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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Resta in carcere Ajahn Veapi, residente ad Azzano e sospettato di reclutare combattenti per l'Isis

Resta in carcere Ajahn Veapi, residente ad Azzano e sospettato di reclutare combattenti per l'Isis

Pordenone - Ajahn Veapi, il cittadino macedone di 38 anni residente ad Azzano Decimo (Pn) fermato dagli uomini del Ros venerdì scorso a Mestre e accusato di essere un reclutatore di combattenti per l'ISIS, per ora non lascerà il carcere di Venezia.

Lo ha deciso il gip Alberto Scaramuzza lunedì 29 febbraio al termine dell'interrogatorio di garanzia. Da quanto si è appreso, Veapi avrebbe negato con decisione di essere un reclutatore di terroristi. Non avrebbe invece negato di conoscere l'imam bosniaco, Husein Bosnić, in carcere a Sarajevo perché accusato di aver arruolato nell'Isis aspiranti mujaheddin, ma avrebbe precisato che tali contatti sono avvenuti nell'ambito di scambi culturali e per motivi religiosi.

Intanto è in corso un botta e risposta a distanza tra Veneto e Friuli Venezia Giulia sul fatto che l'uomo ricevesse un contributo sociale dal fondo di solidarietà regionale.

"Ci dicevano che eravamo allarmisti e razzisti, ora si vede che l'Isis è tra noi" - ha fatto sapere Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, in una nota diffusa lunedì. - "Per il fatto che questo terrorista percepisse 500 euro al mese di sussidio sociale, proviamo a immaginare le polemiche se avessimo dato quei soldi a un italiano e non a un immigrato. In Veneto ci sono 170.000 disoccupati, 500.000 indigenti, e se ho un posto libero prima lo do ai veneti o a chi si è integrato da anni e anni lavorando regolarmente".

L'assessore regionale alle Politiche sociali del Friuli Venezia Giulia Maria Sandra Telesca da parte sua era intervenuta sulla vicenda lo scorso venerdì esprimendo "turbamento per le notizie apprese ma grande fiducia nell'opera di prevenzione messa in atto dalle Forze dell'Ordine".

In merito al fatto che il macedone fosse beneficiario del fondo di solidarietà regionale l'assessore precisava che "tale misura, posta in essere dalla Giunta precedente, veniva erogata dai servizi sociali dei Comuni sulla base di criteri generali definiti a livello regionale, ma con possibilità di introdurre alcune variabili. Ha così assunto caratteristiche diverse tra i vari territori".

"Il limite previsto dell'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) era di 8.000,00 euro e - aveva aggiunto Telesca - ne usufruivano circa 6.000 nuclei familiari; l'importo messo a disposizione dei Comuni era complessivamente di 11,5 milioni. Non era previsto alcun patto con il beneficiario e l'intera gestione era a carico dei servizi sociali".

"Oggi questa misura è confluita nella misura attiva di sostegno al reddito, che ha regole più rigide e uniformi in tutta la regione. Il limite dell'ISEE è stato abbassato a 6.000,00 euro e il diritto è condizionato alla sottoscrizione di un Patto di inclusione stilato in collaborazione con i Centri per l'Impiego. In questo modo il sostegno è molto più mirato e l'erogazione soggetta a verifiche più puntuali, ma - aveva concluso Telesca - non certo fino a sostituire l'attività delle Forze dell'Ordine".

 

Fermato cittadino macedone residente ad Azzano X. È indagato per arruolamento a fini terroristici

Fermato a Mestre cittadino macedone residente ad Azzano X. È indagato per arruolamento a fini terror

Pordenone – I carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros), nell’ambito di un’operazione antiterrorismo, hanno fermato sabato 27 febbraio a Mestre un cittadino di origini macedoni, Ajhan Veapi, domiciliato ad Azzano Decimo, nella frazione di Tiezzo. Veapi è indagato per arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale.

Secondo gli investigatori, l’uomo era in procinto di lasciare l’Italia per raggiungere la Serbia e, successivamente, la Germania.

Il comandante generale dei Ros, Giuseppe Governale, esclude comunque che Ajahn Veapi fosse una cosiddetta "cellula dormiente".

“Con questa indicazione – ha precisato l’alto ufficiale – ci riferiamo a quanti vanno ad addestrarsi all’estero, soprattutto in Siria, vengono istruiti e poi ritornano nei loro paesi continuando a svolgere una vita apparentemente normale. Sono personaggi però pronti a muoversi e ad entrare in azione quando ricevono precise disposizioni”.

"Veapi non era certo uno che passava sottotraccia. Pur non avendo un lavoro ufficiale era sempre in movimento con molti interessi anche all’estero".

Il tipo di proselitismo messo in atto dall'uomo, secondo i militari del Ros, era di tipo territoriale.

"Diverso cioè – ha sottolineato il comandante Governale – da quello attraverso il web operato dai jhiadisti fermati a Merano nel novembre scorso. L’attività di convincimento di Veapi passava attraverso i centri di preghiera che nella maggior parte dei casi sono legittimamente dedicati appunto alla preghiera ma in altri possono nascondere cittadini fragili che possono essere plagiati passando da islamici a islamisti. Gli investigatori chiedono sempre la collaborazione dei responsabili dei centri che spesso la offrono ma in alcuni casi no".

Catturati i componenti di una banda di scassinatori che facevano saltare i bancomat

Catturati i componenti di una banda di scassinatori che facevano saltare i bancomat

Pordenone - Tre persone già note alle Forze dell'ordine, Federico Furlan, di 41 anni, di Valvasone, Paul John Pallaoro, 45 anni di Conegliano e Andrea Viganò (36), di Meda (Monza Brianza), sono stati arrestati a Valvasone dai Carabinieri di Sacile per furto aggravato in concorso, tentato furto aggravato e porto e detenzione di ordigni esplosivi.

I tre malviventi sono stati catturati dai militari dell'Arma subito dopo aver tentato di scassinare con esplosivo un bancomat a Zoppola (Pordenone), fuggendo dopo l'attivazione del sistema di allarme.

I Carabinieri sono subito riusciti a individuare e bloccare gli autori sulla loro auto all'interno della quale hanno trovato un ordigno esplosivo a innesco elettrico di fabbricazione artigianale, polvere nera pronta per la fabbricazione di altri ordigni, arnesi da scasso, un passamontagna e una maschera.

Le indagini, anche mediante sistemi di videosorveglianza, hanno inoltre permesso di accertare che i tre avevano in precedenza agito usando anche una vettura Y10 rubata a Pordenone poche ore prima e abbandonata subito dopo.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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