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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Star bene

Prima partita della stagione per la Triestina: grinta molto buona, risultato poco fortunato. Le foto

Prima partita della stagione per la Triestina: grinta molto buona, risultato poco fortunato. Le foto

Trieste - La stagione calcistica alabardata è iniziata il 18 agosto scorso con una serata poco fortunata. L’Ufm (Monfalcone) sbanca il “Rocco” nel finale del preliminare di Coppa Italia, grazie ad un tap-in vincente di Miraglia dopo un legno colpito da Acampora, in una gara condotta per larghi tratti dai ragazzi di Costantini, soddisfatto di tutto al termine del match, fuorché chiaramente del risultato.

L’Unione parte col 4-3-3, affidando il peso dell’attacco al tridente Bertoni-Bortolotto-Taddeucci, supportati dal dinamismo degli ‘under’ Zetto e Marco Piscopo; l’Ufm schiera dal 1’ l’esperienza difensiva di Alen Carli ed in attacco quella dell’ex Araboni, dietro al quale Acampora ha libertà di movimento.

Ecco la fotogallery di Stefano Savini:

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Pronti-via e "il toro" deve subito abbandonare la contesa, messo ko dopo appena 30” da un contrasto aereo che lo costringe al cambio al 6’, per lui sospetta frattura ad una costola e l’in bocca al lupo di tutti per un pronto ritorno in campo.

La gara è logicamente segnata dai carichi di lavoro, dalla calda serata agostana, la Triestina si fa comunque preferire nel possesso palla, sfiorando il vantaggio al 9’ con Bertoni, in ritardo di una virgola su una grande verticalizzazione di Taddeucci.

Gli alabardati mantengono il pallino del gioco, l’Ufm lancia spesso e volentieri il solo Acampora in attacco, non riuscendo però mai a trovare supporto nei compagni e di conseguenza incisività nelle conclusioni.

Non sorprende quindi se la successiva conclusione proposta dal match giunge al 40’, con una punizione calciata di poco alta da Bortolotto.

Sul finale di frazione buona chance per l’Unione, Taddeucci pizzica di testa per Zetto in piena area, controllo del giovane centrocampista e tocco di punta contenuto di pugno da Contento.

Si va al riposo dopo una prima parte di gara combattuta anche se tutto sommato avara di emozioni, ma con una Triestina comunque più propositiva degli avversari.

Il secondo tempo si apre con la prima conclusione ospite, Raffa vince un rimpallo con Potenza e spara col mancino a botta sicura dai 10 metri, Del Mestre si supera e devia sulla traversa con la punta delle dita. Gli alabardati si riprendono ben presto, al 3’ Taddeucci gira di prima intenzione di poco alto col destro a giro, mentre poco dopo è Bortolotto a prolungare di poco a lato di testa un centro tagliato di Bertoni.

Al 13’ ancora Bortolotto ci prova col destro incrociato, la sfera però si perde alta di un paio di metri. Lo stesso Bortolotto al 20’ cede il posto a Da Ros, subito scatenato con un mancino da fuori contenuto da Contento. Ancora Da Ros al 25’, classica azione a convergere con sinistro a giro alto di poco. Al 28’ ancora Da Ros entra nell’azione che porta poi al tiro a volo Paolucci, conclusione dai 20 metri difficile ma terminata comunque non di molto alta.

Al 33’ l’episodio che indirizza il finale di gara, Zetto subisce una carica da un avversario all’ingresso in area, il fallo sembra netto ma Sartori di Padova prima decreta la punizione a favore degli ospiti, poi ammonisce Zetto per simulazione facendo così terminare anzitempo la gara al centrocampista, già ammonito nel primo tempo.

L’episodio negativo non abbatte la Triestina, vicinissima anzi al vantaggio al 37’ con Da Ros, abilissimo nel sedere Missio con una finta e nell’accentrarsi nel cuore dell’area, sfortunato nel trovare un miracoloso Contento che di piede d’istinto devia il mancino a botta sicura.

Insiste ancora l’Unione con il neo-entrato De Bona, sul cui tiro arriva una deviazione che fa terminare la sfera in angolo sfiorando l’incrocio. Sul capovolgimento di fronte l’Ufm passa, in pratica col secondo tiro nello specchio della sua partita.

