Cultura
Ricordando Gianni Brumatti alla Galleria Cartesius
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Giovedì, 17 Settembre 2015 23:30
- Scritto da serenella dorigo
Trieste - Si inaugura, domani venerdì 18 settembre alle ore 18.30 presso la Galleria Cartesius a Trieste - in via Carducci 10 - la mostra dedicata a Gianni Brumatti, che resterà aperta fino al 6 ottobre, con il seguente orario dalle ore 16.30 alle ore 19.30, dal martedì al sabato.
“Una Mostra che offre l’opportunità –scrive Franco Rosso nella presentazione- di ricordare adeguatamente Gianni Brumatti, scenografo al Rossetti e al Verdi di Trieste e alla Fenice di Venezia, ma soprattutto pittore cantore del carso e come tale invitato più volte alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. Brumatti ha declinato un suo personale stile impressionista, assolutamente essenziale ma arricchito da una forte luminosità, per rappresentare il paesaggio carsico e istriano. E rimanendo sempre coerente a questa fonte di ispirazione, in una felice sintesi ha liricamente coniugato colore, masse e spazialità per raccontare la sua visione del paesaggio da lui amato, per il quale ha utilizzato una tavolozza di colori chiari, indulgendo sul bianco, le terre e i verdi, e amalgamando con eleganza stilistica tutti gli elementi compostivi della rappresentazione.
Brumatti ebbe come maestri i triestini Wostry e Zangrando e lo svizzero Koch, iniziò ad esporre nel 1920 ed operò sempre in forma appartata e solitaria, firmando anche importanti interventi decorativi e di arte sacra”.
Con Sara Stulle per parlare di Typos 2015 – Convivio
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Mercoledì, 16 Settembre 2015 23:20
- Scritto da serenella dorigo
Trieste - Si è appena conclusa, domenica 13 settembre, la terza edizione di Typos 2015 - Convivio, un progetto di condivisione in cui grafica, tipografia, arte, video, design, suono, scrittura, fotografia, incontrano la cucina di chef stellati. Il tutto all’interno di cinque container per una grande, metaforica tavolata di creativi per rendere la grafica più commestibile. Questa nuova edizione originale e commestibile, ha saputo declinare il binomio grafica e cibo in modo del tutto originale ed esclusivo. A rendere ancora più interattive con il pubblico le tante occasioni di convivialità proposte.
Sara Stulle, presidente dell’associazione nonchè anima e corpo di Typos, ha spiegato che “in quest’ anno 2015 si fa un gran parlare di alimentazione ed anche noi abbiamo voluto farci un pensiero ma interpretandolo a modo nostro”.
Le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di più.
Con quale intento avete progettato l'appuntamento di Typos, oltre al fatto che si parla di cibo in questo anno dedicato all’Expo.
Come sai, la grafica è il primo amore dell'associazione. È da lì che partiamo, ma ci piace allargarci.
Ci piace sconfinare continuamente ed abbinare alla grafica altre arti, come la fotografia, ma quest'anno anche il design in genere, il video, il suono, anche la scrittura.
Molte di queste arti, la grafica in primis, sono spesso difficili da digerire per un pubblico che non è del settore. Ma al tempo stesso sono anche paradossalmente parte integrante della nostra quotidianità: attraverso la grafica riconosciamo i nostri prodotti preferiti al supermercato, è spesso proprio la grafica che ci spinge ad acquistare un prodotto, leggiamo libri che sono scritti con dei caratteri disegnati da grandi nomi della grafica. Insomma c'è ovunque e non ce ne accorgiamo.
Eppure andare a vedere una mostra di grafica ci “spaventa”. Pensiamo che non la capiremo. Ecco, avvicinandoci al cibo, qualcosa di quotidiano per tutti noi, e all'idea del “mangiare insieme”, volevamo davvero ridurre, se possibile azzerare, quel timore.
Così abbiamo lavorato anche sugli spazi. Abbiamo disposto i container in modo che, al centro, si formasse una piccola piazza, un luogo dove incontrarsi, dove fermarsi per guardare il mare, e da dove si potesse vedere già il contenuto dei container. Non una sala espositiva tradizionale, che prevede il chiaro gesto di entrare a vedere l'esposizione, dove o sei dentro o sei fuori dalla sala, ma una zona dove sentirsi liberi di passeggiare, di guardare da fuori, di fare un passo nel container oppure no.
Tante manifestazioni culturali si sono centrate su questo aspetto ma quale messaggio hanno percorso gli autori che hanno illustrato ill vostro progetto?
Condivisione, apertura, entusiasmo, commistione. Questi mi sembrano i messaggi principali dei nostri autori. Si sono sentiti liberi di fare e, in totale libertà, si sono aperti tra di loro, confrontandosi senza timori, e si sono aperti al pubblico. Hanno dato.
