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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Carlo Fontana al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia

Carlo Fontana al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia

Trieste - Sabato 19 settembre 2015, alle ore 17.30, al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia,  si terrà l’inaugurazione della mostra del maestro Carlo Fontana.

L’iniziativa prosegue una ormai consolidata apertura all’arte contemporanea delle sale e delle gallerie lapidarie del Museo Archeologico, avviata nel 2012 e fondata sulla collaborazione fra archeologi e storici dell’arte, che viene ora istituzionalizzata nell’ambito del Polo museale del Friuli Venezia Giulia.

Al vernissage interverranno: 

Luca Caburlotto, Direttore Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, Paola Ventura, Direttore Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, archeologo Soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia, Rossella Fabiani, Direttore Museo Storico Castello di Miramare, storico dell’arte Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, Roberto Vidali, Direttore esecutivo Associazione Juliet
.

Il progetto espositivo, a cura dell’Associazione Juliet, si compone di un insieme di circa venti tele incentrate sul tema della natura morta e di un gruppo di lavori che  ruotano attorno a dettagli architettonici, suppellettili, sfondi paesaggistici collegati con fondali scenici che rinviano al Mare e al Carso, ai suoi colori, alle sue atmosfere.

In questi quadri troviamo fissata una realtà trasognata, una realtà che, nel riprendere le ombre taglienti e le luci artificiali, rende visibile un’atmosfera di esistenza provvisoria, quasi scomposta (o ricomposta) in senso cubista: si tratta di un mondo che talvolta richiama in superficie la vita moderna, dinamica e contrastata, ma che nel sottofondo nasconde sempre uno spirito romantico e spirituale. Una luce calda e gessosa si irradia dalle cose raffigurate, per poi espandersi e abbracciare orizzonti lontani: disegna l’oscillazione di un crepuscolo sospeso fra il preludio di un giorno lontano e la vicinanza di un raggio di luna: un bosco, un fiore, una foglia, un prato sono i termini più semplici e comprensibili di una simbologia immediata e capace di smuovere l’animo alla pacificazione.

Carlo Fontana rappresenta, in qualche modo, un nuovo capitolo dei Maestri del Colore, perché se dinanzi alle tele dell’artista (di origini napoletane, ma trevigiano d’adozione) si possono raccogliere considerazioni stilistiche, estetiche o storiografiche, subito questa opprimente abitudine mentale viene soverchiata dalla beata e chiara presenza di un colore che tutto avvolge, tutto imbeve, tutto crea.

Ecco, nell’apparente semplicità di questo lavoro (che viceversa cela una continua ricerca della soluzione cromatica, della composizione e della misura, che non si vergogna di citare, ponendosi con modestia nella scia di una tradizione di grandi conoscitori del mestiere), ritroviamo una lingua materna e cara, un alito di quel soffio vitale che regge tutto quanto di bello al mondo c’è e che molto bene si lega con il colorismo acceso anche di pittori giuliani come Vittorio Bolaffio.

Il rinfresco del vernissage sarà offerto da Girardi Spumanti

La mostra sarà visitabile fino al 10 gennaio 2016, al normale costo del biglietto di ingresso al Museo (€ 4, ridotti € 2, gratuità di legge). Orario di visita: da martedì a domenica, dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso ore 19.00). Per ulteriori info: 0431/91016; 0431/91035.

Typos 2015 - Convivio, successo per l’inaugurazione. Mostra aperta fino al 13 settembre

Typos 2015 - Convivio, successo per l’inaugurazione. Mostra aperta fino al 13 settembre

Trieste - Straordinario successo di pubblico per l'inaugurazione di TYPOS 2015-CONVIVIO, svoltasi venerdì 4 settembre. L’evento intende onorare la memoria del grafico Marco Stulle.

L’esibizione sposa l’arte di 21 creativi e la cucina di 8 chef stellati in una location del tutto singolare, ovvero 5 container piazzati sulla banchina della marina di Trieste, di fronte alla Stazione Rogers.

Una metaforica “tavolata” di artisti che reinterpreta l’alta cucina attraverso grafica, tipografia, arte, video, design, suono, scrittura, fotografia.

“Nel 2015 si fa un gran parlare di alimentazione – ha spiegato Sara Stulle, presidente dell’associazione – e anche noi, in questa nostra terza edizione della mostra TYPOS, abbiamo voluto farci un pensiero, ma interpretando il concetto del cibo a modo nostro. Così abbiamo chiesto ad otto chef stellati e di altissimo livello di regalarci una delle loro ricette. A quel punto abbiamo dato il via a 21 creativi visionari, nomi di grande valore nel settore, che hanno creduto nel nostro folle progetto e hanno deciso di condividere con noi quest’avventura: nessun limite alla creatività, nessuna regola”.

