Cultura
“Misteri di una notte d'estate” di Giulia Mastrantoni, esordio imperfetto che scioglie nell'acido i sentimenti
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- Categoria: Libri
- Pubblicato Lunedì, 05 Ottobre 2015 13:53
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia.it
Udine - In estate può capitare di tutto: un amore improvviso, il desiderio di cambiare sé stessi, scoprire un lato di noi che mai ci saremmo aspettati di possedere. È sicuramente una stagione atipica rispetto alle altre, che ha influenzato non pochi autori: basti pensare un certo Shakespeare, con “Sogno di una notte di mezza estate”.
E proprio alla sua celebre opera teatrale si rifà il titolo del primo libro di Giulia Mastrantoni, “Misteri di una notte d'estate”, edito da Montag e uscito da pochi mesi: un'antologia di cinque racconti, scritti dalla giovane natia di Frosinone ma stabilita a Udine ormai da anni, per via dell'Università. Breve ma intensa, come testimoniano gli stessi brani raccolti nell'opera.
Il legame tra la ragazza e la scrittura nasce già a livello giornalistico, collaborando da alcuni anni con l'inserto Scuola del quotidiano friulano “Messaggero Veneto” e con il magazine online Sugarpulp. La passione per le lingue la porta a laurearsi proprio in quella facoltà: mancava, quindi, solo un libro al già ricco curriculum, ed ecco fatto.
Si sa, l'esordio è sempre difficile. E i testi dell'autrice laziale hanno ancora del grezzo in molte parti, costruzioni che con il tempo possono essere limate per far spazio a una scrittura più matura e forte. Ma già adesso non si scherza: si passa da un registro linguistico adolescenziale a uno decisamente più deciso, brutale, che scoglie con l'acido i sentimenti.
Emblematici sono i due racconti posti all'inizio e alla fine della raccolta: “Misteri di una notte d'estate”, che da il titolo al libro, ed “Elise”. Il primo ricorda molto il teatro dell'assurdo, sinonimo della passione della Mastrantoni per l'arte teatrale, tanto da essere un'assidua frequentatrice delle stagioni udinesi; il secondo invece rivela uno spirito completamente opposto alla spensieratezza del primo, con scene degne del più piccante “Cinquanta sfumature”, fino all'epilogo da thriller.
La lettura scorre veloce sulle pagine e, sfogliandole, spine delicate rimangono incollate alla pelle. Sono dolci, acre, divertenti, crudeli: dipende dal racconto in cui ti imbatti, veri e propri microcosmi che gettano il lettore in apnea, spingendolo alla fine a forza verso l'esterno. Ma non è sempre facile immergersi: alcuni passaggi rappresentano forse un'ostentazione esagerata dello stile reso famoso dalla E.L. James, con una violenza che pare partorita dal più crudo Stephen King.
Ma c'è anche tanta ironia, fantasia, magie insolite, come nel “Il gallo della mezzanotte”, dove una donna zitella riceve in dono un gallo da una misteriosa vecchia. Il quale la terrà sveglia tutta la notte, non tanto per il suo canto estenuante quanto per gli effetti che questi...provocano nella vita della proprietaria. E c'è inquietudine, in “Il corpo di Silvia e Beatrice”, dove due donne diventano una sola, nonostante vivano esistenze opposte: l'unica cosa che le unirà sarà la convinzione di non saper amare.
Fili delicati e robusti al tempo stesso che ritornano nei due racconti già citati: “Misteri di una notte d'estate” è l'apotesosi dell'umorismo, mentre “Elise” sprofonda nell'ossessione del sesso, privato completamente di qualunque barlume di sentimento. I protagonisti diventano così facce opposte della stessa medaglia, contorcendo il pensiero del lettore in un modo che lascia troppo dissapore in bocca, senza una vera armonia tra le parti che faccia comprendere affondo il significato di ognuno dei personaggi.
L'esordio, in definitiva, è ancora materia grezza che bisogna modellare e approfondire. Anche perché i dialoghi, dopo il divertente non-sense, non vanno da nessuna parte e fanno perdere punti importanti al tutto. Ma la psicologia è la chiave che può risolvere l'inghippo: Elise è il personaggio più interessante dell'opera, con la sua mente perversa e razionale al tempo stesso. Un buon punto di ripartenza per mostrare a tanti un talento che si vede già, ma che va alimentato.
