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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Le mie camere di Giovetti alla Biblioteca Civica

Le mie camere di Giovetti alla Biblioteca Civica

Pordenone  - E’ stata inaugurata  “Le mie camere (che bella foto, sembra un quadro)”, sabato 24 novembre presso gli spazi espositivi della Biblioteca Civica di Pordenone, la mostra è una personale di opere fotografiche di Roberto Giovetti.

Questa rassegna presenta l’ultimo lavoro dell’autore sacilese, con il quale egli, con rara autoironia e notevole sarcasmo, esprime la propria opinione sul mondo della fotografia, sui tabù e sui luoghi comuni che la caratterizzano. Come ricorda Adriano Perini, - fondatore dell’Associazione Culturale Photo-Imago, della quale è tuttora il principale animatore -  “Le foto di questa mostra vogliono essere un omaggio alle fotocamere, ritratte come si farebbe con una persona, tutte macchine che sono state usate dall’autore o che fanno parte della sua collezione o che hanno avuto un particolare significato nella sua vita fotografica e nella storia della Fotografia.La "confezione" un po' kitsch aggiunge ironia all'operazione, perchè bisogna sempre ricordarsi che effettivamente una buona foto non prescinde totalmente dal mezzo con il quale è stata creata”.

Ricordiamo che Roberto Giovetti è un professionista, che affianca all’attività quotidiana una personale ricerca iconografica sul mondo della musica rock e pop, Beatles in particolare, nonché sulle antiche tecniche di stampa. Inoltre ha creato il “Giovetti Fotospazio”, piccola galleria fotografica nel centro di Pordenone.

La mostra sarà visitabile sino a tutto il 29 dicembre, con il seguente orario: lunedì dalle 14.00 alle 19.00, da martedì a sabato dalle 9.00 alle 19.00. Ingresso libero.

 

"Camera con vista" sull'arte contemporanea

S’inaugura domani sabato 17 novembre dalle ore 19.30 in poi la mostra “Camera con Vista” - nello spazio espositivo “Art e Space” in via San Nicolò, 4 - dedicato alla promozione, in forma liberale, dell’arte contemporanea, esporranno Elisabetta Bacci, Enzo Gomba, Fabio Fonda, Luigi Tolotti e Piero Toresella.

Abbiamo chiesto all’artista Piero Toresella di condurci per mano in anteprima alla mostra…

Camera con Vista è una mostra collettiva, cosa vi accomuna? In realtà, non si tratta di una collettiva di tipo tradizionale. Questa, come le due precedenti, è una mostra in cui ogni artista espone in uno spazio a lui dedicato. Grazie alla collaborazione con Juliet, anche questa volta saremo in cinque. Quindi, cinque mini-personali. E nemmeno tanto mini, perché nel mio caso, ad esempio, tra dipinti e installazioni espongo 20 opere; esattamente quante ne avevo alla personale a palazzo  Costanzi due anni fa. Va da sé che, non trattandosi di una vera collettiva, la mostra non propone un tema comune. 

Qual è l'intento della mostra? Credo che l'obiettivo di questa mostra sia quello di offrire al pubblico un insieme di opere che, sebbene provengano da ricerche ed esperienze diverse, hanno in comune la stessa finalità, quella cioè di interpretare la nostra epoca, di affrontare la contemporaneità a viso aperto e contribuire, ove possibile, alla costruzione di un'estetica impegnata a cogliere i nuovi fermenti e le istanze che la società rivolge all'Arte, al momento ancora vaghe e inespresse.