Non hanno chiesto compensi per partecipare, nonostante fossero tutti professionisti affermati e nomi importanti, hanno regalato il loro tempo, in molti casi hanno coperto anche i costi di produzione delle loro stesse opere. Hanno condiviso tra loro e con noi. Esattamente come si fa tra amici attorno allo stesso tavolo. Qualcosa che va ben al di là dell'estetica, della bellezza e del valore delle loro opere. E per noi organizzatori di Typos è stata una gioia.
Ogni container illustrava una ricetta realizzata da chef stellati, abbinata ad installazioni di varia natura quali: video, fotografia, piccole pitture. Sofisticatezze visive e tattili per trasmettere contenuti unici. Se dovessi sceglierne tre, senza togliere nulla alle altre, quali citeresti?
Davvero mi fai una domanda difficile perché non c'è – e lo dico senza ipocrisia – opera che non mi abbia colpito. Ma non voglio scappare di fronte alla tua domanda. Perciò:
Ho adorato l'ironia del tratto di Jan Sedmak, giovane e bravo illustratore, la cui opera in questo momento è già appesa nel mio soggiorno.
Ho trovato di grande eleganza l'installazione di Roberto Duse, professionista puro nell'animo e nell'espressione grafica. Un'opera la sua che mi piace perché è musica trasportata in tipografia, è amore per il carattere, è semplice bellezza.
E mi sono fatta ipnotizzare dall'atmosfera selvatica del video di Francesco Meneghini. Cervi appena abbozzati, ma pieni di vita, fiori che sbocciano, rumori e linee di colore, impressioni di sottobosco...
Come ti è sembrata l'affluenza di Typos di quest’anno?
Enorme. Abbiamo avuto un'affluenza inaspettata. Almeno doppia rispetto agli altri anni, forse di più. La gente si è lasciata trasportare dalle ricette, dall'arte, anche dalla curiosità della sede inconsueta. La musica da sopra i container e il panorama della location hanno fatto il resto...
Progetti futuri?
Almeno un milione! Concorsi per giovani grafici (tra i nostri progetti fin dall'inizio), nuove sedi, nuove commistioni, magari collaborazioni con altri gruppi di giovani professionisti del settore... Ma avremo bisogno di un po' di tempo. Un passo alla volta. Noi organizzatori lavoriamo gratuitamente per Typos e siamo in pochissimi, perciò ci vorrà un po' di tempo. Ma penso che quello di quest'anno sia già stato un bel passo rispetto agli anni precedenti e una chiara dichiarazione di intenti!
Cibo: Sapere/ Sapore una collettiva di Liberarti per sperimentare nuove riflessioni
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Martedì, 15 Settembre 2015 23:58
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
Trieste – Sabato 19 settembre alle ore 19 si inaugura la mostra “Cibo: Sapere/ Sapore” - L’immaginazione ci può salvare, collettiva degli artisti: Barbara Stefani, Giulio Rigoni, Marco Bevilacqua, Tiziano Neppi, María Sánchez Puyade, presso lo spazio espositivo Liberarti in piazza barbacan a Trieste.
Conoscere vuol dire assaggiare, prendere la mela dall’albero della conoscenza e morsicarla. Da quel curioso gesto di Eva nasce, secondo la tradizione giudeo cristiana, la nostra cultura. Sapere e sapore due parole con la stessa radice.
Il sapore ha che fare con il sapere. Ha cosa sa una mela comprata nel discount e ha cosa invece quella strappata dall’albero del pollaio a lungo abbandonato? Rispondere vuol dire cercar di capire ciò che sta alla radice di quello che incorporiamo, e quindi, cosa diventiamo dopo averlo incorporato.Oggi il rapporto tra l’uomo e la natura è a rischio.
La nostra epoca è testimone di due fallimenti: quello del progresso infinito, e quindi della tecnologia come fonte di liberazione, e quello del mondo contadino, che a sua volta si era affidato a quel modello e che oggi appare sovrastato da esso.
Quella che in apparenza è la più banale delle domande risulta essere semplicemente vitale: “Cosa c’è da mangiare?”. La domanda è inquietante perché ci riporta alla natura materiale e transitoria dell’uomo: alle nostre necessità. Non a caso, il mangiare è materia etico-religiosa, da disciplinare in modo tale che lo spirito domini il corpo. Il modello di vita dei monaci torna alla ribalta: mangiare vuol dire incorporare cibo per il corpo ma anche per lo spirito. Possiamo “mangiare” un libro, un film, ore davanti al computer, al tablet, al cellulare.
Sottrarci al modello del consumo veloce e cercare di rallentare e apprezzare il valore di ogni singola cosa, dietro la quale si nasconde il lavoro e la vita delle persone, è oggi eticamente auspicabile. Possiamo vivere nella natura come in un locus amoenus, o come in una giungla dalla quale sottrarsi, possiamo rispettarla, come invitano a fare le religioni, o devastarla, come lo fa il capitalismo atrocemente cieco.
Qualunque sia la scelta avremo sempre bisogno di acqua, di cibo e di un rifugio per sognare e immaginare un altro futuro, perché l’immaginazione è quella che ci può tirar fuori da questa congiuntura.
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