Politica
La giornata dell'elezione, tra esultanza e malumori. Centrodestra in confusione
- Dettagli
- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Sabato, 31 Gennaio 2015 12:46
- Scritto da Giuseppe De Lorenzo
- Visite: 463
Roma, 31 gennaio (dal nostro inviato) - Viva Mattarella. Mattarella persona per bene. Mattarella politico vero. Mattarella democristiano d'oro. Alla fine, quando il neo Presidente della Repubblica ha ormai conquistato il Quirinale, tutti concordano sulla "personalità di alto livello che abbiamo finalmente eletto". Sembrano quasi tutti contenti mentre escono dal portone principale di Montecitorio.
Facce rilassate a sinistra, qualche muso lungo a destra. "Non ci è piaciuto il metodo", ripete allo sfinimento Giovanardi, "ma sulla personalità nulla da dire". Anche se qualche strascico se lo lascia dietro, soprattutto a destra con Forza Italia che ha votato nella totale anarchia e Ncd che vede le dimissioni di due importanti esponenti, il Capogruppo Sacconi e la portavoce.
Cos'ha di così divisivo Mattarella? Quel suo sguardo vagamente disinteressato verso ciò che sta facendo, quella sua totale mancanza dalle battute Ansa da almeno sei anni, quel suo profilo così tanto istituzionale e partitico da essere quasi scontato, possono aver spaccato - di nuovo - un centrodestra già ampiamente disastrato? No. Il merito, o la colpa, è ancora tutta di Renzi e dei suoi collaboratori, Guerini in particolare. Una trama tessuta anche stamattina in maniera certosina.
Sono appena le otto di mattina e Alfano ha già riunito i suoi per firmare il documento che lo vincolerà a votare Mattarella e a rimanere nella coalizione di governo. Praticamente un disastro. Al Bar Illy il cronista sta facendo finta di leggere il giornale per ascoltare alcune frasi dei discorsi parlamentari più curiosi, quelli fatti durante la colazione.
Entra Piero Ichino, senatore di Scelta Civica e giuslavorista, per un cornetto alla crema e un cappuccino. Un collega gli si avvicina per fare una infelice battuta: "allora, stasera pasta fatta a mano?". Ichino non capisce. "Beh, stesa con il... Mattarella", prova a spiegare cercando di suscitare ilarità. Ichino abbozza per compassione all'infelice battuta, ma il siparietto spiega più di molte altre dichiarazioni lo stato d'animo degli elettori della maggioranza. Sicurezza e rilassatezza. Anche perché la scena che si profila è quella di una lunga marcia di trolley tirati dai grandi elettori pronti a lasciare Roma nel pomeriggio per godersi un fine settimana di vacanza.
"Però non ho comprato ancora il biglietto", ci tiene a precisare un deputato risalendo piazza Colonna. Sicurezza e rilassatezza, almeno negli esponenti Pd di secondo piano. I capigruppo, Lorenzo Guerini (vicesegretario Pd) Graziano Del Rio e altri sono meno inclini a lasciarsi andare a previsioni chiare, forse memori dei franchi tiratori di soli due anni fa.
La mattinata scorre veloce. Scillipoti comunica a favor di telecamere di "disobbedire a Berlusconi e votare per il siciliano Mattarella" e non sarà il solo. Lui è l'emblema di una debacle del partito del Cavaliere che sarà ancora più evidente a partita conclusa.
Gasparri prova a giocare la carta della minaccia, dicendo che "Renzi é stato strafottente, e a volte di strafottenza di muore". Vero o sbagliato che sia, i volti dei forzisti raccontano tutta la crisi del centrodestra. Berlusconi ha perso potere contrattuale e Romani lo sa. Tant'è che le dichiarazioni le lancia camminando, irritato ovviamente da come sia finita la vicenda Quirinale. Raffaele Fitto nel frattempo minaccia e chiede di radere al suolo Forza Italia. Mentre lo spoglio è in corso un vecchio democristiano dà un consiglio non richiesto all'ex governatore della regione Puglia: "io che sono democristiano gli dico che la Dc è durata a lungo perché quando c'erano dei problemi ci si sedeva al tavolo e si trovava un accordo. Mai fino ad arrivare alle grida che ho sentito...".
