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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

La nuova veste de’ “La Signora Dalloway” di Virginia Woolf

La nuova veste de’ “La Signora  Dalloway” di Virginia Woolf

Trieste , 19 ottobre - 16 maggio 1932. Di ritorno dalla Grecia, Virginia Woolf interrompe un interminabile viaggio in treno in una città banale, ricca e civilizzata, che si affaccia su un mare serico e popolato di barche, così internazionale da consentirle di comprare finalmente, dopo tanto tempo, una copia dell’agognatissimo Times.

Virginia Woolf  ritorna a Trieste 80 anni dopo, in una sera di ottobre  nel contesto raccolto e caloroso della libreria Minerva di via san Nicolò, dove la giovane studiosa woolfiana Giulia Negrello intervista Anna Nadotti, autrice della nuova traduzione di Mrs. Dalloway, forse il romanzo più amabile della scrittrice icona del gruppo di Bloomsbury.

La serata si apre sotto gli auspici della prestigiosa Virgina Woolf Society, il cui saluto alla città di Trieste viene letto dalla Negrello: un saluto in cui si sottolinea l’importanza della nuova traduzione italiana pubblicata da Einaudi che sottrae finalmente il romanzo alla fama di melanconica cupezza ispirata dall’episodio con cui esso si conclude – il suicidio di Septimus Warren Smith - restituendo le peculiarità della scrittura woolfiana. Scrittura di cui Anna Nadotti si presenta come l’interprete ideale: lei stessa presentata dall’ospite della serata, la giornalista Elisabetta D’Erme, come una studiosa legata da un rapporto passionale – e non solo professionale – con la letteratura.  Nadotti ha più volte sottolineato come nella terza traduzione italiana di Mrs. Dalloway fosse necessario restituire quel movimento “cinetico”, tanto simile a quello generato dal montaggio cinematografico. In questo processo gli spostamenti di Clarissa Dalloway corrispondono ai movimenti del suo pensiero che, nella lunga giornata di giugno destinata a concludersi nel ricevimento dedicato al marito Richard, insegue una folla di personaggi, esistenze, luoghi e ricordi ma anche colori, luci e profumi. In questa prospettiva, lo stesso suicidio del secondo alter ego di Virginia, il reduce di guerra Septimus Warren Smith, si può leggere come una protesta all’immotivata sottrazione di energie vitali perpetrata dalla furia devastatrice della guerra. La medesima lettura “vitalistica” del flusso incessante di pensieri e memorie di Clarissa Dalloway permette di interpretare in una chiave più positiva e appassionante l’esistenza stessa della Woolf, vittima per tutta la vita di ricorrenti nevrosi e propositi suicidi.

Il brillante dialogo fra la traduttrice e una studiosa ricca di energie e curiosissima come Giulia Negrello ha permesso a una platea composta per lo più da donne mature di avvicinarsi alla modernissima “macchina” della scrittura woolfiana. Una macchina straordinariamente dinamica che produce singolari contaminazioni fra diversi codici artistici con esiti paragonabili a quelli della “videoscrittura” futurista - la Nadotti ha messo in evidenza come molte pagine dedicate ai movimenti di Clarissa Dalloway nei suoi appartamenti realizzano un vero e proprio piano-sequenza in versione letteraria.

Interessanti anche le considerazioni scaturite dagli interventi di Giulia Negrello, che hanno permesso di ripercorrere la storia del personaggio di Mrs. Dalloway fin dalla sua formazione originaria nell’immaginario di Virginia Woolf: nata nel 1919 come un personaggio antipatico nella sua inarrivabile sintesi di vitalità sociale e snobismo. La figura di Mrs. Dalloway si sarebbe ammorbidita nei tratti amabili che conserva nell’ultima redazione del romanzo in seguito al suicidio della figura che l’aveva ispirata, una conoscente incontrata nel’alta società londinese che chiuse con un “tragico incidente domestico” una vita apparentemente brillante e di grandi soddisfazioni sul piano intellettuale. La pietà suscitata da questa fine inspiegabile rese più umana la figura di una potenziale rivale nei salotti cittadini e consentì alla Woolf di sdoppiarla nella ricca figura di Clarissa Dalloway, snob ed amabile ad un tempo stesso, e nella virilità spezzata di Septimus Warren Smith, con la cui tragica fine si chiude il travaglio coniugale della moglie italiana Lucrezia e l’incanto artificiale della festa data in onore del marito Richard Dalloway

Mrs. Dalloway: Einaudi Et, Torino 2012, 194 pagine, 9 euro.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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