Prepaliamoci, la carica del Marinelli invade lo Splendor con "L'avaro" e stende...Molière
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- Pubblicato Giovedì, 14 Maggio 2015 17:15
- Scritto da Timothy Dissegna
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San Daniele del Friuli (Ud) - Quando ci si trova di fronte a un'opera famosissima e tante volte inscenata, la voglia di lasciarci il proprio segno sopra è alta. Altissima nel caso dei "Mattiammazzo", il gruppo teatrale del liceo Scientifico Marinelli di Udine, che ieri sera ha portato in scena allo Splendor, per il quinto appuntamento della rassegna "Prepaliamoci", un "Avaro" di Molière molto originale.
Per far fronte al numero altissimo di teatranti sul palco, ben 47!, il testo è stato rivisto, ampliato, tagliato, aggiungendo frammenti della vita dello stesso scrittore francese e personaggi strappati dal mondo decisamente più moderno della televisione. E la stessa storia diventa così una soap opera, tra equivoci e battute politicamente scorrette, che esce dalla scena per entrare in contatto con il pubblico.
Cleante ed Elisa sono due giovani, innamorati rispettivamente di Marianna e Valerio, che vorrebbero incoronare i propri sogni e sposarsi. Ma devono fare i conti con il padre Arpagone, vecchio spilorcio e avaro, appunto, come pochi altri al mondo: questo tiene al denaro più che alla famiglia e vede nel matrimonio unicamente un mezzo per arricchirsi. Per questo la figlia teme di dirgli i suoi sentimenti per l'amato, fedele servitore del padre, sapendo che le sue condizioni economiche determineranno la reazione del genitore.
Il figlio maschio, invece, vuole unirsi con la bella Marianna, ma il problema è dietro l'angolo e inaspettato: anche Arpagone vuole sposarla! La commedia degli equivoci è così al suo apice, alimentata dalla falsità del cuoco-autista Mastro Giacomo e dall'ironia dei mille format televisivi: da "Chi l'ha visto" a "Master chief", passando per "Uomini e donne" e "Superquark", che catapulta l'opera di Molière nel presente.
Quando Cleante sembra aver trovato l'arma perfetta per capovolgere la situazione a favore suo e della sorella, scovando il tesoro custodito dal padre, ecco il colpo di scena che fa morire, "quasi" letteralmente, (anche) il pubblico: con una grandissima prova interpretativa, palco e platea si uniscono, l'uno abbraccia l'altra per rendere omaggio alla grande figura di Molière.
Partiti un po' in sordina, con una recitazione che non ha soddisfatto completamente, i "Mattiammazzo" hanno portato in scena un adattamento veramente esilarante e in salsa piccante-pop.
Bellissime le parodie del panorama televisivo odierno, cariche di una critica a questo, privo di spontaneità com'è invece il teatro, e interessante la scelta di associare più attori per un personaggio: oltre alle ragioni di numero, permette di dar voce ai sentimenti più confusi e complessi dell'animo umano. E lo si capisce bene quando "gli" Arpagone, non trovando più i loro soldi, se la prendono con il pubblico, disperati nel loro amore morboso per il denaro.
Nonostante lo spettacolo abbia smarrito per un momento la sua storia, tra qualche citazione eccessiva, alla fine è riuscito a raggiungere gli spettatori al cuore, ponendoli di fronte al dualismo "soldi-sentimenti": una lezione che tornerà martedì 19, ore 21.15, al Palamostre di Udine per il Palio. Domenica 17 alle 20.30, invece, ci sarà l'ultimo appuntamento di "Prepaliamoci" allo Splendor, con la compagnia teatrale "Retroscena!" e il suo "I segreti della famiglia Brewster", tratto da "Arsenico e vecchi merletti" di Joseph Kesselring.
Trieste - “Goli Otok. Isola della libertà” va in scena da stasera al Teatro Rossetti
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Maggio 2015 07:19
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Trieste - Presentato in forma di lettura scenica nel novembre 2012, Goli Otok ha colpito nel segno sia per la precisione della ricostruzione storica di episodi quasi sconosciuti, sia per la toccante ed efficace sintesi drammaturgica di Renato Sarti e l'interpretazione incisiva ed emozionante di Elio De Capitani. È stato naturale - per il Teatro dell’Elfo – assicurare all’operazione la forma definitiva di spettacolo: un’allestimento molto applaudito e che ora approda al Politeama Rossetti.