Sembrerà strano, ma nel 2015, ancora, il tema ricorrente nelle parole dei politici è proprio la balena bianca. Rocco Buttiglione, Giovanardi, Beppe Fioroni, tutti concordano nel dire che "per andare alla Terza Repubblica son dovuti tornare ancora alla Prima". Vero, perché Mattarella è la Democrazia Cristiana in pieno. "Non c'è niente da fare" - dice Buttiglione - "la Dc ha formato la migliore classe dirigente e ancora l'Italia deve tornare a quella esperienza".
Intanto dentro il Palazzo Laura Boldrini precede con lo spoglio e all'esterno l'avvenuta elezione viene salutata dalle urla di disapprovazione dei pochi manifestanti asserragliati da tre giorni davanti all'Aula del Parlamento. Fuori fischi, dentro applausi. Viva Mattarella, Mattarella persona per bene. Viva la Dc. E così inizia l'esodo da Montecitorio: l'esercito dei trolley può tornare a casa.
Elezioni Quirinale, giornata di trattative: il premier Renzi cerca maggioranza ampia
- Dettagli
- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Venerdì, 30 Gennaio 2015 21:26
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
- Visite: 536
Roma, 30 gennaio (dal nostro inviato) - Che quella odierna sarebbe stata una giornata con poche emozioni lo si evinceva facilmente dalla tranquillità con cui deputati e senatori raggiungevano piazza Montecitorio.
Indubbiamente l'elemento più frizzante era il forte vento freddo. Il resto era come se si fosse in un limbo: ma non sono mancate dichiarazioni al vetriolo tra le parti politiche, da Ncd verso Pd, dai falchi di Forza Italia contro le colombe e così via.
Tuttavia sono stati gli atti di una commedia di secondo piano che oggi doveva tenere in caldo il pubblico per il gran finale di domani (almeno così spera il Presidente del Consiglio Renzi).
Pippo Civati, l'eterno scissionista del Pd che minaccia ma non rende mai effettiva la sua fuoriuscita, prima di diventarne nemico giurato è stato un renziano di ferro. Di lui il Presidente del Consiglio diceva essere il vero autore dei contenuti politici della prima Leopolda.
Condividono, inoltre, l'impostazione giovanile: per questo Civati non parla di commedia, ma di "grande fiction", in cui Berlusconi e il premier, guidando i loro attori comprimari, starebbero fingendo di litigare per poi continuare ad amoreggiare sulle riforme e tutto il resto, come se nulla fosse avvenuto. "È una coppia così affiatata" che di certo Mattarella non sarà quel famoso dito che non bisogna mai mettere tra moglie e marito.
Per strada i politici rilasciano dichiarazioni, si rifiutano o cercano i giornalisti in base allo stato d'animo dei loro rispettivi partiti. Gli eletti del Pd non si sottraggono ai microfoni, raccontano di aver proposto il Presidente giusto e con le modalità corrette.
Per Debora Serracchiani, Mattarella è un "nome cui è difficile dire di no, anche per Ncd e Fi". Tuttavia, non sembra essere così lineare la partita, soprattutto a chi nel bar di via degli Uffici del Vicario, si godeva un caffè gentilmente offerto da un collega.
Paolo Romani, sbilanciandosi più di quanto forse potrebbe, mentre prende la tazzina va a pescare a piene mani negli affari di Angelino Alfano: "non credo che voterà Mattarella", dice prima di abbandonare il bar virando in direzione opposta alla Camera dove, in teoria, sarebbero già iniziate le operazioni di voto.
Che il Nuovo Centrodestra stesse ancora ragionando sul da farsi era evidente. I pochi che si vedono in giro evitano educatamente le domande e non si fermano per scambiare due parole. Lo hanno fatto solo l'ex sindaco di Milano Albertini e Rocco Buttiglione, ma per dire che nulla era deciso e la questione rimandata ad una riunione serale. Il tutto intorno all'ora di pranzo, quando già la seconda votazione aveva dato responso negativo.
Le incognite della giornata ruotano attorno alle mosse dell'area popolare. Lo sa la Serracchiani, pronta ad aprire eventualmente una discussione interna alla maggioranza di governo per ridiscutere alcuni punti, o - chissà - la partecipazione stessa di Ncd all'esecutivo. Un Ministro importante come quello dell'Interno può votare diversamente da quanto fanno gli altri partiti della coalizione senza generare una crisi?
