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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Quando il gioco si fa brutto": a Vicino/Lontano il binomio calcio/cultura, aspettando il Mondiale

Udine - Calcio e cultura, a sentire questo binomio non pochi intellettuali si metterebbero le mani tra i capelli per la disperazione. Che cosa centra uno sport rozzo, dove ventidue scalmanati si rincorrono per tirare pedate a un pallone, con i grandi pensatori e artisti della storia dell'uomo? Come si può inserire nella stessa frase, addirittura pensare che possano andare d'accordo? Polo Patui, ideatore della rassegna letteraria LeggerMente di San Daniele del Friuli, sfida pregiudizi e perplessità dei cosidetti “benpensanti” e intreccia questi mondi apparentemente lontani anni luce tra loro, ma in realtà uniti da un legame incredibilmente potente.
 
Succede tutto in una ex chiesa di san Francesco che saluta tristemente, anche quest'anno, l'ultima serata di Vicino/Lontano, domenica 18 maggio.

Il tema l'abbiamo già citato, quel calcio che il più grande dei giornalisti sportivi, Gianni Brera, definì senza mezzi termini “il gioco più bello del mondo”. Difficile dargli torto, in un Paese che si paralizza per le partite della Nazionale e che stima più i calciatori che i politici. Ma non lo è sempre, anzi, spesso e volentieri mette un certo senso di nausea. Basti vedere quello che c'è dietro, come i recenti scontri tra ultras durante la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli di qualche settimana fa o gli scandali di scommesse (più o meno clandestine) che partono da Hong Kong e finiscono fino a Lecce.

Nasce così l'incontro “Quando il gioco si fa brutto” di domenica 18, animato dalle note della Pordenone Big Band. Sul palco, insieme a Patui, si sono susseguiti tre ospiti diversissimi tra loro che hanno dato una loro testimonianza di quanto il calcio sia radicato nel profondo della nostra società. Personaggi come Gianpaolo Ormezzano, una delle firme storiche del giornalismo sportivo italiano e torinista “di ferro” che, nonostante i suoi 70 anni di età, rivela una mente brillante e incredibilmente dinamica quando parla di questo sport con passione.

Uno che ha iniziato a scrivere quando ancora la gente si appassionava di più alle vittorie in bicicletta di Coppi e Bartali piuttosto che allo scudetto del Milan, tempi ormai lontani e “diversi, non migliori”. Stupisce tutti quando rivela il numero di morti a causa di scontri tra tifosi dentro gli stadi italiani: “Uno solo”. E i suoi racconti di una vita, passata a raccontare quei ventidue scalmanati che rincorrono un pallone, sono vere perle di storia.

Ma il calcio non è solo quello dei grandi nomi della Serie A, lo si gioca anche la domenica mattina nei campi di periferia. Lì i protagonisti sono i bambini, troppo spesso spettatori di avvilenti spettacoli dove genitori-ultras riversano rabbia e frustrazione, gridando insulti a ragazzini che sbagliano un rigore o intimidendo gli avversari. Grande assente della serata è stato Alessandro Brindelli, ex difensore della Juventus e della Nazionale e oggi direttore sportivo delle giovanili del Pisa.

Allenando gli esordienti, ha ritirato la squadra a causa della lite accesa scoppiata tra i genitori sugli spalti, sfatando il tabù che non si può lasciare il campo altrimenti si perde. Purtroppo, a causa di un problema di salute dell'ultimo minuto, non è potuto essere presente per raccontare quella brutta storia.

Per parlare sempre di quei contesti c'era Massimo Priviero, voce del rock italiano e padre di un giocatore talentuoso che ha rinunciato alla Serie A. A lui ha dedicato il suo libro “Piedi dolci”, non ancora edito e di cui ha letto alcuni estratti al pubblico presente. Emozioni incredibili, nate dalla voce di un padre che ama il proprio figlio.

L'ultima ospite è stata la campionessa di salto in alto Sara Simeoni, oro olimpico nel 1980 a Mosca, che ha visto il “football” con gli occhi della spettatrice donna e notandone subito gli aspetti maschilisti che lo contraddistinguono.
Alla fine, Patui ci ha insegnato (e con lui i suoi ospiti) che questo tirare calci a un pallone non è poi tanto distante dalla cultura, anzi ne è parte integrante e imprescendibile. Soprattutto in Brasile, dove tra circa di un mese inizierà il Mondiale che i tifosi di ogni Paese aspettavano con ansia.

La mente, durante il corso della serata, è volata più volte laggiù e lo sarà anche nelle prossime settimane, con il televisore acceso per tifare l'Italia. Se vincerà nessuno lo sa con certezza, ma non crucciamoci. Il calcio è lo sport più bello del mondo, come le risate di un bambino che si diverte a giocarlo con gli amici. Troppo spesso ce lo dimentichiamo.

Timothy Dissegna

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