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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Museo e Parco di Miramare: con la riforma ministeriale diventeranno un istituto autonomo

Museo e Parco di Miramare: con la riforma ministeriale diventeranno un istituto autonomo

Roma - Il Museo e il Parco del Castello di Miramare, assieme ad altri 9 monumenti di spicco, diventeranno istituti autonomi.

Si inaugura così la seconda fase della riforma del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (MiBACT), varata nel 2014.

Le novità sono state illustrate il 19 gennaio alle commissioni cultura di Camera e Senato dal ministro Dario Franceschini.

Il progetto di completamento della riorganizzazione del Mibact prevede 10 nuovi istituti autonomi - tra cui appunto Miramare - che saranno retti da altrettanti direttori selezionati con un nuovo bando internazionale.

Soddisfazione è stata espressa dal Sindaco di Trieste Roberto Cosolini che ha commentato così la notizia: "Il Ministro Dario Franceschini dieci giorni fa – spiega Cosolini - mi aveva interpellato chiedendo la mia opinione in merito all'inserimento del sito di Miramare nel gruppo di 10 nuovi musei e parchi archeologici autonomi in ambito nazionale. La mia risposta è stata naturalmente positiva poiché è evidente che ciò rappresenta un forte riconoscimento del valore di questo nostro importante sito, ma sopratutto perché tale novità costituisce anche quella svolta da tutti molto attesa".

"La gestione autonoma del Parco e del Castello, che dovrà essere dotata di un programma strategico e di un comitato scientifico adeguati, potrà ora avvalersi, come prevede la riforma, di una professionalità di alto livello internazionale per la sua direzione e potrà andare a regime in tempi sufficientemente brevi" ha concluso il sindaco.

Il nuovo assetto del ministero prevede inoltre la creazione delle "Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio".

Con questo intervento aumentano i presidi di tutela sul territorio nazionale, che, proprio per l'archeologia, passano dalle attuali 17 Soprintendenze Archeologiche alle nuove 39 soprintendenze unificate (a cui si sommano le due soprintendenze speciali del Colosseo e di Pompei).

La nuova articolazione territoriale, che realizza una distribuzione dei presidi, a detta del Ministero, "più equilibrata ed efficiente", è stata definita tenendo conto del numero di abitanti, della consistenza del patrimonio culturale e della dimensione dei territori.

La riorganizzazione affida inoltre alle Soprintendenze archivistiche la tutela del patrimonio librario, che pertanto vengono denominate Soprintendenze archivistiche e bibliografiche. Nell’esercizio di questa nuova funzione esse risponderanno anche alla direzione generale Biblioteche e potranno avvalersi del personale delle biblioteche statali.

Quanto ai dieci nuovi istituti autonomi, che saranno retti da altrettanti direttori le cui selezioni avverranno attraverso un nuovo bando internazionale, ecco l'elenco completo: il Complesso monumentale della Pilotta di Parma (che unifica in un’unica gestione la Biblioteca palatina, la Galleria Nazionale, il Museo Archeologico Nazionale); i Musei delle Civiltà all’EUR (che unifica in una sola gestione il Museo Nazionale Preistorico e Etnografico, il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari e il Museo dell’Alto Medioevo); il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma); il Museo Nazionale Romano; il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare a Trieste; il Parco Archeologico dell’Appia Antica; il Parco archeologico dei Campi Flegrei (Bagnoli, Baia e Bacoli); il Parco archeologico di Ercolano; il Parco archeologico di Ostia Antica; Villa Adriana e Villa d’Este (Tivoli).

"Non è in alcun modo una nuova riforma, ma è un passaggio coerente con le scelte fatte l'anno scorso. Scelte che sono ruotate intorno a questo principio: l'Italia ha acquisito un patrimonio fortissimo da tutelare ma non ha saputo investire sul tema della valorizzazione”, ha sottolineato Franceschini.

"La norma della legge di stabilità di quest'anno prevede - ha continuato - che ci sia una successiva riorganizzazione del ministero necessaria per alcune norme nuove, non ultima quella del silenzio-assenso. La riorganizzazione prevede, quindi, un passo in avanti che è uno sviluppo della linea dell'anno scorso e che va verso una maggiore efficienza della pubblica amministrazione e una maggiore semplicità offerta ai cittadini e a tutti coloro che hanno a che fare con la richiesta di pareri o di permessi delle soprintendenze".

Commentando l'istituzione dei nuovi dieci istituti autonomi, il ministro ha poi aggiunto che "abbiamo prestato molta attenzione all'archeologia ed è stato necessario anche guardare a Roma perché la Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l'Area Archeologica centrale non erano state toccate dalla riforma. Era l'unico luogo d'Italia rimasto in una situazione pre-riforma. Abbiamo pensato che alcuni luoghi particolarmente importanti, come il Museo Nazionale Romano, meritino l'autonomia e che la Soprintendenza Speciale si occuperà del Colosseo e dell'Area Archeologica centrale e della sua valorizzazione. Ma nel resto di Roma, come in tutto il resto d'Italia, quella che si occuperà di tutela sarà una Soprintendenza mista, archeologia, belle arti e paesaggio".

