Tra fantascienza e l'Inferno, il friulano lingua della narrativa
- Dettagli
- Categoria: Libri
- Pubblicato Venerdì, 02 Ottobre 2015 08:15
- Scritto da Timothy Dissegna
- Visite: 772
San Giorgio di Nogaro (Ud) – In un presente dove l'unica forma di scrittura narrativa accettata sembra esere il romanzo, dove va a finire il racconto breve?
Da due settimane lo Sportello per la Lingua Friulana di San Giorgio cerca di riscattare questa voce letteraria con il ciclo di serate “Ce contino a San Zorz”.
Giunti mercoledì 30 settembre al loro secondo appuntamento, nella Sala Conferenze di Villa Dora, questi incontri sono veri “laboratori” per imparare a scrivere e apprezzare i testi corti e cortissimi, com'è facile intuire, in marilenghe.
Con un “cast” che unisce letteratura e comicità: l'Oste di Contecurte, Raffele Seraffini (a sinistra nella foto); il duo di attori Checo Tam e Michele Londero (a destra); e quello musicale dei “In doi rive no toje”, che hanno alternato la letteratura con la loro musica d'autore.
“Perché dovrei rimanere ad ascoltarti?” era il tema della serata, un quesito che guarda da vicino il pubblico. E dopo l'ormai stabilito “siparietto” iniziale, con Checo Tam e Londero nei panni questa volta di due fantomatici cultori della lingua friulana, ecco che si passa a una ricca possibilità di risposte, attraverso i brani scelti dal blog di Contecurte, originali o tradotti dall'italiano.
Tra i tanti, hanno spiccato per profondità quelli dello stesso Checo Tam, autore di alcuni libri in marilenghe, di cui sono stati letti due racconti.
Dando così una possibile soluzione alla domanda centrale: il pubblico dovrebbe stare ad ascoltare per essere strappato a un futuro così reale e materialistico da risultare finzione, perdendosi tra significati più o meno nascosti.
La narrativa, invece, offre subito e chiaramente un diversivo al lettore, che sa così di intrapprendere un viaggio (bello o brutto che sarà, alla fine) e di poterlo interrompere o prolungare senza problemi.
E di viaggio si è parlato anche alla conclusione dell'incontro, con la lettura di due canti dell'Inferno di Dante, tradotto da Aurelio Venuti (insieme alle altre cantiche) e non ancora uscito nelle librerie. L'autore, presente in sala e salito poi sul palco, ha rivelato di aver lavorato a questo progetto per 10 anni e che ha puntato più sul ritmo che sulla traduzione fedele dell'opera.
“Ce contino a San Zorz” tornerà il 7 ottobre sempre a Villa Dora, dalle 20.30, con la presentazione del libro di Fulvio Romani “La stagione della muta (More pulp tales)”. Ingresso libero.