Mafia e riciclaggio di denaro sporco, perquisite pizzerie “Peperino”. Un software per evadere il fisco
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- Categoria: Trieste
- Pubblicato Mercoledì, 14 Dicembre 2016 15:49
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - A partire dalla mattinata del 14 dicembre, militari dei Comandi provinciali della Guardia di Finanza di Trieste e dei Carabinieri di Udine stanno procedendo, nell’ambito delle indagini in corso a carico dell’imprenditore Pietro Savarese, 47 anni, origini napoletane, gestore del cosiddetto “Gruppo Peperino”, a perquisizioni di ristoranti di Trieste, Udine, Verona, Pordenone, Milano, Napoli e Conegliano (Tv).
Gli interventi sono finalizzati a corroborare ulteriormente le ipotesi di reato di trasferimento fraudolento di valori e di riciclaggio che pendono sugli indagati, corredate dalla circostanza aggravante del “metodo mafioso”, su cui il Tribunale del riesame, peraltro, si è già espresso, in doppio collegio, a favore dell’accusa formulata dal procuratore distrettuale Carlo Mastelloni e dal sostituto Federico Frezza.
Nel corso delle operazioni è stata sequestrata strumentazione elettronica grazie alla quale le società gestrici dei ristoranti sono riuscite a nascondere sistematicamente buona parte dei ricavi effettivamente conseguiti, grazie ad un apposito software installato sui terminali in uso, che genera di fatto una doppia contabilità fiscale, con conseguenti ingenti danni per le casse dell’erario.
Secondo gli accertamenti tecnici condotti dalla Guardia di Finanza, le entrate “in nero” si aggirerebbero attorno al 40% dell’intero volume fatturato negli ultimi anni da “Peperino”, circostanza questa che ha contribuito all’espansione del gruppo sul territorio, attraverso l’allestimento di vari centri di ristorazione, gestiti, per la maggior parte, da personale partenopeo appositamente selezionato da Pietro Savarese.