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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Una lite tra Ragone e Ruotolo per un falso profilo Facebook sarebbe il movente del delitto

Una lite tra Ragone e Ruotolo per un falso profilo Facebook sarebbe il movente del delitto

Pordenone - Sarebbe legato al diverbio che vide protagonisti Giosuè Ruotolo e Trifone Ragone il movente del duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone per il quale dalla sera del 7 marzo lo stesso Ruotolo è stato rinchiuso nel carcere di Belluno.

È quanto emerge da fonti investigative della Procura di Pordenone. Secondo le ricostruzioni degli investigatori i dissapori nacquero quando i due commilitoni – ed ex coinquilini – furono protagonisti di un acceso scambio di vedute che degenerò fino allo scontro fisico.

Da allora Ruotolo, secondo l’accusa, avrebbe pianificato la propria vendetta messa poi in atto la sera del 17 marzo nel parcheggio del palazzetto dello sport cittadino.

Alla base della lite, per gli inquirenti, ci sarebbe una persecuzione telematica nei confronti di Teresa Costanza, attuata tramite un falso profilo Facebook creato da Ruotolo, su istigazione della fidanzata Rosaria Patrone, attualmente agli arresti domiciliari con l'accusa di favoreggiamento.

Ragone avrebbe scoperto sia che il profilo era gestito dal commiltone sia che quest'ultimo faceva uso del computer della caserma per connettersi a Facebook ed inviare messaggi con un falso nome.

A questo punto, secondo l'accusa, Ruotolo si sarebbe sentito in trappola dato che l'abuso da lui commesso avrebbe potuto avere come conseguenza la sua esclusione dalla carriera militare.

Le indagini sono state supportate da verifiche a tappeto. Per giungere all'arresto di Ruotolo e della fidanzata gli investigatori hanno lavorato senza sosta: "In 11 mesi sono stati analizzati oltre 10 milioni di report telefonici, visionati filmati per 5mila ore totali e raccolti 8 mila gigabyte di dati telefonici" ha spiegato Paolo Vincenzoni, comandante del reparto Crimini Violenti del Ros.

 

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