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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Anteprima del film documentario "Genitori" basato sulle esperienze di famiglie con figli disabili

Anteprima del film documentario

Pordenone - "Genitori", il nuovo film documentario del regista pordenonese Alberto Fasulo che racconterà cosa significa essere padri e madri di figli disabili, prodotto dalla Nefertiti Film e cofinanziato dalla Banca Popolare FriulAdria Crédit Agricole, è stato presentato il 9 aprile in anteprima a Pordenone.

La realizzazione del film è ancora nella fase di post-produzione, in vista dell'esordio sul grande schermo che, è stato annunciato, dovrebbe avvenire entro la fine dell'anno nell'ambito di un festival di settore.

Lo spunto per girare "Genitori", ha spiegato Fasulo, è stato offerto dal gruppo di dieci mamme e tre papà riuniti nell'associazione Vivere Insieme di San Vito al Tagliamento che, da 16 anni, ogni due settimane si ritrova per condividere le rispettive esperienze di vita con un figlio disabile.

"Genitori è una straordinaria sfida culturale che abbiamo sposato con orgoglio e convinzione - ha evidenziato la presidente di FriulAdria Chiara Mio - in quanto il film affronta il tema combinato di genitorialità e disabilità, raccontando esperienze che potranno diventare un patrimonio comune".

Alla presentazione è intervenuto anche il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, che ha affermato come la Regione sia molto attenta alla sfera del sociale "motivo in più - ha detto - per attendere con grande interesse un film girato interamente in Friuli Venezia Giulia che valorizzerà i supereroi normali, ovvero i genitori che ogni giorno lottano per garantire la migliore vita possibile ai loro figli".

"Grazie - ha quindi concluso il vicepresidente - ai protagonisti spontanei che hanno aperto la loro sfera più intima a tutti noi, permettendoci di capire e comprendere le difficoltà della vita reale".

Far East Film Festival 2015: l' apertura il 23 aprile con il concerto evento

Far East Film Festival 2015: l' apertura il 23 aprile

Udine: Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche del Centro Espressioni Cinematografiche di Udine hanno presentato ieri mattina alla stampa la diciassettesima edizione del Far East Film Festival: 70 i film in programma, provenienti da 11 diverse aree geografiche dell'Asia, tra cui 13 anteprime internazionali e 25 anteprime europee. Oltre al Sindaco di Udine, Furio Honsell, sono intervenuti gli Assessori alla Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Udine, Gianni Torrenti e Federico Pirone, e Paolo Vidali, nel doppio ruolo di Presidente della Fondazione Teatro Nuovo "Giovanni da Udine" e Direttore del Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia. Il Far East Film Festival 17 si aprirà ufficialmente il prossimo 23 aprile con il concerto-evento di Joe Hisaishi, autentico gigante della musica del nostro tempo atteso per lo

Special Gala Concert ( già tutto esaurito), progettato esclusivamente per il Far East Film Festival di Udine: Joe Hisaishi, alla sua primissima performance italiana, guiderà la RTV Slovenia Symphony Orchestra e si esibirà anche al pianoforte, sfogliando pagine in perfetto equilibrio tra cinema e produzione solista.

Uno straordinario viaggio capace di spaziare dai colori sofisticati del minimalismo a quelli densi e gioiosi, assolutamente inconfondibili, che hanno fatto di mister Hisaishi uno degli ultimi (altissimi) autori di musiche sinfoniche per il grande schermo. Un programma ricco e articolato, suddiviso in due set, che si muove tra passato e presente alternando titoli come Links, MKWAJU e Oriental Wind, amatissimi dal “popolo hisaishiano”, a temi celebri in ogni angolo del pianeta come quelli di Departures o del Castello errante di Howl.

Se ogni concerto rappresenta l’autoritratto di una star, l’autoritratto di mister Hisaishi (Nagano, 1950) è ovviamente impossibile da condensare nell’arco di una serata: non solo per l’ampiezza dei suoi orizzonti stilistici, e già basterebbe, ma anche per la generosa complessità della sua biografia. Un’invidiabile avventura dove trovano spazio applausi e riconoscimenti, fra cui ben sei Japan Academy Awards for Best Music, trionfi e sodalizi leggendari, come quello con lo Studio Ghibli celebrato dal mega live Joe Hisaishi in Budokan – 25 years with the Animations of Miyazaki Hayao. Autentico idolo in patria, il Giappone, e personaggio di culto nel resto del mondo, non è un semplice artista quanto piuttosto una somma di anime artistiche: compositore, pianista, direttore d’orchestra, regista, scrittore.

