Politica
"A Nova Gorica non ci sono profughi": la gestione dei richiedenti asilo oltreconfine
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Venerdì, 04 Marzo 2016 12:41
- Scritto da Timothy Dissegna
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Gorizia – Le rotte migratorie che attraversano i Balcani fanno sempre più paura all'Unione Europea: le voci di sospensioni di Schengen si moltiplicano sempre più, mentre le immagini dei profughi che tentano di varcare i confini greci scorrono ogni giorno sui mass media.
Un capitolo di questa pagina di Storia che si sta scrivendo oggi riguarda anche il capoluogo isontino, vera porta che collega la penisola balcanica con il Nord Europa. E, dall'altra parte del vallico, c'è la sua alter ego Nova Gorica: abbiamo allora contattato Nika Simoniti Jenko, Coordinatrice per le Relazioni Internazionali del Comune sloveno, per sapere com'è gestito la situazione oltreconfine.
Com'è gestito il flusso di profughi a Nova Gorica? Esiste un'emergenza come a Gorizia e in Friuli?
Non si e' verificato alcun flusso di profughi sul nostro territorio e non si registra tuttora alcuna presenza di profughi a Nova Gorica. Data l'assenza di profughi non esiste uno stato di emergenza.
Avete richieste di asilo politico/ prrotezione internazionale?
Nella Repubblica di Slovenia l'Istituzione responsabile per le domande di asilo e' il Direttorato per gli Affari Amministrativi Interni, la Migrazione e la naturalizzazione, Direzione Migrazione Ufficio Trattamento Dati e Domande di asilo.
Ci sono casi d'integrazione tra profughi e città?
Abbiamo diverse esperienze di questo genere nella nostra citta', tuttavia esse non sono legate all'attuale problema di profughi, ma si riferiscono soprattutto alle persone emigrate durante il periodo bellico dell'ex Yugoslavia. Vi sono tuttavia alcuni esempi di integrazione degli stranieri che abitano e lavorano nel nostro comune. Non abbiamo riscontrato problemi rilevanti in merito.
Com'è vista dalla popolazione la rotta dei Balcani?
E' difficile rispondere a nome di tutti i cittadini, dato che i pareri possono essere assai differenti. La popolazione della Goriška viene comunque considerata molto tolerante e aperta.
(Nella foto: il vallico di Casa Rossa tra Gorizia e Nova Gorica/ Il Foglio Goriziano)
Non si ferma l'emergenza migranti: continua il flusso di profughi a Tarvisio, incidenti in Grecia e Francia
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Lunedì, 29 Febbraio 2016 22:53
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - La questione dei rifugiati e richiedenti asilo alle porte dell'Europa sta diventando di giorno in giorno più esplosiva. Mentre non si ferma il flusso di migranti al confine di Tarvisio, dove durante il fine settimana altri 37 profughi sono stati fermati dall'Esercito italiano, il 29 febbraio si sono verificati gravi incidenti sui confini europei.
Almeno 30 persone, di cui molti bambini, sono rimaste ferite negli incidenti avvenuti alla frontiera greco-macedone, dove centinaia di migranti esasperati dall’attesa hanno forzato e sfondato la recinzione metallica e di filo spinato entrando di forza in territorio macedone.
La polizia macedone, secondo fonti giornalistiche locali, ha fatto uso di gas lacrimogeni e bombe assordanti, ma non ha effettuato alcun arresto.
La situazione alla frontiera resta molto tesa, per la presenza di molte migliaia di migranti e profughi ammassati in territorio greco, e che vengono fatti passare con il contagocce a causa delle forti restrizioni imposte da tutti i Paesi della rotta balcanica – Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria – che hanno deciso di consentire l’accesso di non più di 580 persone al giorno.
Forte tensione anche in Francia, a Calais, dove le operazioni di sgombero dei ricoveri dei migranti sono state interrotte a causa degli scontri tra polizia, attivisti no-border e profughi.
Appena venerdì scorso, il documento conclusivo dell'incontro a Shanghai tra le venti maggiori economie del mondo aveva espresso la preoccupazione che l'emergenza migratoria possa danneggiare la stabilità e il benessere globale.
