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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Grande Guerra: incontro per le scuole in occasione della Giornata internazionale dell’ONU

Grande Guerra: incontro per le scuole in occasione della Giornata internazionale dell’ONU

Gorizia - Si è svolto il 24 ottobre presso l'Auditorium della Cultura Friulana a Gorizia l’incontro “Altri sguardi sulla Grande Guerra”, promosso dalla direzione centrale Istruzione della Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Consorzio culturale del Monfalconese, l'Istituto Livio Saranz di Trieste, l'Ufficio Scolastico Regionale (USR) del Friuli Venezia Giulia e il Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani, nell'ambito del progetto “Dalla Grande Guerra alla Grande Pace”, programma di formazione, educazione e ricerca 2014-2018.

La conferenza si è tenuta in occasione della Giornata internazionale delle Nazioni Unite, nel settantunesimo anniversario dalla fondazione dell’ONU.

"L'Organizzazione delle Nazioni Unite è nata per impedire il ripetersi delle grandi tragedie - ha spiegato Flavio Lotti, direttore del Coordinamento degli Enti locali per la pace e i diritti umani presente all'evento - come quelle della Prima e della Seconda Guerra Mondiale".

"Vogliamo riflettere, in particolare, su ciò che è stato il primo conflitto mondiale portando davanti a tanti ragazzi altri punti di vista, diversi da quello militare che spesso caratterizza quella storia. Oggi - ha aggiunto - abbiamo cercato di cogliere le dimensioni dell'umanità stravolta da quegli eventi in modo così profondo da segnare anche la storia dei nostri giorni. È stata un'occasione di riflessione sul passato per accrescere la nostra consapevolezza sul presente e sul futuro".

L'appuntamento rientra in un programma iniziato nel 2014 che seguirà tutto il Centenario della Grande Guerra fino al 2018. Si tratta di un percorso improntato sia alla formazione, per accrescere la nostra consapevolezza della storia e del presente, sia alla ricerca, per costruire una cultura nuova in cui la scuola è il luogo privilegiato dove poter attuare questo sforzo di ricerca.

Una decina le scuole presenti e provenienti da tutta la regione: gli istituti Carducci-Alighieri di Trieste, D'Aronco di Gemona del Friuli, Brignoli-Einaudi-Marconi di Staranzano e Gradisca d'Isonzo, Le Filandiere di San Vito al Tagliamento, Buonarroti di Monfalcone, Cossar-Da Vinci e D'Annunzio di Gorizia, l'Educandato statale Collegio Uccellis di Udine, Flora di Pordenone e l'Istituto comprensivo Ezio Giacich di Monfalcone.

L'evento ha visto la partecipazione dello storico Lucio Fabi, uno dei maggiori esperti della Prima Guerra Mondiale sul Fronte Orientale, di Emilio Franzina già professore ordinario di Storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Verona, di Nicola Maranesi giornalista e studioso della memoria autobiografica della Grande Guerra, delle storiche Erica Mezzoli e Ariella Verrocchio rispettivamente ricercatrice e direttore scientifico dell'Istituto Saranz di Trieste e di Sergio Zilli geografo dell'Università di Trieste, studioso della trasformazione del paesaggio nell'area confinaria in età contemporanea.

Intanto, da Roma, giunge la notizia che sono in arrivo 960 mila euro per il restauro delle prime 20 opere del progetto “100 Monumenti della Grande Guerra''.

Ad annunciarlo, il Ministro dei beni culturali e turismo, Dario Fanceschini, intervenuto al convegno “Tutela e valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale”.

''Non c'è piccolo comune in Italia - ha affermato il ministro - che non abbia un monumento ai caduti. Il finanziamento concordato tra Mibact e Presidenza del consiglio'' permetterà ''interventi importanti sui primi 20''.

In lizza anche il Faro della Vittoria a Trieste, i Monumenti ai caduti di San Vincenzo Alto a Genova, a Treviso, Calceranica (TN), Palermo, Vercelli, Lanciano (CH), Viggiano (PZ), Nola (NA), Offida (AP), Forlì nel Sannio (IS), Carbonara (BA) e Carbonara-Iglesias, quello in Piazza Maresciallo Giardino a Roma e la Quercia delle anime ad Appiano Gentile (CO).

"Ora - ha aggiunto - lavoriamo alle risorse per tutto il progetto e anche per i luoghi della Grande guerra: le trincee, il fronte e tutte le tracce rimaste a testimonianza".

Niente voti. Niente compiti. Questa scuola funzionerà?

Niente voti. Niente compiti. Questa scuola funzionerà?

Trieste – Che la scuola sia giunta a un punto critico, è una realtà che non si può nascondere.

La reazione sociale, politica e tecnica scatenata dalla legge 107/2015, detta “La buona scuola”, è un esempio di come una gran parte della popolazione che gravita attorno al mondo dell’istruzione sia fortemente critica nei confronti di questa soluzione.

