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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

L'Austria istituisce controlli alle frontiere con l'Italia per bloccare migranti

L'Austria istituisce controlli alle frontiere con l'Italia per bloccare migranti

Udine - I valichi di Tarvisio, Brennero e Resia, tra gli altri, saranno sottoposti a controlli da parte della Polizia austriaca per bloccare il flusso dei migranti ai valichi con l'Italia, in tutto 12 comprendendo le frontiere "minori".

Ne hanno dato notizia il ministro degli Interni Johanna Mikl Leitner ed il ministro della Difesa Hans Peter Doskozil, come riferisce l'agenzia austriaca Apa.

Si tratta del presidio classico delle frontiere, con punti di osservazione. Ai valichi l'attenzione sarà rivolta al traffico dei veicoli, dei treni e delle persone, ha spiegato il ministero.

Degli appositi nuclei di intervento saranno impiegati, se del caso, per impedire l'intrusione di gruppi di persone che dovessero fare uso della forza.

Controlli adeguati - si afferma infine - saranno svolti anche nelle zone a ridosso della frontiera. Il ministro degli esteri Johanna Mikl Leitner ha spiegato che i tempi dipenderanno dall'evolversi delle rotte seguite dai migranti.

Una "cooperazione estremamente intensiva" viene auspicata dal ministro per quanto concerne i controlli al valico del Brennero, "a causa della particolare situazione storica di questa località". Il ministro Mikl Leitner non esclude "se necessario" anche l'eventuale utilizzo "di recinzioni".

"Non sono a favore della chiusura delle frontiere in Unione europea, la trovo aberrante, o siamo un continente vero o siamo un insieme che si chiude in categorie nazionali": lo ha detto il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker parlando al Parlamento europeo.

"Questa scelta del Governo austriaco non comporterà per il Friuli Venezia Giulia un arrivo in massa di profughi alle nostre frontiere. Una possibile conseguenza potrebbe essere invece un aumento degli sbarchi sulle coste italiane, visto che la chiusura di fatto dei confini all'interno di quella che viene definita la rotta balcanica renderà la traversata via mare l'unica via d'accesso all'Europa".

Così l'assessore all'Immigrazione del Friuli Venezia Giulia, Gianni Torrenti, a seguito della decisione annunciata da Vienna di un rafforzamento dei controlli ai valichi di frontiera con l'Italia.

"Il prefetto di Trieste, Annapaola Porzio - ha sottolineato Torrenti - ha confermato che non sussiste alcun elemento di preoccupazione sui transiti che riguardano la nostra regione.

Quindi ribadisco che quella presa dal Governo austriaco non è una decisione che avrà un impatto per il Friuli Venezia Giulia".  

"Non possiamo però esimerci - ha concluso Torrenti - dal manifestare, con amarezza, una contrarietà culturale e politica al fatto che vengano chiusi dei confini la cui apertura ha rappresentato il simbolo e il senso stesso dell'Europa".

"Quello che si sta facendo è programmare adeguate misure per rispondere a un'emergenza legata all'aumentare di flussi migratori che potrebbe verificarsi nei prossimi mesi. Ai confini tra Austria e Italia quindi per ora non cambierà assolutamente nulla".

A spiegarlo è stato, nella seduta del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione degli accordi di Schengen, l'ambasciatore d'Austria in Italia, Renè Pollitzer, a una precisa domanda del deputato Pd Giorgio Brandolin, che ha chiesto lumi circa le notizie riportate dalla stampa sulla prossima chiusura dei confini con il ripristino di controlli alle frontiere tra Austria e Italia.

L'ambasciatore ha quindi smentito  questi provvedimenti, affermando che "si sta semplicemente procedendo, come previsto dall'articolo 26 del trattato di Schengen, a predisporre le misure che si potranno attuare lungo i confini con un ampliamento del controlli nell'eventualità di un'emergenza".

I confini non saranno quindi chiusi né nell'immediato né in futuro, anzi, l'ambasciatore ha dichiarato che "Schengen è una conquista che va difesa. Nell'ambito dell'articolo 26 del trattato è però previsto che dietro delibera del Consiglio Europeo possano essere disposte delle misure straordinarie ai confini".

Il Consiglio europeo quindi dovrà valutare la questione delle carenze ai confini esterni dell'Unione Europea, e deliberare in merito. Solo su questa base poi potranno essere previsti ampliamenti dei controlli.

Morte Regeni, la testimonianza di una giornalista friulana esperta del mondo arabo

Fvg - “La notizia della tragica morte al Cairo di Giulio Regeni mi ha profondamente colpito. Ho provato rabbia quando ho letto che è scomparso un giovane che amava il mondo, quello arabo in particolare”.
 
A parlare è Silvia Dogliani, fotogiornalista di origine friulana, coordinatrice della testata online FocusMéditerranée, vissuta a lungo a Il Cairo dove ha pubblicato il libro Egypt Unexpected.
 
Gli anni trascorsi in Egitto hanno alimentato in lei un forte interesse per il mondo arabo di cui oggi è considerata una profonda conoscitrice.
 