(Foto www.masedomani.com)
Tra fantascienza e l'Inferno, il friulano lingua della narrativa
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- Pubblicato Venerdì, 02 Ottobre 2015 08:15
- Scritto da Timothy Dissegna
San Giorgio di Nogaro (Ud) – In un presente dove l'unica forma di scrittura narrativa accettata sembra esere il romanzo, dove va a finire il racconto breve?
Da due settimane lo Sportello per la Lingua Friulana di San Giorgio cerca di riscattare questa voce letteraria con il ciclo di serate “Ce contino a San Zorz”.
Giunti mercoledì 30 settembre al loro secondo appuntamento, nella Sala Conferenze di Villa Dora, questi incontri sono veri “laboratori” per imparare a scrivere e apprezzare i testi corti e cortissimi, com'è facile intuire, in marilenghe.
Con un “cast” che unisce letteratura e comicità: l'Oste di Contecurte, Raffele Seraffini (a sinistra nella foto); il duo di attori Checo Tam e Michele Londero (a destra); e quello musicale dei “In doi rive no toje”, che hanno alternato la letteratura con la loro musica d'autore.
“Perché dovrei rimanere ad ascoltarti?” era il tema della serata, un quesito che guarda da vicino il pubblico. E dopo l'ormai stabilito “siparietto” iniziale, con Checo Tam e Londero nei panni questa volta di due fantomatici cultori della lingua friulana, ecco che si passa a una ricca possibilità di risposte, attraverso i brani scelti dal blog di Contecurte, originali o tradotti dall'italiano.
Tra i tanti, hanno spiccato per profondità quelli dello stesso Checo Tam, autore di alcuni libri in marilenghe, di cui sono stati letti due racconti.
Dando così una possibile soluzione alla domanda centrale: il pubblico dovrebbe stare ad ascoltare per essere strappato a un futuro così reale e materialistico da risultare finzione, perdendosi tra significati più o meno nascosti.
La narrativa, invece, offre subito e chiaramente un diversivo al lettore, che sa così di intrapprendere un viaggio (bello o brutto che sarà, alla fine) e di poterlo interrompere o prolungare senza problemi.
E di viaggio si è parlato anche alla conclusione dell'incontro, con la lettura di due canti dell'Inferno di Dante, tradotto da Aurelio Venuti (insieme alle altre cantiche) e non ancora uscito nelle librerie. L'autore, presente in sala e salito poi sul palco, ha rivelato di aver lavorato a questo progetto per 10 anni e che ha puntato più sul ritmo che sulla traduzione fedele dell'opera.
“Ce contino a San Zorz” tornerà il 7 ottobre sempre a Villa Dora, dalle 20.30, con la presentazione del libro di Fulvio Romani “La stagione della muta (More pulp tales)”. Ingresso libero.
Stasera l'Osteria di Contecurte presenta la Divina Commedia...in friulano
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- Pubblicato Mercoledì, 30 Settembre 2015 12:04
- Scritto da Timothy Dissegna
San Giorgio di Nogaro (Ud) – Stasera, dalle ore 20.30, presso la Sala Conferenze di Villa Dora si svolgerà la seconda serata del ciclo “Ce contino a San Zorz”.
Promossi dallo Sportello per la Lingua Friulana di San Giorgio e Radio Onde Furlane, gli incontri continueranno anche a ottobre e vedranno la partecipazione dell'Oste di Contecurte, il blog definto “osteria letteraria” che raccoglie racconti brevi e brevissimi in friulano; gli attori Checo Tam e Michele Londero, con il duo jazz-blues “In doi rive no toje”.
Nel corso della serata, insieme alle letture di brani scelti apposta per l'occasione su temi differenti, sarà possibile ascoltare un estratto della “Divina Commedia” tradotta in marilenghe, dalla voce di Aurelio Venuti. Tema della serata: “E cumò che tu le âs contade?”.
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