Alla scoperta del fiume sotterraneo con la Società Adriatica di Speleologia: le foto e la storia
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- Categoria: Fotogallery
- Pubblicato Domenica, 28 Luglio 2013 23:11
- Scritto da Tiziana Melloni, Stefano Savini
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Trieste – Il prossimo 9 agosto un'importante spedizione speleosubacquea tenterà di aggiungere qualche tessera al mosaico del mistero del Timavo, il fiume sotterraneo che scompare nella grotta di San Canziano, in Slovenia, per ricomparire a San Giovanni di Duino, in provincia di Trieste.
Gli speleologi, nel tempo, hanno tentato di intercettarne il corso dall'alto del costone carsico. La Grotta 17 VG (numero di catasto della Venezia Giulia), meglio nota come Grotta di Trebiciano o Abisso di Trebiciano, e tradizionalmente legata alla Società Adriatica di Speleologia, è un esempio di questo tipo di esplorazione. Ed è proprio dal fondo di questa grotta che inizierà la parte più interessante della spedizione subacquea.
“Trovare un accesso al Timavo dal Carso triestino è stato uno degli obiettivi preminenti della Società Adriatica nel corso di svariati decenni – spiega Marco Restaino, speleologo del gruppo. - Dal 1974 la Sas detiene la concessione della Grotta di Trebiciano. Da quel momento in poi abbiamo lavorato per attrezzarla ed ora essa è percorribile fino in fondo con una via ferrata. Grazie a quest'opera sono possibili spedizioni subacquee come quella di 20 anni fa, che prosegue ora con l'intervento dello stesso gruppo di speleosub francesi, a cui daremo il nostro appoggio logistico e l'assistenza”.
“Ci aspettiamo molto dalla spedizione – dice ancora Marco Restaino. - Il lago sotterraneo che si trova in fondo all'abisso può riservare molte sorprese. Con le nuove tecnologie di immersione speleosub, i tempi di permanenza in acqua sono aumentati in modo non immaginabile 20 anni fa, ed anche i mezzi di illuminazione si sono evoluti. Sarà possibile effettuare rilievi e misurazioni di grande interesse scientifico, che accresceranno il patrimonio delle nostre conoscenze sul Timavo e sui fenomeni carsici”.
Il nostro fotografo Stefano Savini, a 10 giorni dall'arrivo degli speleosub francesi, è sceso nell'abisso ed ha scattato una impressionante serie di foto, che vi proponiamo di seguito, assieme al suo racconto della discesa:
"Grottenarbaiter. Giorgia apre la botola e comincia la discesa, sono in ansia... a 50anni farmi 340mt nelle viscere della terra, beh mi sembra troppo.
Ma scendo, gradino dopo gradino riscopro le sensazioni di quando avevo 15 anni,il buio rotto dalle torcie sui caschi e quel fango, tanto fango, dappertutto, che subito ti sporca le mani anche se porti i guanti, si scivola e devo tenermi ben stretto alla scaletta che sembra non finire mai sotto i miei piedi.
Un cavo d'acciaio e due moschettoni che escono dall'inbragatura sono l'unica sicurezza per evitare di cadere nel vuoto. Parlo, parlo e parlo per esorcizzare l'ansia che mi accompagna sempre più in basso, ma non ho paura o panico, sento solo tutto troppo stretto attorno a me (non ne vado matto).
Arrivo al ponte del brivido, tiro dritto senza pensar troppo al vuoto che sta sotto di noi (30-35mt). Ora l'abisso mostra tutto il suo nome, un pozzo fondo 52 mt che viene interotto solo dalle scalette spostate prima a sinistra e poi a destra, poi cunicoli stretti e scivolosi e poi gli unici ricordi lasciati da Federico Lindner (lo scopritore della grotta), una carrucola e gli ultimi pozzi (fatti in legno) che portano alla grande cavità.
Gli ultimi 200mt sono una passeggiata sulla sabbia che scende fino ad un angolo dove un piatto color verde fa da specchio della grotta. è il Timavo, o meglio, il lago che si dovrebbe collegare al nostro fiume sotterraneo… siamo arrivati sul fondo dell'abisso di Trebiciano.
Giorgia spegne le luci e mi invita al silenzio, gocce d'acqua picchiano sulle rocce e nel tratto del lago, poi le stanche menbra si rilassano e la mente distesa comincia a sentire il Timavo che parla: è incredibile quello che sento, come delle voci lontane, distorte ma buone, mi arrivano alla testa senza violenza e lentamente mi appisolo.
Giorgia riapre le luci e rivedo la realtà della grotta, ampia e possente,faccio un "oh!" che rimbonba in tanti echi ben distinti e molto limpidi. L'ansia non c'è più e tiro fuori la fotocamera per le foto ricordo, nel buio scatto, Giorgia e poi io per ricordo che ero lì, poi la targa dedicata a Federico Lindner (un genio d'altri tempi) ,sono commosso per la sua impresa mai ricompensata e riconosciuta, un pensiero va anche ai suoi collaboratori che morirono in altri tentativi di trovare il fiume nascosto.
Ora dobbiamo risalire perché il tempo stringe e abbiamo consumato le provviste, sali come un bradipo (me lo disse il presidende della S.A.S. prima di scendere). Ad ogni cambio di pozzo colgo la risalita con la fotocamera e approfitto per rifiatare.
La stanchezza è in agguato e devo controllarla per non farmi sopraffare, rivedo la discesa all'incontrario e ne ricordo le difficoltà.
Ancora foto e lentemente ci avviciniamo alla superficie. Giorgia intuisce che qualcuno ci aspetta all'ingresso,chi mai potrà essere? che sorpresa! I miei figli e la loro mamma che sorridono appena appaio alla luce del sole. Che caldo! Da 12° a 35° in pochi metri! Sono completamente sudato, ma felice, ho toccato con mano un pezzo di storia della "mia Trieste". Ad attenderci ci sono anche Marco Restaino e Angela Spechar (entrambi speleologi della Sas)…., acqua fresca, anguria, la calura estiva mi fanno non persare alle 5 ore passate accanto ad una storia che non è ancora finita...
La Sas ha anche realizzato per il National Geographic Magazine un bel documentario, consultabile sul web ai seguenti indirizzi:
https://www.youtube.com/watch?v=ELrAe7QiMJA
https://www.youtube.com/watch?v=HH8ra9LGEQk
https://www.youtube.com/watch?v=7lQ_YelzDL0
(Credits: per le foto, Stefano Savini; per i filmati, Società Adriatica di Speleologia. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte).