"Quando il gioco si fa brutto": a Vicino/Lontano il binomio calcio/cultura, aspettando il Mondiale
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- Pubblicato Lunedì, 19 Maggio 2014 15:41
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine - Calcio e cultura, a sentire questo binomio non pochi intellettuali si metterebbero le mani tra i capelli per la disperazione. Che cosa centra uno sport rozzo, dove ventidue scalmanati si rincorrono per tirare pedate a un pallone, con i grandi pensatori e artisti della storia dell'uomo? Come si può inserire nella stessa frase, addirittura pensare che possano andare d'accordo? Polo Patui, ideatore della rassegna letteraria LeggerMente di San Daniele del Friuli, sfida pregiudizi e perplessità dei cosidetti “benpensanti” e intreccia questi mondi apparentemente lontani anni luce tra loro, ma in realtà uniti da un legame incredibilmente potente.
Succede tutto in una ex chiesa di san Francesco che saluta tristemente, anche quest'anno, l'ultima serata di Vicino/Lontano, domenica 18 maggio.
Il tema l'abbiamo già citato, quel calcio che il più grande dei giornalisti sportivi, Gianni Brera, definì senza mezzi termini “il gioco più bello del mondo”. Difficile dargli torto, in un Paese che si paralizza per le partite della Nazionale e che stima più i calciatori che i politici. Ma non lo è sempre, anzi, spesso e volentieri mette un certo senso di nausea. Basti vedere quello che c'è dietro, come i recenti scontri tra ultras durante la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli di qualche settimana fa o gli scandali di scommesse (più o meno clandestine) che partono da Hong Kong e finiscono fino a Lecce.
Nasce così l'incontro “Quando il gioco si fa brutto” di domenica 18, animato dalle note della Pordenone Big Band. Sul palco, insieme a Patui, si sono susseguiti tre ospiti diversissimi tra loro che hanno dato una loro testimonianza di quanto il calcio sia radicato nel profondo della nostra società. Personaggi come Gianpaolo Ormezzano, una delle firme storiche del giornalismo sportivo italiano e torinista “di ferro” che, nonostante i suoi 70 anni di età, rivela una mente brillante e incredibilmente dinamica quando parla di questo sport con passione.
Uno che ha iniziato a scrivere quando ancora la gente si appassionava di più alle vittorie in bicicletta di Coppi e Bartali piuttosto che allo scudetto del Milan, tempi ormai lontani e “diversi, non migliori”. Stupisce tutti quando rivela il numero di morti a causa di scontri tra tifosi dentro gli stadi italiani: “Uno solo”. E i suoi racconti di una vita, passata a raccontare quei ventidue scalmanati che rincorrono un pallone, sono vere perle di storia.
Ma il calcio non è solo quello dei grandi nomi della Serie A, lo si gioca anche la domenica mattina nei campi di periferia. Lì i protagonisti sono i bambini, troppo spesso spettatori di avvilenti spettacoli dove genitori-ultras riversano rabbia e frustrazione, gridando insulti a ragazzini che sbagliano un rigore o intimidendo gli avversari. Grande assente della serata è stato Alessandro Brindelli, ex difensore della Juventus e della Nazionale e oggi direttore sportivo delle giovanili del Pisa.
Allenando gli esordienti, ha ritirato la squadra a causa della lite accesa scoppiata tra i genitori sugli spalti, sfatando il tabù che non si può lasciare il campo altrimenti si perde. Purtroppo, a causa di un problema di salute dell'ultimo minuto, non è potuto essere presente per raccontare quella brutta storia.
Per parlare sempre di quei contesti c'era Massimo Priviero, voce del rock italiano e padre di un giocatore talentuoso che ha rinunciato alla Serie A. A lui ha dedicato il suo libro “Piedi dolci”, non ancora edito e di cui ha letto alcuni estratti al pubblico presente. Emozioni incredibili, nate dalla voce di un padre che ama il proprio figlio.
L'ultima ospite è stata la campionessa di salto in alto Sara Simeoni, oro olimpico nel 1980 a Mosca, che ha visto il “football” con gli occhi della spettatrice donna e notandone subito gli aspetti maschilisti che lo contraddistinguono.
Alla fine, Patui ci ha insegnato (e con lui i suoi ospiti) che questo tirare calci a un pallone non è poi tanto distante dalla cultura, anzi ne è parte integrante e imprescendibile. Soprattutto in Brasile, dove tra circa di un mese inizierà il Mondiale che i tifosi di ogni Paese aspettavano con ansia.
La mente, durante il corso della serata, è volata più volte laggiù e lo sarà anche nelle prossime settimane, con il televisore acceso per tifare l'Italia. Se vincerà nessuno lo sa con certezza, ma non crucciamoci. Il calcio è lo sport più bello del mondo, come le risate di un bambino che si diverte a giocarlo con gli amici. Troppo spesso ce lo dimentichiamo.
Timothy Dissegna
"Trincee": dedicata alla Grande Guerra la decima edizione del Festival èStoria di Gorizia
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- Pubblicato Sabato, 17 Maggio 2014 22:55
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Gorizia - L'edizione 2014 di èStoria - Festival internazionale della storia, in programma a Gorizia dal 22 al 25 maggio 2014, ha per titolo "Trincee". Giunto quest'anno alla decima edizione, il Festival è dedicato al centenario della Grande Guerra, e vedrà riuniti a Gorizia studiosi provenienti da tutto il mondo.
èStoria 2014 toccherà le tematiche legate alla I Guerra Mondiale: i diversi eventi in programma esplorano origini, sviluppo e conseguenze del conflitto tra storia, letteratura, cinema, teatro, musica, alimentazione.
Quattro giorni no-stop in cui la città di Gorizia è animata da oltre 100 eventi tra convegni, presentazioni, dialoghi, mostre, proiezioni di film, laboratori e altre iniziative.
Il Festival si svolge in diversi luoghi della città di Gorizia. Oltre ai giardini pubblici di Corso Verdi, quest'anno l'area degli eventi di èStoria e concomitanti si estenderà a Piazza Cesare Battisti, alla zona pedonale di Corso Verdi, a Piazza Vittoria e Via Rastello.
Come di consueto ci sono spazi espositivi, spettacoli e reading, laboratori per bambini e ragazzi, oltre ai consueti viaggi di carattere storico-turistico attraverso gli èStoriabus: un percorso guidato attraverso i luoghi-simbolo della Grande Guerra, corredato dai racconti degli storici che guideranno i visitatori dove la storia ha lasciato un segno indelebile.
Uno degli ospiti d’eccezione del Festival èStoria è John Patrick Hemingway, nipote del Premio Nobel Ernest Hemingway. Tra gli altri invitati, oltre ai membri del Comitato storico di “Trincee” che daranno vita al Convegno sulla Grande Guerra il 22 maggio (Mustafa Aksakal, Gerhard Hirschfeld, Boris Kolonitskiy, Mile Bjelajac, Petra Svoljšak, Virgilio Ilari, Erwin Schmidl, Nicolas Offenstadt, Graydon A. Tunstall, Hew Strachan), saranno presenti numerosi ospiti tra i quali Frédéric Attal, Sergio Romano, Edward Luttwak, Brendan Simms, Federico Rampini, Giordano Bruno Guerri, Ian Beckett, Giorgio Cosmacini, Massimo Teodori, Debora Serracchiani, David James Smith, Vittorio Strada, Marino Niola, John Garth, Verlyn Flieger, Ekkehart Krippendorff, Raoul Pupo, Stefano Malatesta, Armando Torno, Benny Morris, Lucio Caracciolo, Gian Enrico Rusconi, Barbara Schiavulli, Stefano Folli, Antonio Golini e molti altri.
In occasione della presenza di John Patrick Hemingway al Festival, èStoria ha organizzato un evento davvero singolare: una visita insieme a Hemingway dei luoghi di Addio alle Armi tra romanzo e cinema, passando per Caporetto e Venzone.
Il nipote di Ernest Hemingway si racconta e racconta il celebre nonno in un’intervista con Stefano Salis: il dialogo tocca l’esperienza di guerra e l'attività letteraria.
"Fil Rouge" a Cucina 33, la mostra dedicata all'arte del food design
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- Pubblicato Sabato, 17 Maggio 2014 22:50
- Scritto da Paola Dalle Molle
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Pordenone - Un momento festoso, colorato e innovativo intorno al grande tavolo di Cucina 33. Fil Rouge” è il titolo della mostra-evento organizzata negli spazi di Cucina 33 e dedicata a una delle più moderne frontiere dell’arte, il Food Design.
Allestita come una sorta di pluri- installazione ad alto impatto visivo, sabato 17 maggio, in un affollato incontro sono stati presentati al pubblico 13 progetti realizzati dagli studenti dell’ultimo anno dell’istituto d’Arte Galvani di Pordenone.
L’iniziativa, promossa da Cucina 33 e dall’Istituto d'arte stesso, ha permesso agli studenti di mettersi alla prova sul tema del gusto, del consumo del cibo e del design, ideazioni frutto di un lungo lavoro guidato dalla professoressa Manuela Agosto presente all’inaugurazione insieme alla dirigente scolatica dell’Istituto, Laura Borin.
Un viaggio attraverso le idee degli studenti, capaci di portare alla luce con consapevolezza, identità, cultura, tradizioni locali, pensieri filosofici e conoscenze motivi capaci di arricchire la creatività e la sperimentazione.
Ciascuno studente ha avuto modo di esprimere davanti a un parterre di amici, parenti ma anche di numerosi e importanti esperti di architettura e design (con un’ammirabile sicurezza e qualche impercettibile emozione) le caratteristiche del proprio lavoro mettendone in evidenza il pensiero che ne ha guidato la creazione, illustrandone i materiali e le funzioni.
Al termine, tre dei progetti – all’insaputa dei partecipanti – sono stati scelti e valutati da una commissione apposita di cui hanno fatto parte gli architetti Flavia Rossetti, Stefano Tessadori e Arianna Melissa, anima e organizzatrice dell’iniziativa per Cucina 33.
I lavori selezionati : “Ciotole Qui e Là” di Diletta Dalla Nora, “Pyron” di Federico Buri, “Mazeme” di Marco Caragliu, avranno un riconoscimento mediatico su alcune testate giornalistiche e rimarranno esposti a Cucina 33.
Ciascun progettista “segnalato” ha ricevuto come merito della menzione, libri legati al Food Design e una copia de “La mano che pensa” dell’architetto e filosofo Juhani Pallasmaa ( tradotto da Matteo Zambelli e edito da safarà editore). Il volume è stato consegnato da Stefano Tessadori che, con Matteo Zambelli, è curatore della nuova collana dedicata al’architettura della casa editrice. Ad ogni studente infine, la piccola spilla testimonial de “Il Ballo della scrivania".
Una mostra dedicata alle possibili vie creative del domani, piena di entusiasmo e di impegno, con la speranza che “Fil Rouge” continui con il suo sottile nastro creativo e la sua idea innovativa di guardare ai giovani e al loro futuro.
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