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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

È morto a Udine l'avvocato Antonio Vinicio Turello. Fu presidente della Regione Friuli Venezia Giulia

È morto a Udine l'avvocato Antonio Vinicio Turello. Fu presidente della Regione Friuli Venezia Giuli

Udine - È morto il 17 giugno a 83 anni l'avvocato Antonio Vinicio Turello. Era nato a Bicinicco nel 1930. Fu presidente della Regione Friuli Venezia Giulia dal gennaio 1992 all'agosto 1993, del Consiglio regionale e della Provincia di Udine; attualmente era alla guida del Centro internazionale di scienze meccaniche (Cism) di Udine.

Lo rende noto il sindaco del capoluogo friulano, Furio Honsell, esprimendo "profondo cordiglio" e definendolo "insigne personalità politica, ma anche punto di riferimento per l'intera comunità regionale per i suoi altissimi valori sociali e culturali".

Il cordoglio del Consiglio regionale per la scomparsa di Antonio Vinicio Turello è stato espresso dal presidente Franco Iacop, che ne ha ricordato la statura politica, ma anche il grande carisma che ne ha fatto un riferimento per l'intera comunità del Friuli Venezia Giulia.

Turello era entrato in Consiglio regionale nella quarta legislatura (1978-1983) aderendo al Gruppo della DC; nella quinta aveva prima presieduto l'Assemblea legislativa dal luglio 1983 all'ottobre 1984, quindi era stato assessore all'artigianato a cooperazione nelle tre Giunte Biasutti; nella sesta legislatura (1988-1993) era stato prima assessore all'agricoltura con la Giunta Biasutti e quindi presidente della Regione dal gennaio 1992 all'agosto 1993.

Da presidente della Provincia di Udine, Turello è stato uno dei protagonisti della ricostruzione del Friuli terremotato. Iacop ha parlato di Turello come di un politico d'altri tempi, che si è sempre messo al servizio della sua gente, di cui aveva profondo rispetto.

Uomo di cultura, sapeva che per venire a capo delle sfide più importanti bisogna avere un approccio pragmatico e così ha sempre improntato la sua azione di pubblico amministratore.

"Il presidente Vinicio Turello - ha ricordato la presidente della Regione Debora Serracchiani - fu amministratore concreto, attento alle esigenze reali della comunità, alieno da ogni compiacimento retorico".

Via dall'abbraccio con l'Italia. Trieste chiede l'indipendenza all'ONU. Le foto

Via dall'abbraccio con l'Italia. Trieste chiede l'indipendenza all'ONU.

Trieste - E se Equitalia fosse bandita da Trieste come una detestabile intrusa? Se la benzina costasse meno di 1€ al litro e l’iva fosse ridicolmente bassa? E se al posto del sindaco ci fosse un governatore e il porto funzionasse così bene da produrre ricchezza e abbondanza per tutti? E se irpef, imu, tares e addizionali varie fossero ridotte e reinvestite nel territorio giuliano?

Il quadro è auspicabile. Ma sarà verosimile?

Secondo il Movimento Trieste Libera, non si tratta di una visione utopica, ma di una realtà concreta e a portata di mano, contenuta e prevista nel trattato di pace firmato a Parigi nel 1947 da sempre disatteso dalle istituzioni italiane.

Una realtà in grado di contrastare, se non addirittura di scavalcare, l’attuale crisi economica e politica. Questo è l’umore percepibile per le strade, presso i banchi dove si sottoscrive la petizione.

Quindi, da metà maggio il Movimento ha promosso una massiccia raccolta di firme per sostenere, nelle sedi istituzionali europee, l’avanzamento della questione del Territorio Libero di Trieste. Vale a dire l’indipendenza di Trieste dallo Stato italiano, dal punto di vista fiscale e amministrativo.  

Cosa che ha preoccupato non poco la Guardia di Finanza la cui presenza, al di qua del Lisert, è considerata illegale dal MTL che è pronto a sollevare eccezioni a proposito della sovranità dell’Italia su quello che è definito dai trattati come il “Territorio Libero di Trieste”

Considerato l’incremento di presenza e di attività di cui il Movimento dà segno nelle vie cittadine (svariate le manifestazioni di piazza, numerosi gli esercizi commerciali e i banchi dove si può firmare la petizione, chiedere informazioni e acquistare accessori come magliette, spille e adesivi bilingui) abbiamo posto alcuni interrogativi a Roberto Giurastante, noto per l’impegno sul fronte ecologista e ambientalista, responsabile dell'associazione Greenaction Transnational e portavoce per l'Italia della rete ecologista Alpe Adria Green.

