FEFF17: il classico del '64 "Strage Sister" unisce profondi sentimenti e propaganda comunista
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 01 Maggio 2015 09:15
- Scritto da Timothy Dissegna
- Visite: 558
Udine - Non vanno in scena solo grandi anteprime al Far East Film Festival, ma anche le più importanti pietre miliari del cinema asiatico, restaurate e riproposte al pubblico dopo parecchi anni. Come il film Strage Sister, girato dal regista cinese Xie Jin nel 1964 e proiettato nel pomeriggio di giovedì 30 aprile, alle 14, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine: un dramma che ripercorre 15 anni della storia della Cina (dal 1935 al 1950) e denso, anzi densissimo, di retorica comunista.
La pellicola inizia nel '35, in un remoto villaggio della provincia cinese. Chunhua Zhu (Fang Xie) è una giovane che fugge da un matrimonio impostole, prassi diffusa fino a pochi decenni fa nel Paese dell'Estremo Oriente e che riduceva le donne a schiave, e si rifugia per caso in una compagnia teatrale Yue itinerante, chiedendo di poterne far parte e partire con lei. Il saggio maestro Xing Shi Fu (Qi Feng) decide così di accoglierla, nonostante la diffidenza del capo A'Xin (Nan Deng), poiché vede in lei una possibile attrice.
La nuova arrivata fa ben presto amicizia con Yuehong Xing (Yindi Cao), la figlia del maestro e anche lei bravissima sul palcoscenico. Quando poi Chunhua fa il suo debutto, il pubblico è entusiasta per la sua voce meravigliosa, tanto che un signorotto locale la nota e invita tutta la compagnia a esibirsi per lui, una sera nella propria residenza. L'atmosfera tetra e l'atteggiamento del potente, molto simile a un don Rodrido asiatico, celano però un secondo fine: “usufruire” di Yuehong non solo per ascoltarne il canto, ma anche nella camera da letto, e il gruppo se ne va, sdegnato (tranne A'Xin, che vorrebbe ingrazziarsi il signore).
Questo rifiuto porta guai: una sera arriva la polizia e interrompe lo spettacolo, per arrestare la ragazza. Ne nasce un tafferuglio, nel quale Chunhua, per difendere l'amica, colpisce una guardia e la punizione inflittale viene addirittura definita “lieve”: esposta per tre giorni consecutivi alla pubblica gogna, in piedi e immobilizzata a una colonna. Solo una poveretta, anche lei vittima di un matrimonio combinato, la aiuta portandole dell'acqua e, quando si presenta alla giovane, questa rimane senza parole: anche lei si chiama Chunhua!
Gli anni passano e il maestro Xing è sempre più vecchio e malato. Dopo aver diviso i suoi pochi averi tra Yuehong e l'ultima arrivata, ormai diventata come una figlia adottiva, l'anziano muore e adesso ogni decisione sulla compagnia è affidata unicamente a A'Xin. A questo non interessa altro che il profitto e, dopo aver allontanato dei collaboratori di lunga data, porta le due amiche a Shangai, per farle esibire in un teatro vero, gestito dall'altrettanto meschino direttore Tang (Wei Li).
Nella città la coppia di attrice diventa famosa e apprezzata da tutti, tanto che dopo tre anni ripaga ogni debito con A'Xin, con le quali la teneva legata a sé come pretesto per guadagnare. Quì loro incontrano persone nuove, come la giornalista di sinistra Jiang Bo (Ai-sheng Gao), ma alcuni premono per dividerle: tra questi c'è lo stesso Tang, che sotto la sua proposta di matrimonio a Yuehong nasconde doppi scopi da usare contro Chunhua, scomoda al potere per il suo comportamento incorruttibile.
Sullo sfondo (marginale per quasi tutto il film, al dire il vero) delle gravi vicende che sconvolsero la Cina, dalla guerra sino-nipponica fino alla rivoluzione comunista di Mao, la vita di queste due sorelle-amiche viene tessuta e disfatta dal telaio di un destino cinico e perverso. A ordire tutto ciò non è però il capriccio di un essere divino, bensì la cattiveria dei funzionari del Partito Nazionalista Cinese, che rimase al potere fino all'instaurazione della Repubblica Popolare: un muro che separa con rancore e acidia due anime unite, come quelle delle protagoniste.
La storia arriva a strappare le lacrime anche allo spettatore più impassibile, fino a quando non entra prepotentemente nella storia l'avanzata comunista che, nel 1950, arrivò anche a Shangai. Perchè i personaggi creati da Xie Jin sono veri universi, raccontati con grande efficacia nella loro “io” più interiore, ma arriva un momento in cui il mondo (il teatro, chi controlla Yuehong, ecc...) può essere cambiato soltanto grazie al comunismo. E anche una legata alla ragione e poco incline al cambiamento come Chunhua, alla fine, si “converte” alla Rivoluzione Culturale.
Comunque sia, "Stage Sister" può essere considerato benissimo qualcosa di più di un semplice film propagandistico. La narrazione ricca di simbologia ed esempi concreti delle condizioni di vita dei più umili nella Cina pre-rivoluzionaria colpisce il pubblico, portandolo ad immedesimarsi con il destino tormentato delle sfortunate protagoniste. Un film veramente storico, anche se il suo richiamo alle ideologie, oggi, lascia il tempo che trova.