Bergamasco lavora un bel pallone sulla destra pescando centralmente Acampora ai 20 metri, finta e destro secco a centrare la base del palo, sulla respinta corta il primo ad arrivare è Miraglia, lesto ed abile a scaraventare in rete il gol-partita.

Nel recupero l’Ufm avrebbe anche il contropiede per raddoppiare, ma Raffa recapita sui guantoni di Del Mestre un destro telefonato da buona posizione.

Finisce quindi con una battuta d’arresto la prima gara ufficiale della nuova stagione alabardata, una sconfitta che chttp://www.unionetriestina2012.comomunque non ridimensiona le buone sensazioni date dal campo in prospettiva campionato, sia dal punto di vista della manovra che della condizione fisica.

(Credits: testo, unionetriestina2012.com; foto: Stefano Savini. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte)

Pellegrinaggio in bicicletta da Trieste a Medjugorje per due bimbi malati. Le foto

Pellegrinaggio in bicicletta da Trieste a Medjugorje per due bimbi malati. Le foto

Trieste - Come ogni anno, Igor Vodopivec, appassionato di ciclismo non-stop, ha organizzato un pellegrinaggio-randonnée di 530 km per Medjugorje, con partenza da Repen (Trieste) il 1° agosto e arrivo entro le ore 17.40 del giorno successivo, per portare al Santuario le intenzioni affidate ai ciclopellegrini proprio nell'ora dell'apparizione.

La pedalata si è svolta senza interruzioni, salvo le soste per i ristori. I ciclisti erano assistiti da una macchina al seguito e da un camper, che organizzava i ristori mobili durante tutto il percorso diurno e notturno.

Sette i ciclisti che sono partiti da Trieste, per portare una richiesta d'aiuto alla Madre di Dio per due bambini: Riky, affetto da un tumore e Antonio, colpito da una grave malattia neurologica.

Al Santuario sono state portate due magliette, che hanno ricevuto una benedizione, per essere poi riportate ai due bimbi, che le indosseranno.

Nonostante grossi problemi, legati al caldo e alla fatica, Igor, Sergio, Rinaldo, Laura, Roberto, Marco e Gianni sono riusciti ad essere sul posto 5 minuti prima dell'ora dell'apparizione.

Il nostro reporter Stefano Savini era con il gruppo nell'auto al seguito, ed ha scattato una serie di foto che vi proponiamo:

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La missione sportiva era quella di percorrere entro le 24 ore una distanza di 530km con brevi soste da 5 a 20 minuti circa (totale tempo pausa previsto circa 3 ore, totale tempo in bici previsto circa 20 ore).

Ma la corsa aveva anche una particolarità: il gruppo dei ciclisti era diviso in coppie, in cui un atleta più forte era associato ad un ciclista meno forte. Il più forte aveva il compito di prendersi cura e di aiutare nella fatica il meno forte. Il meno forte doveva invece affidarsi alle forze del più forte.

C'era anche una missione spirituale, intima e privata: durante il percorso, chi ha ritenuto di farlo, ha rivolto una preghiera silenziosa accanto a tutti i simboli cristiani.

Alla vista di una Chiesa o del Gesù crocifisso si poteva pregare il Padre Nostro, alla vista delle edicole della Madonna l'Ave Maria e alla vista di un cimitero un "Eterno Riposo".  
 
Dopo la visita alla veggente, i ciclisti, tutti insieme, hanno portato un'offerta ad un orfanotrofio di Medjugorje.

(Credits: Stefano Savini. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte).

Andar per grotte in attesa della grande spedizione: avventura mozzafiato al Luftloch. Le foto

Andar per grotte in attesa della grande spedizione: avventura mozzafiato al Luftloch. Le foto

Trieste - A -60 metri le scale finiscono e si scende solo con le corde, noi ci fermiamo sulla piattaforma e mentre Marco mi racconta la storia di questo pozzo, comincio a far le foto...

Ci troviamo tra l’Abisso di Trebiciano ed il paese di Fernetti, nella Dolina delle Cloce, conosciuta storicamente per i particolari fenomeni riscontrabili in essa durante i periodi delle piene del Timavo.

"L’idea di effettuare uno scavo proprio in questo punto è nata dall’entusiasmo di alcuni soci della Società Adriatica di Speleologia che hanno avuto la fortuna di trovarsi all’interno di questa dolina in concomitanza ad un violento fenomeno di piena" racconta Marco Restaino.