Tuttavia esiste anche un altro tipo di risposta alla scuola attuale che, evidentemente, non è vista come la soluzione al problema didattico, educativo e pedagogico ma, piuttosto, come un problema da risolvere, un meccanismo da correggere e da adeguare ai tempi, ai gusti, ai capricci di chi una scuola come quella statale italiana proprio non la gradisce.

C’è chi salta a piè pari la questione e ricorre all’istruzione parentale, ossia alla scelta di educare i propri figli in casa propria. Può essere una soluzione, visto che è sancita dalla costituzione secondo il principio che l’istruzione è obbligatoria ma non è obbligatorio frequentare la scuola pubblica (qui il nostro servizio).

Ma se non si vuole togliere ai propri figli una sana socializzazione, allora va bene anche la frequentazione della scuola, purché riformata, purgata da quegli elementi che la rendono sgradevole e sgradita, forse ai genitori più che ai figli.

È così che si è infiammata la recente polemica sui compiti che vengono assegnati per le vacanze o, non da meno, su quelli assegnati a casa da svolgere durante il pomeriggio. Usanza che è percepita come una limitazione della libertà individuale e, quasi come tutte le questioni, ha infiammato una serie di polemiche sui media.

La miccia è stata innescata dalla lettera di un papà di Varese che scrive una lettera agli insegnanti del figlio che inizia con le parole “…Vorrei informarvi che come ogni anno mio figlio non ha svolto i compiti estivi”. Tanto è bastato a scatenare il bombardamento di pro e contro.

Ma il problema non sono tanto i compiti domestici o le consegne per le vacanze, e le schiere di esperti che si pronunciano a favore o contro sono ben nutrite da ambo le parti. Il problema è che la scuola non è più vista come una fonte pedagogica autorevole e un modello da seguire ma come un servizio che si può criticare e migliorare quando non come un nemico da combattere e neutralizzare.

I motivi sono tanti. Non si può nemmeno affermare che la scuola così com’è sia un’istituzione perfetta.

È per questo che, caso strano, ancora a Varese, è nato un progetto avanzato da 90 genitori che hanno chiesto al sindaco di proporre al Miur una sperimentazione.

Questo tipo di scuola dovrebbe iniziare con il “circle time”, un inglesismo che indica un cerchio in cui durante la prima ora si raccontano le proprie emozioni. In 40 ore divise per 5 giorni si dovrebbero svolgere lezioni in “cooperazione”, su tavoloni invece che banchi, senza noiose e dirigistiche lezioni frontali ma in un rapporto di reciprocità, con metà del tempo all’aperto familiarizzando anche con animali da cortile, niente voti ma “valutazioni compartecipate”, niente rigorose scansioni orarie ma flessibilità didattica.

I dubbi verso questo tipo di educazione riguardano la possibilità che una scuola così articolata possa preparare a una realtà competitiva ed esigente come quella attuale. Ma non sembra essere una preoccupazione dei genitori di Varese, perché il tutto dovrebbe partire nel settembre 2017.

A Berlino c’è già una scuola del genere. Si chiama  Evangelische Schule Berlin Zentrum. Lì, dice la sua preside, i ragazzi non vedono l’ora di cominciare le lezioni. In Italia, di progetti simili si parla dal 2009. Ci sarà un motivo per cui non sono decollati in grande stile.

Anche se non bisogna dimenticare che la parola “scuola” deriva dal termine “scholé”che in greco vuol dire tempo libero, riposo, ozio, quiete.

Non sarà che, come al solito, gli antichi ci indicano la via?

Roberto Calogiuri

Educare alla cittadinanza globale sempre più una necessità: buone prassi

Educare alla cittadinanza globale sempre più una necessità

Trieste - “Un solo mondo un solo futuro”, questo il titolo del seminario regionale per docenti  e chiunque fosse interessato all’argomento, dedicato  all’educazione alla cittadinanza globale, che si terrà domani, giovedì 6 ottobre dalle ore 16 alle ore 19, presso il salone Matteucci del Centro Servizi per il Volontariato di Via Besenghi, 16 a Trieste

Interverrano  la prof.ssa Giovanna Cipollari di Senigallia sul tema “l’approccio interculturale nelle classi”, il prof. Dario Gasparo di Trieste su “esperienze pratiche di didattica delle migrazioni. L’iniziativa è nata nell'ambito del progetto “Un solo mondo, un solo futuro”.

Le ong ACCRI di Trieste e CVCS di Gorizia promuovono il Seminario nel quale verranno condivise alcune buone pratiche e strumenti di educazione alla cittadinanza mondiale già implementati durante lo scorso anno.

Il progetto ‘Un solo mondo, un solo futuro - Educare alla cittadinanza mondiale a scuola - cofinanziato dal Ministero Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale e patrocinato dal Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca - proposto dall'Ong CISV di Torino in partenariato con altre 15 Ong italiane, ha permesso di affrontare tematiche di educazione allo sviluppo (EaS) nella scuola, per la formazione di competenze sociali e civiche, con riferimento alle Raccomandazioni del Parlamento e del Consiglio Europeo (2006/962/CE).

Per informazioni contattare l’ACCRI al n. 040307899 o all'indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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