“Le opere creative che ne sono risultate – meravigliosi gioielli estetici, inaspettate commistioni e, in qualche caso, anche fusioni di più arti – avevano bisogno di una location non ordinaria. Così l’associazione si è impegnata a trovare un modo diverso per esporre i regali di questi artisti: cinque container, prima luoghi destinati al trasporto di merci e cibi, ora contenitori d’arte”.

A coronare la serata l'esibizione live della Jimmy Joe Band.

La mostra rimarrà visitabile fino al 13 di settembre e verranno presto annunciati altri 2 eventi nel programma della mostra.

(Foto Carlo Perazzolo)

La "Cappella Sistina friulana" riapre per i 450 anni dalla morte di Pellegrino da San Daniele

La

San Daniele del Friuli (Ud) – L'arte in Italia è un qualcosa di intrinseco nella sua storia, tantoché non esiste periodo che non abbia una propria corrente con i relativi maestri: dai mosaici dell'Antica Roma allo sfarzo del Barocco con il Bernini, dal Rinascimento con Michelangelo fino al Risorgimento con Hayez. È un legame che non esiste in nessun altra parte del mondo e ogni regione conserva un proprio frammento di questa tradizione.

Anche in questo remoto Friuli, così lontano dalle grandi città dove nei secoli scorsi fiorì la bellezza ancora oggi tanto invidiata da tutti, ma anch'esso custode di opere uniche. Ne è testimone il capoluogo collinare, nonché antica crocevia di commerci tra il Nord Europa e il resto d'Italia, che subì anch'esso l'influsso del Patriarcato di Aquileia dal Medioevo fino all'arrivo della Serenissima: i risultati furono l'emergere di nomi destinati a essere ricordati secoli dopo.

Fra tutti, Pellegrino da San Daniele che, nonostante il nome, non nacque né visse da quelle parti: la sua vita, tra il 1467 e il 1547, si svolse infatti tra Udine (sua città natale, tanto che il nome originale era Martino da Udine) e le corti italiane che lo chiamarono al loro servizio. Su tutte, quella estense di Ferrara, dove il pittore decorerà il Carnevale locale con “La Cassaria” dell'Ariosto, lavori oggi considerati come primi esempi di scenografie prospettiche.

La perplessità rimane: perché questo artista, simbolo dell'Umanesimo friulano, è legato a san Daniele? Perché proprio qui è conservata la più importante testimonianza della sua arte, come si legge all'interno della Chiesa di Sant'Antonio Abate, appositamente riaperta al pubblico per i 450 anni della sua morte con alcuni affreschi del Pellegrino restaurati già da qualche anno. Un lavoro maestoso che andò dal 1497 al 1522, tanto che sarà proprio questo a conferirgli la fama che ebbe in vita.

L'edificio è ben più antico, tanto che risale già al 1308, ma a metà del XIV un terremoto lo rovinò così tanto che lo stesso Patriarca dell'epoca ne propose la demolizione. I frati che ne avevano custodia, insieme all'ospedale da lì poco distante che soccorreva i viandanti e i poveri della zona, optarono però per il suo restauro, con successivi lavori di ampliamento. Ma sarà con l'intervento del Pellegrino che questa chiesa diverrà la “Cappella Sistina del Friuli”, da tanto stupenda divenne.

E in effetti basta fare pochi passi per rimanere a bocca aperta difronte all'incredibile spettacolo di colori e figure che riempiono il presbiterio e parte delle pareti lì accanto. Il deterioramento del tempo è evidente, purtroppo nemmeno il più fine curatore potrebbe restaurare ogni singolo affresco, ma quel poco che ancora esiste lascia praterie di immaginazione su cosa si potesse ammirare all'epoca.

E si capisce bene l'influenza che ebbero artisti come Andrea Mantegna e Giovanni Bellini sull'udinese, come testimonia il San Sebastiano affrescato e già capolavoro del primo nel 1481. Le emozioni scolpite nei volti richiamano invece il secondo, che tra il 1460-65 dipinse “La pietà”, forse la sua opera più celebre ed emblematica per l'uso della luce, del paesaggio (si nota anche un certo richiamo a Giotto) e del pathos.

Osservare la finezza di quei dipinti è un'esperienza che riempie gli occhi, mescola l'anima come un vortice silenzioso che traspira dal colore. Non sono solo i “soliti santi”, né gli schizzi di qualche pittore di provincia, ma una pagina di Storia che diventa l'ingresso per qualcosa di più di un ciclo di affreschi. Destinata a durare altri 450 anni.

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