In qualità di Componente del Direttivo e responsabile del settore Ambiente e legalità del MTL, Giurastante ha risposto con disponibilità e precisione alle nostre domande nella sede del Movimento, preannunciando un’estate infuocata e ricca di clamorose iniziative sul fronte del dissenso.

Signor Giurastante, quante firme sono state raccolte al momento?

Circa 8.000 firme per la richiesta di nomina del Governatore ONU e per il ripristino dell’amministrazione civile provvisoria. La raccolta andrà avanti per parecchi mesi, sicuramente per tutta l’estate, con l’obiettivo di raccoglierne almeno 50.000.

Qual è il perno su cui gravita la protesta del MTL e su quali presupposti storico politici si fonda?

L’attuazione dell’amministrazione civile provvisoria per la Zona A del TLT disattesa dal Governo italiano e obbligatoria in base al Memorandum di intesa di Londra del 5 ottobre del 1954 con il quale vi era stato il passaggio di consegne tra il GMA (Governo Militare Alleato) e appunto il Governo italiano. I presupposti storici sono la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale e il Trattato di Pace conseguente con il quale l’Italia ha perso la sovranità su Trieste ed il suo territorio.

Quali sono gli strumenti di lotta, protesta e visibilità che il movimento adotta?

Gli strumenti di lotta e protesta sono basati su azioni legali con denunce, anche a livello internazionale, delle violazioni commesse dallo Stato italiano a danno del TLT e dei suoi cittadini. La visibilità è ottenuta con iniziative svolte prevalentemente sfruttando la rete, vista la difficoltà a ottenere spazio dai media italiani. Numerose, inoltre, sono le manifestazioni pubbliche. In questo momento siamo in attesa di alcune sentenze della Corte di Trieste riguardanti argomenti cruciali per la continuazione della protesta. Per esempio il 17 luglio prossimo il giudice dovrà esprimersi riguardo a un difetto di giurisdizione. Allora si deciderà per la continuazione della protesta.

Si possono ravvisare istanze separatiste nel vostro movimento?

Non vi sono istanze separatiste. La nostra è una legittima azione. In base al Trattato di Pace il TLT è già dichiarato ed esistente quale Stato indipendente. Chiediamo quindi solo l’attuazione del Trattato di Pace in vigore.

Quali sarebbero le più clamorose conseguenze fiscali e sociali se fosse accolta la richiesta del movimento?

In base al Trattato di Pace del 1947, che è la Legge del TLT, le tasse italiane non sono imponibili nel TLT. Trieste è un’area defiscalizzata con obbligo di pagamento delle sole imposte necessarie all’amministrazione locale. Il Porto Franco Internazionale di Trieste con i suoi punti franchi estendibili in tutto il TLT diventerebbe il primo porto del Mediterraneo per traffici e movimentazioni finanziarie. La conseguenza principale sarebbe un abbattimento dell’IVA al 7 % e le tasse, che attualmente sono al 50%, scenderebbero al 20% per attestarsi, una volta a regime, sotto il 15%.

Come cambierebbe la vita quotidiana a Trieste se fosse accolta la vostra petizione?

Trieste diventerebbe un polo di attrazione per gli investitori di tutto il mondo.

A quale modello amministrativo esistente assomiglierebbe Trieste?

Certamente ad un modello di tipo nordico e vista la solida tradizione della città con la sua storia plurisecolare di appartenenza all’Austria, quello sarebbe il modello di riferimento.

Cosa pensa del progetto Adria A di Cooperazione Transfrontaliera con la Slovenia?

Ci sembra una pura dichiarazione di intenti inattuabile coinvolgendo il TLT ed il Porto di Trieste che sono al di fuori della giurisdizione italiana e comunitaria.

L’equilibrio economico della regione sarebbe influenzato dal progetto?

