Cultura
"Le mie cento passioni":il libro postumo di Gina Marpillero
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- Pubblicato Mercoledì, 24 Ottobre 2012 15:35
- Scritto da Fabiana Dallavalle
Quest’anno Gina Marpillero compirebbe cent’anni. E così il suo libro inedito e postumo “Le mie cento passioni”, pubblicato da Biblioteca dell’Immagine di Pordenone, presentato ieri, al Museo Etnografico di Palazzo Giacomelli, dal professor Mario Turello, in occasione dei cento anni dalla nascita di una delle voci più fresche della letteratura friulana del secolo appena trascorso per iniziativa, del Museo Etnografico in collaborazione con la Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine, acquista ancora di più il sapore di una piccola e preziosa cosa. Potere della scrittura a cui l’autrice giunse a 68 anni. Gina aveva passione della vita, in tutte le sue sfumature materializzate in un numero quasi infinito di oggetti: bambole di compensato, tappeti di lana, sculture di terracotta, alberi, pianelle affrescate.
“Le manie e l’entusiasmo producono emozioni e le emozioni sono necessarie durante tutta la vita”, scrive Marpillero restituendo al lettore un Friuli ormai scomparso e tramontato, ma la cui eco rimane ancora intensa nei ricordi di chi l’ha vissuto e soprattutto nelle pagine autentiche di questa scrittrice che ha ripercorso con grazia ed emozionante allegria quasi tutto il secolo breve.“Le mie cento passioni” racconta di una giovane donna, che visse fino a 20 anni ad Arta, per poi trasferirsi a Udine dove lavorò giovanissima alla Società Filologica Friulana come segretaria, e poi di una donna entusiasta “delle cose, della gente e anche dei fatti degli altri”.
Se il suo libro più noto, che racconta proprio la sua giovinezza in Carnia, “Essere di paese”, venne edito da Mondadori nel 1980 (premio Nonino Risit d'Aur), ed è stato più volte ristampato, sicuramente quest’ultimo, come molte delle sue opere che uscirono sull’onda del successo della prima, tra cui anche due volumi di poesia in lingua friulana, saprà arrivare al cuore dei lettori. Perché è un avvicendarsi di passioni, non passioni ed insuccessi che svelano una contagiosa attitudine a divertirsi con la vita.
"Mio padre votava Berlinguer":l'ultimo libro di Pino Roveredo è una confessione al padre
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- Categoria: Libri
- Pubblicato Mercoledì, 24 Ottobre 2012 11:19
- Scritto da Fabiana Dallavalle
Sabato 19 ottobre, ha radunato una piccola folla, la presentazione dell’ultimo libro di Pino Roveredo, “Mio padre votava Berlinguer” (Bompiani editore). L’autore di “Mandami a dire” (Premio Campiello 2005) di “Caracreatura” e “Attenti alle rose”, intervistato dalla giornalista e scrittrice Elena Commessatti, ha incontrato, ieri pomeriggio, il pubblico presente alla libreria Ubik, intrattenendolo con una conversazione sulla sua ultima “fatica” letteraria. “Non un romanzo, ha spiegato l’autore triestino ma una lettera scritta in un mese, le lettere non si possono interrompere, indirizzata a mio padre.” Il titolo del libro nasce come è spesso consuetudine dello scrittore, perché suggerito, ispirato da una canzone. “Gaber cantava, ha proseguito Roveredo, qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona”. Ecco io sono partito da li, dal ricordo di una meravigliosa canzone e per raccontare la vita di mio padre, per tenerlo in vita e portarlo con me.” Il libro è un dialogo continuo ed un confronto anche duro con il presente di oggi. Scrive Roveredo: “caro papà mi dispiace ma le brave persone oggi non ci sono più, sono finite, esaurite, terminate, morte.” Così se da una parte la scrittura è un modo per tenere un uomo che stava con le brave persone vicino a sé, dall’altra c’è l’occasione di raccontare un presente storico politico in cui il termine “onorevole” ha completamente perduto il suo significato. “Pertini, Anselmi, Zaccagnini, Iotti sono maledettamente lontani, dalla storia e dall’esempio”, dice l’autore. E in questo libro più che in altri racconta sé stesso, in un gioco di specchi dove padre e figlio, spesso hanno la stessa voce.
