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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Pordenonese: ciclista muore durante un'escursione stroncato da un malore

Pordenonese: ciclista muore durante un'escursione stroncato da un malore

Pordenone - Un ciclista di 54 anni, Elio Costalonga, ha perso la vita durante un'escursione cicloturistica tra Brugnera e Sacile (Pn).

Lo sportivo stava percorrendo la strada con la sua compagna quando è caduto dalla bicicletta a causa di un malore improvviso.

Vani i tentativi di rianimazione dei soccorsi del 118, giunti immediatamente sul posto: per il ciclista non c'è stato nulla da fare.

Elio Costalonga era un esperto di lunghe distanze in bicicletta. Faceva parte del Team Orogildo di Brugnera ed aveva all'attivo numerose traversate, anche a scopo di beneficenza.

Una lite tra Ragone e Ruotolo per un falso profilo Facebook sarebbe il movente del delitto

Una lite tra Ragone e Ruotolo per un falso profilo Facebook sarebbe il movente del delitto

Pordenone - Sarebbe legato al diverbio che vide protagonisti Giosuè Ruotolo e Trifone Ragone il movente del duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone per il quale dalla sera del 7 marzo lo stesso Ruotolo è stato rinchiuso nel carcere di Belluno.

È quanto emerge da fonti investigative della Procura di Pordenone. Secondo le ricostruzioni degli investigatori i dissapori nacquero quando i due commilitoni – ed ex coinquilini – furono protagonisti di un acceso scambio di vedute che degenerò fino allo scontro fisico.

Da allora Ruotolo, secondo l’accusa, avrebbe pianificato la propria vendetta messa poi in atto la sera del 17 marzo nel parcheggio del palazzetto dello sport cittadino.

Alla base della lite, per gli inquirenti, ci sarebbe una persecuzione telematica nei confronti di Teresa Costanza, attuata tramite un falso profilo Facebook creato da Ruotolo, su istigazione della fidanzata Rosaria Patrone, attualmente agli arresti domiciliari con l'accusa di favoreggiamento.

Ragone avrebbe scoperto sia che il profilo era gestito dal commiltone sia che quest'ultimo faceva uso del computer della caserma per connettersi a Facebook ed inviare messaggi con un falso nome.

A questo punto, secondo l'accusa, Ruotolo si sarebbe sentito in trappola dato che l'abuso da lui commesso avrebbe potuto avere come conseguenza la sua esclusione dalla carriera militare.

Le indagini sono state supportate da verifiche a tappeto. Per giungere all'arresto di Ruotolo e della fidanzata gli investigatori hanno lavorato senza sosta: "In 11 mesi sono stati analizzati oltre 10 milioni di report telefonici, visionati filmati per 5mila ore totali e raccolti 8 mila gigabyte di dati telefonici" ha spiegato Paolo Vincenzoni, comandante del reparto Crimini Violenti del Ros.

 

L'arresto di Giosuè Ruotolo per il delitto di Pordenone. Il Procuratore: gravi indizi di colpevolezza

L'arresto di Giosuè Ruotolo per il delitto di Pordenone. Il Procuratore: gravi indizi di colpevolezz

Pordenone - Il capo della Procura di Pordenone Marco Martani ha illustrato in una conferenza stampa tenutasi l'8 marzo le ragioni dell'arresto di Giosuè Ruotolo e della sua fidanzata nell'ambito delle indagini sull'omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, avvenuto il 17 marzo del 2015.

"Esistono gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Giosuè Ruotolo per i quali si è evidenziata la sussistenza di esigenze cautelari: nel caso specifico ha inciso il pericolo di inquinamento delle prove poste in atto tanto da Ruotolo quanto dalla fidanzata Maria Rosaria Patrone" ha detto il Procuratore.

"Il quadro giudiziario nei confronti di Ruotolo si è andato progressivamente aggravando - ha proseguito Martani - anche se dal mese di ottobre, dopo il primo interrogatorio, gli elementi a carico dell'indagato erano già molto consistenti. Siamo nel più classico processo di carattere indiziario: non c'è Dna, né qualcuno che ha visto l'omicidio o il momento in cui si disfaceva dell'arma".

"Siamo persuasi che Ruotolo fosse presente sul luogo del delitto nelle fasi in cui questo si consumava: il suo veicolo, per sua stessa ammissione postuma, si trovava a otto metri e mezzo da quello delle vittime. Tuttavia la sua vettura è stata ripresa dalla videosorveglianza subito dopo nella zona del parco di San Valentino, esattamente dove poi è stata ritrovata l'arma del delitto. Fondamentale è stato il ruolo della tecnologia e la presenza delle telecamere della videosorveglianza".

"Testimone chiave è il runner, un atleta che stava facendo jogging attorno al palazzetto dello sport. Ha incrociato le vittime, che ricorda mentre stavano per salire sulla loro auto incamminandosi lungo via Amendola, indicando precisamente ai Carabinieri la zona dove si trovava in quell'istante. Lo stesso atleta ha completato il proprio allenamento nella stessa zona del parco di San Valentino. Si tratta di 420 metri percorsi in un lasso di tempo compreso tra due minuti e mezzo e tre minuti. La medesima telecamera inquadra trenta secondi prima la vettura di Ruotolo: cioè poco dopo che l'omicidio è stato commesso. La vettura di Ruotolo si doveva quindi per forza trovare nel luogo in cui l'omicidio è stato commesso".

La stessa vettura "in una seconda curiosa coincidenza si ferma nel parco di San Valentino per un percorso di jogging: il tempo dichiarato da Ruotolo è incompatibile col tracciato riferito. Il percorso è invece compatibile con la possibilità di raggiungere la zona del laghetto dove è stata trovata la pistola. Non è vero nemmeno che la sosta fuori dal palasport è durata solo dieci minuti, ma almeno 25 minuti prima del momento in cui lo ritraggono in uscita dal parcheggio. Ruotolo è quindi rimasto nel parcheggio per molto tempo e tanti stalli si erano nel frattempo liberati: inverosimile quindi che egli si sia fermato per soli dieci minuti e senza poter lasciare l'auto in sosta in un parcheggio, come dichiarato per giustificare la propria presenza e l'improvvisa decisione di andarsene proprio nei secondi in cui l'efferato crimine veniva consumato".

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
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