E per l'Italia si prospettano altri timori: la chiusura delle frontiere tra i paesi balcanici, dell'Europa dell'Est e di quella Centrale potrebbe rilanciare la rotta migratoria tra il Nordafrica e la Sicilia ed anche aprirne una nuova, quella dell'Adriatico verso la Puglia, un rischio evocato dal responsabile delle Nazioni Unite per i profughi, Filippo Grandi.
L'Italia spera di non essere lasciata sola a gestire un eventuale nuovo afflusso di migranti: "Noi abbiamo fatto la nostra parte con l'apertura degli hotspots - ha ricordato Matteo Renzi al termine del suo incontro con il presidente della Commissione europea Juncker il 26 febbraio scorso. - E ora ci attendiamo che gli altri facciano la loro parte con i rimpatri e la ripartizione dei profughi".
Da parte sua Juncker aveva riconosciuto che l’Italia "ha tenuto una condotta esemplare" nella crisi dei migranti. "Dal 2011 la condotta dell’Italia è esemplare - aveva detto Juncker -. L’Italia è un modello sui migranti. Se tutti i paesi Ue avessero lo stesso comportamento, i problemi sarebbero meno gravi".
A Pordenone gli autori del reportage “Prigionieri 2014, fuga dall’Isis”. Videointervista
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Sabato, 27 Febbraio 2016 16:07
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Pordenone - Frutto della collaborazione tra "Le Voci dell’inchiesta" e il Circolo della Stampa di Pordenone, si è svolto sabato 27 febbraio un interessante incontro dal titolo “Come nasce un’inchiesta”. Protagonisti, gli inviati Cristina Scanu e Giuseppe Ciulla, autori di un documentario sulla situazione dei cristiani in Siria.
Giuseppe Ciulla ha all’attivo l’impegno professionale per vari canali televisivi come autore e caporedattore per molteplici testate giornalistiche: Rai, l’Espresso, Il Fatto, Il Messaggero, Il Giorno, Leggo e Famiglia Cristiana. Cristina Scanu è inviata per vari programmi di approfondimento politico, in primo luogo Rai e La 7: La Gabbia, L’Ultima Parola, Mi Manda Rai Tre, Le invasioni barbariche.
I due giornalisti sono stati tra i primi a parlare di ISIS, già nell’estate 2014, quando l’ex agente Cia che si fa chiamare Al Baghdadi si autoproclamò Califfo dello stato islamico.
La ricerca a vasto raggio che i due reporter hanno svolto sullo scacchiere mediorientale, partendo dalla guerra che incendia la Siria, ha portato alla realizzazione del reportage “Prigionieri 2014, fuga dall’Isis”, vincitore, tra gli altri, del Premio Amnesty lnternational ltalia per i diritti umani.
Qui la videointervista con gli autori realizzata in occasione della conferenza. Le immagini sono tratte dal trailer del documentario-inchiesta.
La loro inchiesta è partita da una prigione curda nel nord della Siria e si è estesa alla prima linea del fronte siriano-iracheno, per raccogliere le testimonianze dei Curdi assediati dall’Isis e dei Cristiani in fuga da Mosul.
Nel carcere siriano hanno intervistato alcuni miliziani Isis prigionieri dei curdi nel nord della Siria. Il risultato è lavoro di un realismo libero da stereotipi, capace di contribuire alla ricostruzione di una verità utile alla comprensione del reale. Il film cerca di spiegare chi sono veramente gli uomini del “califfato” e quali i loro obiettivi, offrendo al mondo una visione per molti inedita dei terroristi che stanno seminando morte in mezzo mondo.
Oggi interventi come i loro sono quasi impossibili, il che rende la loro inchiesta ancora più preziosa per aiutare a capire l’attività del capo di questa fazione islamica che sta alimentando un conflitto asimmetrico da molti definito “Terza guerra mondiale”.
Gli autori dello scoop internazionale sull’Isis riporteranno la loro testimonianza, che rappresenta il rigore di un giornalismo che non vuole fermarsi alla superficie delle cose e anzi pretende di penetrare le più scomode verità e di leggere un fenomeno tanto crudele quanto sfuggente.
(Intervista a cura di Maurizio Pertegato)
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