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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Il 26 ottobre sarà rinnovata la provincia di Pordenone. Senza il voto dei cittadini

Il 26 ottobre sarà rinnovata la provincia di Pordenone. Senza il voto dei cittadini

Pordenone - Il 26 ottobre si terranno delle elezioni di secondo grado nelle quali i sindaci e i consiglieri dei comuni pordenonesi avranno il compito di eleggere il nuovo consiglio provinciale. Lo ha comunicato la Regione Friuli Venezia Giulia in una nota diffusa il 10 settembre.

I consiglieri e i sindaci oltre ad essere gli unici che potranno eleggere il nuovo consiglio provinciale saranno anche i soli che si potranno candidare.

Il nuovo consiglio sarà formato da 26 persone e resterà in carica per 5 anni. Coloro che vorranno entrare a far parte di questo nuovo organo provinciale dovranno presentare una domanda sottoscritta da almeno il 3% degli aventi diritto al voto entro lunedì 7 ottobre.

Ricordiamo che la riforma del sistema provinciale in Friuli Venezia Giulia è regolata dalla Legge regionale n.29 del 31 gennaio 2014 (a questo link il testo integrale).

L’attuale consiglio provinciale, eletto nel 2009 e composto da 24 consiglieri, non potrà più riunirsi dopo la pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali.

Il presidente della provincia Alessandro Ciriani (FdI) e la sua giunta rimarranno invece in carica con pieni poteri fino alla prima seduta del nuovo consiglio provinciale.

Al posto della dell’attuale Provincia, la riforma firmata dall’assessore regionale Paolo Panontin prevede nel Pordenonese la costituzione di 5 Aso (ambiti sovra comunali ottimali) formati da aggregazioni di Comuni a cui vengono affidate le funzioni di area vasta svolte dalla vecchia Provincia.
 
Le liste dei candidati andranno presentate entro lunedì 7 ottobre e dovranno essere sottoscritte da almeno il 3 per cento degli aventi diritto al voto e comprenderanno un numero di candidati non superiore a quello dei consiglieri da eleggere e non inferiore al 15 per cento.

La riforma delle province attuata a livello nazionale lo scorso aprile sta portando a grandi cambiamenti. Il consiglio provinciale oltre a non essere più un organo eletto direttamente dai cittadini non avrà più alcuna fonte economica. I nuovi consiglieri non percepiranno nessun tipo d’indennità.

Inoltre la “riforma Delrio” prevede che le competenze dei nuovi enti provinciali si “limitino” principalmente all’ edilizia scolastica e alle pari opportunità.

In sostanza nascerà un organo provinciale più snello ed economico che però non sarà legittimato direttamente dal voto dei cittadini.

"È una riforma-pasticcio - ha commentato il presidente uscente Alessandro Ciriani – un’operazione di facciata per eliminare, senza far votare la gente, un avversario scomodo. È, di fatto, un killeraggio politico. A Panontin riformulo la domanda che gli ho rivolto mille volte senza avere risposta: dove sono i 27 milioni di risparmi che ha dichiarato di ottenere da questa operazione?"

L'assessore alla funzione pubblica, autonomie locali e coordinamento delle riforme Paolo Panontin, da parte sua, in un'intervista rilasciata all'indomani dell'approvazione della LR 29, aveva affermato: "Dobbiamo adeguare il disegno dei Comuni, degli enti di area vasta, della stessa Regione, sulle esigenze di una realtà geografica, economica, sociale e culturale profondamente mutata".

Ed aveva aggiunto: "Alcune resistenze sono anche comprensibili, come nel caso dei presidenti di Provincia che difendono l’ente che presiedono, anche se talvolta estremiste nei toni e nel tasso demagogico di certe argomentazioni".

Papa a Redipuglia: sarà accolto dal premier Renzi e massime autorità. Strade chiuse al traffico

Papa a Redipuglia: sarà accolto dal premier Renzi e massime autorità. Strade chiuse al traffico

Gorizia - Redipuglia si prepara alla visita di papa Francesco il 13 settembre per la commemorazione del centenario della I guerra mondiale. Il Pontefice sarà all’aeroporto di Ronchi dei Legionari poco prima delle nove.