Forse no. E infatti per Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, sarebbe "strano se un funzionario di governo di primo piano con un ruolo delicato non votasse il Presidente della Repubblica". Alfano avvisato, mezzo salvato.
Di umore differente i forzisti del "Silvio stai attento che Renzi ti frega". Tra loro, Augusto Minzolini, sempre molto disponibile nel concedersi alle domande, probabilmente memore di quando al freddo a raccogliere la dichiarazione del Craxi di turno toccava a lui. Minzolini è convinto che Berlusconi abbia fatto "una lettura sbagliata del momento politico".
Sarà l'atmosfera effettivamente particolare, sarà il caso, ma anche l'ex direttore del Tg1 ha fatto ricorso ad una metafora teatrale per definire la situazione politica che si stava venendo a creare.
Quello che in molti chiamavano negativamente "il teatrino della politica”, è tornato ad essere la politica vera, e chi non si adegua alla trama ne rimarrà fuori. Merito, o colpa, di Renzi.
"Matterella ce la farà?" si chiedevano oggi i molti che ieri si erano concentrati sul Patto del Nazareno. I più che ruotano attorno a Palazzo Chigi sono pronti a giurare di sì. Ma forse qualcosa scricchiola e i numeri non sono così larghi.
Il dissidente del M5S Walter Rizzetto, che ha abbandonato il Movimento poco prima dell'inizio delle elezioni per il Quirinale, era stato accusato di essersi venduto per poco alle esigenze del Partito Democratico.
Eppure, a microfoni spenti confessa di essere a capo di una nutrita pattuglia di grandi elettori che alla quarta votazione, quella decisiva, indicherà il nome di Stefano Rodotà.
Uno schiaffo agli ex colleghi Cinque Stelle che avevano escluso il costituzionalista dalle Quirinarie sul blog di Grillo, preferendogli Prodi e Bersani. Ma forse il vero schiaffo è per Renzi e la Serracchiani, perché al loro dettagliato elenco di fedeli dovrebbero togliere i venti del piccolo plotone di Rizzetto.
Rimanendo con dei margini molto risicati, argini con cui difendersi dai franchi tiratori. Bisogna attendere domani, perché anche la terza votazione, nel frattempo, è andata a vuoto. E lascia così lo spazio a nuovi incontri e nuove decisioni. Berlusconi e Alfano già ne stanno parlando. Domani non sarà più una commedia.
La governatrice del FVG Debora Serracchiani si dice certa dell'elezione di Sergio Mattarella
- Dettagli
- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Venerdì, 30 Gennaio 2015 17:32
- Scritto da Giuseppe De Lorenzo
- Visite: 556
Roma - Debora Serracchiani, vicesegretaria del Pd e governatrice del Friuli Venezia Giulia, nonché grande elettrice della regione, si dice certa che sabato 31 gennaio avvenga la "fumata bianca" sul nome di Sergio Mattarella come nuovo presidente della Repubblica.
"Ci sono tutte le condizioni perché questo accada - afferma la presidente all'uscita dalla seconda votazione, venerdì 30 gennaio. - La proposta, fatta dal Partito Democratico, è assolutamente condivisibile da tutti i gruppi parlamentari".
"Sul nome di Mattarella non può esserci un problema di merito - ha detto ancora Serracchiani - confido che nelle prossime ore si possa concordare una larga maggioranza".
Qui il video del nostro inviato Giuseppe De Lorenzo:
Altri articoli...
- Elezione del Presidente della Repubblica: cronaca di una fumata nera annunciata
- Elezioni presidenziali, M5S in subbuglio. Aggredito il deputato del FVG Walter Rizzetto
- Contestata linea per il Quirinale, via da Grillo in 9: il FVG resta senza deputati M5S
- Riduzione dei vitalizi: "dubbia costituzionalità" della proposta per l'associazione degli ex consiglieri
- Giorno della Memoria in Friuli Venezia Giulia, numerose cerimonie ed iniziative culturali
- Sono Franco Iacop, Debora Serracchiani e Renzo Tondo i tre delegati per l'elezione del presidente
- Nuovo ospedale di Pordenone: cerimonia di inizio lavori con la presidente regionale Debora Serracchiani. Interviste
- Movimento Trieste Libera: replica e rettifica all'intervista a Vito Potenza su TL3