"Quest'anno il bilancio del mio ministero dopo la legge di stabilità - ha ricordato infine il ministro - ha un incremento del 27% e torna sopra i 2 miliardi di euro dopo che, negli anni dei tagli, era sceso fino a sotto al miliardo e mezzo. È un'inversione di tendenza importante", ha concluso Franceschini.

L'On. Isabella De Monte ospite al Sid per raccontare il Parlamento europeo

L'On. Isabella De Monte ospite al Sid per raccontare il Parlamento europeo

Gorizia - La differenza tra ciò che si studia sui libri e la vita reale è spesso abissale. Se poi si parla di un qualcosa di così complesso com'è l'Unione europea, guardare i lati teorici ma anche pratici è un qualcosa di necessario: per questo l'europarlamentare Isabella de Monte è stata ospite ieri mattina del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche, i cui sbocchi lavorativi sono orientati anche verso le istituzioni comunitarie.

Intervistata dal prof. di Diritto dell'Unione europea Fabio Spitaleri, l'ex Sindaco di Pontebba ha raccontato sia in termini tecnici che personali i meccanismi del Parlamento europeo: innanzitutto le elezioni europee, che non hanno un unico schema per tutta l'Unione ma variano in ognuno dei 28 Stile membri. E, se nei decenni precedenti i temi tttati dai candidati erano prevalentemente di politica interna, nell'ultima campagna elettorale De Monte ha notato una maggior attenzione alle questioni comuni, anche dopo il voto.

Una parentesi l'ha aperta per la questione terrorismo a Bruxelles: la presenza di persone legate all'estremismo violento era già nota nel 2014, quando si scoprì una cellula in possesso di carte con la piantina della Commissione europea. Ma la notizia, ha proseguito la deputata, è stata poco diffusa sia in Belgio che in Italia.

Grazie al suo passato da senatrice, il politico friulano può anche tracciare un parallelo tra i due parlamenti: in Europa il dialogo è più schietto, ha raccontato, tanto che il Presidente della Commissione, Junker, non è uno che le manda a dire. E, nonostante sia esponente del Partito popolare europeo, è riuscito ad avrebbe l'appoggio dei socialisti con temi a loro cari come la lotta all'austerità e lo sviluppo digitale.

Certo è che, per giudicare gli aspiranti membri della Commissione, le interrogazioni sono durissime: 3 ore di interrogazioni, dove i tempi degli interventi dei singoli sono strettissimi e se si sfora anche di pochi secondi si scatenano proteste. Il voto, poi, si evita di dare, preferendo una lettera di consenso da parte di ogni gruppo o la richiesta di un altro candidato. E De Monte ha affrontato anche la questione dei gruppi: composti da deputati di più nazioni, "a volte sono strumentali solo per ottenere presidenze o vicepresidenze" ha spiegato, aggiungendo che bisogna vigilare affinché ciò non avvenga.

I punti che l'Onorevole ha toccato sono stati numerosi: le tre sedi dell'UE, considerate un dispendio enorme di soldi; l'importantissimo ruolo che il negoziato per arrivare a un accordo tra i gruppi nelle varie commissioni parlamentari; la presenza registrata delle lobby che possono esporre liberamente i propri punti di vista alle varie commissioni e non rivestono quel ruolo negativo che si intende in Italia; e le questioni economiche e politiche recenti, come la possibile apertura ufficiale della Cina all'economia di mercato, osteggiata da diversi Paesi tra cui il nostro.

Tante infine le domanda degli studenti presenti, che non hanno perso l'occasione di informarsi tramite chi vive quotidianamente le istituzioni europee. La sfida per cambiarle e rinnovarle parte anche a loro e non è mai troppo presto per iniziare a pensare di farlo.

Intervista all'ass. Romano: "Diamo una risposta ai profughi, ma non tutti a Gorizia"

Intervista all'ass. Romano:

Gorizia - L'anno appena concluso è stato uno dei più caldi sul fronte dell'arrivo in Europa di richiedenti asilo ed è difficile aspettarsi scenari diversi nel 2016. Gli effetti di questi flussi li si vedono bene a Gorizia, negli ultimi anni sotto i riflettori per la gestione degli immigrati, che “paga” la sua stretta vicinanza con i Balcani, corridoio per migliaia di persone in fuga dalla guerra.

