Addobbi natalizi cinesi: la Finanza sequestra 8000 prodotti contraffatti
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- Pubblicato Venerdì, 16 Dicembre 2016 14:27
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Trieste - Nel mirino delle Fiamme Gialle giuliane sono finiti diversi esercizi commerciali gestiti da imprenditori cinesi dislocati nel Borgo Teresiano, una sorta di piccola “Chinatown” triestina.
L'attività, iniziata alle prime luci dell’alba del 16 dicembre, si è estesa simultaneamente su 11 esercizi commerciali, molto frequentati specie con l'arrivo delle Festività natalizie ed anche in area portuale, con controlli approfonditi su diversi container provenienti via nave dalla Cina.
La Guardia di Finanza di Trieste, impiegando circa 40 uomini e oltre dieci pattuglie, in particolare, ha effettuato nei confronti dei citati operatori commerciali una serie di controlli finalizzati alla prevenzione ed al contrasto dell’impiego di lavoratori in nero, della contraffazione di marchi.
Nei negozi ispezionati i finanzieri hanno trovato luminarie non a norma, di cui la maggior parte dei consumatori ignora il pericolo: se non conformi, le illuminazioni usate per addobbare l'albero di Natale e gli esterni possono essere fonte di incendi domestici. Particolare, questo, non affatto da trascurare per l'incolumità delle persone e delle abitazioni.
Accanto alle luminarie, esposti in bella mostra sugli scaffali dei negozi, c'erano anche statuine di personaggi del Presepe, palline di diverse dimensioni, addobbi a forma di pupazzi di neve, stelle, e giocattoli senza il marchio certificato CE e privi delle indicazioni in lingua italiana sulla provenienza del prodotto e sul tipo di materiale adoperato per la fabbricazione.
Nella rete sono finiti anche giocattoli con etichette incomplete o scritte in altre lingue, ma non in italiano: elemento, questo, che nei consumatori dovrebbe far scattare il campanello d'allarme e far comprendere che ci si trova davanti a possibili contraffazioni o prodotti non conformi.
In un esercizio pubblico la Guardia di Finanza ha inoltre rinvenuto e posto sotto sequestro anche 103 pacchetti di sigarette di contrabbando di varie marche riportanti il sigillo di Stato sloveno. Il titolare dell’esercizio, di origine cinese, rischia ora una sanzione fino a 50 mila euro.
Oltre alle merci sottoposte a sequestro, l’attività delle Fiamme Gialle ha consentito l’individuazione di 2 lavoratori “in nero” impiegati presso un bazar, il cui titolare verrà segnalato alle Autorità Amministrative competenti per l’irrogazione delle maxisanzioni previste dalla vigente normativa.
Sono in corso ulteriori indagini volte all’individuazione dei canali di approvvigionamento della merce illecita rinvenuta per arrivare alla disarticolazione della catena logistica, organizzativa e strutturale delle filiere illecite.
I titolari dei negozi ispezionati saranno segnalati anche alla Camera di Commercio di Trieste per le violazioni previste dal Codice del consumo, per le quali sono previste sanzioni fino a 25 mila euro, nonché per la successiva confisca e distruzione dei prodotti sequestrati.
L’attività svolta dalle Fiamme Gialle di Trieste evidenzia il ruolo di Polizia Economico Finanziaria svolto quotidianamente dal Corpo mediante il contrasto a ogni tipo di espediente che danneggi l’economia e le imprese sane, in spregio delle fondamentali regole della leale concorrenza nel commercio.
Un importante messaggio sociale vuole anche essere rivolto alla collettività: oggi più che mai appare indispensabile disincentivare i consumatori all’acquisto di merce recante marchi o segni distintivi contraffatti o alterati.
È sempre costante l’attenzione della Guardia di Finanza rivolta all’esigenza di assicurare una costante azione di contrasto alle diverse manifestazioni di illegalità connesse alla contraffazione, alla tutela del “made in Italy” e al commercio di prodotti privi di minimi requisiti di sicurezza e spesso nocivi per la salute dei consumatori.
Per qualunque dubbio i cittadini possono contattare il numero 117 della Guardia di Finanza.