Un’icona che l’immaginario popolare lega indissolubilmente alle splendide colonne sonore scritte per i capolavori di Miyazaki Hayao (da Il mio vicino Totoro a La città incantata) e di Takeshi Kitano, così come per il meraviglioso Departures di Takita Yojiro (miglior film straniero agli Oscar 2009, distribuito in Italia dalla Tucker).

Mister Hisaishi, primo musicista asiatico ad aver diretto un’orchestra al Festival di Cannes (accompagnamento live del capolavoro comico The General – Come vinsi la guerra di Buster Keaton), riceverà sul palco del FEFF il Gelso d’Oro alla carriera.

Diciassette anni di sfide e di battaglie, con la piccola Udine sempre più cara allo show biz della grande Asia e con lo sguardo degli organizzatori sempre più impegnato a sorvegliare il perimetro qualitativo della produzione popolare, senza discriminazioni artistiche tra blockbuster polverizza-botteghino, cult movie, outsider degni di scommessa e (preziosissime) restrospettive altrimenti invisibili all’Occidente. 11 le cinematografie (Hong Kong, Giappone, Cina, Corea del Sud, Singapore, Filippine, Taiwan, Thailandia, Indonesia, Vietnam e, per la prima volta, Cambogia) della selezione 2015. Ecco, di nuovo, l’inconfondibile reazione emotiva a catena che caratterizza il Far East Film e che il regista Carlo Zorattiha splendidamente sintetizzato nel Festival trailer di quest’anno: un effetto-domino degli occhi e del cuore, un viaggio diverso per ogni singolo viaggiatore, un’avventura dentro cui immergersi e perdersi.

Il Teatro Nuovo e il Visionario diventeranno immancabilmente un altrove,  e i fareasters, appunto, non devono fare altro che innescare l’emotional chain reaction: 10 giorni a disposizione, dal 23 aprile al 2 maggio, dal mattino a notte fonda, e un articolatissimo programma dove si alternano film, incontri con gli ospiti, workshop, attività (un autentico Festival nel Festival, per essere precisi: un centinaio di appuntamenti disseminati nelle piazze e nelle vie del centro).

Una “Suite francese” di tutto rispetto

Una “Suite francese” di tutto rispetto

Trieste – Il ritorno dei film francesi li aspettavamo da tempo e nelle sale ancora in questi giorni “Suite Francese”, che bene li rappresenta.

Dall’intenso e drammatico romanzo di Irène Némirovsky, il regista de La Duchessa ha voluto mettere in evidenza soprattutto l’aspetto psicologico dei personaggi che troverà, nel corso del film, il suo culmine negativo in una battuta della sceneggiatura: “Per capire come sono realmente gli uomini, aspetta una guerra”.

1940: Parigi viene occupata dalle truppe tedesche mentre gli abitanti fuggono verso le campagne. In un paesino abita la bella e dolce Lucille (Michelle Williams, interprete di Marylin), che condivide la casa con la suocera, Madame Angellier (Kristin Scott Thomas), e attende notizie del marito dal fronte. I soldati tedeschi arrivano anche lì ed occupano il municipio e le case dei francesi. A casa delle due donne arriva Bruno, un ufficiale con la passione del pianoforte, la stessa che condivide anche la giovane.

Un giorno Lucille scopre che suo marito è stato fatto prigioniero ma la notizia più triste è un’altra ed è scritta su una lettera che lei, amaramente, scopre. I giorni passano, la tristezza e la rabbia di Lucille si acuiscono e sembrano alleviarsi solamente con le note suonate da quel gentile ufficiale che non pare come tutti gli altri. La solitudine, la nostalgia, la meschinità della guerra e la musica li avvicinano fino a farli conoscere, e innamorare. Ma un grave ed inaspettato incidente peggiora, improvvisamente, la situazione loro e di tutto il villaggio.

Successive e rocambolesche vicissitudini porteranno i due a fare delle scelte molto coraggiose che metteranno a repentaglio le loro stesse vite, in nome dell’amore e dell’umanità.

Ottima la direzione degli attori, la sceneggiatura (di cui è co-autore il regista) e l’adattamento per un film riuscito, intenso, rapido come un proiettile e che ha il grande pregio di non cadere nel tranello del buonismo di parte o dei cliché, dosando sapientemente, dall’inizio alla fine, dramma, passione, psicologia e ambiente.

 

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