Abbiamo quindi incontrato l'assessore comunale Silvana Romano, che gestisce la delega alle politiche sociali, per iniziare a fare il punto sulla situazione. Nelle prossime settimane raccoglieremo anche la voce delle altre organizzazioni ed enti che si occupano, in prima fila, del flusso di persone dal confine italo-sloveno.

Lei conosce lo stato della situazione del campo profughi di Medici Senza Frontiere? Ultimamente sulla stampa è uscita la notizia che il flusso di persone è in continuo aumento…

Io ricevo quotidianamente i dati dalla Questura e Prefettura: il 9 gennaio, in provincia di Gorizia, c'erano 701 stranieri richiedenti asilo, di cui si considerano 62 privi di alloggio. 12 erano alloggiati presso il campo di Medici Senza Frontiere, ma è chiaro che di questi 62 alcuni potrebbero essere ospitati in quest'ultimo e al dormitorio Faidutti. Alcune volte c'è discordanzaa tra i numeri che mi danno Questura e Prefettura e quelli di MSF o la Caritas: la Prefettura mi da i numeri delle persone che hanno già espletato un certo tipo di pratica, mentre ce ne potrebbero essere sempre tra le 10 e 20 che stanno espletando la pratica. Non c'è assolutamente però uno scarto di 60 persone, come emerge alcune volte dai dati che vengono forniti.
Io ho avuto dei contatti con Medici Senza Frontiere: mi han detto che sono qua da agosto, io ne sono stata messa al corrente da dicembre, e li ringrazio per ciò che stanno facendo. Ma è chiaro che si è parlato tanto con l'assessore Torrenti dell'accoglienza diffusa e questa non riesce a decollare. Quindi la maggior parte delle persone gravita su Gradisca, con 401 persone al Cara, e Gorizia. Ma la città ha in più 37 posti Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, ndr) e a San Luigi tra i 40 e 50 minori stranieri non accompagnati, che sono fuori dal conteggio.

Secondo lei perché altri Comuni dell'Isontino fanno fatica ad accettare l'accoglienza diffusa?

Io non so se facciano fatica, perché sono Comuni che per loro caratteristica politica dovrebbero accettarli. Quindi è un altro tipo di ragionamento: è facile fare accoglienza ma pretendere che siano gli altri a pagare. Alcuni Comuni dicono “facciamo”, ma negli immobili che li mette a disposizione il demanio, quindi non solo loro a fare… Il Comune di Gorizia ha messo anche a disposizione un appartamento ai posti Sprar, tolto a cittadini goriziani, perché è giusto dare risposte a persone che non vengono qui a divertirsi. Ma le risposte vanno gestite in un modo diverso.

C'è stato un calo dei flussi di arrivi a fine 2015 o uno standard per tutto l'anno scorso?

È chiaro che nei periodi di bella stagione il flusso aumenta, per una logicità degli eventi, e con il freddo diminuisce un po'. Ma in generale è stata stazionario.

Con le altre organizzazioni ed enti che si occupano dell'accoglienza, penso a MSF e Caritas, come si relaziona il Comune?

Quando ci sono dei tavoli in Prefettura, il Comune è sempre presente. Però devono dare delle risposte e non far fare bella figura ad alcuni: noi riconosciamo i tavoli istituzionali. Nel 2015 abbiamo avuto 7093 giornate di minori stranieri non accompagnati, contro i 3090 del 2014: siamo consapevoli che dobbiamo dare una risposta, ma non usciamo sui tavoli solo per farci vedere. Con Medici Senza Frontiere non abbiamo quasi nessun rapporto, alla Caritas abbiamo dati dei contributi e stiamo dando una mano ai Capuccini, poiché tanti immigrati e non solo (italiani e sloveni) vanno a mangiare alla loror mensa.

C'è una patnership tra i Comuni di Gorizia e Nova Gorica per quanto riguarda l'accoglienza degli stranieri?

Credo ci sia una patnership per quanto riguarda le forze dell'ordine, ma le competenze dei Comuni sloveni e italiani sono diverse. Bisognerebbe anche chiedersi perché tutti vengano in Italia e non in Slovenia: quando mi hanno fatto questa domanda io ho risposto che là le sponde dell'Isonzo sono ripide e non potevano accamparsi. Ma chi ne sa più di me sa che forse non è così: in Italia l'accoglienza viene data…

Teme una violazione dei diritti umani?

Non so, non ho mai visto e non mi permetto di dare giudizi. Però so che semplicemente non vanno in Slovenia, né sconfinano mai nonostante sia facile in città farlo. Ho sentito dire che da oltre confine hanno portato coperte, cibo, per questo lo ringrazio; ma sono ospiti in Italia e non in Slovenia.