Mafia e riciclaggio di denaro sporco, perquisite pizzerie “Peperino”. Un software per evadere il fisco
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- Pubblicato Mercoledì, 14 Dicembre 2016 15:49
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - A partire dalla mattinata del 14 dicembre, militari dei Comandi provinciali della Guardia di Finanza di Trieste e dei Carabinieri di Udine stanno procedendo, nell’ambito delle indagini in corso a carico dell’imprenditore Pietro Savarese, 47 anni, origini napoletane, gestore del cosiddetto “Gruppo Peperino”, a perquisizioni di ristoranti di Trieste, Udine, Verona, Pordenone, Milano, Napoli e Conegliano (Tv).
Gli interventi sono finalizzati a corroborare ulteriormente le ipotesi di reato di trasferimento fraudolento di valori e di riciclaggio che pendono sugli indagati, corredate dalla circostanza aggravante del “metodo mafioso”, su cui il Tribunale del riesame, peraltro, si è già espresso, in doppio collegio, a favore dell’accusa formulata dal procuratore distrettuale Carlo Mastelloni e dal sostituto Federico Frezza.
Nel corso delle operazioni è stata sequestrata strumentazione elettronica grazie alla quale le società gestrici dei ristoranti sono riuscite a nascondere sistematicamente buona parte dei ricavi effettivamente conseguiti, grazie ad un apposito software installato sui terminali in uso, che genera di fatto una doppia contabilità fiscale, con conseguenti ingenti danni per le casse dell’erario.
Secondo gli accertamenti tecnici condotti dalla Guardia di Finanza, le entrate “in nero” si aggirerebbero attorno al 40% dell’intero volume fatturato negli ultimi anni da “Peperino”, circostanza questa che ha contribuito all’espansione del gruppo sul territorio, attraverso l’allestimento di vari centri di ristorazione, gestiti, per la maggior parte, da personale partenopeo appositamente selezionato da Pietro Savarese.
Camionista ucciso a Trieste, due fermi: sono cittadini russi
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- Pubblicato Domenica, 11 Dicembre 2016 14:06
- Scritto da redazione@ilfriuliveneziagiulia.it
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Trieste - Sono proseguite tutta la notte e sono tuttora in corso le indagini dei Carabinieri per identificare il responsabile dell'omicidio di un camionista dell'Est Europa, probabilmente di nazionalità russa, intorno ai 40-45 anni, trovato morto ieri sera, 10 dicembre, nell'autoporto di "Fernetti", sull'altopiano carsico, a pochi chilometri da Trieste, a ridosso del confine fra Italia e Slovenia.
I Carabinieri della Compagnia di Aurisina e del Comando Provinciale di Trieste hanno interrogato numerosi autisti di Tir che si trovavano ieri sera nell'area di sosta dell'autoporto e hanno fatto rilievi e accertamenti tecnici. Sui risultati gli investigatori non fanno trapelare alcun particolare.
Non hanno riferito neanche se sono riusciti a identificare o meno il camionista ucciso, che era senza documenti ed è stato colpito con una coltellata fra l'addome e il petto.
L'uomo - secondo informazioni raccolte sul posto - lavorava per la SnaTrans di Bryansk (Russia), una ditta che si occupa principalmente del trasporto di elettrodomestici e mobili dall'Italia alla Russia.
Sempre secondo informazioni raccolte a Fernetti, l'accoltellamento potrebbe essere avvenuto al termine di una lite cominciata in un bar della zona e proseguita nell'area dell'autoporto.
Intanto, due camionisti russi sono stati sottoposti a fermo dai Carabinieri del Comando provinciale di Trieste quali indiziati dell'omicidio di un loro collega.
I due - si apprende in ambienti di giustizia - sono stati interrogati stamani dagli inquirenti, che hanno concentrato la loro attenzione su di loro per alcune tracce di sangue e per alcuni oggetti della vittima trovati a uno dei due fermati.
L'omicidio - stando sempre alla ricostruzione fatta finora - sarebbe avvenuto al termine di una lite cominciata in un bar di Fernetti.
I due fermati conoscevano la vittima, che si chiamava Roman, aveva 38 anni e lavorava per la SnaTrans di Bryansk (Russia), una ditta che si occupa principalmente del trasporto di elettrodomestici e mobili dall'Italia alla Russia.
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