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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

La Bisbetica-pop di Nancy Brilli e quella finzione chiusa dentro le mura della realtà

La Bisbetica-pop di Nancy Brilli e quella finzione chiusa dentro le mura della realtà

Gorizia – Quando si prende in mano un testo classico, entrano in gioco due scuole di pensiero: quella del rigore metodico, secondo cui ogni cambiamento è un delitto; e quella del modernismo, a volte eccessivo, che non si fa scrupolo di cambiare i connotati a opere con secoli alle spalle. Un equilibrio tra le due è difficile.

Ma non impossibile e lo ha dimostrato, a suo modo, Cristina Pezzoli che ha portato in scena ieri sera, in prima regionale al Teatro Verdi di Gorizia, la sua “Bisbetica. La bisbetica di William Shakespeare messa alla prova”: ispirata all'omonima commedia del drammaturgo britannico, la pièce ha contato su cast di primo piano, con Nancy Brilli protagonista assoluta, e prodotta da La Pirandelliana srl.

Una sgangherata compagnia teatrale, a pochi giorni dalla prima de “La bisbetica domata”, perde “accidentalmente” il regista a causa di una lite con la Brilli. Sarà quindi lei a guidare le prove dello spettacolo, sotto l'attenta sorveglianza del perplesso produttore (Valerio Santoro) disposto a coprire lui stesso alcuni personaggi pur di risparmiare sul cast, e di conseguenza sarà lei a decidere cosa tagliare o lasciare del testo.

Senza nemmo l'introduzione, eliminata fin da subito, lo spettacolo e la compagnia diventano una cosa sola, che si unisce e disunisce continuamente. L'opera di Shakespeare diventa allora specchio di rancori e malumori nella realtà, e questa diventa continuazione intrinseca dei fatti che nascono dalla penna del drammaturgo. Ecco quindi che il rapporto tra Caterina (la scorbutica Nancy) e la stupida Bianca (Brenda Lodigiani), sua sorella minore, è un proseguo di ciò che accade dietro le quinte, tra due attrici agli opposti della carriera.

Questa dualità è il filo rosso che lega indissolubilmente tutta l'opera e tutti i personaggi, avvincinandoli e allontandonandoli dai propri opposti come all'interno di un lento vorticare: Caterina e il suo arrogante pretendente Petruccio (Matteo Cremon), voglioso di sposarla solo per la sua dote e per mostrare a tutti che è stato capace di domare la sua fama di bisbetica; ma anche Ortensio e Gremio, rivali in amore per la mano di Bianca che alla fine sceglierà un terzo.

E poi le loro immagini “reali”, perché come diceva lo stesso autore dell'epoca elisabettiana “il teatro è vita” e per questo i confini tra i due sono flebili: la boria degli attori si scontra con la parsimonia del produttore che deve far tornare i conti e via dicendo. Un mix che per tutta la durata della rappresentazione si amalgama, bolle ed esplode in un vortice di tradizione e originalità, alla ricerca di un'identità, se non diversa quantomeno originale, per questo testo famosissimo.

L'innovazione arriva proprio “dentro” il teatro, dal working progress degli attori che sperimentano e cancellano durante le prove: monologhi che si modernizzano, rime che passano rapidamente dalla poesia shakespeariana al linguaggio di strada, costumi e oggetti di scena che seguono il cambiamento dei tempi e perfino la musica irrefrenabile dei Queen che invade il palco.

L'anima dello spettacolo, quella bisbetica messa alla prova, alla fine stravolge tutto per non stravolgere nulla. Nonostante i toni pop e le irriverenti novità, infatti, quella donna che il grande poeta di Sua Maestà poneva a simbolo del genere femminile da sottomettere non fa nessuna rivoluzione femminista: il suo sguardo arrendevole diventa allora la parete oltre cui il presente non può capovolgere un classico.

Ma basta aprire un attimo gli occhi per scoprire che, forse, è tutto finto. O reale, dipende da dove lo si guarda.

(Foto Messaggero Veneto)

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