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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Mort a vendre: debutto della Nico Pepe al Mittelfest

Mort a vendre: debutto della Nico Pepe al Mittelfest

Cividale: debutta questa sera alle 18, nella chiesa dei Battuti il nuovo spettacolo della Civica Accademia teatrale Nico Pepe di Udine, in scena a Mittelfest, con Mort à Vendre, queste è il titolo dello spettacolo che vede protagonisti gli allievi attori del secondo anno di corso (Maria Laura Ardizzone, Giuseppe Attanasio, Filippo Borghi, Irene Canali, Andrea Lopez Nunes, Giacomo Occhi, Daniele Palmeri, Lucia Rea, Andrea Rizzo, Marta Salandi, Raphael Schumacher), con la regia di  Maril van den Broek.

Il titolo “Mort à Vendre”, ( la Morte in vendita) trae ispirazione da una scritta che la stessa regista, ha letto al volo per strada, restandone colpita: ”mi sembrava la sintesi più efficace, spiega la regista, attrice e regista olandese, con cui titolare il racconto della tragedia della Grande Guerra e di tutte le guerre, quando la vita dei soldati e dei civili diventa merce, talora di poco valore, tanto che diventa parte di un perverso mercato di morte.”

Lo spettacolo, che debutta a Mittelfest in prima nazionale è costruito grazie ad una ricerca testuale frutto di una elaborazione collettiva che ha visto partecipare attivamente gli allievi attori coordinati da Maril Van den Broek. Lo spazio scenico di forma ovale è al contempo il luogo dove si combatte, la trincea ma anche la stanza dove il potere prende le sue decisioni, in una continuo rovesciamento dei punti di vista, al quale il pubblico partecipa direttamente. I costumi restituiscono un'atmosfera senza tempo che ha il senso di disegnare una cornice densa di echi che può fare riferimento a diversi contesti e epoche, soprattutto al martoriato XX secolo. Lo spettacolo inizia con la prima scena di “Generali a Merenda” di Boris Vian dove un politico vede nella guerra la soluzione per l'economia del paese con i civili che pagano il prezzo per tutti mentre l'esercito diventa il consumatore in una perversa spirale economica che ha in sprezzo il valore della vita.

Ne “I bambini nascono nella polenta” l'autrice Aglaja Veteranyi porta il punto di vista di una bambina, uno sguardo innocente che fa domande fondamentali ai quali i grandi faticano a rispondere. L'epica figura di “Madre Coraggio” e la “Canzone dei Cannoni” da “L'Opera dei Tre Soldi” di Bertolt Brecht e alcune scene da “Gli ultimi giorni dell'umanità” di Karl Kraus offrono invece spunti di riflessione molto importanti sul tema della guerra, dove un'umanità travolta da eventi tragici rischia di perdere anche sé stessa.

Le lettere dei soldati impegnati al fronte risuoneranno nelle lingue originali così si ascolteranno il russo, il francese, l'italiano, il tedesco ma anche il turco, l'arabo il fiammingo, una coralità di voci per raccontare la guerra dal punto di vista dei semplici, degli ultimi, di coloro che venivano mandati a morire. Ma anche i morti avranno voce grazie a Erwin Shaw che narra della rivolta dei defunti per farsi ricordare e impedire l'oblio in “Bury the Dead”. Alla disperazione dei due soldati, che trascorrono la loro ultima notte in “Cercivento” di Carlo Tolazzi, fa da contraltare il cinismo dei generali che mandano al macello i soldati in “Orizzonti di Gloria” di S. Kubrick.

Lo spettacolo è in replica a Udine, domani martedì 22 luglio, alle ore 21 presso la sede della Civica Accademia (largo Ospedale vecchio).

