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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Lo scrittore russo Nicolai Lilin a "Maniago in giallo" con "Educazione siberiana"

Nicolai Lilin a Maniago in giallo

MANIAGO (PN) - Circa un anno fa ricevetti in regalo da mia figlia il libro “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin. Il libro mi appassionò talmente che lo lessi tutto d’un fiato. Grande è stata quindi la sorpresa e l’entusiasmo quando prendendo un volantino di “Maniago in giallo” sono venuta a conoscenza che il 26 agosto il giovane autore russo sarebbe stato ospite alla terza edizione di questa rassegna di mistero e criminologia organizzata dal circolo Eureka, nell’ambito di PordenonePensa.

Nonostante il maltempo, alle 18 il teatro era bello pieno. Sul palco, oltre all’autore, erano presenti anche Francesco Vanin, fondatore della web tv di Pordenone PNbox, che modera l’incontro, e Paolo De Zan che interpreta alcuni dei passi più significativi del libro.

Quello che subito colpisce di Nicolai è la sua immagine. Leggendo il libro mi ero fatta un’idea di un tipo un po’ rude, essendo lui appartenente alla comunità “Urca” siberiana, nella quale leggi feroci si fondono con una profonda religiosità cristiana. Ecco invece che la persona che si presenta sul palco, con le braccia e le mani finemente “ricamate” di tatuaggi, è un ragazzo semplice, dal sorriso disarmante e lo sguardo dolce, simpatico, gentile e molto disponibile.

Inizia raccontando della sua infanzia, descritta nel libro, che, ribadisce più volte, non è autobiografico, ma basato su esperienze personali, ricordi degli anziani, e fatti accaduti ad altri membri. Nato nel 1980 in Transnistria, una striscia di terra tra Moldavia e Ucraina, (la sua gente venne deportata lì dal governo russo, in quanto oppositori al regime di Stalin), ha conosciuto fin da bambino la violenza più estrema.

La sua comunità si definisce di “criminali onesti”, non delinquenti comuni, ma persone costrette, per difendersi dalla sottomissione, a ricorrere alle armi, perché come gli diceva suo nonno, anche Gesù non era per il buonismo assoluto, Gesù è stato il primo rivoluzionario, predicava il rispetto per sé stessi, perché se non si impara a rispettare prima di tutto sé stessi non si potranno rispettare gli altri, lasciarsi sottomettere, schiavizzare vuol dire non rispettare la propria vita, il dono più prezioso e sacro che abbiamo.

Nella comunità Urca vigeva un codice comportamentale che doveva essere rigorosamente seguito, i ruoli dell’uomo e della donna erano equilibrati, le leggi le dettavano gli anziani, mentre ogni donna che fosse madre di famiglia, aveva il potere di far cessare le liti tra le varie famiglie.

Il sentimento religioso era molto forte, un cristianesimo ortodosso con influenze pagane, non facevano uso di parolacce e le bestemmie, era molto sentito il rispetto per le donne incinte, anziani, orfani, invalidi. I ragazzi venivano trattati da adulti, avevano le loro responsabilità e l’incarico di controllare il territorio. Nicolai non amava la violenza, essendo piccolo e magro non riusciva a difendersi con le mani, perciò teneva il coltello, e per evitare di doverlo usare, avvertiva sempre l’avversario.  

Ci racconta anche dei due anni come cecchino in Cecenia, in una guerra pianificata a tavolino da Usa e Urss,  e pubblicizzata come necessaria, ci fa capire quanto questo abbia lasciato un segno profondo nella sua anima, la cosa più brutta al mondo, dice, è vedere l’abisso nero profondo negli occhi di una madre a cui hai sterminato la famiglia, scene che gli tornano ancora alla mente nei momenti più impensati, mentre si lava i denti o mentre è a cena con gli amici. Di questo parla nel secondo libro “Caduta libera”, mentre nel terzo “Il respiro del buio” affronta il ritorno a casa, alla cosiddetta “normalità”.

Uscirà a ottobre l’ultimo lavoro, corredato anche di immagini, interamente dedicato al tema dei tatuaggi, che ha preso forma in seguito alle numerose richieste dei lettori, alle quali rispondeva con mail lunghe come capitoli di libro. Spiega, dietro insistenza di Vanin, che il significato dei loro tatuaggi è segreto, ogni persona tatuata viene “letta come un libro": ogni nuovo arrivato nella comunità doveva partecipare a una sauna assieme agli anziani i quali così potevano capire che tipo di individuo avevano davanti.

Dopo più di un ora e mezza, l’incontro si chiude per lasciare spazio al dibattito sulla Mala del Brenta, e Nicolai, gentilissimo, si offre al suo pubblico per dediche, autografi e fotografie, ora non resta che aspettare il nuovo libro a ottobre e l’uscita del film “Educazione siberiana” a gennaio, diretto da Gabriele Salvatores, per volontà dello stesso Lilin.

Daniela Silvestri

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