Lo spettacolo va in scena da mercoledì 13 a domenica 17 maggio, per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Il testo nasce dai ricordi e dalla testimonianza di Aldo Juretich, un anziano nato a Fiume negli anni Venti, e trasferitosi poi a Monza. Dopo la Seconda Guerra mondiale visse la terribile esperienza di Goli Otok, il peggiore dei campi di internamento di Tito, in cui furono rinchiusi – dopo la rottura del Cominform fra la Jugoslavia e l'URSS – quei traditori che rimasero fedeli a Stalin.
Nell’inferno di Goli Otok finì così una parte importante della gloriosa ed eroica Resistenza jugoslava: semplici resistenti ma anche eroi di Spagna, comandanti partigiani, membri di primo piano del Partito Comunista Jugoslavo, scrittori, poeti, artisti e persino ex agenti dell'Udba, la spietata polizia segreta che denunciava, arrestava, massacrava gli avversari di Tito.
Fra mille altre sofferenze (fame, sete, malattie, atroci violenze) il principio fondamentale su cui si reggeva il sistema di Goli Otok era quello del "ravvedimento". Il prigioniero doveva rivedere la propria posizione e per dimostrarlo c’era un modo molto semplice: massacrare gli ex compagni, i propri amici, a volte i fratelli, i figli, i padri. Le mogli degli internati che rimanevano a casa, per dimostrare di non essere staliniste dovevano divorziare dal proprio marito e se non lo facevano erano licenziate, costrette ai lavori più umilianti e a vedere i figli espulsi dalle scuole per indegnità.
Una volta finito l'internamento a Goli Otok, per gli ex prigionieri cominciava un secondo inferno: quello del rientro e del completo isolamento nella società. Prima di riacquistare la propria libertà erano praticamente costretti a firmare un documento in cui dichiaravano che non avrebbero mai fatto cenno alla loro storia. Come cani randagi erano tenuti a debita distanza dagli altri e loro stessi si guardavano bene di parlare con amici e conoscenti per non coinvolgerli in una spirale di sospetti che durò molti decenni, persino dopo la morte di Tito.
Per Aldo Juretich, questa fase perdurò anche dopo essere riuscito a trasferirsi in Italia: «Il sospetto è più forte della certezza. Una volta che sei finito nelle grinfie della polizia segreta quella non ti molla». Juretich, nonostante l'esperienza vissuta, era rimasto ancora saldamente legato a quei principi (traditi e disattesi) che lo avevano spinto ad aderire alla lotta partigiana, al Partito Comunista: l'internazionalismo, la pace, la libertà.
Nel testo Aldo (interpretato da Elio De Capitani, regista e attore eccellente, che ricorderemo straordinario nel 2010 in Angels in America) viene visitato da un medico (Renato Sarti), pure lui di origine croata, il quale, dopo aver letto il libro Goli Otok, di Giacomo Scotti, riesce a convincerlo a raccontare la sua terribile esperienza. Al di là di un inevitabile coinvolgimento emotivo - anche se solo per un brevissimo lasso di tempo - il dottore stesso finirà nel gorgo di quell’inquietante passato, di cui poco o nulla si sa.
Goli Otok - Isola della libertà nasce da un progetto di Elio De Capitani e Renato Sarti. Il testo è di Renato Sarti mentre la regia è firmata da entrambi, Elio De Capitani e Renato Sarti, che applaudiamo anche in scena.
Le musiche sono di Carlo Boccadoro, le luci di Nando Frigerio.
Lo spettacolo è prodotto dal Teatro dell'Elfo in collaborazione con Teatro della Cooperativa
Si ringraziano Giacomo Scotti (autore del libro Goli Otok), Ada Juretich, il Mittelfest 2011 (dove il testo è stato letto per la prima volta), Michela Aiello, Nora Picetti e Riccardo Molino che hanno aiutato a raccogliere la testimonianza di Aldo Juretich.
Goli Otok - Isola della libertàdebutta al Politeama Rossetti - Sala Assicurazioni Generali martedì 13 maggio alle ore 20.30 e replica in orario serale fino a sabato 16 maggio. Domenica 17 maggio lo spettacolo va in scena alle ore 16.
I biglietti sono disponibili presso i consueti circuiti e punti vendita dello Stabile regionale. Ulteriori informazioni sul sito del teatro www.ilrossetti.ite al tel 040-3593511.
