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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Camera con vista" sull'arte contemporanea

S’inaugura domani sabato 17 novembre dalle ore 19.30 in poi la mostra “Camera con Vista” - nello spazio espositivo “Art e Space” in via San Nicolò, 4 - dedicato alla promozione, in forma liberale, dell’arte contemporanea, esporranno Elisabetta Bacci, Enzo Gomba, Fabio Fonda, Luigi Tolotti e Piero Toresella.

Abbiamo chiesto all’artista Piero Toresella di condurci per mano in anteprima alla mostra…

Camera con Vista è una mostra collettiva, cosa vi accomuna? In realtà, non si tratta di una collettiva di tipo tradizionale. Questa, come le due precedenti, è una mostra in cui ogni artista espone in uno spazio a lui dedicato. Grazie alla collaborazione con Juliet, anche questa volta saremo in cinque. Quindi, cinque mini-personali. E nemmeno tanto mini, perché nel mio caso, ad esempio, tra dipinti e installazioni espongo 20 opere; esattamente quante ne avevo alla personale a palazzo  Costanzi due anni fa. Va da sé che, non trattandosi di una vera collettiva, la mostra non propone un tema comune. 

Qual è l'intento della mostra? Credo che l'obiettivo di questa mostra sia quello di offrire al pubblico un insieme di opere che, sebbene provengano da ricerche ed esperienze diverse, hanno in comune la stessa finalità, quella cioè di interpretare la nostra epoca, di affrontare la contemporaneità a viso aperto e contribuire, ove possibile, alla costruzione di un'estetica impegnata a cogliere i nuovi fermenti e le istanze che la società rivolge all'Arte, al momento ancora vaghe e inespresse.

Partecipare ad una mostra, anche se non una collettiva in genere classico come lei ha precisato, confronta generi di pittura diversi, credo sia un ulteriore stimolo alla creatività e al confronto, dico bene? Indubbiamente. Anzi, il ragionamento riguardo all'utilità del mettere a contatto gli artisti, affinché possano confrontare i loro lavori e animare il contraddittorio tra le loro idee, risponde ad un'esigenza universale. Che, a monte, coinvolge il processo creativo svolto in studio o in laboratorio. Purtroppo, a differenza di quanto accade all'estero, in Italia le comunità artistiche non sono molto diffuse. Peccato, perché, senza citare le numerose esperienze del passato (dalla Bauhaus in poi), le "officine ", dove gli artisti e le tecniche s'incrociano e si contaminano vicendevolmente in un ambiente ben diverso dall'Accademia, sono luoghi di "inseminazione "  e di evoluzione dell'arte. Nel mio piccolo, ho avuto la fortuna di un esperimento del genere grazie a Serse, con il quale, per poco più di quattro anni, ho condiviso lo studio. Un'esperienza straordinaria. Quanto alle mostre, che rappresentano il momento finale del processo creativo e la vetrina dei risultati, la loro natura, come sedi di confronto, è diversa e, a mio avviso, meno incisiva. Più che delle fucine di idee, le mostre, spesso dispensano agli artisti spunti d'imitazione.  

L'arte richiede sforzo, oltre alla dannata ispirazione e la indubbia creatività, mi può declinare le priorità ? L'arte richiede uno speciale modo di vivere. L'artista, quando è tale, identifica la propria vita nell'arte. Il resto è lavoro, lavoro fisico e intellettuale.

"Illuminare la profondità del cuore umano è il compito dell'Arte" dice Schumann, ma Tolstoj definisce "Il pittore un uomo che sa diseganre e dipingere tutto", quale crede sia più appropriata in questa mostra? Illuminare la condizione umana in rapporto al mistero della vita e nutrire l'aspirazione dell'uomo alla dimensione del trascendente, cui corrisponde l'istanza estetica.

Anche lo spazio espositivo ha un suo ruolo, me ne parla. Giancarlo Pagliasso, un noto critico e curatore torinese, venuto a Trieste a visitare le due mostre precedenti, ha suggerito un paragone tra ARTeSPACE di via S. Nicolò e il "Common Ground" insito in certe proposte dell'ultima Biennale di Architettura di Venezia. Sottolineando, l'esistenza di una affinità di principio tra il "recupero" abitativo messo in atto dagli squatters della Torre Cofinanza a Caracas e questo spazio espositivo: entrambi "sottratti" alle Banche. Ma, nel caso di ARTeSPACE, va posto l'accento sulla decisione della LUISI SpA che, in attesa di collocarlo sul mercato, ha voluto destinare questo magnifico e prestigioso spazio agli artisti, e l'ha fatto in forma assolutamente liberale. Un esempio di contemporaneo mecenatismo, fondato sulla convinzione - all'estero maggiormente diffusa -   che tra impresa e artisti si possano sviluppare fruttuose sinergie.

Nella foto d'apertura un'opera di Piero Toresella, l'altra opera  "Piers" è di Elisabetta Bacci


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