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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

L' autore di Cuore intelligente, Alain Finkielkraut a Pordenonelegge

L' autore di Cuore intelligente, Alain Finkielkraut a Pordenonelegge

Pordenone – Alain Finkielkraut, filosofo e giornalista, nella mattinata al Convento di San Francesco, ha presentato il suo libro “Cuore intelligente”. Ha moderato l’incontro Antonella Silvestrini.

Cuore intelligente, citazione che da origine al titolo del libro trae ispirazione dalle parole del re Salomone che implorava l’altissimo di concedergli un cuore intelligente. Si è persa, come ha ricordato il filosofo, l’abitudine ad associare affetto ed intelligenza, cuore e ragione e questo testo cerca di offrire lo spunto per ripercorrere gli eventi con la grazia della letteratura. “Senza letteratura, potremmo forse conoscere le leggi della vita, ma certo non la sua giurisprudenza”, così introduce il testo nella prefazione.

Tutto ciò che succede ci giunge sotto forma di racconto. E i racconti ai quali persino i più esigenti tra noi prestano fede, i racconti che produciamo noi stessi in modo spontaneo per introdurre un ordine nell’anarchia degli avvenimenti sono edificanti ed elementari.  Con questa provocazione l’autore cerca di offrire spunti alle grandi domande quali Che cos’è la civiltà? Che cos’è l’arte? Che cosa sono l’ideale e la grazia? E lo fa dandoci una risposta narrativa, per lasciarci educare tramite la parola letteraria alla “perspicacia affettiva”. Solo così ci verrà concesso quel cuore intelligente che re Salomone invocava all’altissimo considerandolo più prezioso di ogni altro bene


“Miss In Time, Ragazze Italiane”, la bellezza femminile al tempo delle Miss

“Miss In Time, la bellezza femminile al tempo delle Miss

Un piccolo libro, pubblicato in un elegante formato (Volpato editore), “Miss In Time, Ragazze Italiane”, (presentato domenica 23 settembre a Pordenonelegge), ultima “fatica” letteraria del giornalista e critico cinematografico Gian Paolo Polesini è un racconto, che si legge in un fiato, dedicato al mondo della bellezza “made in Italy”, mondo che l’autore conosce bene perché, come scrive Patrizia Mirigliani nella prefazione del libro, “Polesini è uno di quei giornalisti che per quasi nulla al mondo farebbe a meno della finale di Miss Italia. Uno di qui volti, senza la presenza dei quali, noi preferiremmo rinunciare ad assegnare il titolo.” Insomma, verrebbe da dire, uno che è di  casa al concorso più nazional popolare della tivù italiana, quello che negli anni cinquanta faceva sognare milioni di italiani mostrando i corpi morbidi delle Lollo e delle Loren e delle Bosè.

Certo le ragazze 2012, sono ben differenti da chi le ha precedute e Polesini le racconta perfettamente concedendosi uno stile impeccabile e ironico entro un meccanismo narrativo cinematografico dove il tempo la fa da padrone. Lo sguardo dell’attore di teatro, (il giornalista ha calcato le tavole da palcoscenico ben prima di usare  la penna) è ben presente e gli consente di individuare e descrivere i meccanismi del “dietro le quinte”, che poi sono i più interessanti per il lettore. Il tutto scandito da un giro di lancette che inesorabilmente porta alla tanto agognata  e luccicante corona. E alla fine si capisce che il tema del tempo che corre a perdifiato è solo un escamotage, un trucco per far parlare le ragazze che non chiocciano come gallinelle ed hanno le idee piuttosto chiare sulla vita e soprattutto sul loro futuro. Ma è l’occasione, quella che cambia il corso di una vita, la capacità di coglierla grazie all’aiuto della dea bendata, guardata e racconta con occhi disincantati, che  sembra essere, alla fine, la  vera protagonista di questa storia che si apre su splendide gambe femminili ( un omaggio dell'autore a Francois Truffaut) e si chiude con la leggerezza e la sospensione di un racconto perfetto.

Pino Cacucci a Trieste con il suo ultimo libro “Nessuno può portarti un fiore”

Pino Cacucci a Trieste con il suo ultimo libro “Nessuno può portarti un fiore”

Trieste - Pino Cacucci (1955) è sceneggiatore, traduttore, saggista e narratore versatile e fecondo. Ha una profonda passione per il Messico. È, per lo meno, noto ai cinefili per aver ispirato a Gabriele Salvatores il film “Puerto escondido” dal suo romanzo del ’90, ad Alessandro Cappelletti il film “Viva San Isidro” l’anno successivo e per aver partecipato alla sceneggiatura di “Nirvana”.  L’ultimo suo libro, “ Nessuno può portarti un fiore”, (Feltrinelli, pagg.205, €14,00)  è stato presentato a Trieste il 19 settembre scorso presso la sede del gruppo Germinal. Sala gremita, pubblico in piedi, atmosfera informale e accogliente, che si è surriscaldata quando la presentazione è diventata dibattito.