Neil Simon, "Fools" e il Malignani: un trio esilarante e commovente va in scena allo Splendor
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- Pubblicato Lunedì, 11 Maggio 2015 18:50
- Scritto da Timothy Dissegna
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San Daniele del Friuli (Ud) - Una vecchia storia yiddish racconta che, da qualche parte nel mondo, esiste un "paese degli scemi" dove tutti i suoi abitanti sono stupidi. Da questo racconto popolare il drammaturgo Neil Simon attinse, per scrivere la sua commedia teatrale "Fools", portata in scena sul palco dello Splendor ieri sera dai ragazzi dell'Isis Malignani di Udine, per la quarta serata della rassegna di teatro studentesco "Prepaliamoci".
Un testo che in origine aveva soli 10 personaggi e riadattato per il nutrito gruppo, con ben 35 elementi, mischiando platea e spettacolo in una serie esilarante di gag e personaggi. E, infatti, il tutto inizia "oltre" il palcoscenico, prima ancora della fiaba, attraverso finte prove generali che ritorneranno anche più avanti. Fin da subito, quindi, il pubblico è coinvolto, come se la scena si fosse allargata a tutto lo Splendor e i presenti fossero catapultati in un'altra dimensione.
Tra fantasia e realtà, ecco che la storia comincia. In un minuscolo paesino ucraino, Kulyenchikov, tanti anni fa arrivò un giorno il maestro Leon Steponovitch Tolchinsky, con il compito di insegnare alla figlia del dottore (anzi, dei due dottori!) Zubritsky, Sophia. Ma ben presto l'impresa si rivelò titanica: sugli abitanti del posto, infatti, pesava un'antica maledizione che li rendeva scemi. C'erano solo due modi per romperla: o far imparare qualcosa in un giorno alla giovane Sofia o questa doveva sposarsi con il Conte Gregor Yousekevich, l'ultimo discendente di colui che maledì il popolo.
Tutti i maestri arrivati al villaggio avevano rinunciato a questo compito, ma per Leon era diverso: l'amore, infatti, lo legava alla ragazza e, anche se lei non poteva amarlo per colpa dell'incantesimo, entrambi volevano stare insieme. "Preferirei saper amarti un giorno solo, piuttosto che ignorarlo tutta la vita" era il suo desiderio più grande, una stella che chiede di volare, nel mezzo del delirio generale: c'è spazio anche alle lacrime del cuore per il pubblico, non solo per quelle dalle risate.
Il giovane docente si mise in gioco allora per riportare il senso a Kulyenchikov, dove gli abitanti avevano risposto alla domanda sul senso della vita con..."12! No, 14!", rivolgendosi al Conte Gregor, uno di quei cattivi ambigui, difficili da identificare totalmente e per questo veramente pericolosi, come ha detto il gruppo nell'incontro con il pubblico a fine spettacolo. Ma i piani cambieranno all'improvviso, spiazzando personaggi e platea, per infine concludersi con questi due che entrano ancora una volta in contatto: il teatro diventa per qualche istante, colorando ogni cosa di sensata follia.
Tra tutte le scuole che finora sono passate per "Prepaliamoci", il Malignani è stata quella più entusiasmante e coinvolgente. Vuoi le modifiche necessarie al testo per questioni di numero degli attori, vuoi la carica di humor che nasce dalle battute degli scemi, "Fools" ha avuto il merito di raccontare una fiaba "ideologica" (come è stata definita in apertura, nella foto di Giulia Zamboni) su molteplici aspetti: l'uso della ragione, i rapporti di potere, l'amore e il senso dell'esistenza. Tutto ridendoci sù, ma senza mai banalizzare niente.
Dopo citazioni che vanno da Nietzsche e Bram Stocker, per arrivare a Shakespeare, e personaggi inventati da zero dagli stessi ragazzi, bravissimi ad alternarsi o mischiarsi a quelli originali, lo spettacolo ha ricevuto un applauso entusiasta (fino a una piccola standing ovation) a testimonianza di quanto sia stato apprezzato.
Il prossimo appuntamento del Malignani sarà giovedì 14, alle 21.15, al Palamostre di Udine per il Palio, mentre "Prepaliamoci" proseguirà mercoledì 13, ore 20.30, con il liceo Scientifico Marinelli e "L'avaro" di Molière.
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