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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Pordenone unita nel dire “NO” alla violenza sulle donne. Intervista video al direttore del teatro Verdi

Pordenone unita nel dire “NO” alla violenza sulle donne. Intervista video al direttore del teatro Ve

Pordenone - Il Teatro Verdi di Pordenone si fa promotore di un progetto che raccoglie le sensibilità del territorio, per dire “NO” alla violenza sulle donne. Diverse le iniziative: uno spettacolo teatrale ("Polvere" di e con Saverio La Ruina 24 e 25 novembre), un flash mob, un video set, incontri e un video appositamente realizzato dal regista Alberto Fasulo.

Un impegno e un contributo di coloro che collaborano all'evento per attivare una nuova cultura, affinchè la parità e il rispetto tra generi si radichi profondamente nei comportamenti quotidiani, in una città segnata quest’anno da troppi episodi di violenza che hanno visto come vittime le donne.

Per incidere non solo sulla consapevolezza delle donne, ma anche e sopratutto su quella degli uomini.

Hanno già aderito convinte il Pordenone Calcio e il Pordenone Rugby: oltre a partecipare agli eventi, i calciatori della prima squadra nei prossimi match indosseranno la maglia che dice no alla violenza.

Analogo impegno per il Pordenone Rugby in occasione dei prossimi impegni sportivi programmati in queste settimane.

Qui la videointervista al direttore del Teatro Verdi Giovanni Lessio:




Qui il videoclip del regista Alberto Fasulo:

Ferite nell'anima, uccise nel cuore: il buio del femminicidio raccontato da tre grandi attrici

Ferite nell'anima, uccide nel cuore: il buio del femminicio raccontato da tre grandi attrici

Monfalcone (Go) – Bastano un abito nero e delle scarpe rosse per portare in scena il dramma di migliaia di donne: nero come i lividi provocati dalle sberle, calci, pugni fisici e morali; rosse come il sangue che scorre quando tutti gridano al mostro, ma ormai è troppo tardi. In una parola: femminicidio.

“Ferite a morte” è lo spettacolo che da tre anni racconta quest'universo macabro, scritto da Serena Dandini (la quale è anche la regista) e Maura Misti. Sul palco, ieri sera al Teatro Comunale, sono salite le bravissime Lella Costa, Orsetta de' Rossi e Rita Pelusio, per dar vita con le proprie parole a una vera antologia di delitti.

Il modello è quello dello Spoon River di Edgar Lee Master, poesie sulle persone sepolte in un cimitero, che nella pièce, coprodotta da Mismaonda e Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano, diventano racconti che mischiano ironia e atrocità: sono storie che si fa facile pensare siano reali, ricavate da ricerche del CNR e inchieste giornalistiche, ma che restano comunque assurde nella loro follia.

Una dopo l'altra, figure femminili si alternano sulla scena, per raccontare con disaramente chiarezza la loro fine: tutte, infatti, sono anime di donne ammazzate per mano di mariti, fidanzati, padri, fratelli che non sopportavano la loro indipendenza. O semplicemente il fatto che volessero vivere, o per pura follia che domina anche chi mostro non lo sembra, ma basta una tanica di benzina per mostrare a tutti di cos'è capace.

I volti e le mani di chi compie femminicio non hanno età, nazionalità o religione: assassina il “bravo padre di famiglia” come il ricco porco; l'iraniano come l'italiano e così via. I racconti diventano aghi contro cui è impossibile non urtare, che ti perforano e costringono a guardarti dentro, ancora di più se sei maschio e un po' ti vergogni di far parte di questo vero e proprio “regno animale”, infame e bastardo.

Ma non sono tutti uguali, i maschi: c'è il ragazzo che ama veramente la propria fidanzata, ma sono i genitori che non vogliono che lei lo frequenti, perché è già stata promessa ad un altro: una spiegazione sufficiente a far amazzare la propria figlia e sorella. I fiumi di sangue scorrono nella narrazione che ghiaccia le vene, tutte con lo stesso finale ma con sfumature diverse nel proprio orrore.

Dandini non ha creato uno spettacolo pesante, anzi: l'ironia emerge continuamente, dalle voci delle stesse donne uccise che scherzano sulla loro fine. Ma le risate muoiono strozzate in gola, marciscono prima ancora di liberarsi nell'aria, quando i dettagli di quelle morti affiorano nei monologhi di spento amore.

Il trio sul palco ha dato prova, ancora una volta dopo le incredibili tourneè in giro per il mondo, di una recitazione potente come poche: parlano non solo alle donne ma anche agli uomini, il vero pubblico di questo spettacolo. Perché parte da loro, noi, il cambio di una mentalità che non veda più nel genere femminile un oggetto: altrimenti i discorsi sul femminicio non serviranno a niente, perché come recita una delle vittime “gli oggetti non possono morire”.

Al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia una serie di appuntamenti dedicati a Pier Paolo Pasolini

Al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia una serie di appuntamenti dedicati a Pier Paolo Pasolini

Trieste - Una settimana di spettacoli ed iniziative dedicate e ispirate alla figura, all'opera e al ricordo di Pier Paolo Pasolini: così il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia celebra il quarantennale della sua scomparsa, unendosi alle istituzioni culturali regionali e nazionali e collaborando con il Comune di Trieste, il Museo Revoltella, la Regione Fvg, l'Associazione Cizerouno Trieste.

Lo Stabile regionale proporrà al pubblico un progetto dedicato all'opera di Pasolini: che attraversa, rispecchiando in qualche modo la sua versatilità artistica e culturale, la sua opera teatrale, letteraria, poetica e che si svilupperà fra il 23 ed il 29 novembre, a chiusura del mese in cui ricorre l'anniversario della morte.

Accanto ai due spettacoli di produzione - il premiato "Una giovinezza enormemente giovane" con Roberto Herlitzka e il nuovo, applaudito allestimento di "Porcile" per la regia di Valerio Binasco, realizzato assieme al Teatro Metastasio di Prato - il calendario prevede un succedersi di letture, incontri proiezioni di film, riflessioni, una mostra.

Ad inaugurare la settimana pasoliniana - lunedì 23 novembre alle ore 19 - sarà alla Sala Bartoli la mostra fotografica "I funerali di Casarsa" dove saranno esposti scatti inediti effettuati dal giornalista e fotografo triestino Claudio Ernè.

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