"In tale occasione, è stato possibile verificare come dal fondo parzialmente allagato, attraverso fessure e buchi nella terra simili a quelli normalmente scavati dalle talpe, scaturissero vari soffi d’aria".

"Sembrava quasi che il fondo della dolina ribollisse ed il rumore avvertito poteva essere paragonato al “rombo” di un elicottero in lontananza".

Marco Restaino ha lavorato per anni a questo scavo verso il Timavo, assieme a Piero Slama, tra mille disagi, difficoltà e imprevisti, come l'aria, già, l'aria, a cui loro sono abituati e che invece a me comincia a far scherzi.

Vi propongo le foto che sono riuscito a scattare prima di avere una crisi da mancanza di ossigeno: il racconto e la fotogallery testimoniano le enormi difficoltà che affrontano gli speleologi nelle loro esplorazioni.

Un aspetto di non poco conto da tenere ben presente quando giungeranno gli speleosub, che non solo dovranno scendere a -350 metri, ma a quel punto anche immergersi.

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L'ossigeno si riduce al 17% in quei cunicoli. Durante la risalita comincia ad essere decisamente poco per la mia mente e a -24 metri succede l'impensabile: sono in debito d'ossigeno e comincio a perdere contatto con il mondo attorno a me,devo reagire prima che si mettano male le cose e l'unica cosa a cui riesco a pensare è di uscire, subito.

Ad ogni passo la crisi è più evidente e comincio ad ansimare come se avessi un attacco d'asma. "Giorgia!" - grido mentre salgo - "Giorgia! Sto avendo un attacco di panico!"

Mi tolgo il casco perché mi manca l'aria e mentre Giorgia me lo rimette comincio una guerra di nervi costringendo tutto il mio corpo a muoversi.

Giorgia prende la fotocamera e mentre le passo praticamente sopra la testa, mi proietto verso l'uscita. Ormai ansimo a bocca completamente aperta e guardo quel punto dove vedo gli alberi, ma il pozzo è lungo e la paura di non farcela è immensa e continuo a muovere gambe e braccia sempre più dure.

"Non è possibile - dico tra me e me - non è possibile che mi stia succedendo una cosa del genere, non riesco a crederci!".

Ma devo continuare a salire, ancora sferzo il corpo in una ricerca di inpulsi nervosi che mi portino all'uscita, ansimo sempre più forte e sempre più rapidamente, sento un peso enorme sul petto, la testa stenta a capire i dettagli ma so che devo solo andar su dritto, le mani sono durissime quando agguanto l'appiglio esterno, ma non riesco a tirarmi su e non c'è Giorgia ad aiutarmi. Comincio a piangere e con la forza della disperazione mi tiro a braccia unite. Sono fuori!

Piegato in due sulle gambe, che sono di legno, respiro quanta più aria riesco. Dopo poco il respiro rallenta e si fa più normale, il peso si scioglie e riprendo possesso delle braccia e delle gambe.

Dopo una bella bevuta, riesco a torgliermi il casco e mi butto addosso l'acqua fresca. Passano i minuti e non ho più il respiro affannoso, riesco ad alzarmi in piedi mentre mi scuso con Marco e Giorgia per l'errato comportamento.

Bevo ancora a fiotti e riassaporo il caldo vento che spira in dolina, è tutto finito, sono tornato alla normalità.

Scatto ancora delle foto ai due speleologi, foto ricordo da mostrare ad amici e curiosi.

Due cose ho capito ieri sera alle 23,30 circa: questi ragazzi hanno dei numeri in più degli altri e… le grotte non fanno parte del mio mondo. Se riuscirò tornerò nell'abisso di Trebiciano (lì è filato tutto liscio) assieme agli speleosub francesi per raccontarvi forse la più grande scoperta triestina dei giorni nostri.

Ma non tornerò nel Luftlock, una grotta veramente al di sopra delle capacità umane normali. Onore alla Società Adriatica e a tutti coloro che con grande fatica e coraggio portano avanti questo progetto, a cui sono particolarmente affezionato.

Tuttora però non riesco a comprendere appieno la passione che accomuna i miei amici speleologi, e mi sfugge la natura del desiderio di scendere nelle viscere della terra.

(Testo e foto di Stefano Savini. La seconda foto è della Società Adriatica di Speleologia. Credits: Savinimages; Marco Restaino e Giorgia De Colle, Società Adriatica di Speleologia. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte).

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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