Partecipare ad una mostra, anche se non una collettiva in genere classico come lei ha precisato, confronta generi di pittura diversi, credo sia un ulteriore stimolo alla creatività e al confronto, dico bene? Indubbiamente. Anzi, il ragionamento riguardo all'utilità del mettere a contatto gli artisti, affinché possano confrontare i loro lavori e animare il contraddittorio tra le loro idee, risponde ad un'esigenza universale. Che, a monte, coinvolge il processo creativo svolto in studio o in laboratorio. Purtroppo, a differenza di quanto accade all'estero, in Italia le comunità artistiche non sono molto diffuse. Peccato, perché, senza citare le numerose esperienze del passato (dalla Bauhaus in poi), le "officine ", dove gli artisti e le tecniche s'incrociano e si contaminano vicendevolmente in un ambiente ben diverso dall'Accademia, sono luoghi di "inseminazione "  e di evoluzione dell'arte. Nel mio piccolo, ho avuto la fortuna di un esperimento del genere grazie a Serse, con il quale, per poco più di quattro anni, ho condiviso lo studio. Un'esperienza straordinaria. Quanto alle mostre, che rappresentano il momento finale del processo creativo e la vetrina dei risultati, la loro natura, come sedi di confronto, è diversa e, a mio avviso, meno incisiva. Più che delle fucine di idee, le mostre, spesso dispensano agli artisti spunti d'imitazione.  

L'arte richiede sforzo, oltre alla dannata ispirazione e la indubbia creatività, mi può declinare le priorità ? L'arte richiede uno speciale modo di vivere. L'artista, quando è tale, identifica la propria vita nell'arte. Il resto è lavoro, lavoro fisico e intellettuale.

"Illuminare la profondità del cuore umano è il compito dell'Arte" dice Schumann, ma Tolstoj definisce "Il pittore un uomo che sa diseganre e dipingere tutto", quale crede sia più appropriata in questa mostra? Illuminare la condizione umana in rapporto al mistero della vita e nutrire l'aspirazione dell'uomo alla dimensione del trascendente, cui corrisponde l'istanza estetica.

Anche lo spazio espositivo ha un suo ruolo, me ne parla. Giancarlo Pagliasso, un noto critico e curatore torinese, venuto a Trieste a visitare le due mostre precedenti, ha suggerito un paragone tra ARTeSPACE di via S. Nicolò e il "Common Ground" insito in certe proposte dell'ultima Biennale di Architettura di Venezia. Sottolineando, l'esistenza di una affinità di principio tra il "recupero" abitativo messo in atto dagli squatters della Torre Cofinanza a Caracas e questo spazio espositivo: entrambi "sottratti" alle Banche. Ma, nel caso di ARTeSPACE, va posto l'accento sulla decisione della LUISI SpA che, in attesa di collocarlo sul mercato, ha voluto destinare questo magnifico e prestigioso spazio agli artisti, e l'ha fatto in forma assolutamente liberale. Un esempio di contemporaneo mecenatismo, fondato sulla convinzione - all'estero maggiormente diffusa -   che tra impresa e artisti si possano sviluppare fruttuose sinergie.

Nella foto d'apertura un'opera di Piero Toresella, l'altra opera  "Piers" è di Elisabetta Bacci


Gothic Beauty per LiberArti

Gothic Beauty per Liberarti

Trieste - Continuano gli eventi nel nuovo spazio espositivo Liberarti, in piazza Barbacan, con la mostra Gothic Beauty che verrà inaugurata giovedì 1 novembre alle ore 20. Sarà possibile visitare l'esposizione centrata sulla cultura e arte Gotica fino in primavera.

Gli artisti esporranno opere richiamanti l'aspetto metafisico di tale Cultura, "L' arte come strumento di trascendenza, cioè, come via di conoscenza dell'altro e di se stessi. Sotto questa prospettiva - come sottolinea Marìa Sanchez Puyade - il gotico riprende vita oggi nelle paure che incarna e nelle sfide che propone. Esso è figlio dell’atavica paura di non sapere, e nel contempo del terrore di poter conoscere, in particolar modo se l’oggetto della domanda è l’esistenza stessa, la radice di ogni primordiale genetica.  Le sue ricerche, le linee e i colori che privilegia incarnano regioni non note e buie, ma soprattutto la volontà di scoprire verticalmente le proprie origini,  radici che vanno cercate volgendo lo sguardo in alto e non scavando una buca nel terreno. L’uomo è uno tra gli animali della Creazione ed ha il compito di indagare". Artisti presenti: Sandro Battistella, Alessandro Cadamuro, Massimo Degas, Paola de Grenet e Sandrine Zondervan. Curatrice M. Sanchez Puyade. Testi a cura di: Matteo Bosco e M. Sanchez Puyade .Musica: Herself.

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