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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Off label. La danza contemporanea si rigenera a Udine

Off label. La danza contemporanea si rigenera a Udine

La danza contemporanea si rigenera a Udine! La sesta edizione di Off Label, rassegna per la nuova danza, è l’insieme dei progetti della Compagnia Arearea nella stagione 2015 – 2016 rivolti alla danza contemporanea in termini di performance, spettacoli, alta formazione.

Primo doppio appuntamento sabato 28 Novembre con lo spettacolo VOX.solo ideato e interpretato da Ariella Vidach. Vox.Solo, scrive l’artista, è un’azione performativa interattiva che crea uno spazio dove l'interprete reinventa il rapporto con le espressioni essenziali e alterabili quali la voce, i suoni, le immagini. Ariella Vidach si forma artisticamente con i più significativi coreografi della generazione moderna e postmoderna: Trisha Brown, Twyla Tharp, Dana Reitz, Steven Petronio, Steve Paxton, Bill T. Jones. Inizia a produrre sue coreografie nel 1980 ed i suoi lavori vengono presentati negli Stati Uniti, in Canada, Germania, Olanda, Francia, Svizzera, nella Repubblica Slovacca, in Slovenia e Macedonia. Nel 1996 nasce a Milano la compagnia di danza Ariella Vidach-­‐ AiEP con la quale crea gli spettacoli multimediali con tournèe, laboratori e seminari che partecipano a Festival e Rassegne in Italia, Turchia, Canada e Stati Uniti.

All’inizio del 2005 viene inaugurato all’interno della Fabbrica del Vapore di Milano il DiDstudio, centro di formazione, promozione e ricerca sulla danza contemporanea. E’ con questa realtà che Arearea sta costruendo il progetto PRATICHE CONDIVISE per il sostegno di giovani autori e per la messa in rete dei migliori centri della danza contemporanea in Italia. Ariella vive attualmente a Milano dove insegna alla Civica Scuola Paolo Grassi e continua la sua attività di ricerca e produzione presso il DiDstudio, nonché l'impegno nella divulgazione della ricerca tra danza e tecnologie interattive con i progetto NAO Nuovi Autori Oggi e Tec Art Eco, di cui è direttrice artistica.

Domenica 29, dalle ore 11.00 alle 15.00, per amatori e professionisti la coreografa condurrà una Mastercalss presso Lo Studio in via Fabio di Maniago, 15 Udine.. Per prenotazioni e info sui costi www.arearea .it tel. 0432/600424 Il programma di Off Label proseguirà con i danzatori Arearea nella performance INATTESO: il ciclo d’improvvisazioni al Teatro San Giorgio per il progetto Tx2, contenitore CSS di Udine, venerdì 4 e sabato 5 dicembre alle ore 21.30. A sostenere l’intera programmazione dello storico gruppo udinese, ci saranno il Comune di Udine Assessorato alla Cultura assieme al Museo d’arte Contemporanea Casa Cavazzini per la nascita degli appuntamenti MUSEO IN DANZA; il CSS Teatro d’innovazione del FVG per il progetto TX2 e l’associazione SCIMMIA NUDA, questi ultimi nostri prossimi compagni d’improvvisazione per le serate, al Teatro Palamostre e al Teatro San Giorgio, chiamate INATTESO. L’ERT/Circuito Danza FVG per la condivisione degli approfondimenti sulla danza per l’infanzia e il sostegno alle attività performative della Compagnia. Il Festival DANCE PROJECT di Trieste, di cui siamo partner per la programmazione della danza in Regione. Non ultimo, l’associazione OFFICINE GIOVANI con la quale Arearea desidera condividere la stessa "officina dell'umano" creando una prima occasione di incontro tra la danza urbana e la video arte al parco Ardito Desio a maggio 2016

Una ragazza e il dramma dell'identità protagonisti del TSS al Bratuž

Una ragazza e il dramma dell'identità protagonisti del TSS al Bratuž

Gorizia – È iniziata con il Teatro nazionale Drama Ljubljana la stagione 2015/16 del Teatro Stabile Sloveno (TSS) nel capoluogo isontino, ieri sera al Teatro Bratuž: in scena il dramma firmato dalla scrittrice Maja Haderlap e diretto da Igor Pison “Angel pozabe” (“L'angelo dell'oblio”).

Tratta dall'omonimo romanzo dell'autrice austriaca, l'opera parte dal secondo dopoguerra: in un'Austria che deve fare i conti con il recentissimo passato, la famiglia della piccola Mic è alle prese con i propri di fantasmi. La nonna è stata deportata nei campi di sterminio, il padre si era unito giovanissimo con i partigiani e i loro ricordi si fondono con il presente.