Come ho detto, si consideri che il solo volume di affari del PLT, il Porto Libero di Trieste, supererebbe quello dei porti dell’Alto Adriatico citati nel progetto.

E dalla trasformazione di Trieste in governatorato?

Trieste può solo essere amministrata in regime provvisorio da un Governatore ad acta nominato dal Governo italiano. Solo con la costituzione definitiva del TLT come Stato verrà nominato, come previsto dal Trattato di Pace, un Governatore con pieni poteri direttamente dalle Nazioni Unite.

Perché, secondo lei, il governo italiano ha ignorato le clausole del Trattato di pace del ’47?

Sul piano economico perché il porto internazionale di Trieste è considerato il principale concorrente dei porti italiani. Su quello nazionalistico perché Trieste rappresenta per l’Italia il simbolo del completamento dell’unità dell’Italia.

Gli adesivi del MTL sono bilingui. Come sono i rapporti con la componente slovena?

I rapporti sono ottimi: è sufficiente ricordare che, secondo il Trattato di Pace, l’italiano e lo sloveno sono le lingue ufficiale del TLT.

L’onorevole Fedriga, della Lega Nord, ha chiesto al Governo di attuare una zona franca in regione, che comprenda Trieste, Gorizia, Cividale e Tarvisio. Cosa ne pensa?

Penso che si tratti di una proposta inattuabile in quanto contrasta con le norme doganali vigenti. Gli unici punti franchi legittimati e tutelati dal diritto vigente sono quelli del Porto Libero Internazionale di Trieste. Altre iniziative al di fuori di quest’ultima rischiano di creare false aspettative nella popolazione.

Dopo l’eventuale ristrutturazione amministrativa, che ne sarà delle strutture coinvolte e dei relativi impiegati?

Gli organici della pubblica amministrazione subiranno un semplice adeguamento dei quadri dirigenziali. Non ci saranno cambiamenti drastici né riduzioni di personale. Gli organismi dello Stato italiano saranno convertiti e gli organici, come per esempio la polizia, potranno optare per rimanere nella stessa struttura che cambierà denominazione. Per il resto, la Provincia, trasformata in dispositivo amministrativo, assieme al Governo Provvisorio, saranno gli organismi di riferimento della cittadinanza.

Ecco la galleria fotografica dei gadget del Territorio Libero:

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(Credits: Roberto Calogiuri. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte. Si ringrazia il MTL per la gentile concessione.)

Nella foto sotto: Roberto Giurastante


Roberto Giurastante al Parlamento Europeo

[Roberto Calogiui]

 

Sbloccati i fondi per la stampa slovena in Regione. Garantita la pluralità dell'informazione

Sbloccati i fondi per la stampa slovena in Regione. Garantita la pluralità dell'informazione

Trieste - Sono stati firmati il 7 giugno decreti che sbloccano i fondi per i giornali di lingua slovena editi in Friuli Venezia Giulia. Lo rende noto la presidente della Regione, Debora Serracchiani, dopo un incontro a Roma con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini, responsabile per l'Editoria e Attuazione Programma, e con il consigliere politico per l'editoria e l'informazione Roberto Di Giovanpaolo.

Le risorse previste dalla legge 250/90 e dalla legge 278/91, e riferite al periodo 2010/2011, saranno di 2,7 milioni di euro per il quotidiano Primorski Dnevnik e di 200 mila per il periodico Novi Matajur, che le avranno a disposizione entro venti giorni.

Per il governatore Debora Serracchiani il provvedimento "è una risposta positiva del Governo alla richiesta di tutta la comunità di lingua slovena, che temeva si dovesse giungere alla chiusura di uno strumento di primaria importanza quale il quotidiano Primorski Dnevnik".

"Dare sostegno all'informazione di una importante componente della società regionale, qual è la comunità di lingua slovena - prosegue la presidente - significa non solo attuare concretamente l'articolo 21 della Costituzione e le altre previsioni legislative: è soprattutto riconoscere le peculiarità della nostra Regione attuando anche gli indirizzi europei sulla tutela e sulla crescita delle identità delle popolazioni. È importante anche perché dà una prospettiva meno incerta ai lavoratori delle testate, che da parecchi mesi avevano accettato misure di riduzione dei compensi".

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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