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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Da Province a Unioni territoriali: il Consiglio regionale approva la riforma

Da Province a Unioni territoriali: il Consiglio regionale approva la riforma

Trieste - È stata approvata il 24 febbraio con 22 voti a favore, 10 contrari e 6 astensioni la legge di riforma delle funzioni delle Province. I consensi sono stati del centrosinistra e della Giunta, compatti; i voti contrari vedono i nomi di Luca Ciriani (FdI/AN), Mara Piccin (Misto), Barbara Zilli (LN), il Gruppo di FI, il Gruppo di M5S; le astensioni sono state di Ncd e AR.

Prima della votazione finale, l'Aula aveva accolto le norme transitorie e finali del provvedimento con emendamenti giuntali.

L'assessore Paolo Panontin si era detto favorevole all'ordine del giorno di AR, primo firmatario Roberto Revelant, con Ncd, Violino (Misto) e Gabrovec (Ssk-Pd), con cui si impegna la Giunta a costituire un tavolo politico tra Giunta, capigruppo del Consiglio regionale e sindaci che ancora non hanno dato attuazione alla LR 26/2014 per raggiungere una mediazione per un avvio condiviso della riforma degli enti locali.

"Dopo il voto di oggi, che ha rimarcato l'azione riformatrice della maggioranza e della Giunta regionale, avvieremo una serie di incontri sui territori per spiegare l'adattamento alla legge 26 che permette a chi si è espresso positivamente sulle Unioni Territoriali Intercomunali (Uti) di poter partire dal 15 aprile e a coloro che in questo momento hanno maturato una decisione diversa di poter aggiungersi" ha aggiunto la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani.

La presidente ha anche espresso un apprezzamento complessivo per la riforma: "È da accogliere con soddisfazione il fatto che, nel trasferimento delle competenze dalle province alla Regione, sia stata conservata la specialità del Friuli Venezia Giulia nella tutela del territorio con l'integrazione della Polizia provinciale all'interno del Corpo Forestale Regionale (CFR), a differenza di quanto è accaduto in altre parti d'Italia. In questo nuovo scenario le UTI servono ai cittadini perché raccolgono le forze a fronte di quelli che sono gli impegni della Pubblica Amministrazione in questa stagione di cambiamento e negli anni futuri con il doppio obiettivo di non sprecare risorse e di garantire e rafforzare i servizi esistenti".

Per quanto riguarda le opposizioni, con le dichiarazioni di voto il consigliere Rodolfo Ziberna aveva parlato dello spirito collaborativo del gruppo di FI che aveva cercato di migliorare il testo, ma vista la scarsa disponibilità della Giunta e le fragilità del provvedimento, il voto sarebbe stato contrario.

Renzo Tondo aveva spiegato l'astensione di AR criticando la riforma degli enti locali assieme a quella della sanità, che manca di programmazione; all'inizio è mancato il rispetto verso i sindaci con una parte che è stata commissariata, ora la Giunta ha fatto un passo indietro e non parla più di commissariamento, ma è troppo poco. Per Barbara Zilli la legge non ha mai convinto la Lega, così come non convincono le Uti, non più Comuni e non enti di area vasta; una Regione così non rispetta i principi di sussidiarietà e autonomia desiderati; la mediazione c'è stata, ma al ribasso.

Luca Ciriani (FdI/AN) aveva spiegato il suo voto negativo affermando che la norma di riforma degli enti locali e le Uti vanno ripensate, quanto si fa oggi con questo provvedimento è troppo poco. Favorevole invece Vincenzo Martines (Pd), che ha sostenuto la necessità di far partire un provvedimento e poi verificarne la bontà, cosa che diversi sindaci si sono rifiutati a priori di fare con le Uti mostrando un atteggiamento inaccettabile.

Per l'assessore Panontin la verità è che il ddl originario ha subito delle modifiche perché la Giunta aveva messo un'asticella di sfida verso i sindaci molto alta: "ci hanno chiesto di attenuarla sia nei tempi di partenza sia nelle funzioni da portare avanti - ha detto -, lo abbiamo fatto".

Morte di Giulio Regeni, il ministro Gentiloni: no verità di comodo. Campagna di Amnesty

Morte di Giulio Regeni, il ministro Gentiloni: no verità di comodo. Campagna di Amnesty

Roma - Il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha risposto mercoledì 24 febbraio in Parlamento sulla tragica morte di Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello ucciso al Cairo, il cui corpo era stato ritrovato il 4 febbraio scorso in un fosso alla periferia della capitale egiziana.

