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Spese allegre dei gruppi consiliari, norme e sanzioni "slittano" al prossimo esercizio
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- Pubblicato Sabato, 06 Luglio 2013 16:00
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Roma - Le nuove norme sulle spese dei gruppi consiliari regionali e "l'impianto sanzionatorio" si applicheranno "dall'esercizio 2013". Lo chiarisce la Corte dei Conti in una delibera firmata dal presidente Luigi Giampaolino.
Il documento, anticipato il 6 luglio dal "Gazzettino", evidenzia la "disomogeneità delle norme regionali".
La delibera della Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti, assunta ieri, sottolinea che per una "corretta attuazione" delle nuove disposizioni sui controlli delle spese dei gruppi consiliari regionali, bisogna attualmente tenere conto della "oggettiva disomogeneità delle norme regionali".
Per questo le nuove norme del 2012, e le annesse sanzioni, "si applicano dall'esercizio 2013". Anche perchè, argomenta la delibera firmata dal presidente della Corte dei Conti Giampaolino, "le fattispecie oggetto di verifica sono state completate soltanto nell'esercizio 2013, sicchè le nuove regole non possono essere applicate a spese effettuate secondo moduli vigenti nell'esercizio precedente".
I controlli già effettuati dalle Sezioni regionali della Corte dei Conti hanno al momento solo "efficacia ricognitiva" sulla regolarità dei documenti sulle spese dei gruppi consiliari regionali.
Le sanzioni partiranno solo "dall'esercizio 2013" e dunque con i controlli sulle rendicontazioni che potranno essere effettuati, è quanto si desume dalla delibera, solo a esercizio chiuso. Vale a dire, nei primi mesi dell'anno prossimo.
Province: Consulta boccia i tagli, no a riforma con decreto. Esulta L'Upi
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- Pubblicato Giovedì, 04 Luglio 2013 10:19
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Roma - La riforma delle Province contenuta nel decreto Salva Italia e il loro riordino, che ne prevede la riduzione in base ai criteri di estensione e popolazione, non sono materie da disciplinare con decreto legge: lo ha deciso la Consulta, accogliendo le questioni di legittimita' costituzionale sollevate da diverse regioni.
Esulta l'Unione delle Province italiane: la sentenza della Consulta, dice il presidente dell'Upi Antonio Saitta, ''ristabilisce il valore della Costituzione: non si fanno le riforme istituzionali per decreto''. E secondo il ministro Gaetano Quagliariello ''l'odierna sentenza rende ancora piu' importante intervenire attraverso le riforme costituzionali sull'intero Titolo V, in particolare per semplificare e razionalizzare l'assetto degli enti territoriali. E' il tempo di rendersi conto che mancate riforme e scorciatoie hanno un costo anche economico che in un momento di cosi' grave crisi il Paese non puo' piu' sopportare''.
A poche ore dall'udienza pubblica di ieri, 3 luglio, la Consulta ha dunque dichiarato l'illegittimita' costituzionale di una serie di commi dell'art. 23 del cosiddetto decreto Salva Italia (decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201), che secondo i ricorrenti avrebbe di fatto 'svuotato' le competenze delle Province, e gli articoli 17 e 18 del decreto legge n. 95 del 2012, sul riordino delle Province in base ai due criteri dei 350 mila abitanti e dei 2.500 chilometri di estensione. Secondo i giudici costituzionali, ''il decreto legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessita' e urgenza, e' strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio''.
Nei loro ricorsi contro il Salva-Italia molte Regioni hanno evidenziato come la normativa violerebbe vari articoli della Costituzione, attuando una riforma complessiva attraverso un dl il cui obiettivo e' salvaguardare le finanze pubbliche (senza peraltro produrre, affermano, risparmi di spesa). La Provincia disegnata dal decreto, aggiungono i ricorrenti, non esercita piu' l'attivita' di gestione amministrativa, ne' le funzioni amministrative previste dall'articolo 118 della Costituzione. Inoltre, non e' piu' un ente ''esponenziale della popolazione provinciale'', visto che sia il Consiglio sia il Presidente sono emanazione degli organi elettivi dei Comuni.
Il decreto 95 del 2012 e' nuovamente intervenuto sulle funzioni, restituendo quelle di coordinamento e pianificazione territoriale, sul traffico e le scuole, ma rimangono dei punti critici come l'elezione degli organi elettivi, che secondo le Regioni ''inciderebbero sulla rappresentanza democratica''.
''La sentenza della Consulta - dice il presidente dell'Upi Saitta - conferma che le riforme delle istituzioni costitutive della Repubblica non possono essere fatte per decreto legge. Nessuna motivazione economica era giustificata e quindi la decretazione d'urgenza non poteva essere la strada legittima''. Dunque, prosegue il presidente dell'Unione delle province, ''per riformare il Paese si deve agire con il pieno concerto di tutte le istituzioni, rispettando il dettato costituzionale. Non si puo' pensare di utilizzare motivazioni economiche, del tutto inconsistenti, per mettere mani su pezzi del sistema istituzionale del Paese''.
La presidente Serracchiani si chiama fuori dalle correnti e rilancia Renzi per la guida del PD
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- Pubblicato Mercoledì, 03 Luglio 2013 10:54
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Udine - La presidente della Regione Debora Serracchiani si smarca dalla guerra delle poltrone in casa del Partito Democratico, in vista del congresso, e dà invece la sua benedizione al sindaco di Firenze Matteo Renzi.
Al popolare talk show "Ballarò", andato in onda nella serata del 2 luglio, Debora Serracchiani ha affermato che ''Io sono stata appena eletta in Friuli Venezia Giulia, tengo saldamente i piedi in Friuli Venezia Giulia'' alla domanda se potrebbe essere lei il futuro segretario del Pd.
''Non accetto che il mio nome venga utilizzato in giochi di correnti'', ha detto ancora in TV, dove ha anche scherzato sulla domanda che era stata preannunciata diverse volte nel corso della trasmissione: ''Ci sono persone che non ci dormono la notte''.
Per il governatore, più in generale, nel Pd bisogna puntare su ''un cambiamento vero che serve non tanto al partito quanto al Paese''. Ed a portare a governare un esecutivo ''di centrosinistra che faccia scelte di centrosinistra'': il centrosinistra, ha detto, ''deve mettere in campo i pezzi migliori, ed il pezzo migliore è Matteo Renzi''.
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