Antonio Albanese: la risata è un abbraccio. Da ottobre il nuovo spettacolo a Trieste e Udine

Antonio Albanese: a Trieste e Udine, in ottobre

"Personaggi in corso nel tempo", di e con Antonio Albanese segna due prossime date: il 27 ottobre al Politeama Rossetti di Trieste, e il giorno dopo, il 28 ottobre, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

I due appuntamenti, che vedono l’organizzazione del Politeama Rossetti,  Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, in collaborazione con Azalea Promotion e i Comuni di Trieste e Udine, sono l'occasione per vedere da vicino il comico e creatore di maschere indimenticabili quali Epifanio, L'Ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque, Alex Drastico e Perego.

Antonio Albanese, è un artista fra i più amati dal pubblico italiano, con il fortunato spettacolo "Personaggi nel corso del tempo" racconta il presente: l'umanità. La realtà diventa teatro attraverso maschere e insieme prototipi della nostra società, visi conosciuti che si ritrovano nel vicino di casa, nell'amico del cuore, in noi stessi. Dall'immigrato che non riesce a inserirsi al Nord, all'imprenditore che lavora 16 ore al giorno, dal sommelier serafico nel decantare il vino, al candidato politico poco onesto, dal visionario Ottimista "abitante di un mondo perfetto" al tenero Epifanio e i suoi sogni internazionali.

Personaggi che in questi anni abbiamo imparato a conoscere e ad amare, dove la nevrosi, l'alienazione, il soliloquio nei rapporti umani e lo scardinamento affettivo della famiglia, l'ottimismo insensato e il vuoto ideologico contribuiscono a tessere la trama scritta da Michele Serra e dallo stesso Antonio Albanese.

In scena uomini del Sud e del Nord, uomini alti e bassi, grassi e magri, ricchi e poveri, ottimisti e qualunquisti. Maschere irriverenti e grottesche specchio di una realtà guardata con occhio attento a carpirne i difetti, le abitudini e i tic. Una galleria di anti-eroi che svelano un mondo fatto di ossessioni, paure, deliri di onnipotenza e scorciatoie, ma dove alla fine anche la poesia trova posto.

Un recital che racconta, con corrosiva comicità e ritmo serrato, un mondo popolato da personaggi tipici del nostro tempo, dal pensiero contemporaneo interpretato con dirompente fisicità. "Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po' meno soli, un po' più allegri, un po' più forti, vorrei abbracciarli tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre".

I biglietti per entrambi gli spettacoli, inseriti nel pacchetto “Music&Live” dell’Agenzia TurismoFVG, saranno in vendita a partire dalle 10.00 di giovedì 10 luglio online su Ticketone.it e VivaTicket.it, nei punti autorizzati Azalea Promotion, alla biglietteria del Politeama Rossetti e prossimamente anche in quelle del Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

 

 

Grande Guerra, a Trieste una lettura scenica rievoca i giorni dell'attentato di Sarajevo

Grande Guerra, a Trieste una lettura scenica rievocativa dei giorni dell'attentato di Sarajevo

Trieste - Giuliani e friulani, malgrado ogni campanilistica differenza che li contraddistingue, hanno una comune tragica memoria, quella della Grande Guerra. Si abbia fra le mani un cimelio del nonno materno come una medaglia al valor militare di Carlo Imperatore oppure una foto ingiallita del prozio che indossa l’uniforme dei regnicoli, rimane ancora complicato comprendere come la pensassero davvero i nostri vecchi, da che parte si stesse in quegli anni.

Qualcuno ricorda la voce drammatica della vecchia zia che imprecando contro la “gallina con do teste”, raccontava di come avesse dovuto inventarsi un modo per dar da mangiare ai numerosi figli, alla fine falciati non dalla guerra, ma dalla febbre Spagnola.

Un altro legge su un’antica lapide cancellata dal sole e dalla pioggia il nome di un lontano parente caduto in Galizia con i compagni del 97°, l’infanterieregiment dall’immeritato sopranome “demoghéla”.

