Giordano, Cro "la sfida è finanziare la ricerca"
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- Pubblicato Lunedì, 23 Aprile 2012 16:31
- Scritto da Maurizio Pertegato
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PORDENONE - «Oggi finanziare la ricerca vuol dire competere adeguatamente con la tumultuosa sfida tecnologica in atto per ottenere rapidamente risultati per chi soffre».
Due punti – chiave che secondo il professor Antonio Giordano, presidente del Comitato Scientifico della FONDAZIONE CRO AVIANO ONLUS, a Pordenone per un incontro con i vertici della Fondazione e dell’Istituto, si possono conseguire, anche, col contributo di «realtà di successo imprenditoriale che – ha detto in conferenza stampa – debbono scendere in campo dimostrando di essere sensibili e illuminate. Ciascuno – ha aggiunto il presidente e fondatore dello Sbarro Health Research Organization di Philadelphia – può e deve uscire dal proprio giardino per aiutare la ricerca a giungere rapida ed efficace al paziente».
Giordano, tra l’altro revisore dei progetti di ricerca per American Cancer Society, NIH’s National Cancer Institute, ministero dell’Istruzione, del l’Università e della Ricerca e revisore esterno per la valutazione dei programmi di ricerca dell’U.S. Food and Drug Administration, ha spiegato che «nell’ambito degli IRCCS italiani il CRO vanta almeno un paio di primati: è tra i più giovani e in poco più di vent’anni è divenuto un punto di riferimento internazionale sia per i pazienti oncologici sia per la ricerca. «Come tutte le grandi organizzazioni scientifiche – ha puntualizzato – deve confrontarsi con lo sviluppo tecnologico e le evoluzioni di patologie che, in taluni casi, fanno registrare incrementi causati da nuovi fattori di rischio. In tal senso è necessario sviluppare, incessantemente, know-how tecnologico».
Su questo tema si è innestato, dopo il primo, riconoscente ed orgoglioso saluto introduttivo, l’intervenuto di Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone e del Consiglio di Indirizzo e verifica sulle attività del CRO che ha specificato che la Fondazione di cui Giordano è capo del Comitato Scientifico, «promuoverà e sosterrà i progetti di trasferimento tecnologico derivati da ricerche svolte presso l’Istituto in ambito biomedico, delle tecnologie diagnostiche e terapeutiche e dell’information technology finalizzate al miglioramento dell’erogazione delle cure in oncologia e della qualità di vita dei pazienti».
Il ricorso al privato, in un periodo di straordinaria contrazione economica, è fondamentale: «Paesi come l’Italia, che ha sempre investito poco – ha aggiunto il professor Giordano – oggi destinano quote sempre più modeste alla ricerca. Persino storici capisaldi come gli Stati Uniti, però, hanno dovuto rivedere i propri programmi al ribasso». Il fund raising evocato dal luminare napoletano, in sostanza, dovrà consentire al CRO e ai suoi ricercatori di potersi dedicare con risorse sempre più ingenti allo sviluppo di tecnologie destinate a interagire rapidamente con i pazienti. «Gli ambiti primari sono quelli dia gnostici, di prevenzione e di produzione di farmaci per la cura della malattia».
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Progetto Help Key TV a Pordenone
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- Pubblicato Mercoledì, 11 Aprile 2012 18:52
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Il Progetto, che vede come capofila il Comune di Pordenone, è stato finanziato dall'Assessorato Regionale Sanità nell'ambito dei Progetti di Innovazione, e si inserisce nella serie di iniziative avviate dall’Ambito Urbano 6.5 arricchito da un partenariato di progetto composto dal Comune di Pordenone, Azienda Sanitaria ASS 6 e Polo Tecnologico di Pordenone che ne coordina le attività progettuali e scientifiche.
Il progetto Help Key TV è stato presentato a Pordenone a dicembre 2011, inoltre a metà marzo sono stati consegnati i sette tablet nell'Auditorium comunale di Roveredo in Piano a Carlo, Federico, Serefano, Rosa e Walter che erano presenti alla cerimonia. A Fabio Fonda, medico cardiologo, responsabile Scientifico del Progetto finanziato dalla Regione, attivo da anni nel campo della telematica sanitaria, comunemente nota come telemedicina, presente alla cerimonia di consegna abbiamo chiesto di condividere con noi il percorso del Progetto illustrandoci intenti e difficoltà incontrate.
Quindiquali sono gli intenti del progetto?
Nello specifico, questo progetto nasce per favorire la comunicazione delle persone anziane e dei disabili, attraverso l'uso di nuove tecnologie, rese più comprensibili e semplificate grazie all’utilizzo di una piattaforma tecnologica di nuova generazione.
Help Key TV consente anche a chi non possiede un computer di accedere facilmente al mondo di Internet e dei servizi che esso offre, attraverso un decoder televisivo dotato appunto di “chiavetta internet”
Soggetti coinvolti?
Sono quelli istituzionali: l’Ambito distrettuale, l’Azienda Sanitaria ASS6 Pordenonese ed il Polo Tecnologico.
