vita quotidiana passata in bottega, raccontati da colleghi e amici quali Franco Però, Stefano Nicolao, Pierpaolo Bisleri e Federico Cautero, suo allievo e ideatore di questa serata.

Federico Cautero, volente o nolente, tenta di raccoglierne il testimone nei migliori dei modi: innovando la scenografia teatrale,  progetto al quale lo stesso d'Osmo si affacciò qualche mese prima della sua scomparsa.

Nonostante il Fondo Unico dello Spettacolo sia sempre più basso, a causa dei continui tagli alla cultura, Cautero  crede ciecamente in questo progetto, dando vita ad opportunità di lavoro, ad un notevolissimo abbattimento dei costi e dei consumi di produzione, ma soprattutto reinventando quella che è l'articolazione dell'organizzazione e dell'allestimento produttivo di uno spettacolo teatrale: tutto avviene in tempo reale.

Il progetto si basa su una nuova concezione della scenografia teatrale, unendo il reale al virtuale, ovvero attraverso l'uso di applicazioni tecnologiche digitali in teatro e sfruttando la multiproiezione tridimensionale. Cautero assieme ai suoi collaboratori Giuseppe Emiliani, Stefano Cantadori, Irene Maiolin, Stefano Vidoz e Fabio Antoci  porta il teatro verso un nuovo livello.

Utilizzando pochi elementi con un budget veramente ridotto all'osso, l'équipe va a ricreare diverse situazioni partendo dal concetto di illuminazione, eliminando molti fari e gelatine ed utilizzando dei videoproiettori gestibili via computer, creando effetti che normalmente sarebbe difficile e dispendioso ottenere.

La serata, si è conclusa con un'installazione di scenografia virtuale sul pavimento delle scale dello stesso museo, scale ove vi si è assiepato il numeroso pubblico per assistere alla performance teatrale di Maurizio Zacchigna, in un passo tratto da "Il Conde" di Claudio Magris, accompagnato dal contrabbassista Massimiliano Forza e le luci di David Fischer, scenografia virtuale di Federico Cautero e assistente al progetto Stefano Vidoz.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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