Guardando sempre all'ex-Jugoslavia ma in tempi diversi: recentemente l'Onorevole Brandolin ha ricordato che nel 2001, a fronte di arrivi di profughi Curdi dai Balcani, questi si riversarono a Gorizia e l'amministrazione di centrodestra dell'epoca si rifiutò di aprir dei punti pe far alloggiarli e ha fatto quindi un collegamento con il presente. È calzante?

Io non me lo ricordo e non credo. Io so che c'è stato un periodo in cui fu allestita una tendopoli, gestita dalla Protezione Civile e Croce Rossa, perché si aspettava un flusso di persone abbastanza consistente di persone, che poi non è arrivato. Qualora fosse invertita la rotta e invece che verso l'Austria gli immigrati puntassero verso l'Italia, arriverebbero a Trieste e Gorizia: perché anche in quel caso non pensare di fare come allora, con una tendopoli gestita dalla Croce Rossa Internazionale e Protezione Civile? L'Italia è molto brava con le tendopoli, ma poi deve partire l'accoglienza diffusa, è impensabile far integrare 500 ersone in un solo luogo. Questo è un problema che durerà almeno 10 anni e bisogna che ci sia un organo preposto a gestire: perché la Prefettura dovrebbe fare una convenzione con il Comune, che a sua volta deve fare una convenzione con un ente terzo. Perché lo Stato non la fa direttamente con questi? Vogliamo fare un'altra Roma (si riferisce allo scandalo delle cooperative smascherate da Mafia Capitale, ndr)? Il Comune si rifiuta di fare questo.

Pensa che questa serie di passaggi possa favorire cooperative con doppi fini, come a Roma? Sono emersi casi analoghi nell'Isontino?

Non dico che si possa favorire, ma c'è uno spreco di energie e soldi e più i passaggi sono lunghi e più costano. Qui in zona non si sono verificati casi come nella Capitale, ma abbiamo visto la Connective People con i ragazzi del Cara che aspettano ancora lo stipendio, non è una bella situazione… Non possiamo dirci immuni da qualsiasi problema.

Per il lato sanitario, come vengono gestiti i controlli su eventuali malattie sui richiedenti asilo?

È un'altra nota dolente: la CRI ha messo a disposizione un suo ambulatorio, ma è chiaro che quando ti ritrovi alcuni ragazzi denutriti, con infezioni, dovresti immediatamente trovare un posto dove collocarli e fargli fare una docca. Ma tutto ha un costo e ricade tutto sul luogo dov'è il centro, per cui dovrebbero esserci dei fondi e personale gestiti dalla Regione, in modo da non rallentare tutti gli altri servizi per i cittadini italiani.

Dietro alla questione dei profughi crede che si sia qualcuno che ci speculi sopra? In un recente tweet il Sindaco Romoli si chiedeva se ci fosse qualcuno interessato che li immigrati si fermassero a Gorizia…

Me lo sono chiesto anch'io, visti i numeri che le ho dato e il voler farli arrivare tutti qua. Mi sono data una risposta che mi sono data a livello personale, non la renderò pubblica ma i numeri mi danno ragione. L'altro giorno c'era un articolo dove si diceva che questi ragazzi vengono accolti durante il giorno ma la notte vanno sull'Isonzo: li capisco, ma non demonizziamo il Comune né giochiamo sui numeri, dicendo che sono 200 sulle rive del fiume. Tra questi, alcuni non avranno posto dove andare a dormire, ma 180 vogliono andare lì e non posso dirgli di non andare lì, a meno che non sia pericoloso.

Per quanto riguarda invece la redistribuzione dei numeri previsti dalla Regione...

È una barzelletta: 70-90 nell'ambito Alto Isontino, mentre qui ce ne sono 301 tolti quelli al Cara. Ambito significa 15 Comuni e invece 301 sono solo a Gorizia. Non mi permetto di dire inettitudine dell'assessore Torrenti, che cerca di trovare una soluzione, mentre gli altri Comuni sono bravi a lamentarsi e puntare il dito contro ma non danno risposta.   

C'è già una situazione di preallarme per un'eventuale intensificazione dei controlli ai vallichi, qui a Gorizia, sospendendo Schengen momentamente com'è già successo in altre parti?

Ma lei pensa che possa servire? Io non ci credo, il confine italo-sloveno è aperto ed è facile passare. Bisogna invece capire a come accoglierli, ossia non tutti a Gorizia, loro arriveranno comunque. Un maggior controllo non cambierà niente, non possiamo lasciarli lì ad aspettare. La regia dei minori non accompagnati, per esempio, non deve essere lasciata ai Comuni: noi abbiamo la convenzione con il Civiform, ma ogni istituto fa un prezzo a sé. Se la responsabilità fosse della Regione, si occuperebbe lei di gestire la cosa, seguendo il ragionamento ch si fa con gli immigrati adulti: così sarebbe tutto più facile e corretto.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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