"Il tessitore di incubi" presentato alla Lovat
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- Categoria: Libri
- Pubblicato Lunedì, 22 Ottobre 2012 09:32
- Scritto da Roberto Calogiuri
Trieste - C’è Altan e Altan. Si chiamano tutti e due Francesco, ma uno è l’inventore della Pimpa e di Cipputi, l’altro è un ex investigatore esperto di serial killer. Siamo agli antipodi. Niente in comune tranne l’omonimia e le origini venete. È stato il secondo tra i due Altan, ora affermato autore di romanzi polizieschi, che ha presentato “Il tessitore di incubi” alla libreria Lovat di Trieste domenica 21 ottobre, attirando un pubblico curioso e attento. Perché Altan, prima di mettersi a scrivere, ha sperimentato sul campo, e di persona, il brivido che sa così efficacemente trasmettere ai suoi lettori, fin dal primo capitolo, con un impiego originale e coinvolgente dell’io narrante.
Quand’era ufficiale dell’anticrimine di Portogruaro, infatti, ha indagato sul famigerato Unabomber. Poi, collocato a riposo, ha interpretato questo caso, rimasto irrisolto, nel romanzo “Dietro la maschera di Unabomber” (Robin Edizioni, 2011). Versione letteraria, come tiene a specificare l’autore, eppure non priva di spunti utili a rispondere agli interrogativi angoscianti di quei giorni.
Ora Altan ha conferma la sua vasta e profonda cultura criminologica, e anche la particolare propensione alla comunicazione brillante e diretta. Oltre a una raffinata abilità retorica: con le sue reticenze e sospensioni sul più bello, instilla dubbi, suscita riflessioni e spinge il lettore/ascoltatore a raggiungere autonomamente le conclusioni, con istinto pedagogico.
Con la medesima inclinazione didattica, sono analizzati i moventi e i tipi dell’assassino seriale delineati in base agli studi delle principali polizie, smentiti i luoghi comuni più triti, esaminate le scuole criminologiche con i pregi e difetti delle loro teorie. Sono delineate le fasi attraverso le quali il killer seriale prende coscienza di sé, attiva i suoi propositi, studia la vittima, la cattura… E poi ricordati i concetti come “geografic targeting”, scena del crimine, vittimologia o “criminal profiler”, cui si è abituati dalle serie televisive statunitensi. In base ai quali Altan ha precisato che del doppio omicidio di Lignano, i colpevoli non siano i due fratelli cubani, estranei – in quanto latino americani – a un modus operandi di matrice magrebino-balcanica. Si vedrà…
Calibrato tra il romanzo e il saggio criminologico, “Il tessitore di incubi” porta in esergo le sette fasi del modus operandi del serial killer, così come sono state codificate dallo psicologo americano Joel Norris. Crude e terribili, quasi un’avvertenza al lettore che sarà istruito sì, ma anche risucchiato nel gorgo dei turbamenti suscitati dal crimine immotivato e irrazionale, dalle imprese atroci e sanguinarie di un euro-killer che terrorizza - e chissà come? – molte nazioni, cominciando dalle brume ottobrine di Venezia.
Era naturale che l’incontro si svolgesse in un clima di attenta partecipazione, tanto più per il fatto che Altan è noto al pubblico fin dal 2008, anno in cui ha vinto il premio letterario ” I sapori del giallo” col suo romanzo d’esordio “Il segreto dell’oca dorata” (Terra Ferma Edizioni). La sua lunga esperienza e le sue conoscenze specialistiche hanno creato un nuovo tipo di poliziesco: ora il lettore, informato sui segreti dell’indagine più moderna e immerso tra le cause profonde dei più cruenti delitti, non può più starsene comodamente seduto in poltrona, a leggere, ed è arruolato a buon diritto nella squadra di investigatori.
Condividere con il pubblico intervenuto i segreti della teoria criminologica e i ritmi della pratica investigativa più sofisticata con i suoi risvolti filosofici, psicologici e umani, ha suscitato un’apprensione che trova riscontro nel finale aperto del romanzo.
Una giusta dose di sesso e alcol completa una ricetta originale e sapiente che sa stuzzicare ogni palato senza annoiarlo. Il tutto insaporito da una scrittura realistica che indugia in preziosismi lessicali ma, allo stesso tempo, procede sicura con l’andamento serrato e preciso della sceneggiatura cinematografica. Tutto fa presagire un prossimo avvolgente thriller made in Italy.
Insomma: il romanzo è pronto per un sequel, e per nulla pacificante. Eppure Altan, con la sua scrittura e la sua presenza, esprime un modo di fare tanto disinvolto e coinvolgente che alla fine, dopo le sue rivelazioni, ci si sente tutti un po’ criminologi e con la sensazione che i serial killer abbiano i giorni contati.
“Il tessitore di incubi” (Minerva Edizioni, pagg. 304, € 16,90)
[Roberto Calogiuri]
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