“Giulio è stato un giovane che ha pagato con la vita la ricerca della verità. Mi ha sconvolto che la sua atroce morte sia avvenuta proprio in Egitto, un Paese in cui ho vissuto e lavorato per molti anni e che, ancora oggi sento essere “casa”, nonostante tutti i cambiamenti sociali e politici che ci sono stati da quando l’ho lasciato. L’Egitto che ho conosciuto io era quello di Hosni Mubarak, un Paese che certamente necessitava di indispensabili riforme, ma che funzionava. Allora si viveva in un vero e proprio “Stato di polizia”, le libertà erano limitate e c’era la censura, ma era concesso un piccolo spazio di movimento".
 
Di cosa si occupava a Il Cairo?
 
“All’epoca, lavoravo come fotogiornalista per una testata americana. I miei colleghi erano per la maggior parte egiziani, ma c’erano anche molti americani, inglesi, canadesi, libanesi, sauditi. Eravamo un bel team, si discuteva di tutto, si affrontavano temi anche delicati. Non mancavano le difficoltà: non sempre era facile organizzare un'intervista o fare un’inchiesta. Eravamo sotto una lente d’ingrandimento, osservati, ma con discrezione. Tutti gli articoli, prima della pubblicazione, erano controllati e approvati non solo dal direttore. E quando ricevevamo la stampa straniera per aggiornarci e documentarci, era consueto trovare delle pagine strappate o delle parole o frasi cancellate".
 
"Durante il mese del Ramadan, ricordo di aver avuto una discussione con alcuni grafici che si erano rifiutati di ritoccare immagini in cui erano ritratte donne appariscenti, con gonne troppo corte o scollature, a loro avviso, eccessive. Il loro rifiuto, però, era dettato da ragioni e valori personali, non era generato dalla paura di fare qualche cosa di “sbagliato" e “punibile". Ciascuno di noi, insomma, lavorava con una certa serenità, consapevole dei limiti che aveva. Con astuzia e prudenza".
 
Cosa ricorda della vita quotidiana?
 
"Al Cairo si girava per le strade senza timore. C’erano le zone residenziali, dove vivevano ricche famiglie egiziane, diplomatici e la maggior parte degli “hawaga” (stranieri); c’erano i quartieri popolari, abitati da gente povera e disperata e c’erano anche le “no go zone”, zone pericolose sorvegliate costantemente dalla polizia in cui era vietato avventurarsi. Sui ponti e nelle stradine più appartate, gli innamorati si tenevano per mano, sperando di non incrociare le pattuglie della “polizia morale”. La città copta era calma e si poteva visitare senza troppi timori". 
 
Quali erano secondo lei i problemi del Paese?
 
"L’esplosione demografica era un problema, come pure il tasso elevato di disoccupazione, le disuguaglianze sociali, la carente crescita economica. Il malumore di un popolo stanco e frustrato era sotto gli occhi di tutti. Era in quel momento che si dovevano avviare le riforme. Era allora che si poteva e doveva agire per evitare la Rivoluzione del 25 gennaio 2011".
 
Com’è cambiata la situazione ?
 
“Quando Mohamed Morsi è andato al potere, sono tornata al Cairo. Ho trovato un Paese nel caos, irriconoscibile. La città era paralizzata, pericolosa e nulla funzionava più. La gente era preoccupata: per le strade, nelle case e nei caffè si parlava solo di politica. Si ascoltavano i dibattiti alla televisione e si aspettava il cambiamento; quale, nessuno lo sapeva. Ho parlato con molte persone che avevano voluto i Fratelli Musulmani al potere e che, di fronte al triste risultato del loro governo, rimpiangevano il passato, perché non vedevano più un futuro. Non mi sentivo sicura di girare per le strade, tutto era imprevedibile. Non mi sentivo più “a casa”.
 
"Poi è arrivato il generale Abdel Fattah al-Sisi, colui che doveva salvare il Paese dal caos. E l’unico mezzo che aveva per farlo era la forza, senza limiti e senza scrupoli. Il popolo l’ha appoggiato. L’Egitto è diventato un altro “Stato di polizia” e al-Sisi un altro raìs.  Giulio Regeni si è trovato in questo Egitto. L’errore cha ha forse commesso è stato quello di sentirsi “a casa”, troppo a suo agio tra la gente che frequentava in un Paese che pensava di conoscere bene, dimenticandosi di quei limiti invisibili e pericolosi che probabilmente lui ha superato. Chissà se avrei fatto la stessa cosa anch'io”. 
 
Paola Dalle Molle
 

Regeni: bandiera a mezz'asta in tutto Fvg per il funerale di venerdì 12

Fvg - La Presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia ha invitato tutti i sindaci ad esporre le bandiere a mezz'asta nella giornata di venerdì prossimo, 12 febbraio, in occasione della celebrazione dei funerali di Giulio Regeni.

"L'iniziativa - afferma la Regione Fvg - intende essere un simbolico segno di lutto e di rispetto per la memoria del giovane ricercatore ucciso e per esprimere la vicinanza dell'intera comunità regionale alla famiglia Regeni". 

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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