Il 1914 a Trieste sembrava scorresse sereno agli occhi dei più e al teatro comunale già intitolato a Giuseppe Verdi debuttavano “Parsifal” e “Madama Butterfly”, ma tutto era destinato a mutare già con il primo riecheggiare degli spari di Sarajevo in quel 28 giugno.

Il 2 luglio le salme di Francesco Ferdinando e di Sofia procedevano lenti sui carri funebri fra il silenzio della folla incredula da piazza Grande, lungo il Corso, via Sant’Antonio, piazza della Caserma, via Ghega e via Cellini fino alla Stazione meridionale e con esse iniziava a scriversi con la violenza e le lacrime una pagina dolorosa che segnò la fine di ogni sogno.

Ma ancora idee e sguardi diversi si soffermano su quelle stesse righe della storia e le leggono con lingue differenti. Da qui la semplice, ma efficace idea di Paolo Rumiz di utilizzare il noto testo degli anni Ottanta di Gilberto Forti “A Sarajevo il 28 giugno” per una lettura scenica rievocativa di quei momenti così fortemente radicati nella memoria collettiva della città.Grande Guerra, a Trieste una lettura scenica rievocativa dei giorni dell'attentato di Sarajevo

Proprio in concomitanza con il centenario dell’attentato, nella suggestiva cornice del futuro civico Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez” a Trieste, voci, gesti e musica hanno fatto risorgere le ombre di un passato non poi così lontano e con l’obiettivo di ricordare e riflettere assieme.

La regia di Franco Però, dall’idea di Rumiz, ha sviluppato un filo narrativo multiplo, quasi prendendo a modello gli ipertesti multimediali.

Gli spettatori, seguendo ciascuno un proprio libero criterio di scelta, si sono potuti spostare da una stanza all’altra, immaginando, oltre una finestra, il treno che lentamente risale la strada per Vienna, oppure sedendosi in uno studiolo assieme ad un ingegnere ungherese o ancora danzando con la fantasia abbracciati ad una ormai anziana duchessa comodamente seduta sulla sua poltrona.

Ogni personaggio raccontava una storia, la stessa storia, eppure ciascuna completamente diversa. Tutti narrandole in sincrono, perché le origini così differenti e i volti e i luoghi apparentemente separati, fossero riuniti da un unico tempo, scandito dalle voci dei testimoni, anche se interrotto bruscamente dagli spari dei cannoni. E il quartetto Iris accompagnava melanconicamente i passi dei visitatori che si spostavano da un ascolto al seguente, alternando al tempo di un valzer viennese, il quartetto n.14 in Re minore di Schubert detto “La morte della fanciulla”.

Le voci dei protagonisti sono state affidate agli ottimi interpreti che si sono alternati nelle due serate del 28 e 29 giugno scorsi: Ariella Reggio, Antonio Salines, Fulvio Falzarano, Ester Galazzi, Maurizio Zacchigna, Riccardo Maranzana, Paolo Fagiolo, Gualtiero Giorgini, Adriano Giraldi e, inaspettatamente lo stesso Paolo Rumiz.
L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Trieste e organizzata in collaborazione con i Civici Musei di Storia e Arte e il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.Grande Guerra, a Trieste una lettura scenica rievocativa dei giorni dell'attentato di Sarajevo

"Quel 28 giugno di cent’anni fa – scrive Franco Però – due colpi di cannone fecero rullare i tamburi in tutta Europa, e nelle fabbriche si misero all’opera per costruire nuove, impressionanti macchine da guerra. Per un mese, un mese esatto rimasero nascoste, pronte ad entrare in azione e portare via il mondo di ieri, per gettarci nel Moderno. Alcuni compresero quei colpi, altri intuirono qualcosa, altri ancora non si resero conto, non videro le armi nascoste. Il 28 giugno iniziò quel terribile work in progress che il 28 luglio vide il suo primo compimento".
                                                                                                    Marzio Serbo

(foto di Francesco Bruni; tutti i diritti riservati)



 

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