"L'Italia - ha detto il ministro - chiede semplicemente ad un paese alleato la verità e la punizione dei colpevoli per la fine atroce di Giulio Regeni, torturato e barbaramente ucciso. Non ci accontenteremo di una verità di comodo né di piste improbabili, come quelle evocate oggi dal Cairo".

Il ministro ha fatto riferimento al comunicato del ministero dell'Interno egiziano diffuso in giornata, dove tra le ipotesi sul delitto ci sarebbe anche quella di "Un omicidio premeditato per una vendetta causata da motivi personali".

Gli agenti italiani impegnati al Cairo nelle indagini sulla morte di Giulio Regeni "devono avere accesso a tutti i documenti sonori e filmati e a tutti gli atti del processo nelle mani della procura di Giza", ha aggiunto Gentiloni. "Il governo trasmetterà richieste specifiche su questo attraverso i canali diplomatici. Lo dobbiamo alla famiglia di Regeni e alla dignità del nostro Paese".

Intanto Amnesty International ha lanciato la campagna "Verità per Giulio Regeni": uno striscione per non permettere che l'omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato, per essere catalogato tra le tante "inchieste in corso" o peggio, per essere collocato nel passato da una "versione ufficiale" del governo del Cairo.

Anche Irene Regeni ha lanciato un appello tramite i social network: "Appendete striscioni, condividete le foto, per mio fratello, per Giulio Regeni, per il mondo intero". Da martedì sul balcone della casa della famiglia a Fiumicello è esposto lo striscione giallo con la scritta in nero.

Vai al link per leggere integralmente il comunicato di Amnesty International e scaricare i materiali per la campagna 

Alla campagna aderiscono tra gli altri anche l'Assostampa del Friuli Venezia Giulia ed il comune di Trieste.

Amnesty International Italia inoltre partecipa al sit-in organizzato da Antigone e dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili che si svolge giovedì 25 febbraio - a un mese dalla scomparsa di Giulio Regeni - di fronte all'ambasciata egiziana a Roma alle ore 14,00 in via Salaria, ingresso di Villa Ada.

Da parte egiziana, il comunicato ufficiale afferma che gli inquirenti dei due Paesi "lavorano intensamente per scoprire le ragioni dell'omicidio e sono impegnate ad aggiornare la pubblica opinione egiziana e italiana sugli ultimi sviluppi alla luce degli stretti rapporti bilaterali" tanto più che "qualcuno giunge a conclusioni e riporta voci riferite da giornali stranieri senza prove e diffonde informazioni false che intralciano le indagini".

La sicurezza egiziana ha formato una squadre per esaminare il caso "attraverso un piano completo indagando sui collegamenti della vittima nei suoi sei mesi di permanenza in Egitto. La squadra sta interrogando ogni egiziano e straniero che abbia avuto contatti con Regeni per mettere insieme notizie sul caso".

"Nonostante gli investigatori non abbiano ancora individuato i responsabili - si legge nel comunicato - o le ragioni all'origine del crimine, le informazioni raccolte danno per possibile ogni motivo, incluso l'omicidio premeditato e la vendetta".

Il comunicato riferisce che le forze della sicurezza egiziana e la squadra della sicurezza italiana, in Egitto dal 5 febbraio, cooperano e tengono molte riunioni congiunte per scambiarsi informazioni e risolvere il caso.

Il ministero dell'Interno egiziano considera una priorità ed eserciterà il massimo degli sforzi per cooperare con le forze di sicurezza italiane. Il comunicato si conclude con il rinnovo delle condoglianze del ministro alla famiglia della vittima ed al popolo italiano.

Voto online per i candidati sindaco del M5S a Trieste: Paolo Menis batte Paola Sabrina Sabia

Voto online per i candidati sindaco del M5S a Trieste: Paolo Menis batte Paola Sabrina Sabia

Trieste - Vince Paolo Menis (62%) il confronto con Paola Sabrina Sabia, l'altra candidata del M5S per partecipare alla corsa all'elezione a sindaco di Trieste.

I votanti sul sito web del M5S sono stati 173. Di questi 108 sono andati al consigliere comunale triestino Menis mentre in 65 hanno votato Sabia.

Menis, classe 1972, laureato in Economia e commercio, lavora nel campo dell'informatica. Nel 2005 ha fondato, assieme a Stefano Patuanelli, il gruppo Beppe Grillo Trieste.

Si era già candidato sindaco nel 2011 con il M5S. Dal 2011 è consigliere comunale, occupandosi di trasparenza amministrativa, bilanci, acqua e gestione dei rifiuti.

Paola Sabrina Sabia, 29 anni, di Verona, è architetto e coordinatore della sicurezza in cantiere. È attivista del M5S a Trieste e Pordenone dal 2011.

Qui i due appelli video dei candidati:





 

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