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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

“Sapore di Gianni”: la mostra in omaggio al cineasta Gianni Da Campo

“Sapore di Gianni”: la mostra in omaggio al cineasta Gianni Da Campo

Venezia - S’intitola “Sapore di Gianni” – un chiaro riferimento al film Il sapore del grano (1986) – la mostra che rende omaggio, a un anno dalla morte, allo scrittore e cineasta veneziano Gianni Da Campo che –lo ricordiamo –aveva affidato alla Cineteca del Friuli la sua collezione di locandine, manifesti, fotografie, dvd, vhs, libri di cinema, fumetti e molto altro, materiali unici che oggi costituiscono il vastissimo fondo Da Campo della Cineteca.

La mostra, promossa dall’Archivio Carlo Montanaro e Mestiere Cinema, s’inaugura domenica 17 maggio alle 18 alla Fabbrica del vedere, lo spazio dedicato alle immagini aperto da Carlo Montanaro nel cuore di Venezia (Cannaregio 3857, Calle del Forno). Montanaro, che è anche membro del direttivo delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone e giornalista, ha ritrovato e raccolto gli articoli scritti per La Nuova Venezia durante la lavorazione di Il sapore del grano e le fotografie scattate per illustrarli. Ultimo dei tre film di Da Campo dopo Pagine chiuse (1968) e La ragazza di passaggio (1970), Il sapore del grano si avvale della “partecipazione straordinaria” di Marina Vlady, icona femminile dell’autore, con la quale si sarebbe confrontato per tutta la vita.

Quelli di Da Campo sono piccoli film indipendenti, a budget ridotto, presentati a Cannes o a Venezia ma poi circolati pochissimo eppure spesso citati e premiati, summa di meditazioni e approfondimenti, carichi di dolore e di desiderio. Completano la mostra due brevi interventi televisivi: uno sul set (di Mariangela Carone per Rai Tre) e l’ultima intervista, fatta nella casa di Da Campo con Marina Vlady e concessa in anteprima grazie alla regista Sylvie Carlier e alla produzione francese Animaviva.

Visitabile fino al 28 giugno tutti i giorni tranne il martedì dalle 10.30 alle 12.30, la mostra-ricordo “Sapore di Gianni” è anche un modo per tornare alle origini di Mestiere Cinema, che nacque come casa produttrice proprio con Il sapore del grano e che da allora ha fatto moltissima strada, lavorando con le major di tutto il mondo e seguendo, fra le altre cose, la produzione esecutiva di film quali Il Gladiatore, 007 Casino Royale, The Italian Job, Casanova, Twilight, 007 Quantum of Solace, Star Wars.

 

Info: 041 5231556, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sara D’Amario interpreta il corto tratto da “Il mantello di Carta”, storia illustrata sul tema delle malattie rare

Sara D’Amario interpreta il corto tratto da “Il mantello di Carta”, storia illustrata sul tema delle

Pordenone  – Un’avventura tutta pordenonese quella che trasporta sul grande schermo il racconto che Carlo Lucarelli ha presentato in anteprima all’ultima edizione di Pordenolegge, “Il mantello di Carta”, nato come progetto benefico di sensibilizzazione sulle patologie rare e incurabili che colpiscono ogni anno in Italia da 12.000 a 30.000 bambini, per la Fondazione Maruzza Lefebvre D'Ovidio Onlus.

Dopo il successo del libro - che raccoglieva anche illustrazioni di maestri del fumetto contemporaneo (da Lorenzo Mattotti, a Silver, Milo Manara, Vittorio Giardino, fino a Bruno Bozzetto, Leo Ortolani e Giulio De Vita) - Il mantello di carta diviene ora un cortometraggio per restituire anche per immagini lo spessore e la bellezza del racconto di Lucarelli, così da renderlo fruibile ad un numero ancora più ampio di persone.

Le riprese sono iniziate lunedì 11 maggio all’Anffas di Pordenone che, come hanno sottolineato i protagonisti di questa avventura cinematografica, ha messo a disposizione con grande generosità le sue strutture, e al Parco San Valentino, dove si sono concluse mercoledì 13 maggio, e dove abbiamo incontrato la troupe e gli attori.



Riprese terminate dunque, ma il lavoro di montaggio e post produzione proseguirà fino alla fine di giugno. Da luglio il cortometraggio comincerà un tour per i principali festival, sia in competizione che fuori concorso.

Protagonista del cortometraggio un volto noto del cinema e della televisione, l’attrice Sara D’Amario (ricordiamo la sua partecipazione a film come Caos calmo o a serie per il piccolo schermo Cento Vetrine e Distretto di Polizia) che nel 2009 esordisce anche come scrittrice.

“Un lavoro emozionate, di grande spessore – ha spiegato Sara D’Amario. Un progetto importante come progetto personale e sociale che dovrebbe diventare il punto centrale della vita di ciascuno. La difesa di questi bambini è un dovere civile”.

Accanto all’attrice, nel ruolo della bambina malata, la piccola Giovanna Zambon Bertoja. Nel cast anche Ramiro Besi e Andrea Appi dei Papu, Erica Alberti già volto di Un Medico di famiglia, l’attrice teatrale Carla Manzon.

Tutta l’operazione è un lavoro di squadra: la sceneggiatura tratta dal libro è stata firmata a sei mani dal noto fumettista disegnatore e filmmaker pordenonese Giulio De Vita con il collega Pasqualino Suppa – insieme co-firmano anche la regia – e Omar Leone, rappresentante della Fondazione Maruzza FVG, che partecipa anche alla produzione insieme alla casa di produzione indipendente Eufrasia.