Il papa sarà accolto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Con lui ci saranno anche la presidente della Regione, Debora Serracchiani, il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, il prefetto, Vittorio Zappalorto, e l'arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli.  

Alle 9.15 papa Francesco visiterà il Cimitero austro-ungarico di Fogliano di Redipuglia assieme all'arcivescovo di Vienna cardinale Schoenborn.

Dopo una sosta davanti al monumento centrale per una preghiera e un omaggio floreale, il papa alle 10 si trasferisce al Sacrario Militare di Redipuglia dove celebra la Messa e pronuncia l'omelia.

Al termine della Celebrazione Eucaristica viene recitata una preghiera per i caduti e le vittime di tutte le guerre.

Il Papa consegnerà agli Ordinari Militari e ai Vescovi presenti una lampada che verrà accesa nelle rispettive diocesi nel corso delle celebrazioni di commemorazione della Prima Guerra Mondiale. Il decollo dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari alla volta di Roma Ciampino è previsto per le 12.

"La celebrazione della Santa Messa al monumento che custodisce le spoglie di centomila soldati italiani morti nella Prima Guerra mondiale e la sosta del Santo Padre in preghiera al Cimitero austroungarico di Fogliano, sono situazioni che hanno una valenza ancora più forte nel momento storico che stiamo vivendo" ha detto Franco Iacop, presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.

Memoria e devozione sì, celebrazione nazionalistica no. Lo afferma Debora Serracchiani, soffermandosi su ciò che rappresenta il sacrario dei 100 mila caduti a Redipuglia, dove sarà in visita papa Francesco sabato prossimo.

"Saremo assieme a Redipuglia. Saremo assieme al santo padre - scrive la presidente del Friuli Venezia Giulia in un messaggio affidato ai settimanali diocesani del Nordest -, ai nostri militari, alle loro famiglie e a tanti fedeli venuti anche da lontano. Saremo assieme ai centomila caduti che riposano sul colle da cent'anni a imperituro monito. Un monito che avrebbe dovuto ispirare anche coloro che vollero erigere il Sacrario, confondendo la memoria e la devozione con la celebrazione nazionalistica".

Sabato, con il Papa, saranno presenti vescovi provenienti da tutti i paesi allora in guerra, nonchè pellegrini provenienti dai vicini Paesi.

"Il doloroso ricordo di quella immane tragedia pervade la vita di tantissime famiglie italiane, slovene, croate, austriache, ungheresi - scrive Debora Serracchiani -. In molti casi, prefigura le divisioni e le scelte atroci che hanno attraversato molte case, spingendo fratelli, cugini o amici di una vita a combattere su fronti opposti".

La governatrice del Friuli Venezia Giulia rileva che in questi decenni "la difficile ma quotidiana opera di riconciliazione degli uomini di buona volontà, spesso aiutata dalla cristiana pratica del perdono", ha consentito di trasformare un teatro di guerra in una terra di pace.

"Non penso solo al Friuli Venezia Giulia ma anche alle terre d'Austria e a quelle contermini di Slovenia e Croazia oggi tutte rese sorelle dalla comune appartenenza europea - conclude la presidente Serracchiani -. Aver dimostrato di essere capaci di compiere un progresso così grande, dev'essere motivo di orgoglio per le genti di questa parte di Europa".

Intanto Autovie Venete e Anas comunicano che in occasione della visita numerosi tratti di viabilità saranno chiusi al traffico.

In particolare non saranno transitabili alcuni tratti della Strada Statale 14 e della Strada Regionale 305 di Redipuglia nonché l’intera bretella di collegamento fra i due assi stradali.

Sulla bretella si innesta lo svincolo autostradale di Redipuglia -  in uscita - e quindi Autovie Venete terrà chiuse le piste in uscita del casello nella fascia oraria compresa fra le 7,00 e le 15,00

Lega Nord: il Friuli Venezia Giulia si chiami Friuli e Trieste. Intanto il Mibac mette Miramare a Firenze

Lega Nord: il Friuli Venezia Giulia si chiami Friuli e Trieste. E il Mibac mette Miramare a Firenze

Trieste - Basterà la richiesta della Lega Nord - se accolta - ad evitare le sviste sul Friuli Venezia Giulia, dopo la clamorosa cantonata (ora corretta) del catalogo dei beni culturali del Mibac, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che colloca il Castello di Miramare a Firenze?