Qualcuno degli intervenuti ha sollevato la questione della moralità in letteratura, rimproverando a Cacucci la mancanza di una direzione etico/didattica. Ma l'autore si è difeso invocando la funzione ricettiva della creazione artistica per la quale ogni opera può essere fruita come meglio può e crede il lettore - che può anche rifiutarsi di leggere - al di là dell’istanza morale.

Per la precisione, il romanzo è un insieme di racconti e ognuno descrive un personaggio di quelli che piacciono a Cacucci: ribelli, anarchici, audaci e anticonvenzionali fino al sacrificio di sé e degli altri, e perciò vittime e carnefici in una società repressiva. E allora, dopo un’attenta collezione delle fonti, Cacucci ci racconta di persone comuni che le coincidenze della storia costringono a gesta distruttive, ma anche all'espiazione e, in alcuni casi, alla redenzione. Presenta la sua galleria di uomini e donne alla maniera romantica, celebrando la loro semplicità o le umili origini, rendendoli attori di altrettante commoventi tragedie che sarebbero rimaste nell’oblio.

E così, dagli interstizi del passato in cui erano relegati, iniziando dal crinale tra ‘800 e ‘900 per arrivare a ridosso dei giorni nostri, si materializzano sette vite sciagurate. Quella di Sante Pollastro, l’amico di Girardengo, il bandito della canzone di De Gregori, spina nel fianco di Benito Mussolini, simbolo della ribellione al fascismo entrante. Poi Edera De Giovanni, fiera e coraggiosa, torturata e fucilata a ventuno anni per essere stata animatrice della resistenza e per aver taciuto i nomi dei suoi compagni. Oppure Sylvia Ageloff, tradita dall’uomo che adorava, “usata nella carne e nello spirito” da colui che finse di amarla per insinuarsi nella cerchia degli amici di Trockij e assassinarlo.  E poi c’è Clément Duval, anarchico rivoluzionario francese, oppositore del nascente capitalismo industriale, processato, condannato a morte e spedito nella Guyana da dove tentò di evadere una ventina di volte, finché vi riuscì 1901. Ancora Antonieta Rivas Mercado, tra le prime suffragette, mecenate di Frida Kahlo, amica di Tina Modotti e Garcia Lorca. È lei la donna a cui nessuno può portare un fiore perché, suicidatasi con una pistolettata al cuore a Parigi, nella cattedrale di Notre-Dame, fu seppellita in una fossa comune. Poi Louis Chabas, proletario ebreo francese, il cui cane sapeva fiutare i “nazi”, che lottò per liberare le Langhe dai tedeschi,  tanto abile nel travestirsi che, camuffato da ufficiale tedesco, fu ucciso da un partigiano che non lo aveva riconosciuto.  E infine Horst Fantazzini, il ladro gentile, rapinatore sì ma rigorosamente con pistole giocattolo, per non cadere nella tentazione di fare del male. Colui che regalò un mazzo di fiori a una cassiera per scusarsi dello spavento inflittole durante una sua rapina. Fantazzini muore nel 2001, proclamandosi innocente fino alla fine, non prima di aver citato a propria difesa la famosa frase di Brecht: “È più criminale fondare una banca che rapinarla”. 

E con lui si conclude il giro di anti-divi anticapitalisti. Sette storie di uomini e donne che hanno lottato, consapevoli oppure no, contro il capitalismo del denaro e dei sentimenti per affermare la loro umanità, ed è giusto che siano ricordati. E non è difficile che accada grazie alla penna di Cacucci, che ancora una volta non disattende quanto Fellini disse di lui: “è un artigiano, un costruttore di trame, di atmosfere e di personaggi”. Di più: è anche prosatore chiaro e lineare, con una lingua semplice e immediata, uno stile diretto e vivace che conquista e penetra fin dalle prime parole. Insomma: uno di quegli scrittori che sanno stare dietro ai propri personaggi, rinunciano all’egotismo per lasciare che  crescano e vivano di vita propria. Così essi diventano inconsapevoli e sfortunati eroi di una mitologia quotidiana e tratteggiano un passato che la storia ha visto, ma la storiografia ufficiale non ha mai raccontato. E questo è un bene o un male?

Pino Cacucci, Nessuno può portarti un fiore, Feltrinelli, pagg.205, €14,00

[Roberto Calogiuri]

 

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