Ad arricchire il cortometraggio le animazioni realizzate dal noto fumettista pordenonese Ugo Furlan che raccontano i sogni e i pensieri della bambina protagonista. Una storia commovente ma gioiosa per raccontare la difficile vita dei bambini gravemente malati che avrebbero bisogno di cure palliative specialistiche. Questi piccoli pazienti trascorrono troppo tempo nei reparti ospedalieri, anche quando sarebbe possibile un’assistenza a domicilio o in strutture residenziali dedicate, che migliorerebbero notevolmente la qualità della loro vita e delle famiglie. Le cure palliative rappresentano la risposta più adeguata ai principali bisogni del bambino malato, non solo facendo fronte alle esigenze cliniche fondamentali ma tenendo anche ben presenti le necessità di carattere spirituale, psicologico, organizzativo e sociale di tutta la famiglia.

L’etimologia della parola “palliativo” deriva da "pallium": mantello, che cinge il corpo di chi lo indossa, così come le cure palliative proteggono e abbracciano il malato dando risposte adeguate a tutti i suoi bisogni. «In una società moderna e avanzata come la nostra è difficile pensare che esistano bambini talmente gravi che la medicina non riesce in alcun modo a guarirli – spiega Omar Leone. Fare qualcosa per loro non è sempre facile. Proprio dal desiderio di aiutare questi bambini è nato “Il Mantello di Carta”: a pordenonelegge con il libro di Lucarelli e adesso con questo ulteriore sviluppo per il cinema».
 
 

Si conclude il FEFF17 con il filippino "Where I Am King": una commedia romantica sul valore degli affetti

Si conclude il FEFF con il filippino

Udine - Ultimo giorno di Far East Film Festival ma le emozioni non pensano assolutamente di calare: finisce così, in un tripudio di applausi, l'anteprima europea della commedia "Where I Am King" del filippino Carlos Siguion-Reyna, una "fiaba romantica" (come l'ha definita Sabrina Baracetti durante la presentazione, insieme al regista) proiettata al Teatro Nuovo Giovanni da Udine sabato 2 maggio, alle 11.15.

Ricardo (interpretato Robert Arevalo) è un ricco magnate di Manila, in avanti con l'età e sull'orlo della banca rotta. Da un giorno all'altro si ritrova senza più niente, se non la palazzina in cui è cresciuto a Tondo, un quartiere di baracche e povertà dove ha trascorso l'infanzia, e per tornare alle proprie origini decide di trasferirsi laggiù, nel suo "regno". Tra lo stupore generale dei suoi familiari, nati e cresciuti nel lusso, Ricardo tenta di portare con sé i nipoti Ricky (Rafa Siguion-Reyna) e Anna (Cris Villonco), che a loro volta vogliono fuggire da una realtà in cui si sentono a disagio.

Questi si scontrano ben presto con la vita durissima di Tondo: miseria, delinquenza, degrado umano e architettonico sono la costante aggirandosi per le vie, tra bambini che chiedono l'elemosina e bande di strada impegnate in lotte tra di loro. I giovani, dapprima perplessi e ansiosi di tornare a casa, decidono di rimanere per aiutare il nonno a conquistare una vecchia fiamma, che abita nello stesso condominio: non sanno ancora che sarà solo un pretesto per insegnare loro a vivere, con straordinari cambi di scena che spiazzano lo spettatore e divertono. 

La famigliola si integra, così, molto bene nel quartiere: Anna e Ricky si fanno nuovi amici, inseguono i loro sogni e trovano anche l'amore, ma lo status quo delle cose è destinato a ribaltarsi di nuovo. I figli di Ricardo, infatti, corrompono il fidato custode della palazzina, Boyong, per far tornare a casa i due ragazzi: sarà solo la miccia che farà scoppiare una catena di eventi drammatici e terribili, fino a quando l'inferno non scenderà veramente su Tondo. 

Il finale che esce da questa pellicola è tutt'altro che la solita zuppa riscaldata, tipica delle commedie del genere occidentali: gli insegnamenti del nonno, ma soprattutto quello dei nipoti (a loro insaputa) e del quartiere stesso cambieranno la vita del trio, non cedendo però a facili "e vissero felici e contenti", che non appartengono alle baraccopoli reali. Rimane invece il racconto estremamente realistico del degrado di questo "regno", dimenticato dai pochi che sono partiti da qui e hanno fatto fortuna.

Nell'opera di Carlos Siguion-Reyna, la prima ad essere presentata in Italia, ci sono temi importanti ed esistenziali: il rapporto genitori-figli, le etichette che la società (e noi stessi) ci affibia, l'impegno verso gli altri e le proprie radici. E tutti insieme presentano il conto ai protagonisti, per aver dimenticato questa fetta di mondo, accecati dalle luci del benessere. Ma alla fine anche questa "favola" avrà la sua felice conclusione. Forse.

Il FEFF termina così anche quest'anno, continuando a regalare nuove emozioni e incredibili immagini dell'estremo Oriente. Questa 17^ edizione rimarrà sicuramente storica per la partecipazione di star come Joe Hisaishi e Jackie Chan, ma soprattutto per la ricchezza di umanità presente nelle 71 pellicole proiettate: un vero regno ricco di futuro, come quello di Ricardo.

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