L'errore è stato segnalato su Facebook dal sindaco della città giuliana, Roberto Cosolini, lunedì 8 settembre.

Nella stessa giornata Claudio Violino, Mara Piccin e Barbara Zilli, consiglieri regionali della Lega Nord, hanno presentato una mozione, che sarà discussa in Consiglio regionale, con la proposta di cambiare nome alla nostra regione.

"Friuli Venezia Giulia? Nome obsoleto, antistorico e mortificante. Meglio Friuli e Trieste: entità distinte, di pari dignità, e complementari in una Regione che intende rafforzare il proprio ruolo geopolitico, economico, culturale e logistico in ambito europeo" spiegano i consiglieri del Carroccio.

I firmatari vogliono impegnare la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo centrale "per scongiurare ogni ipotesi di indebolimento dell'autonomia della Regione Friuli Venezia Giulia, che anzi deve essere rilanciata e valorizzata nelle sue peculiarità, a partire dalla dicitura".

I consiglieri del Carroccio sollecitano inoltre la Giunta Serracchiani a "sensibilizzare lo Stato centrale affinché, per correttezza legislativa e per rispetto dell'articolo 6 della Costituzione stessa, il termine Friuli venga affiancato dalla sua traduzione Friûl, in analogia a quanto hanno fatto Südtirol e Vallé d'Aoste".

Spiegano ancora i consiglieri: "Con la modifica costituzionale del 2001, il nome della nostra Regione all'articolo 116 è stato modificato, passando da Friuli-Venezia Giulia a Friuli Venezia Giulia, con l'eliminazione del trattino".

"La cancellazione del trattino nella dicitura Friuli-Venezia Giulia - si legge nella mozione leghista - non è solo un pasticcio legislativo, ma un maldestro intervento ideologico che dilania l'identità linguistica di popoli distinti e diversi".

"L'aggravante è costituita dal fatto che Roma, mentre polverizzava la storia del Friuli e di Trieste, concedeva significative aperture culturali e linguistiche a Trentino-Alto Adige, divenuto Trentino-Alto Adige/Südtirol, e Valle d'Aosta, divenuta Valle d'Aosta/Vallé d'Aoste. Perché Friuli e Trieste vengono discriminati?"

Ancora i consiglieri: "Riteniamo opportuno e doveroso che lo Stato sani questa ferita, e non commetta ulteriori soprusi nei confronti dell'identità culturale, della storia e delle peculiarità linguistiche del popolo friulano e delle altre minoranze linguistiche ed etniche del territorio".

La mozione invita a "riflettere sul concetto di Venezia Giulia, indissolubilmente legato alla volontà espansiva dell'Italia nell'area balcanica. Il superamento di una propaganda dal vago sapore revanscista, che intende perpetuare diciture ormai obsolete e antistoriche, rappresenterebbe un significativo passo in avanti culturale per i cittadini del territorio, e costituirebbe un emblematico segnale distensivo e conciliante nei rapporti che legano la nostra Regione agli Stati confinanti".

"Trieste ha rivestito, nel corso dei secoli, un ruolo strategico dal punto di vista geopolitico, come ponte tra l'area mediterranea e quella danubiana, e pare ingeneroso e illogico occultarne il prestigio con espedienti linguistici discutibili".

"Il porto di Trieste ha vissuto una lunga e felice stagione di floridi scambi commerciali ed emporiali, prima che lo Stato italiano somministrasse, evidentemente in modo involontario, abbondanti dosi di cloroformio alla città, passata in pochi decenni da dinamico fulcro dell'Adriatico a placida sede di uffici pubblici e occupazione legata al terziario".

"L'Italia ha prima sterilizzato il potenziale produttivo di Trieste, e poi l'ha fatta sparire anche lessicalmente. È questo il trattamento che Trieste merita? E perché nessuno fiata se alla minoranza linguistica friulana Roma mette il silenziatore?"

Chiudono i tre firmatari della mozione: "Questa non è una battaglia di retroguardia. Esigiamo che Roma riconosca i valori e le preziosità di Friuli e di Trieste, diversi e complementari, preziosi ma ghettizzati (dall'Italia)".

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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