Il piccolo nucleo familiare fa parte della minoranza slovena, in una Carinzia che ha gli stessi colori e vestiti della nostra Carnia: a essere diversa è la lingua, ma i tragici racconti che i due adulti conservano vividi negli occhi sono simili a tante altre atrocità vissute anche in Friuli. E la giovane protagonista li ascolta, facendo anch'essa a pugni con incubi e incertezze.

Gli anni scorrono, mentre i sentimenti nazionalisti tornano di nuovo ad alimentare odio e divisioni: la minoranza slovena austriaca torna di nuovo all'angolo, perfino nelle scuole dove il sapere dovrebbe unire tutti. E Mic, che nel frattempo è cresciuta e ha continuato gli studi, nonostante l'avversità cieca del padre, trova nelle proprie radici e nella lingua che parla il suo conflitto interiore.

I tre attori in scena (Barbara Cerar, Saša Pavček e Janez Škof) hanno prestato le ossa e lo spirito a fantasmi tormentati dalla propria ombra. Solo un'entità misteriosa gli impedisce loro di abbandonarsi alla propria amara fine, quell'angelo appunto citato nel titolo: come quando il padre è sul punto di impiccarsi, ma rivela che qualcuno gli ha impedito di compiere quel gesto estremo.

Tra i dialoghi potenti, la forza della poesia diventa un filo rosso che collega delirio e speranza: tutti i personaggi (inclusa la madre di Mic, che subentra alla nonna dopo che questa morirà) sono legati da versi, in cui ripongono la propria visione della vita. Quella della protagonista è tanto grande da voler fare dell'arte il proprio futuro, andando a studiare lontano da casa, ma ancora una volta il cuore non potrà essere ignorato.

L'interpretazione della Cerar, la giovane ragazza bionda che abbiamo visto anche nel film italiano “La forza del passato” (2002), tocca nel profondo e illumina con la propria innocenza le storie che la circondano: la resistenza contro i nazisti del padre, la sofferenza e la fame patite dalla nonna, l'apparente vuoto morale della madre. Ma basta una poesia per cambiare tutto. Anche la morte.

(Foto LowRes©PeterUhan)

La guerra vista da una casalinga: gli orrori nell'ex Jugoslavia raccontati da una bravissima Ksenija Martinovic

La guerra vista da una casalinga: gli orrori nell'ex Jugoslavia raccontati da una bravissima Ksenija

Udine - Il treno dei ricordi parte da quelli più felici: quelli legati all'infanzia, fine anni '60. Perché basta un fazzoletto rosso attorno al collo per far sentire orgogliosa e spensierata la piccola protagonista di "Diario di una casalinga serba", interpretata da un'eccezionale Ksenija Martinovic e andato in scena dal 16 al 22 novembre al Teatro San Giorgio.

Tratto dal libro omonimo della scrittrice serba Mirjana Bobic Mojsilovic, prodotto dal CSS Teatro Stabile d'Innovazione del FVG e diretto da Fiona Sansone, lo spettacolo è il viaggio drammatico di una donna attraverso la storia della sua Serbia: dagli anni gloriosi di Tito sotto la Jugoslavia alla sua disgregazione, dopo la morte del dittatore e la guerra che la dilaniò negli anni '90.

Nel mezzo c'è la vita di una persona come tante, che si appassiona più per "moda" che per un motivo sincero: dall'euforia socialista al nazionalismo serbo, passando per la religione e i vestiti che arrivano dall'Italia. La protagonista appare all'inizio come folle, imprigionata nella claustrofobia della sua immaginazione; poi l'orrore prende forma e con esso il suo pensiero.

Nella recitazione da pelle d'oca della Martinovic, che ha portato in scena la pièce grazie al progetto dello stesso CSS "StartArt" per giovani promesse, ha influito senz'altro il dove questa ha preso forma: non sul palco principale, bensì in una stanza del teatro, davanti a una quarantina di persone, come ha fatto per tutte le serate. Una scelta fatta ad hoc, che demolisce fisicamente la quarta parete tra pubblico e attore.

E lei lo fa subito, con un bacio che risuona d'innocenza: la stessa che il mostro Milosevic farà a pezzi per milioni di bambini, "colpevoli" di non essere serbi. Ma questa è la Storia, che azzanna la vita di una casalinga come tante, sempre con la testa altrove. E quando il buio della guerra le arriverà così vicino da graffiarla con il suo respiro, allora rimarrà solo il suo sguardo a guardare lontano.

La scelta di inaugurare "StartArt" per il CSS non poteva essere migliore con questa 25enne serba, diplomata alla Nico Pepe di Udine. Il suo sarà sicuramente un nome che sentiremo ancora: nel frattempo non si può che perdersi nell'umorismo di una tragedia che è esplosa sulla nostra porta di casa. E che noi abbiamo più o meno ignorato, scegliendo le bombe ancora una volta.

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