Il Polo Tecnologico in particolare ha svolto un ruolo determinante nell'individuare, valutare e proporre soluzioni tecnologiche “appropriate” alle persone, residenti nei comuni di Pordenone, Cordenons, Porcia, Roveredo in Piano e San Quirino che presentano condizioni di fragilità correlate a stati di autosufficienza compromessa.
La piattaforma ELDY, già usata in regione per l'alfabetizzazione al PC, ha permesso di realizzare non solo accesso in tempo reale alle guide e ai cataloghi dei servizi offerti dal territorio, ma anche un ambiente di comunicazione virtuale fra le persone e la loro rete di riferimento, parentale o sociale
Ricaduta dell'attività progettata?
Diciamo che dopo aver superato le difficoltà, soprattutto nella fase iniziale quando già era stato completato il passaggio dall’analogico al Digitale Terrestre, il Progetto è stato accolto con molto interesse dalle persone coinvolte, anche entusiaste di poter scambiare messaggi con parenti lontani.
Ulteriori ricadute, già testate, sono legate alla possibilità di accedere via Internet alla spesa di casa, abbiamo un supermercato che collabora, o alla richiesta di farmaci di banco con la Farmacia Comunale.
Siamo quasi alla fine della realizzazione del progetto. Risultati ottenuti?
Come tutti i progetti di ricerca, i risultati sono collegati alla verifica dell'ipotesi di lavoro ed all'analisi dei processi attivati, dando valore anche alle criticità incontrate, in particolare nell'individuazione degli utenti.
Al di là della classificazione “fragili” abbiamo trovato nelle persone coinvolte aspetti di estrema soggettività personale e di vissuto, che gli operatori sociali dell'Ambito hanno saputo gestire con competenza e sensibilità
Parliamo del futuro. Sviluppi e realizzazione di progetti nuovi?
Riprendo il concetto del “progetto di ricerca” per dire che work in progress sono emerse nuove potenzialità d'uso, che hanno trovato una prima realizzazione prototipale, mi piace sottolineare nello stesso budget, con lo sviluppo della piattaforma Eldy anche su tablet, per le persone con disabilità motoria seguite dalla ASS6 Pordenonese. Prossimo passo sarà l'attivazione di strumenti automatici di controllo.
Serenella Dorigo
Ricercatori di Trieste e Brescia al lavoro sui superconduttori
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- Pubblicato Mercoledì, 04 Aprile 2012 16:56
- Scritto da Tiziana Melloni
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Un superconduttore a temperatura ambiente, in grado di trasportare l'elettricità prodotta da impianti solari nel Sahara ai quattro angoli del mondo, senza alcuna dissipazione di energia. Potrebbe essere questa una delle principali ricadute della scoperta fatta da ricercatori italiani che ha portato alla luce uno dei meccanismi fondamentali alla base della superconduttività ad alta temperatura.
La scoperta, pubblicata nell'ultima edizione della rivista Science, quella del 30 marzo, è stata possibile grazie alla combinazione delle tecniche sperimentali innovative sviluppate in Italia, nei laboratori dell'Università Cattolica a Brescia, in collaborazione con i laboratori T-Rex della Sincrotrone Trieste S.C.p.A. e dell'Università degli Studi di Trieste.
I nuovi risultati - precisa una nota - dimostrano che negli ossidi di rame superconduttori gli elettroni sono legati in coppie non attraverso un meccanismo convenzionale che implica una deformazione della struttura cristallina, ma attraverso delle fluttuazioni della polarizzazione magnetica.
Se si arrivasse a ottimizzare e ingegnerizzare questo meccanismo si troverebbe forse la strada che porta alla superconduttività a temperatura ambiente, con innumerevoli ricadute sia dal punto di vista della conoscenza di base che da quello delle applicazioni tecnologiche.
In generale, quando la corrente elettrica passa attraverso un filo di rame, esso si riscalda dissipando energia sotto forma di calore. Nei metalli comuni queste perdite diventano esattamente uguali a zero, ad una temperatura di meno 269 gradi Celsius, cioè quando il sistema diventa superconduttore.
In sistemi più complessi e di più recente scoperta, come gli ossidi di rame, la transizione superconduttiva avviene a temperature 10 volte maggiori. La comprensione della superconduttività ad alta temperatura permetterebbe di sviluppare dispositivi elettronici che possono lavorare senza scaldarsi, di trasportare corrente elettrica con efficienze mai raggiunte, risparmiando una notevole quantità di energia e di produrre campi magnetici elevatissimi, indispensabili nel campo dei trasporti e delle tecniche diagnostiche mediche, come la risonanza magnetica nucleare.
La ricerca, frutto di una collaborazione tra Italia, Svizzera, Canada e Stati Uniti, ha permesso a Claudio Giannetti, dell'università Cattolica del Sacro Cuore e dei neo-nati Interdisciplinary Laboratories for Advanced Materials Physics (i-LAMP) di Brescia, di chiarire in grande dettaglio la natura delle forze alla base della superconduttività ad alta temperatura.
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